Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: MystOfTheStars    21/01/2012    2 recensioni
[[Fanfiction scritta per il prompt-athon 2011 su hetafic_it @ LJ. Ho giocato liberamente con l'ambientazione Gakuen e con i personaggi in versione Nyotalia, soprattutto per cimentarmi in una delle versioni che preferisco della GerIta, ovvero ItaliaXfem!Germania~ Altri pairing: het!Spamano, triangolo fem!Prussia/male!Ungheria/fem!Austria]]
Luise è un'adolescente decisa, ma un po' insicura del suo aspetto, timida ed impacciata soprattutto nei confronti dell'altro sesso. Questo è il suo primo giorno di scuola nel liceo frequentato anche dalla sorella più grande, che, al contrario di lei, è l'apoteosi della sicurezza di sé e dell'estroversione. Al di sotto dell'apparenza impeccabile della sua divisa inamidata, Luise spera di non fare figuracce, e, soprattutto, che nessun ragazzo le si avvicini troppo. Ma poi... arriva Feliciano!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[[E siamo alla fine! Il fatto che abbia pubblicato tutti e sette i capitoli in meno di un mese è senz'altro uno dei segni dell'apocalisse imminente... non si ripeterà mai più, mi sa.

Anche se per ora questa storia vi saluta qui, non escludo che ci si riveda più avanti con gli stessi personaggi, perché non mi dispiacerebbe scrivere un seguito, tempo ed ispirazione permettendo - anche se per adesso ho altro da pubblicare e da scrivere (*coff* la tesi *coff*)

Grazie per aver letto ed avermi seguita fin qui! :D

Myst~]]


Personaggi in questo capitolo: Luise, Julchen, Feliciano, Francis, Antonio, Lavinia, Matthew, Gary, Sophia, Feliks, Alice, Alfred, Toris
Beta: Yuki Delleran la super-donna *_* <33333





Luise spese la mattina seguente a tentare di concentrarsi disperatamente sul foglio del test che aveva davanti. Il fatto che qualcuno, nella sua testa, avesse selezionato la scena del bacio tra lei e Feliciano e l'avesse lasciata su “repeat”, però, non la aiutava affatto.
Ogni tanto lanciava delle occhiate al ragazzo, per controllare che stesse facendo attenzione al tema, ma era difficile capire che cosa gli passasse per la testa: mordicchiava la penna, con la sua solita espressione che, in un primo momento, Luise aveva interpretato come ebete, ed adesso... beh, sì. Sembrava perso nei propri pensieri.
Riportò la sua attenzione al foglio che la aspettava sul banco, con un sospiro – ma stranamente, non era un sospiro esasperato. O almeno, non solo.
Da un lato, avrebbe volentieri buttato all'aria il banco, afferrato Feliciano per mano e sarebbe scappata di corsa in giardino, a godersi assieme a lui la bellissima giornata di inizio estate... dall'altro lato, provava l'intenso desiderio di sbattere la testa sul banco e tornare alla realtà. Era nel bel mezzo di un esame! Non poteva mettersi a fantasticare di... di certe cose come una babbea qualsiasi!
Tornò a guardare Feliciano, ma la cosa non le fu d'aiuto, perché anche il ragazzo la stava guardando. Quando vide Luise voltarsi verso di lui, le rivolse il sorriso più dolce del mondo, facendola arrossire fino alla punta dei capelli.
L'esame di quel giorno non andò come Luise aveva previsto, ma, sempre contro ogni previsione, a lei non importò un granché.

~*~

E poi, arrivò la festa di fine anno.
Luise fece il suo ingresso nella palestra – per l'occasione travestita a gran sala da ballo – che era già rossa fin sulla punta del naso. Accanto a lei, Feliciano camminava come danzando in punta di piedi: era così contento che sembrava più alto di almeno una decina di centimetri. Ogni tanto si voltava verso Luise con un'espressione quasi incredula: davvero era lì con lei, quella sera?
Nonostante la bionda si liberasse dalla sua presa tutte le volte che lui tentava di tenerla per mano, il suo essere così reticente non rovinava la felicità del suo ragazzo, che continuava ad ammirare quella bellezza vestita di celeste che gli camminava a fianco, anche se in maniera un po' rigida.

Luise non era a suo agio, in effetti. Un po' era colpa dell'ambiente: feste e balli? Francis aveva ragione, su questo: erano tutto fuorché il suo ambiente naturale.
Però Francis non solo ci aveva visto giusto nel giudicare il rapporto tra la ragazza e la mondanità, ma era anche stato chiamato a porvi rimedio: Julchen aveva decretato che non c'era persona più adatta di lui a consigliare Luise al meglio su cosa indossare per la sera.

