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Autore: Dhialya    20/01/2012    0 recensioni
Sette shot per sette lettere.
Sette stralci di vita, sette strappi di pensieri. Passati, presenti, futuri.
{Capitolo cinque - Libertà: Lui era come lei. E per quello aveva la sensazione che le cose fossero giuste, per come si stavano evolvendo. Ed il futuro faceva un po' meno paura, in quei momenti. Erano memorie dal futuro. Come se lo avesse sempre saputo, come se non si trovasse davanti nulla di nuovo. Come se non avesse aspettato altro per tutta la vita. E si sentiva bene, immensamente bene, e non credeva che sarebbe riuscita nuovamente ad avere paura di morire, paura di lasciare qualcosa – qualcuno.
{Capitolo sette - Amicizia: "Stupida, stupida." Batti una mano ripetutamente sulla fronte ma poi ti fermi, accorgendoti che dei signori ti stavano guardando con apprensione, come se avessi bisogno di aiuto.
"Merda." Avvampi e sorrisi imbarazzata, voltando lo sguardo dalla parte opposta ed appoggiandoti ad un palo. Cerchi di respirare piano, per raccogliere un po' di calma.
"Magari nemmeno viene."
-Scusa il ritardo! Hai aspettato molto?-
"Doppiamente merda."

[D - Delusione.][H - Happy Ending.][I - Impassibile.][A - Apatia.][L - Libertà.][Y - Years.][A - Amicizia.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dhialya



D di Delusione

~ When the heart is broken ~
[Past]








Cammini velocemente e a testa bassa per la via trafficata della città, non badando al sole che hai contro e che ti sta lentamente uccidendo gli occhi.

Ti tieni vicino al fianco la borsa a tracolla che porti, torturandone i bordi quando ti senti messa in soggezione o devi oltrepassare gruppi di ragazzi pressoché coetanei.
Ti morsichi un labbro, nervosa, mentre procedi spedita superando un ennesimo trio di questi.

Lo sai, che cos'hai.
Lo psicologo te lo ho fatto notare in una delle tante sedute, che a parer tuo non sono servite a nulla.
Parlavi, parlavi e parlavi, lui ti guardava e scriveva qualcosa, ma tu non ci ricavavi nulla se non un momentaneo sollievo.

Destinato a finire, come tutto ciò che fa parte della tua vita.



Traffichi fintamente interessata cercando qualcosa nella borsa, mentre cerchi di tenere la mente occupata e distratta.
Distratta da quegli occhi che ti sembra stiano osservando solo te.
Distratta da quel senso di panico ed inquietudine che ti prende ogni volta che ti trovi, da sola, in mezzo a tanti altri. Quando capisci che tu sei completamente sola, in quel grande mare che è la vita, mentre loro no.

Fobia sociale. Ansia.
Attacchi di panico.
Hai un lieve accenno di fobia sociale, contornata da attacchi di panico.
Sorridi di scherno impercettibilmente, al ricordo.


Hai passato di peggio, vero?

Questa è solo l'ultima frase della lunga lista di eventi.
Cosa sarà mai, il senso di ansia che ti prende ogni volta che devi andare a scuola o in luoghi affollati, contro il dolore della perdita, della delusione, del sapere che la strada che hai preso non ti condurrà da nessuna parte?

Cosa potrà mai toccarti ancora?

E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, costringendolo ad aprirsi.

Ti senti diversa.
Forse perché sei diversa?

Una parte di te se ne è andata quando eri piccola, seguita da un altro pezzettino un anno e mezzo dopo.
E quello, il secondo, fu straziante. Avevi l'età per capire che non sarebbe più tornato.
Ricordi tutto.
Precisamente.

