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Autore: RoSyBlAcK    03/09/2006    18 recensioni
ciao a tutti! dopo la lunga solo momenti, rieccomi con una one-shot come sempre ht/r h/g... dedicata a fluffy90 con un bacio immenso!

Al matrimonio di Bill, Harry Ron Hermione e Ginny si ritrovano a dover fronteggiare l'imminente partenza del trio da diversi punti di vista e succubi di diverse emozioni: euforia, tristezza, abbandono, coraggio, paura.. E questo li potrerà a cercare di essere sinceri gli uni con gli altri e con se stessi, almeno per quanto riguarda la persona amata..

Buona lettura, almeno spero =P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I NEED YOU

Questa è solo una piccola one shot… niente di che. Solita cosa Drunk-Orange Crush senza pretese per iniziare il nuovo anno scolastico…

È dedicata a Fluffy90, la mia Marta, che non smette mai di incoraggiarmi e che è per me un’amica virtuale meravigliosa… Ti voglio bene! Buona lettura a tutti… Commentino, non dimenticatevelo!

I NEED YOU

Ginny si sorprende di se stessa nel momento in cui un groppo di lacrime le sale agli occhi, mentre Fleur percorre la navata della chiesa, i capelli dal biondo argenteo che le scivolano lungo la schiena nuda, brillanti sotto il diadema di famiglia dei Weasley, accecando il pubblico con il suo candore latteo, baluginante nella penombra ovattata della piccola chiesa di paese. Ginny si morde appena le labbra, quando suo fratello, il viso ancora deformato ma il sorriso forte e innamorato, prende la splendida sposa sotto braccio. Si chiede se verrà mai il suo momento di sposarsi, e chi sarà il fortunato. Agitandosi le mani in grembo, osserva Bill giurare con sicurezza, spogliare il viso di Fleur del velo brillante, accarezzarle una guancia rosata, baciare le sue labbra a cuore. È tutto così perfetto, così romantico, che si riempie di una tristezza, di una paura, all’idea di quello che è fuori da quelle pareti: tutto tranne che romanticismo o perfezione. Vorrebbe sfregarsi gli occhi per impedir loro di versare lacrime, ma il trucco sbaverebbe. Inspira, sorride quando gli occhi di suo fratello scivolano nei suoi. Vorrebbe essere certa di fargli vedere che è allegra, che è felice… Ma non può. Perché non è così. Sposta i suoi grandi occhi dorati lungo i visi degli ospiti, e trova il perché. È seduto vicino a Hermione, lei in un elegante abitino azzurro che le fascia il seno, i capelli lisciati per l’occasione. Lui ha il viso velato di tristezza, eppure sorride, come se fosse tranquillo, come se fosse felice. La gente si alza. I chicchi di riso volano nei capelli luminosi di Fleur. Si baciano, si abbracciano. Ginny lascia che la folla la trasporti, la soffochi, la culli fuori dal suo posto. Ron le prende un gomito, le sorride. I capelli rossi in una piega elegante regalata dal gel, la camicia bianca pulita, la cravatta. Non sembra neanche lui, pensa Gin. –Ciao Ron.- Lui sorride. –Ginny, bella cerimonia, eh?- Lei annuisce, accenna un sorriso.

-Che, ti sei commossa?

Lei ridacchia appena. –Già. Incredibile vero?

-Sono stato bravo come testimone, eh?

-Il migliore!

-Ciao ragazzi!- Hermione si avvicina, seguita da Harry. –Che bella che era Fleur… Vestito splendido…- fa, con aria sognante.

-Sì, bella.- fa sorridendo Harry. –Ciao Ginny.- Dice, con voce roca, un velo d’imbarazzata tenerezza.

Lei sorride, con forza. –Harry, ciao. Bella la cerimonia, vero?

Harry e Hermione annuiscono.

-Vado a congratularmi con Bill e Fleur.- dice Ron.

-Vado con lui, va’, un po’ di obblighi famigliari… vi raggiungiamo appena possiamo… anche se temo ci toccherà qualche ora tra foto e cose così…- alza gli occhi al cielo, con un sorriso vivace e malizioso disegnato sulle labbra. Si attacca al braccio di Ron e lo segue nella folla.