Trascinare Luise fino al centro commerciale più vicino si era rivelato un compito arduo, come previsto, ma la sorella sapeva esattamente quale carta giocare.
“Dobbiamo andare a fare shopping, Luise.”
“Shopping? E con quali soldi?” le aveva risposto lei, conscia che il contenuto del suo portafoglio non sarebbe mai bastato all'acquisto di un abito da sera.
“Hai la carta di credito di Vati, lo so.”
L'aveva Luise perché Vati mai si sarebbe fidato a lasciarla alla sorella maggiore, naturalmente.
Ja. Serve per le emergenze, lo sai bene.”
“Lieschen.” Julchen le aveva regalato il più perfido dei sorrisi, mentre apriva uno dei suoi cassetti. “Ma il tuo guardaroba è un'emergenza.” le aveva detto gentilmente. E l'altra non aveva saputo cosa rispondere.

Alla fine, Luise si era trovata incastrata in un camerino con Julchen e Francis che le passavano montagne di abiti e valanghe di accessori.
(Antonio non era della partita perché, naturalmente, se lui lo fosse stato, avrebbe dovuto esserlo anche Lavinia, e gli scenari apocalittici che una cosa del genere poteva comportare avrebbero fatto inorridire chiunque.)
Prova dopo prova, era il biondo quello che sembrava prenderci più gusto.
“Ehi” disse ad un certo punto, quando Luise era appena scomparsa all'interno del camerino dopo essersi mostrata in un abito rosso che aveva scollature in posti impensabili – che però si notavano poco perché lei era diventata dello stesso colore del vestito – dando di gomito a Julchen “fammi sapere se per caso la sorellina cambia idea da qui a domani a proposito del suo cavaliere per il ballo... sai, sarei lieto di fare da rimpiazzo~”
“Francis, io ti conosco bene, e so che sei un bravo ragazzo... ma so anche che non fai nulla per dimostrarlo. Quindi, no.” fu la semplice risposta di lei, e Francis se era rimasto zitto.

Luise aveva combattuto contro strascichi di paillettes e tacchi a spillo vertiginosi, riuscendo infine a cavarsela con un abito azzurro senza troppi fronzoli, accollato ma che lasciava generosamente scoperta la schiena, e delle scarpe in tinta con un tacco minimo: non sembravano trampoli, ma erano abbastanza per darle quel piccolo tocco di slancio alle gambe così che Feliciano potesse passare tutta la sera a sbirciarle con adorazione.
Erano anche abbastanza per farla muovere come un automa, con il timore di mettere un piede in fallo ad ogni passo: così agghindata, inciampare e cadere rovinosamente a terra non era esattamente nei suoi piani.


