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Autore: NonnaPapera    20/01/2012    2 recensioni
La notte di Natale dovrebbe sempre essere un giorno gioioso per ogni bambino.
Purtroppo per Achille quello era un giorno come un altro in cui lottare con tutte le sue forze contro il fratello gemello.
[PRIMA CLASSIFICATA AL CONTEST: "LA CANZONE CHE VORRESTE RIASCOLTARE"]
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA TRISTE VITA DELL’ACHILLE

 

Tatta tira tira tira tatta tera tera ta
Era quasi verso sera
se ero dietro, stavo andando
che si è aperta la portiera è caduto giù l'Armando.

 

La notte di Natale dovrebbe sempre essere un giorno gioioso per ogni bambino.
Purtroppo per Achille quello era un giorno come un altro in cui lottare con tutte le sue forze contro il fratello gemello.
Armando era quello che otteneva sempre tutte le attenzioni, quello che riceveva i regali più belli –sì, più belli, perché se anche loro due erano entrambi bambini, all’Armando Babbo Natale portava sempre regali più costosi e più divertenti-
Non importava quanto si impegnasse, finiva sempre che l’altro gli rubava la scena. Quell’anno  aveva preparato una poesia da recitare a memoria ma, prima che potesse mettersi davanti ai suoi famigliari per decantarla ad alta voce, era arrivato suo fratello che con un sotterfugio gli aveva fatto  bere della grappa fatta in casa dal bisnonno.
Il risultato era stato devastante.
Dopo aver tossito per alcuni minuti, era stato colto da conati di vomito e aveva rimesso tutto il pranzo di Natale nel bagno.
Aveva vomitato l’anima e poi, esausto, si era addormentato mezzo ubriaco.

Quando si era svegliato era ormai sera tarda, i parenti se ne erano tutti andati e le luci della casa erano già spente da un pezzo.
Dei dolci natalizi non era rimasto più nulla e perciò quel giorno rimase con un buco nello stomaco, un gran cerchio alla testa e niente altro.

Armando dormiva sereno nel suo letto e il pensiero di fargli un dispetto molto cattivo lo sfiorò per qualche istante.
Poi però scosse il capo e tornò a dormire, non avrebbe mai fatto del male a suo fratello.


Commissario, sa l'Armando era proprio il mio gemello,
però ci volevo bene come fosse mio fratello.
Stessa strada, stessa osteria,
stessa donna, una sola, la mia.
Macché delitto di gelosia,
io c'ho l'alibi a quell'ora sono sempre all'osteria.

 

Achille non era un gran chiacchierone, era un ragazzo timido ed introverso.
I rapporti con l’altro sesso erano sempre stati complicati. Quando vedeva una ragazza diventava tutto rosso, iniziava a balbettare e perdeva costantemente il filo del discorso.
Era impacciato e per questo le ragazze non facevano altro che prenderlo in giro.
Spesso si sentiva dire: “Peccato che tu non sia come l’Armando, lui si che è un ragazzo fantastico. Siete gemelli ma non vi assomigliate per niente”
Ad Achille quelle frasi quasi lo rendevano orgoglioso, si riteneva fortunato a non assomigliare al gemello.
Le poche volte che suo fratello lo aveva visto intrattenere una conversazione con una ragazza, bella o brutta che fosse, si era sempre intromesso portandogliela via.
Non importava se ad Armando la ragazza in questione non piacesse neppure, semplicemente si metteva tra di loro e con poche parole cattive lo descriveva come un povero ritardato e poi se ne andava via, a braccetto con la ragazza di turno.
Quel San Valentino però sarebbe stato speciale, semplicemente perché Ida era speciale.
L’aveva conosciuta due mesi prima ed era stato attentissimo a non farsi scoprire dall’Armando.
Ida era carina molto dolce e gentile, aveva solo un difetto la balbuzie, ma forse era anche per questo motivo che Achille si era innamorato di lei.
La trovava splendida nella sua imperfezione, gli pareva che fossero due anime affini che finalmente si erano ritrovate.
Per lei avrebbe fatto di tutto, ecco perché sorrideva felice mentre si avviava verso casa di Ida, stringendo tra le mani un pacchettino contenente un fazzolettino di seta finemente ricamato con una I e una A, e tenendo sotto il braccio una scatola enorme di cioccolatini comprati nella miglior pasticceria della città.
Aveva speso tutti i suoi risparmi per quei regali così costosi, però l’Ida se li meritava.
Quando bussò alla porta di casa la madre gli disse che era nel fienile.