Hermione appoggia una mano sulla spalla di Harry, accarezzando il suo sguardo che segue il piccolo corpo di Ginny mentre viene inghiottito da parenti in abbracci e complimenti.

-Vieni Harry, andiamo, dai.- lo tira ai margini della gente, lontano da sguardi e sorrisi. Harry la segue, docile, con un mezzo sorriso stampato sulle labbra pallide.

Si fermano, e Harry guarda l’amica, il viso ombreggiato dalla preoccupazione, disteso in un sorriso un po’ storto, mentre i grandi occhi le luccicano, truccati e adulti come non li ha mai visti.

-Allora, adesso che si fa?- chiede.

-Non so, Harry… Di solito c’è un pranzo lunghissimo e poi si balla. Ma non sono mai stata ad un matrimonio di maghi, e a dirla tutta spero che sia diverso da quelli babbani: non voglio subire l’umiliazione di non avere nessuno che mi inviti.

-saremo in due, in quel caso. Se vuoi, il Prescelto ti offrirà una danza.

-Non scherzare su queste cose.- fa lei, severa.

-Su quali cose? Sul fatto che siamo single?
Lei gli tira una pacca sul braccio, trattenendo una risata. –No, scemo. Sul fatto che sei il Prescelto.

Harry sorride. Hermione, cara vecchia Hermione. Gli anni passano e tu non cambi mai. –Scusa mamma.

Lei fa una smorfia.

-Mi annoio, non possiamo iniziare ad andare?

-Andare dove?

In quel momento Harry si sente afferrare per un braccio e tirare dentro una macchina. Appena la porta si chiude dietro di lui, guarda alla sua destra. Ginny ride, la testa appoggiata allo schienale, gli occhi brillanti di allegria, Ron oltre di lei che ride anche più forte. Alla sinistra di Harry è seduta Hermione, e prima che se ne rendano conto, la macchina è partita, Fred al volante, vicino ad un George dall’aria soddisfatta.

-benvenuti a bordo, ragazzi!- dice.

Harry ride, e torna a guardare Ginny di sottecchi. I grandi occhi dorati sono circondati da un pesante trucco nero e oro, le labbra a cuore dischiuse in un sorriso. Sono passate poche settimane dalla fine della scuola, e lei sembra già così cresciuta. Gli si stringe il cuore, e una voce nella sua testa gli chiede perché l’ha lasciata. Il corpo minuto, ben proporzionato, le curve eleganti.

-Non si sono nemmeno accorti che ce la siamo squagliata. E siamo scappati con Harry, quindi la mamma non si arrabbierà neppure! Mitico! Ci sediamo nei posti migliori, belli comodi, e ci prepariamo per la mangiata in stile Natale!- esulta Ron. Lui e Ginny battono il 5.

-Grazie Harry, sei un diversivo perfetto!- fa lei ridendo. E poi, casualmente, i suoi occhi scivolano in quelli del ragazzo, e lei arrossisce appena. Il sorriso sulle sue labbra si vela di malinconia, una malinconia che Harry vorrebbe con tutto se stesso baciare via dal suo sorriso.

-Sei bravissima con i diversivi.- Dice lui sorridendo. Tutti ridono, tranne loro due, che distolgono lo sguardo con tristezza.

Purtroppo per Hermione, la festa dei maghi si era rivelata, fin dal primo ospite arrivato, esattamente uguale ad ogni festa nuziale babbana. Le immense portate si erano succedute, una dopo l’altra, in ordine, abbondanti e deliziose. Discorsi strappalacrime, battute divertenti e fiumi di vino e champagne erano scorsi, succedendosi con ritmo imprevedibile, e Harry, con un sorriso felice, si stupisce di poter essere così tranquillo e allegro, nonostante tutto. Ginny gli siede di fronte, gli occhi luccicanti per l’alcol e le guance rosse. Da quando i loro sguardi si erano incontrati in macchina, Ginny era stata ben attenta a non far più scivolare i suoi occhioni dorati nei suoi.