Alla festa, invece, c'era qualcuno che avrebbe assai gradito vederla scivolare – anzi, dall'intensità con cui la stava fissando, si sarebbe detto che Lavinia fosse concentrata nello sforzo di farle rompere un tacco con la sola forza del pensiero.
Fasciata in un abito color sabbia dal taglio diritto, la gonna che arrivava poco sotto le ginocchia, si stava strattonando con aria nervosa il piccolo rubino che portava al collo. Il suo piano era miseramente fallito ed ora suo fratello si portava appresso quell'albero di patate dall'accento teteshco.
...lo sapeva, lo sapeva che le patate non crescevano sugli alberi, ma dannazione!, se fossero cresciute sugli alberi, quelle piante sarebbero state tutte uguali a Luise, ne era certa.
“Il tuo fratellino sembra molto contento, Lavi!” commentò Antonio, arrivando raggiante nel suo completo scuro e portando in mano due cocktail analcolici.
“Come no!” ringhiò lei, strappandogli di mano il bicchiere “Quell'idiota non capisce che c'è un cuore perfido, dietro quella quarta di reggiseno. Lo scoprirà, oh se lo scoprirà!” fece mostrando i denti “E poi verrà a lamentarsi dalla sottoscritta, come sempre. Ma io glielo avevo detto, e col cazzo che lo consolerò, capito!?” sventolò un pugno nella direzione della coppietta, con l'unico risultato di versarsi qualche goccia di cocktail nella scollatura.
“Oh, sta' attenta a non sporcarti!” esclamò Antonio mentre si affrettava a tirare fuori un fazzoletto.
“Che cavolo credi di fare?! Giù le mani!” abbaiò lei, strappandogli il fazzoletto dalle mani con malagrazia e asciugandosi da sola.
Antonio la lasciò fare, limitandosi ad osservarla mentre asciugava le gocce di liquido colorato.
“Sei così bella, stasera!” disse dopo qualche istante, con un sorriso sincero e spensierato.
Lavinia sbuffò, incrociando le braccia sul petto. “E' già la nona o la decima volta che me lo dici, e la festa è appena iniziata! Vedi di cambiare solfa, perché ne ho le palle piene.” avvertì, girandosi per nascondere il rossore che le copriva le guance.
“Sempre magnificamente innamorata e dolce, ja?!” cinguettò Julchen mentre faceva la sua magnifica apparizione tra i due. Indossava un abito lungo color viola scuro, in forte contrasto con la sua carnagione diafana, su cui risaltava appena la collana di perle che le ornava il collo. Al contrario della sorella, si muoveva perfettamente a suo agio con i tacchi e con le gonne, e per dare dimostrazione della sua agilità si sedette con garbo sul tavolo del rinfresco.
Lavinia le gettò uno sguardo di fuoco, mentre Antonio la accoglieva con una risata leggera.
“Oh, Lavinia è solo un po' preoccupata per Feliciano~ Eh, questi fratelli minori...” rise, sorseggiando il suo cocktail.
Julchen esibì la sua candida dentatura in uno dei suoi ghigni più smaglianti.
“Tutta questa acidità ti rende sempre meno magnifica, tesoro. La vuoi una fetta di torta, per addolcirti un po' quella tua boccaccia?” fece, piazzandole in mano il piatto di dolce al cioccolato già mezzo mangiato.
Lavinia sbuffò e si allontanò a grandi passi per cestinarlo.
Antonio assisté alla scena con un sorriso beato, abituato agli scambi amorevoli tra le due ragazze. In realtà, nessuna delle due voleva male all'altra, anzi; in un certo senso, si poteva dire che fossero amiche. All'improvviso, però, si rese conto che sprecare così una fetta di torta era davvero un peccato troppo grande, e si affrettò a seguire Lavinia.
Alors, come va, mia cara?” Francis indossava una camicia dai colori pastello, i suoi capelli biondi splendevano più che mai e, forse, aveva esagerato un poco col profumo.
“Come va a te, Francis. Credevo ti fossi già imboscato da qualche parte con la tua bella di stasera. Che ci fai da solo?” rispose Julchen addentando uno stuzzicadenti su cui erano infilzate delle olive.
“Mh, è andata a incipriarsi il naso.” rispose lui facendole l'occhiolino.
“Non è abbastanza magnifica da essere degna della tua compagnia se non si rifà il trucco ogni mezz'ora, eh? Kesesesese, non troverai mai quella giusta, Francis.” commentò l'amica, lanciando a casaccio lo stuzzicadenti dietro di lei.
Francis si limitò a sorridere, portando l'attenzione sulla folla che gremiva il resto della sala. I suoi occhi celesti finirono inevitabilmente per cadere su una coppia bionda in un angolo. Lei era la ragazza che Luise aveva quasi fatto ustionare con il tè urtandola il primo giorno di scuola, i capelli sempre acconciati in due lunghe code, lui era ragazzo alto, occhiali, ciuffo leggermente fuori posto – quel disordine appena accennato che, tutto sommato, faceva figo. Lei sembrava infastidita per qualcosa, e lui sembrava trovarlo divertente.
“Non credo che guardarli serva a molto, sai?” fece notare Antonio, ricomparendo accanto a loro con quel che rimaneva della torta.
Francis sospirò, sempre sorridendo.
Lui, il ragazzo la cui lista di conquiste femminili (e non solo) corrispondeva praticamente all'elenco degli studenti iscritti all'accademia, si era sempre visto respingere dalla biondina di origini britanniche, che sembrava invece preferire lo statunitense doc con cui si trovava al ballo quella sera.
“...ha indossato delle scarpe da ginnastica con il completo. Che mancanza di stile.” fece Francis con un certo disgusto, incontrando l'assenso dei due amici.
In effetti, quelle scarpe dai colori stile insegna al neon erano facili da notare.
Certo, non altrettanto facili quanto il vestito di Feliks, quello no.
Poco distante dalla coppia che Francis stava osservando, infatti, si muoveva una chiazza di colore rosa shocking a forma di vestito con tanto di orli di pizzo e maniche a sbuffo. Dalla stoffa uscivano gambe e braccia umane, e su tutto torreggiava una testa biondissima ed accuratamente truccata. Per contrastare con tanto sfarzo, il suo accompagnatore era vestito interamente di nero e portava i capelli castani legati in un codino basso sulla nuca: Toris aveva la reputazione di essere un sant'uomo.
Inutile dire che le scarpe da ginnastica arancioni e viola dell'americano passavano decisamente in secondo piano, accanto a Feliks.
“Ma Matthieu non è così sciatto, vero?” fece Francis, spostando la sua attenzione su Julchen, abbagliato dal troppo rosa.
La ragazza sbatté le palpebre. “Chi?”
“Matthieu! Mon Dieu, non dirmi che gli hai tirato buca!”
“Ah, Matthew. Uh. No. E' qui, da qualche parte, credo.”
Julchen si guardò intorno, come aspettandosi di trovarlo dietro di lei. Perché era stato dietro di lei, fino ad un certo punto, almeno.
Invece di Matthew, però, Julchen trovò qualcun altro.
“Uh-oh” fece Antonio.
“Coppia sgradita numero due in avvicinamento ore tre.” gli fece eco Francis.
Sophia avanzava nella sala indossando un abito lungo bianco e lilla, un trucco essenziale – per l'occasione, non indossava gli occhiali - ed il suo solito contegno dignitoso. Agli occhi ridotti a due fessure di Julchen, ogni suo passo parlava agli astanti di quale onore fosse dato ai comuni mortali lì presenti, visto che sua altezza reale si era degnata di fare la sua comparsa alla festa.
Accanto a lei procedeva Gary, impeccabile nel completo scuro - che, senza dubbio, era stato scelto da lei - tutto compreso nel suo compito di bastone per i non vedenti. Improvvisamente, Julchen si ritrovò a sperare di possedere poteri psichici, cercando di far inciampare la nobildonna con il solo potere dello sguardo. Come era stato per Lavinia, però, il trucco sembrava non funzionare.
“Che tanfo, tutt'ad un tratto, eh?” commentò asciutta.
“Oh, davvero? Cavolo... è che non sono arrivato a fermare Lavinia prima che la buttasse nel cestino e... por favor, non guardatemi così, stavo scherzando!” assicurò Antonio.
“Preferirei di gran lunga frugare assieme a te nella spazzatura, piuttosto che dovermi sorbire quei due.” sibilò Julchen.
Stavano ballando, ora. Ballando.
Sophia era praticamente cieca, senza quei fondi di bottiglia che si teneva incollati sul naso, perché non poteva semplicemente cadere? Possibilmente su un tavolo, ecco, dritta in una di quelle belle torte alla panna. Si sarebbe intonata tanto bene, a quel suo vestitino da mille e una notte.
“Va bene, sentite, io giro al largo per un po'. La musica è una noia e le tartine fanno schifo. Bis bald.”
Senza una parola di più, Julchen prese e se ne andò.