All’entrata del fienile però Achille rimase immobile per lo sconcerto.
La trovò abbracciata all’Armando, tutta nuda e con le guance rosse per l’eccitazione, che accarezzava con sguardo sognante i capelli di suo fratello.
Armando dormiva, un grosso sorriso strafottente e beato sul volto.
Strinse talmente tanto i pugni che il pacchetto si ruppe, e nella mente gli balenò l’idea che forse avrebbe potuto distrattamente fumarsi una sigaretta e poi gettare il mozzicone a terra.
Di certo, se la paglia del granaio avesse preso fuoco, lui non ne avrebbe avuto colpa.
Scosse il capo e digrignando i denti se ne andò con la testa bassa.
In fondo non era colpa dell’Armando se l’Ida preferiva lui… o per lo meno lo sperava.

 


Era quasi verso sera, se ero dietro stavo andando
che si è aperta la portiera è caduto giù l'Armando.
Tira ta tira...
Commissario, sa l'Armando mi picchiava col martello,
mi picchiava qui sugli occhi per sembrare lui il più bello.

 

Quell’anno a carnevale, il costume che si era fatto cucire appositamente dal sarto del paese era veramente stupendo.
Gli era costato una fortuna, ma di certo avrebbe fatto sfigurare tutti i ragazzi presenti alla sfilata, e chissà, forse avrebbe finalmente trovato una ragazza interessata a lui e non a suo fratello.
Pareva davvero un ricchissimo principe azzurro, con tutti quei merletti, quei fronzoli e quelle cuciture dorate.
Sorrise soddisfatto di sé mentre con passo sicuro e sguardo alto si dirigeva verso il ritrovo da cui sarebbe partita la sfilata.
Fu nella vietta stretta e poco frequentata che precedeva la grande piazza che incontrò Armando.
Se ne stava appoggiato ad un muro con malagrazia e si fumava una sigaretta soprappensiero.
Per un secondo, per un brevissimo secondo, Achille pensò di cambiare strada. Passare davanti a suo fratello con indosso quel vestito sarebbe equivalso a provocarlo, ormai lo conosceva fin troppo bene.
Però alla fine si risolse a proseguire, non voleva apparire debole o intimorito. E poi l’Armando non lo aveva neppure ancora visto, gli avrebbe fatto mangiare il fegato dalla rabbia presentandosi a lui con un vestito così bello.
Riprese la camminata deciso, senza esitare e in pochi passi fu finalmente davanti al fratello gemello.
Armando sollevò lo sguardo e scruto l’Achille con sguardo indifferente.
“Hai visto che bel vestito, l’ho fatto fare su misura proprio per questo carnevale” disse Achille giusto per vedere una reazione.
Ma Armando si limitò ad alzare le spalle e a continuare a fumare la sua amata sigaretta.
“Tu non vieni alla parata?” tentò ancora Achille.
Per la seconda volta Armando scosse le spalle come se la cosa non lo riguardasse.
Era chiaro che il gemello non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione, perciò Achille sbuffò e voltandosi fece per andarsene.
Fu dopo il secondo passo che lo sentì, sentì distintamente l’Armando che si muoveva nella sua direzione e che allungava una gamba per farlo inciampare.

Il movimento fu così rapido che Achille non riuscì a mantenere l’equilibrio e cadde a terra come un sacco di patate.
L’impatto con il terreno fu violento e piuttosto scomposto, perciò quando finalmente Achille si rese conto di quello che era accaduto ormai era troppo tardi.
Il vestito non solo era irrimediabilmente sporco, ma si era stracciato in più punti sulle ginocchia.
Sollevando lo sguardo vide il fratello che era rimasto lì a fissarlo dall’alto in basso e che imperterrito continuava a fumarsi la sigaretta con un ghigno soddisfatto.
“Peccato, era un bel vestito” disse l’Armando con cattiveria.
Achille era nero di rabbia, talmente nero che si sollevò di colpo e sferrò un pugno nella direzione del gemello urlando adirato ed esasperato.
“L’hai fatto apposta!”
Ma ovviamente l’Armando fu più veloce e con una sola mossa evitò il pugno, salvo poi tirarne uno molto forte sulla faccia del fratello.
L’Achille si ritrovò nuovamente a terra mentre l’Armando si allontanava ridendo.
Il risultato di quella giornata erano un vestito nuovo, molto costoso, completamente rovinato e un occhio gonfio e dolorante per via del pugno preso.
Lo odiava, lo odiava con tutto se stesso… Se solo ci fosse stato un modo per fargliela pagare.