Hermione sorride, leggermente brilla, mentre Ron mette in bocca l’ennesimo boccone. Tutto il terrore che aveva provato improvvisamente le scivola via, dolcemente. Lo guarda, sorridente e a suo agio. Una piccola stretta allo stomaco le ricorda le liti durante l’anno scolastico passato. Lavanda. Il suo viso ridente, i suoi lunghi capelli vellutati e il suo sguardo malizioso le salgono alla mente. Ecco, la donna che Ron aveva scelto per se. Un’ondata di rabbia le fa arrossire le guance. Sorseggia il suo spumante. Perché poi? Hermione lo sa, anche se non lo vuole ammettere nemmeno con se stessa. Ron alza gli occhi su di lei e abbozza un sorriso. Vede il suo sguardo brillo e iroso e aggrotta le sopracciglia. Non vuole iniziare a litigare di nuovo con lei. È stufo. Rende il suo piccolo sorriso più grande e dolce che può, e lei si scioglie appena. Poi Hermione si alza e si avvia verso il bagno. Ron continua a mangiare un po’ agitato. La guarda allontanarsi, con le sue forme leggere, i suoi bei capelli castani, il suo passo adulto e sicuro. Che dolore, guardarla così, da lontano, con quell’aria sognante di chi sa di non poter mai avere quello che desidera. E poi, improvvisamente, nella sua memoria affiora una stanza, lei e Harry, canarini che gli planano addosso con furia. Perché? Ron lo sa. Lavanda. Improvvisamente sgrana gli occhi. La festa di Lumacorno. Avrebbero tanto dovuto andarci insieme, e invece… Ron si alza, ma in quel momento si accende la musica, e i familiari lo trascinano nelle danze.

Harry sospira, mentre la signora Weasley lo lascia andare dopo un ballo forsennato. Sgattaiola fuori dalla folla palpitante e si spinge fuori dalla stanza in cui sono tutti chiusi a ballare e a ridere. L’improvviso silenzio lo fa respirare meglio. Una forte malinconia gli scivola trai polmoni. Silente. Ogni volta che la gente smette di parlargli e il rumore intorno a lui si quieta, il suo viso candido, il suo sguardo velato, gli affiorano davanti agli occhi. Sente la sua voce forte sussurrare piano: “Severus, ti prego…” e vede quel lampo, il suo corpo librarsi in aria, leggero come non era mai stato, e ricadere, privo di vita, privo di quell’immensa forza e speranza, bontà e coraggio che lo avevano riempito in vita. Odio, rancore, paura, lo avvolgono mentre il suo sguardo si spinge per i campi verde smeraldo che si srotolano sotto il cielo gravido di pioggia, punteggiati da animali al pascolo e chiome di alberi protese verso il cielo. Sospira pensando a Ginny, dentro tra le braccia di cugini e amici di famiglia. Lentamente, il ricordo della loro storia si sta affievolendo dentro di lui, i loro baci, le carezze, il suo profumo, le sue parole gentili, i suoi sguardi pieni di forza e d’amore. Tra di loro, è steso ora come un velo di ricordi, di rancore. Andarmene, pensa Harry. Per un momento, accarezza l’idea con soddisfazione. Non dover più aspettare, non dover più rendere conto a nessuno. Sorride. È quello che vuole, è quello che deve, fare. Pochi giorni a Privet Drive e poi via. È tutto quello che chiede, lui, Ron ed Hermione, da soli, alla ricerca di un modo, un modo qualunque, per chiudere quella folle storia una volta per tutte. Una fine che Harry sa che andrà sigillata con il sangue. Suo o di Voldemort, questo per il destino non ha poi molta importanza. Quello che conta è che il sangue venga versato, e Harry sa che sarà così.