“Potresti andare a parlarle.”
Contrariamente a quanto pensava Julchen, Sophia non era poi così cieca: aveva indossato delle lenti a contatto, e queste supplivano alla mancanza degli occhiali; non le era stato difficile, quindi, notare la ritirata dell'altra ragazza.
“Parlarle?” Gary fece un'espressione stupita. “E che cosa dovrei dirle?”
Sophia distolse lo sguardo, attenta a guardare dove metteva i piedi mentre ballavano.
“Non lo so, sei tu ad aver avuto un rapporto umano con lei, una volta. Io sicuramente non posso esserti d'aiuto.”
Gary si fermò, dubbioso. “Ma io... veramente...”
L'altra lo guardò con un inaspettato sguardo di rimprovero negli occhi. “Non vorresti nemmeno salutarla civilmente, adesso che finisce la scuola? Va'. Io devo sedermi un po', in ogni caso, queste scarpe mi stanno torturando.”
Il ragazzo la osservò mentre andava a sedersi, ostentando un'andatura claudicante. Era la prima volta che Sophia si lamentava apertamente di quanto fosse scomodo qualcosa da lei indossato – e sinceramente, Gary si chiedeva spesso come facesse a sopportare certi dei suoi capi di vestiario senza darlo a vedere, davvero. Sospirò, lasciandosi sfuggire un sorriso, e si affrettò verso l'uscita della palestra.
Anche se era stata Sophia ad incoraggiarlo, sospettava di non aver a disposizione molto tempo prima che lei si pentisse del suo atto di buon cuore nei confronti della rivale.
Non sapeva dove si fosse cacciata Julchen, ma, ricordandosi di dove era avvenuto il loro ultimo incontro/scontro, sapeva almeno da dove avrebbe iniziato a cercarla.