Gli ospedali con i loro giardini dall'aria fintamente tranquilla, la carrozzella, il sapore della cioccolata presa dalla macchinetta nei pomeriggi d'ottobre...
Scuoti la testa, cercando di scacciare quei ricordi che però si annidano li, davanti agli occhi come ad invitarti ad andare avanti a rivivere quei momenti.
Fanno parte di te, non puoi farne a meno.
Ricordi di un passato macchiato di ombre e sangue rappreso che vanno ad incrostare il cuore.
Gli occhi si strizzano per cercare di ricordare più particolari possibili, nonostante tutto.
Un solo anno e mezzo prima, invece, avevi preso l'altra notizia come un gioco, non ci volevi credere. Perchè era impossibile, non poteva capitare a te. Quegli eventi capitano agli altri.

Da non credere come si cambia in un anno, vero?


Svolti un angolo per poter prendere una strada meno affollata, ma che ti porterà lo stesso dove vuoi arrivare, incurante delle case abbandonate e dall'aria tetra.
Ti piace, l'aria tetra; ti fa sentire una presenza viva in mezzo a tante ombre.
Stropicci gli occhi ringraziando il buio che ti fanno i tetti ravvicinati, cercando di mettere a fuoco ciò che sta davanti a te, mentre maledici il sole così forte che ti fa venire anche mal di testa, e ripiombi nei ricordi.


Ci fu, durante il periodo delle elementari, l'altra famiglia.
Li adoravi, non è così? Certo che li adoravi.
Stravedevi per loro, che ti trattavano come se fossi una loro parente veramente.
I figli che consideri, ancora dopo tutti questi anni in cui non li senti, come i fratelli che non hai mai avuto, la compagnia di amici che hai desiderato ma che non sei stata in grado di crearti.
Stavi bene quando eri con loro, ti sentivi realmente a casa. Più che con coloro che sono legati a te con il sangue.
Non puoi dire che hai passato ogni giorno d'inferno, hai anche dei teneri ricordi della tua infanzia, che se potessi torneresti indietro per rivivere in ogni attimo, in ogni sorriso, in ogni respiro.
Solo che sono più quelli tristi che quelli felici.


Ecco, ciò che ti ha mandato in panne quando te ne sei resa conto qualche tempo fa.
Il botto di ricordi ed eventi che ti è scoppiato in testa, creando una grande nube che ti ha ostruito la vista del presente che stavi vivendo: come continuare, ora che te ne eri resa conto veramente?
Fare finta di nulla o ribellarsi, farlo pesare su coloro che ne erano la causa?


Giri l'ennesimo angolo e ti ritrovi fuori dalla via, con il sole nuovamente contro.
Sospiri pesantemente, mentre ti chiedi perché stai andando li. Non ci vai mai, neppure per le feste come Natale o Pasqua.
Pensi che non serva andarci, tanto loro non torneranno indietro e non verranno ad aiutarti.

Eppure quella mattina ti sei alzata e la prima cosa che ti è venuta in mente è stata di andare a fare un giro.
Un giro fuori casa, ascoltando i rumori di coloro che vivono, una passeggiata che ti avrebbe condotto senza volerlo in quel luogo.
L'istinto ti ha guidata, e tu lo hai ascoltato, per una volta.
Ancora.


Hai un fremito interno quando ti rendi conto di quello che stai facendo, e il tuo corpo ha un impulso automatico di girarsi e tornare indietro.
Per scappare.

Per tornare a casa, nella tua stanza, un luogo sicuro e chiuso agli altri.
Perchè tanto andare li non serve.

Tiri un calcio ad un sassolino, annoiata, e ti decidi a continuare la camminata dopo un pesante sospiro.
Devi farcela
, non puoi andare avanti così: non puoi continuare a scappare, non puoi continuamente credere di essere messa continuamente sotto tiro dagli altri; che lo sai benissimo, hanno decisamente altro a cui pensare.


Continuasti a vivere nel tuo mondo di bambina, nonostante tutto, quello fantastico e personale, in cui tutto andava bene e tu potevi fare quello che volevi.
In cui la realtà non era che un effimero angolo nella tua mente, talmente piccolo da non badarci e non renderti conto che la vita, quella vera, cruda e spietata, iniziava a chiamarti a sé.
Che aveva iniziato a girarti intorno continuamente, in attesa di poterti lambire come il cacciatore con la sua preda.
E quando tutto il tuo mondo andò in frantumi fu un trauma, una bomba che si era innescata ed aveva iniziato il conto alla rovescia per poter scoppiare.
Una mina vagante destinata a scontrarsi prima o poi con qualcosa.
La vita reale ti aveva richiamato a sé nella maniera peggiore possibile, di cui continui a portarti le cicatrici senza che all'inizio te ne rendessi conto.