Hermione si passa un velo di trucco sulle labbra e le fa schioccare. Si sistema una ciocca di capelli che le scivola fuori dall’acconciatura e si allontana dallo specchio. Non si è mai vista così elegante, così donna, così carina, in un modo particolare, con quel taglio duro che ha il suo viso, quello sguardo altezzoso e fiero, quel sorriso così rado, ma in fondo è carina. Lo ammette con tristezza, ricordando l’unico al mondo che gliel’abbia mai fatto sapere: Victor. Prima d’allora solo sua madre. E dopo di lui, mai più nessuno. Harry una volta le aveva detto “io non ti trovo brutta”, ma Hermione sa che in lei Harry non ha mai realmente visto una “ragazza”. Non in quel senso, non come Ginny. Hermione sa d’essere importante per Harry. Sa di avere un ruolo nella sua vita, e sa che quel ruolo non ha niente a che fare con il suo aspetto fisico, e che a quello Harry non avrebbe mai fatto caso. Eppure, improvvisamente, desidererebbe sentirselo dire, da chiunque, ma possibilmente da una persona. E si sente ridicola con quel pensiero in testa, ma non riesce a non farlo. Immagina i suoi occhi azzurri scrutarla con dolcezza, le sue labbra rosee dispiegarsi in uno dei suoi sorrisi sinceri, aggiungervi un pizzico di maliziosa tenerezza e sussurrare, roco: -Sei davvero carinissima, lo sai?

Hermione sospira, invasa da una rassegnazione opprimente. Non accadrà. Non c’è più spazio per queste futili cose, per queste futili frasi, per questi momenti, sguardi, sottigliezze. Adesso è guerra. E lei è parte di essa. L’ha scelto, no? Annuisce. Già, l’ho scelto. E l’ho fatto tanto tempo fa. Mentre di farmelo piacere, purtroppo, stupido cuore, l’hai scelto troppo tardi.

Ginny prende un bicchiere e butta giù una lunga sorsata di spumante che, frizzante e un po’ aspro, le brucia in gola e la fa ridacchiare, brilla, anche se ciò che vorrebbe nella realtà, sarebbe fare un lungo, lungo pianto. Quello che non ha mai fatto. Si rituffa nella folla di parenti, ma non per ballare. Vuole trovare Ron, Harry, Hermione. Ma non li vede da nessuna parte. Crolla sfinita su una sedia abbandonata, l’abitino che le pesa addosso come un macigno. Un dolore immenso le riempie i polmoni. Se ne sono andati? Così, improvvisamente, lasciandola sola? Senza nemmeno un saluto, senza nemmeno una promessa, senza nemmeno un bacio. Non c’è rabbia nel suo sguardo, non c’è tristezza o delusione. Perché non è questo che prova. C’è rassegnazione, un’improvvisa e immensa paura, un rancore duro che le fa comprimere le labbra morbide in un sorriso privo di allegria. Sola, come non avrebbe mai pensato di poter essere un giorno. Pensa a Harry, per una volta senza impedirsi di ricordare, di cullare la sua immagine e le sue parole. Harry. Non puoi che andare. Non puoi che lottare. Devi farlo. Solo, quanto vorrei poter essere li, lì al tuo fianco, accanto a te giorno dopo giorno. Come non mi è permesso fare, per un motivo o per l’altro, da te o da altri. Vorrei solo poterti tenere per mano, abbracciarti quando di notte giacerai in letti freddi, solo, tra le lenzuola gelate, cercando nei ricordi il corpo di una donna, il sapore di una donna, le sue mani, e magari non sarò nemmeno io quella donna, e magari non avrai nemmeno abbastanza ricordi. Vorrei solo questo Harry, essere li quando vincerai, ma anche se perderai. E preferirei che Voldemort mi prenda, mi torturi e mi uccida, morire sapendo di aver contribuito, fosse solo dandoti qualche bacio veloce, piuttosto che lasciare che sia la solitudine ad uccidermi, e morire così come mi hai lasciata: senza tristezza, o delusione, o rabbia, solo con tanta paura, immersa nella solitudine.

-Ginny?- Ron le appoggia una mano sulla spalla. –Ginny, cos’è quella faccia li?

Lei alza gli occhi e sorride. Non se ne sono andati. Salta in piedi e gli getta le braccia al collo.

-Ron… promettimi che mi saluterete prima di andarvene. Almeno questo, ti prego.

-Ehi Ginny, che idee. Ma certo.- C’è un velo di paura nella sua voce. Le stringe rapidamente la vita e sparisce, inghiottito dalla folla.