Nella sala, vicino a una delle pareti, si erano rifugiati Feliciano e Luise. Lei sembrava un animale in trappola: spalle al muro, osservava la maggior parte degli studenti che ormai si stava scatenando sull'improvvisata pista da ballo. Con orrore anche maggiore, teneva d'occhio Feliciano che batteva un piede a terra a tempo di musica.
Stava per chiederglielo, lo sapeva, stava per chiederglielo, lo sapeva, stava per...
“Luise, balliamo?”
Lei gli rivolse un'occhiata offesa.
“Ma come ti viene in mente?!”
“Beh... siamo ad una festa, ve! E' quello... che si fa di solito!”
“Io... io non...”
Sorridendo, Feliciano la prese per le mani e se la tirò appresso.

Effettivamente, non brillavano per scioltezza e stile. Luise era semplicemente troppo imbarazzata e preoccupata di non cadere dai tacchi per riuscire a muoversi a ritmo, e Feliciano, per quanto tentasse di farla sentire a suo agio, finiva col renderla solo più nervosa. Prima che si decidessero a tornare a bordo pista, Luise aveva lasciato il segno pestando un paio di piedi ed urtando altrettante ragazze. Tornò ad appoggiarsi alla parete, scura in volto, con Feliciano che la osservava nel panico, sospettando che fosse tutta colpa sua.
“M-mi dispiace, Luise, ve... non avrei dovuto costringerti a...”
Lei lo azzittì con uno sguardo gelido, ma durò solo qualche istante. In effetti, non era colpa sua: tutti, lì dentro, erano in grado di sculettare e muoversi a tempo di musica senza grandi drammi. Era lei a stonare in quel contesto.
“Vuoi che... che ritentiamo?” chiese, un po' timorosa.
“Oh, no! No no no! Va bene lo stesso!” le assicurò lui, confortato.
Mentre lei annuiva, le guance arrossate, Feliciano le rivolse uno sguardo innamorato.
“Non mi importa granché della festa, in realtà.” disse semplicemente.
Luise distolse lo sguardo, rossa fino alle dita dei piedi, e lui approfittò del breve momento in cui aveva abbassato la guardia per circondarle la vita con un braccio.
“Ma che fai?!” protestò lei, tentando di liberarsi. Erano in mezzo al resto della scuola, non le sembrava proprio il momento di darsi a quel tipo di effusioni! Questa volta, però, Feliciano non la lasciò andare, ed anzi le passò intorno alla vita anche l'altro braccio, stringendola a sé. Con i tacchi, Luise era leggermente più alta di lui, ed il ragazzo poteva comodamente poggiare la fronte nell'incavo del suo collo.
Luise si irrigidì tutta, nemmeno fosse spaventata che potesse accadere qualcosa di spiacevole, ma, man mano che i secondi passavano e Feliciano non si muoveva, cominciò a rilassarsi. Intorno, sembrava essere pieno di altre coppiette in atteggiamenti più o meno intimi e, comunque, nessuno faceva caso a loro. Qualche momento dopo, gli posò con qualche esitazione le mani sulla schiena, ricambiando l'abbraccio in maniera impacciata. Feliciano, tuttavia, sembrò gradire il gesto e glielo dimostrò sfregando il naso contro la sua spalla.
Luise si lasciò sfuggire una breve risata nervosa, ma non le ci volle molto per sentirsi perfettamente a suo agio in quell'abbraccio. Voltò la testa per affondare il viso nei capelli di lui; profumava  di una colonia da uomo, speziata e fragrante.
Rimasero così, in silenzio, per un tempo indefinito.
“La prossima settimana inizieranno le vacanze.” disse lui ad un tratto, la fronte sempre abbandonata sul suo collo. “Non potremo più vederci tutti i giorni.”
Luise aprì gli occhi, un po' sorpresa, ma lui non la stava guardando.
“Esistono i telefoni e le email, Feliciano...”
“Sì, ma non è la stessa cosa! Verrai a trovarmi?” Si staccò da lei per guardarla negli occhi, un po' accigliato. “O verrò io, se mi inviterai.”
Luise sorrise, accarezzandogli timidamente i capelli.
“Ma certo. Dovremo... fare i compiti insieme, no?” suggerì, imbarazzata.
Feliciano sfoderò un sorriso malizioso. “Io non pensavo ai compiti, in realtà...”
“F-Feliciano...!”
Dal collo di Luise alla sua bocca, il tragitto per le labbra del ragazzo fu breve.
Compiti... sì, forse si sarebbe trovato il tempo anche per quelli. Ma erano davvero l'ultimo dei loro pensieri.