Niente sarebbe stato più come prima.
Nemmeno tu.

Hai passato tre anni a continuare come se niente fosse, mentre i segni bruciavano e i ricordi se ne andavano, per poi tornare limpidi e chiari.
 Ti sei resa conto che in qualche modo non sei normale, vero? Fin da piccola non lo sei stata, ma non te ne eri mai resa conto fino a quando non hai dovuto prendere in mano le redini della tua esistenza, qualche tempo fa.
E ciò non ha fatto altro che scombussolarti di più la vita che stavi conducendo, mettendoti davanti ad un muro impenetrabile, circondata da un nero profondo e cupo che lentamente ti divorava.
Giocava con te, illuminandoti fiocamente delle strade percorribili per poi mangiarsele, lasciandoti nel bel mezzo del nulla, ad osservare il vuoto assoluto.


Un centinaio di metri ti dividono da quel posto, e con sollievo noti che sei quasi arrivata, mentre percorri l'ultimo pezzo di strada sotto il sole cocente.
Quanto vorresti un bel grigio uggioso, con quell'aria fredda che porta il sapore della tempesta, in quel momento...

Sorpassi il cancello d'entrata, mentre delle occhiate curiose si posano su di te discretamente, chiedendosi forse cosa ci fa una ragazza come te e della tua età in un posto simile, invece che essere a casa a studiare o in giro con gli amici.
Che tu non hai.
Quella è una nota che ti sei segnata per bene nella testa: non hai una vera compagnia di amici.
Ora sai su chi puoi contare davvero, chi sarebbe li per te e a discapito dei suoi impegni, a capirti con uno sguardo.
Nessuno.

Nessuno tranne te stessa, presenza che ancora fatichi a capire.


I sassolini che formano le stradicciole tra le lapidi sotto i tuoi piedi scricchiolano e si muovono, rendendoti la camminata come al solito particolarmente instabile, e ti sembra di sprecare moltissime energie per cercare di non perdere centimetri a causa del fatto che rotolano via ogni volta che ci posi sopra un piede.

Quando arrivi alle due solite postazioni ti siedi sul muretto alla tua sinistra e che divide quella dall'altra corsia, poco più sotto a causa della forma a scala del cimitero, mentre alla destra l'odore dei vari fiori ti arriva al naso. Nauseante.

Osservi le foto incastrate sul muro grigio chiaro, poco nitide a causa dei riflessi che da la luce del sole alle tue spalle.
Più le vedi, più ti sembrano sfuocate, sbiadite, dei ricordi destinati ad annullarsi: lo hai notato anche con le foto di famiglia.
Perché sono, ai tuoi occhi, così poco nitide?

Il silenzio ti avvolge, e senti distintamente i battiti del tuo cuore lenti, quasi annoiati; il suono che fa la tua mente quando i tuoi i pensieri s'intrecciano in complicate costatazioni, che tu non stai seguendo, per poi sciogliersi e perdersi nuovamente.

Senti un magone alla bocca dello stomaco che ti blocca il respiro, un nodo in gola che si forma in automatico e un peso al cuore che te lo fa cedere in una voragine bollente. Non vorresti, ma non puoi fare a meno di pensare a loro, a ciò che li ha aspettati quando hanno chiuso gli occhi.
Loro che mancano, loro che ti hanno lasciata, loro che ti guardano impassibili da due fotografie ma non possono aiutarti e sentirti.
Che cosa avranno provato in quel momento?
Non lo sai, ma continui a torturandoti, chiedendoti cosa ci sia dopo, se sia veramente così bello come dicono.
Bugiardi.