Cerca Hermione. Vuole solo vederla, essere sicuro che non sia arrabbiata. Che tra di loro le cose siano okay. La testa gli fa un po’ male. Ha bevuto un bicchiere di troppo, forse, o forse è il rumore. Ma in ogni caso non la vede da nessuna parte. Arranca con fatica, stanco. Non dovevano stare svegli fino a tardi a chiacchierare, lui ed Harry. Idioti. Dov’è? Non la vede nella folla, non la vede ai tavoli, o al buffet ormai quasi vuoto. E poi, improvvisamente, eccola. Gli occhi lucidi, grandi, pieni che vagano febbrilmente, accarezzando teste e volti alla ricerca di qualcosa. Ron scivola in quel mare di braccia e gambe. Non sa cosa dirle, non sa come dirlo. Ha solo bisogno di sentire la sua voce, dura, dolce, forte. E sentir colmare quel vuoto doloroso che si è scavato dentro di lui, senza un motivo, senza un perché, in un momento non meglio definito di quegli ultimi anni, e che ormai minaccia di sommergerlo e annegarlo.

I loro occhi si legano. Le labbra morbide di lei si sciolgono in un sospiro, in sorriso pieno di sollievo e dolcezza. Lui si porta una mano nei capelli, spezzando la piega ordinata, e le ciocche rosse gli si abbandonano sulla fronte bianca, nascondendo con un’ombra leggera i suoi occhi brillanti.

Si avvicinano. Ron sorride, e lei porta le dita a giocare con un riccio.

-Sei arrabbiata.

Hermione scuote il capo. Una lacrima lampeggia per un secondo nei suoi occhi.

-sei preoccupata?

Sposta lo sguardo, si morde appena le labbra.

-Non lo so, Ron… è così…

-Difficile.

Accenna un sì con il mento. Chiude gli occhi. Li riapre. Gesti che Ron le ha visto fare tante volte in momenti simili. Eppure non gli erano mai sembrati tanto… Splendidi.

-C’è dell’altro.- sussurra Ron. Lei alza gli occhioni su di lui.

-No, davvero.

-C’è.

Inspira a lungo. –Sono un po’… agitata. Tutto qui.

-A cosa pensavi prima? Dimmelo, Hermione, dimmelo.

Sembra una supplica, a metà tra un ordine e una preghiera.

-Ti arrabbierai.

Ron sorride. –Allora devi dirmelo. Ho voglia di arrabbiarmi.

Hermione ride, e distoglie lo sguardo.

-Ehi, cara? Cara?- Ginny si avvicina a sua madre.

-Dimmi ma’.

-Harry. Dov’è Harry?

Ginny si guarda intorno, svogliata. Le gira ancora un po’ la testa.

-Non so… chiedi a Ron e Hermione.

Li cerca. Sono in mezzo alla pista, immobili, che sorridono. Sorride anche lei.

-Anzi, no. Lo cerco io.

-Grazie tesoro.

Scuote il capo. Una scusa, ecco cosa ci voleva. Scivola fuori, all’aria aperta. Il cielo plumbeo, gravido di pioggia e bagnato dall’alone rosso oro che precede la notte, si staglia sulla campagna verde e rigogliosa dell’estate inglese. Da qualche parte, in lontananza, delle mucche pascolano e due cavalli girano pigramente per i campi. Tutto è così semplice, così comodo la fuori, dove nessuno può vedere, dove nessuno può sentire. Si appoggia al muro e sospira, cullata dalla musica affievolita. Quand’è successo, si chiede improvvisamente. Quand’è successo che sono diventata questa Ginny Weasley? Quando ho smesso di sognare Harry e ho preso la nostra storia come un sogno irraggiungibile? Quando è successo che ho acquistato sicurezza e sono… diventata una donna? E perché, poi? Se non lo avessi fatto, oggi non sarei… questo. Una persona rassegnata, triste, senza speranze. Senza un vero futuro.

Prende a correre, corre sulla collina morbida, nell’erba alta e incolta, corre nei primi lampi lontani di un temporale, corre verso l’orizzonte, dove il verde abbagliante si lega a quel grigio così infinito, quello del cielo.

-Ginny? Ehi, Ginny?