Per far ridere gli amici, mi buttava giù dal ponte
ma per non bagnarmi tutto
mi buttava dov'è asciutto.
Ma che dice, che l'han trovato
senza scarpe, denudato, già sbarbato?

 

La goccia che fece traboccare il vaso fu lo scherzo che L’Armando gli fece il giorno di Pasqua insieme alla sua banda di amici.
Quella fu solamente una cattiveria e di certo era anche stata architettata nei minimi dettagli.
Grazie ad un sotterfugio ben orchestrato, il suo malefico gemello, lo aveva convinto ad andare con lui alla festa di un suo amico.
Quella volta era veramente felice perché il fratello finalmente lo aveva invitato a passare del tempo insieme e per di più sarebbero stati nella grande villa di un amico molto ricco dell’Armando.
Achille era al settimo cielo, ecco perché quando lo sfidarono a fare una gara di tuffi in piscina lui non si tirò indietro, ma accolse con entusiasmo il gioco.
Quel maledetto! Era certo che quello scherzo così crudele fosse stato un tentativo deliberato di ucciderlo.
Si era rotto una gamba e slogato una spalla.
Per colpa di suo fratello si era tuffato in una piscina vuota e mentre si contorceva dal dolore per le fratture e per le contusioni sentiva distintamente le risate dell’Armando e di tutti i suoi amici che lo prendevano in giro incuranti del suo dolore.
Fu esattamente nel giorno di Pasqua, il giorno della resurrezione del Signore, che Achille prese la miglior decisione della sua intera esistenza.
Si sarebbe liberato di lui!
Armando era un mostro crudele e vendicativo, pareva la sua parte malvagia piuttosto che il suo unico fratello ecco perché quella era l’unica soluzione possibile.
Lo avrebbe ucciso.
E finalmente sarebbe stato felice.

 

Ma che dice, che gli han trovato
un coltello con la lama di sei dita nel costato?
Commissario, 'sto coltello non lo nego, è roba mia,
ma ci ho l'alibi a quell'ora sono sempre all'osteria.
Tira ta tira...
Era quasi verso sera
se ero dietro, stavo andando
che si è aperta la portiera
ho cacciato giù... pardon... è caduto giù l'Armando.
Tira ta tira....



La galera era un posto triste, umido, buio e molto spesso puzzolente.
C’era violenza in ogni angolo e la vita era un inferno. Achille se ne stava sempre rintanato nella sua cella. Accucciato sulla brandina con le ginocchia stratte tra le braccia, spesso piangeva, rimpiangendo quel giorno fatidico in cui aveva affondato un coltellaccio da cucina nel petto del gemello.
Se avesse potuto tornare indietro di certo non si sarebbe comportato così, non era pentito di averlo ucciso, assolutamente no!
Semplicemente rimpiangeva il fatto di essersi fatto arrestare.
Così si era liberato di quel bastardo senza anima dell’Armando ma la sua vita non era per nulla migliorata, anzi se possibile ora stava peggio.
Aveva pianificato un omicidio perfetto e anche il giorno scelto era estremamente simbolico.
Il loro compleanno, così morto l’Armando per Achille quella sarebbe stata come una nuova rinascita.
Purtroppo c’era stato un intoppo imprevisto. Il coltello non aveva ucciso subito suo fratello, così come invece aveva creduto, ma lo aveva lasciato agonizzante.
L’Armando con le ultime forze era riuscito a scrivere il nome del suo assassino con il sangue e la polizia, aveva arrestato Achille senza esitazione.
Ora si ritrovava lì da solo senza possibilità di uscire, con tutti i parenti e gli amici che lo additavano come un mostro.
Aveva fallito e suo fratello come al solito aveva vinto.
Sì, perché ne era certo, ovunque si trovasse Armando, di certo lo guardava e rideva di lui… Non era cambiato niente.

PICCOLO SPAZIO PRIVATO:

Classificata prima al contest indetto da MissDark "La canzone che vorreste riascoltare" che ringrazio per la pazienza, dato che ho pure consegnato in ritardo rispetto alla scadenza ufficiale -.-'

La canzone è L'Armando di Jannacci .

Niente altro da aggiunge, io mi sono divertita un sacco a scrivere questa songfic perchè questa canzone mi piace moltissimo XD

   
 
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