Un senso di panico ti monta dentro, mandandoti in confusione, a quei pensieri.
Gli occhi iniziano a bruciare, mentre delle gocce salate fanno capolino da dentro la te stessa più sconosciuta, mostrando quel tuo lato che hai costantemente tenuto chiuso a chiave.
Dentro di te hai due personalità opposte, in continua lotta tra loro: strafottente, allegra, impulsiva e che non si lascia toccare da niente, quasi da sembrare superficiale, una; insicura, sensibile e facile da colpire, chiusa nella sua testardaggine l'altra.
Ciò che le unisce, però, sono le lacrime che entrambe riescono sempre a versare, anche se non vorresti, l'infiammabilità della parlantina quando parte e la gelosia nei confronti dei propri pensieri quando qualcuno cerca di capirli.

Piangi?



Le gocce salate che hanno il sapore di amarezza e tristi ricordi ti bagnano le guance, mentre continuano il loro percorso fino a scontrarsi con il terreno sotto di te.
Segnano un'ennesima realtà, che tutto ciò che conoscevi è cambiato, ha preso la svolta che ognuno, prima o poi, è chiamato a fare.
Ma tu non la volevi quella svolta che ti ha rotto l'equilibrio che tanto ti eri costruita intorno dopo l'ultima rottura. La svolta ti ha rovinato per l'ennesima volta la vita, mandando tutto all'aria.
Sei delusa da ciò che ti circonda?

Sola.

Sei restata completamente sola, senza amici e con l'ombra di una famiglia che sembra tale ma non lo è.
Senza nessuno che ti capisce, che non riesce ad intuire i tuoi pensieri e che se lo fa non è mai nel modo in cui tu vorresti, perché manca sempre quel qualcosa che non riesci a definire.
Il tuo sentirti costantemente chiusa in un mondo che non è tuo, in una vita che non ti appartiene, in cui ti sembra di essere una povera stupida che non capisce nulla.

Sei delusa da come gli eventi hanno movimentato la tua vita?

E ti chiedi che cosa hai fatto di male per meritarti una vita simile, domandandoti se le cose sarebbero migliori se i fatti si fossero svolti in maniera diversa già dai primi anni in cui hanno iniziato ad incrinarsi.
Perché tu dovevi reagire: se lo avessi saputo, se avessi avuto un approccio diverso nei confronti degli eventi passati, qualcosa sarebbe sicuramente andato diversamente.
Magari di poco, ma quella piccola percentuale che riesce a far vedere le cose in maniera più positiva o negativa.
Se in questo momento saresti felice, con un obbiettivo ben in testa ma che hai perso di vista.

Oppure sei Tu stessa, la tua personale delusione?
Perchè tutto non ha più senso. Forse non lo ha mai avuto.

Di una cosa, però, sei sicura: è venuto il momenti di reagire.







































































































***Eccomi con una nuova raccolta, ora che ne ho conclusa un'altra. Dunque, l'avevo già pubblicata qualche mese fa, questa prima shot, quindi magari qualcuno che l'aveva letta se la ricorderà, però poi ho deciso di cancellarla e attendere prima di ripubblicare nuovamente, perché non riuscivo più a scrivere.
Difatti, ci sono vari progetti che attendono la pubblicazione negli antri del mio pc, ma aspetto per evitare di incorrere nel brutto vizio metti e poi cancella, perché vedere storie li sospese e in attesa di aggiornamento mi da fastidio.
Anyway, passiamo ad altro: la raccolta è composta da sette one-shot, più o meno introspettive. Le protagoniste di ogni singolo capitolo, - come già avevo detto, ma fa niente -, possono essere considerate ogni volta diverse, per poi mettersi tutte nell'ultima frase dell'ultima shot, oppure può essere considerata sempre la stessa protagonista che vive diverse esperienze. A voi libera scelta :)
Per il momento non ho molto da dire, se non che spero di non incorrere in ritardi negli aggiornamenti a causa degli impegni. Cercherò di essere regolare, promesso!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per aver letto.
Love,
D***


   
 
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