Si ferma, si volta. Harry è li, immobile, i capelli neri abbandonati sul capo, il sorriso tremante sul volto, e quegli occhi, quei grandi occhi verdi e supplicanti aperti su di lei. Si mette una mano nei capelli. L’acconciatura ha ceduto. I ricci le cadono sulle spalle, sul collo, la frangetta le pizzica la fronte. Anche il trucco sta per sciogliersi, troppo debole al cospetto del suo dolore. Eppure, Harry improvvisamente vede quanto splendida sia, mentre con le dita sottili regge il vestito gonfio, troppo lungo, e i sottili strati che si dibattono al vento. Sembra più selvaggia, più vera, più viva, con quelle lacrime brillanti negli occhi dorati.

-Ginny…- Un nome, una parola. Cosa diavolo ci può essere di più importante, di più inequivocabile, che scegliere qualcosa che ti può rendere felice? Ginny lo supplica con gli occhi, ma Harry abbassa lo sguardo. Rendere felice chi si ama.

-Harry, senti… Ci ho pensato, davvero.

-Ginny, dobbiamo tornare alla festa.

-Tu devi Harry… tu devi ascoltarmi…

-Ginny, ti prego. Non mettermi in una situazione più complicata di quanto non sia già.

Le labbra a cuore le tremano, eppure sul suo viso splende ancora quell’espressione dura, piena di forza, che lo aveva catturato mesi prima.

-Harry.- La sua voce è dolce, affettuosa. –Io capisco. Perché mi hai lasciata, perché vuoi andartene. Perché lo vuoi uccidere. Non so cosa ti costringa a farlo, ma so lo stesso cosa di spinge a rischiare.

-Allora, ti prego, lasciami andare.

-Ma so anche cosa spinge me.- Sorride, un sorriso bagnato di lacrime, velato di tristezza, ma ricco di speranza. –Tu.

-Ginny…

-Se tu morissi Harry… Se tu morissi e io non fossi li? Non credi che sarei comunque infelice? Peggio che se morissi io. Oppure no?

-Non per me.

Gli si avvicina. –Mi ucciderai così.

-Sarà una morte più dolce.

-Non sarà una morte eroica.

-Non sarà colpa mia.

-No, è vero. Mi ucciderà il terrore che qualcuno uccida te.

-Gin… Cosa posso dire per convincerti a restare? Che sia la cosa più giusta? E che io non sono giusto per te?
-Queste cose le so già. Me le hai dette tu, e me lo hanno detto tutti i film che ho visto. Le storie che ho sentito… C’è passata Mary-Jane, e c’è passata Lois Lane. Ma nonostante questo loro non si sono arrese. E nemmeno io.

Harry sorride. –Mi dispiace Ginny. Mi chiedi troppo.- si volta.

-Ma io ti amo.- trattiene il respiro, mentre lacrime bollenti le tagliano le guance.

Harry si blocca. Si gira lentamente verso di lei, il capo inclinato per vedere la menzogna sul suo viso e uno scherzo nei suoi occhi. Ma non ci sono.

-Questo, Mary Jane e Lois Lane non lo dicono. Tu imbrogli.

-Non puoi salvarmi da questo. Non puoi impedirmi di essere innamorata di te.

-Tu ami il rischio… Non me. Essere in pericolo forse ti diverte?

Ginny scuote il capo, ridendo e piangendo. Gli si avvicina ancora. –Forse la verità è che sei tu, a non amare me.

La sua voce è sottile, bassa, roca. Eppure Harry non fatica a sentirla, anche se le sue orecchie preferirebbero non dover ascoltare.

-Se non ti amassi non avrei paura a farti venire con me.

Ginny ride, debole, singhiozzando.

-Harry… Io morirei per te.

Alza gli occhi su di lui, che tende una mano verso la sua guancia bagnata. La sfiora. Lei gli si avvicina tanto che nella leggera pioggia che inizia a battere, Harry inizia a sentire il suo leggero e fresco sapore di fiori. Lui inclina appena il capo, per vedere un ultimo raggio di sole che si specchia nei suoi occhi dorati.

E lei, sorridendo, posa le sue labbra a cuore su quelle sottili del Prescelto. Sono gelide, salate, tremanti. Ma si attaccano a quel bacio con forza.

-Ti amo, Gin.

Non c’erano risposte da dare, se non un nuovo, lungo bacio. Fatale, forse. Ma di certo, pieno di coraggioso amore.

La musica li avvolge, piena e forte, l’aria trepidante e ubriaca.