~*~

Julchen era dove Gary se l'aspettava, seduta sulla sua altalena, e giocherellava con le lunghe ciocche di capelli chiari, il vestito scuro che scintillava appena alla luce del lampione lì vicino. Si era disfatta la bella acconciatura che le aveva richiesto gran parte del pomeriggio ed aveva lasciato cadere a terra le forcine.
Ripensava alla magnificenza dell'ultimo anno di scuola.
Beh, Antonio era sempre insieme a Lavinia e Francis non era riuscito a farsi Alice. Per come la vedeva lei, la prima cosa non era necessariamente positiva e la seconda non era necessariamente negativa.
Ma Lieschen si era trovata il ragazzo, e questo la rendeva una sorella maggiore orgogliosa e felice.
E poi, che altro. Ah, già. Il guinzaglio tra cagnolino e padrona era diventato sempre più corto, quest'anno. Che nausea...
All'improvviso, sentì un rumore di passi alle sue spalle. Passi cauti, come di chi volesse prenderla di sorpresa. Ricordandosi l'episodio dell'inverno prima, si voltò inviperita, pronta ad affrontare il nemico.
“Maledetto bastardo! Se pianifichi di tirarmi in testa qualche tartina questa volta io...!”
Si fermò quando si rese conto che i due occhi che la guardavano stralunati non appartenevano a Gary.
“...oh.” disse semplicemente.
Matthew spostò nervosamente il peso da un piede all'altro. In mano teneva un piccolo vassoio di tartine.
“...ah, ehm, mi... mi dispiace... non volevo spaventarti... ma... ti stavo cercando.... non per tirarti queste, cioè.”
Lo sguardo di Julchen si raddolcì. “Ovviamente no.”
Nonostante avesse voluto dirlo in maniera gentile, il suo tono sembrava sottintendere un 'perché sapevi che altrimenti te ne saresti pentito amaramente'.
“Siediti.” lo invitò lei con un cenno del capo, e, dopo qualche istante di esitazione, il biondo prese posto sull'altalena accanto a quella dov'era seduta la ragazza.
Lei lo guardò e ridacchiò: Francis aveva ragione, niente scarpe da ginnastica.
“Mi dispiace di averti aggredito così, kesesesesese, ma credevo fossi qualcun altro... una persona che non si meritava un saluto più civile da parte della magnifica me.” disse lei con un sospiro di sufficienza.
Matthew arrossì, abbassando lo sguardo.
“Non preoccuparti... mi capita spesso di essere confuso con qualcun altro...”
Julchen lo guardò, il capo chinato da un lato con un'espressione curiosa. Non disse nulla, perché lei stessa si rese conto che lo stava vedendo in quel momento per la prima volta.
“V-voglio dire...” andò avanti lui, incerto, prendendo il silenzio dell'altra come una richiesta di spiegazioni “N-non sono, uhm, magnifico... come te, ecco.” la guardò timidamente da sotto gli occhiali, quasi fosse timoroso delle sue reazioni.
Lei sbatté le palpebre un paio di volte e poi scoppiò in una risata sguaiata.
“Ma certo! Nessuno è magnifico come me, che discorsi!” commentò con un sorriso ambiguo. Notando lo sguardo mortificato di Matthew, tuttavia, si raddolcì. “Nascere magnifici è un dono raro, ma si può imparare, kesesesesese! Soprattutto se hai un'insegnante di una tale magnificenza come la sottoscritta!” affermò, indicandosi.
Matthew ridacchiò. “Ci proverò.”
“Oh, no.” replicò lei, con un sorriso sornione “Ci riuscirai.”
Sempre sorridendo, si allungò a prendere una delle tartine; in fondo non erano così cattive.

Diversi metri dietro di loro, seminascosto dalle ombre, stava Gary, anche lui con in mano un piatto di stuzzichini. Osservò l'altro ragazzo sedersi accanto a Julchen, e decise di essere arrivato troppo tardi per qualsiasi cosa avesse intenzione di dire o fare.
Sorrise tra sé e sé, voltandosi per tornare alla festa. Sperava che Sophia fosse affamata.




________________________

Bis bald: a presto.



  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: MystOfTheStars