-Ci guardano tutti, perché non balliamo.- sussurra Hermione, per prendere tempo.

Ron le prende la vita e inizia a ondeggiare. Lei arrossisce, ma si appende al suo collo, così alto, così forte.

-Allora, a cosa pensavi?

-Dove sono Harry e Ginny?

-Forse si stanno chiarendo- risponde Ron con un alzata di spalle. Poi fissa i suoi occhi azzurri in quelli di cioccolato di Hermione.

-Non mi arrabbierò.

-Allora riderai.

-Ne ho ancora più bisogno.

Hermione sospira. Lui la stringe un po’ di più.

-Lavanda.

-Cosa?- Non c’è rabbia. Non c’è derisione. C’è solo tanto stupore.

-Hai capito. Lavanda.- Fa lei, burbera, distogliendo lo sguardo.

-Pensavi alla mia ex.

-A te, e alla tua ex. Soddisfatto?

-Incredulo, sospettoso, un po’ perso.

Lei sorride appena di fronte alla sua innocenza. Allora davvero, davvero si era illusa fin troppo. Non c’è niente, niente, in Ron Weasley che provasse qualcosa per lei. Allora perché restare aggrappata alla vana speranza che lui sia solo bravissimo a fingere?

-Pensavo ai nostri litigi, cose così.- Minimizza.

Lui sospira, improvvisamente triste. –Vorrei tanto che non ci fossero stati.

-Già, anche io.

-Ma adesso non avremo più l’occasione di litigare. Non alla ricerca di Voldemort e cose varie.

-Non avrai occasione di rendermi paranoica e gelosa.- Si morde le labbra, mentre una musica leggera accompagna le luci soffuse.

-Gelosa?

Lei non risponde.

-Gelosa. Di chi?

Lei non risponde.

-Ah. Lavanda.

Hermione sorride, e impercettibilmente Ron la stringe ancora. Non sa cosa aggiungere.

-Krum.

Lei leva gli occhi su di lui.

-cosa centra Krum?

-Gelosia.- bofonchia lui.

Hermione sorride ancora, rossa in viso. Anche lui è intimidito.

-Comunque non avremo più queste occasioni.- ribadisce lei.

Ron annuisce. Sembra innervosito. Hermione annaspa. Odia quell’espressione. Precede sempre un lungo e gelido silenzio tra di loro, insostenibile più di qualunque altra cosa.

-Non ti arrabbiare.- supplica.

-Non sono arrabbiato. Penso. A te, gelosa di Lavanda.

-è che voglio essere importante per te. Più di una stupida come Lavanda.

-Lo sei.

Hermione sorride, mentre piccole lacrime iniziano a punteggiare il suo sguardo. Ron non riesce a guardarla. Ha paura di ciò che vedrà.

-Ron…

Il cuore gli martella in petto, forte e prepotente. Non sa cosa dire.

-Ron…

Si volta. Il suo sorriso, il suo sguardo dolce e commosso, lo sciolgono lentamente. Si rilassa, rilassa come non è mai stato. Si sente felice.

-Hermione.- sussurra, sorridendole.

-Scusami Ron. Sono stata una stupida, davvero, in tutti questi mesi… anni.

Lui ride. –Parole che non pensavo ti avrei mai sentito dire. Tu non sei stupida.

Hermione arrossisce, ridacchiando. –Non hai capito. Ron… è che io… io ho bisogno di te.

Ron china il viso verso di lei, immergendo i suoi occhi nei suoi. Sente le sue dita sottili sul collo, che giocano con i suoi capelli.

-Non ho più paura Ron.- fa Hermione.

-Nemmeno io.- Vede le sue labbra, morbide e rosse, a poco più di un sospiro dalle sue. –Non di Voldemort, o di morire.- sussurra.

-Di cosa allora?- Lei ha gli occhi socchiusi, come se volesse trafiggerlo con lo sguardo.

-Anche io ho bisogno di te.- le sue labbra si muovono in modo impercettibile, e in un momento sono posate su quelle di lei. Ridono, sospirano. Come quando finalmente il destino fa accadere qualcosa di già scritto. Si stringono l’uno all’altra, pronti ad affrontare il mondo.

Rosy_Francy

  
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