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Autore: ausel dawn    22/01/2012    3 recensioni
Una canzone, semplice, pulita, ma che dentro sé nasconde un animo intrappolato.
Come io vedo "I Want to Break Free".
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Deacon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Want to Break Free
(Deacon’s memories)

 
 
 
 
U na lunga giornata si prospettava ad iniziare.
Ne era contento, forse per la prima volta in tutta la sua vita, l’avrebbe trascorsa in casa, a riposare crogiolandosi nel suo mondo, ormai sperduto nel nulla.
Il suo piccolo mondo, se l’era creato all’età di undici anni, se ricordava bene, per sfuggire da quel posto tanto orribile che comunemente chiamava vita.
Ed ora, ormai trentatreenne, non aveva perso quell’insolita abitudine che lo rendeva così gioioso, che, alla fine, era l’unica cosa che lo facesse sentire vivo.
Con la sua solita pacatezza si alzò dal letto, Veronica era uscita per fare la spesa, sarebbe rimasto finalmente solo.
Non che detestasse avere la moglie lì con sé, perché sposarla altrimenti? Però sapeva che gli faceva solo che bene rimanere un po’ solo e pensare al suo passato, presente e futuro.
Il bagno non era poi così lontano dal letto,
-fortunatamente-
pensò il bassista.
Aveva bisogno del suo oggetto degno di così tante attenzioni, sempre pronto a restituirle, ma solo se qualcuno fosse stato pronto a dargliele.
Gli assomigliava,
-fin troppo-
era solito dire.
Sapeva di non essere il tipo di persona che dava qualcosa senza volere nulla in cambio, gli sembrava stupido dare per ricevere il nulla, ma allo stesso tempo fortemente egoistico quel suo comportamento.
Le persone potevano benissimo perdere speranza in lui e sarebbe rimasto solo, ma non come lo era in quel momento, sarebbe stata una solitudine odiata, ed eterna.
Lo specchio lo aspettava.
Amava stare lì, davanti a quel coso, e toccarsi il corpo cercando ogni suo minimo difetto.
Sapeva che avrebbe trovato solo quello…
Il suo volto era sommerso da fin troppe rughe per un uomo appena trentenne, i suoi compagni ne avevano decisamente di meno, anche se erano molto più maturi di lui.
Alzandosi la maglietta, poteva vedere i suoi pettorali cascanti, non avrebbe mai avuto gli stessi muscoli che contornavano il corpo perfetto dell’amico, Roger.
I capelli cominciavano a divenire bianchi, ogni qual volta osava toccarseli, poteva sentire quel colore passare attraverso la sua mano ed irradiarsi in tutto il corpo, così minuto, flaccido, vecchio.

 

I want to break free
I want to break free

 
Voleva cambiare.
Uscire da quel corpo che non sentiva più proprio ormai da troppo tempo, dimenticare il presente e tornare al passato.
Sapeva che eseguendo questo drastico taglio alla propria vita le ombre oscure non si sarebbero dissolte, soprattutto se fosse tornato al 1962.
Non poteva e non doveva ricordare quella data.
Lui era John Deacon e non piangeva mai, non si poteva permettere certe debolezze, almeno non all’esterno, non dove tutto il mondo l’avrebbe potuto giudicare.
La sua riservatezza era la sua unica forza, e questo lo sapeva bene, non facendosi conoscere per quello che realmente era, avrebbe potuto creare un “nuovo John”, molto più forte di quello che era realmente.
Lo specchio continuava a riflettere quell’immagine tanto odiata, ormai sperava di cambiarla, almeno in qualcosa di migliore.
Poggiò la testa sullo specchio, senza sbuffare, o lacrimare, in un rimpianto sentito solo al suo interno, se n’era fatto una ragione, non poteva cambiare, sarebbe rimasto il solito John.
Togliendo la testa dallo specchio si accorse che le sue sembianze si stavano trasformando.
Le sue preghiere erano state esaudite in quel momento di debolezza?
Non poteva spiegarlo.
Il suo volto si stava impregnando di ancora più rughe, come una vera e propria spugna stava assorbendo tutta la vecchiaia che gli mancava.
La trasformazione si era compiuta.
Quell’immagine tanto ammirata nel corso della sua infanzia ora spaventava l’uomo che era diventato John.
-Non può essere-
sussurrò il bassista,
-Non qui.. non ora!-.
Cadde, ormai spaventato dall’uomo che gli appariva sullo specchio, sporco del suo volto.
L’immagine continuava a mantenere un sorriso tirato, pieno di lacrime.
Lovide, lo vide muoversi dallo specchio e cercare di uscire, per raggiungerlo.
Non poteva permetterlo, ma la paura lo paralizzava, ecco, questa era un’altra cosa che odiava del suo carattere, i suoi attacchi di panico, non li sopportava più, perché tutta quella paura doveva invadere il suo di corpo, e non quello dell’uomo che lo stava per raggiungere?
Il piede destro uscì lentamente e silenziosamente dalla superficie liscia, leggero, ma impetuoso.
Una mano tesa chiedeva aiuto a John, non la raccolse, d’altronde perché desiderarla?
Il volto in un affanno uscì dallo specchio, poteva percepire tutti i suoi sentimenti.. libero.
Era davanti a lui, impetuoso e fragile allo stesso tempo, come quando morì.

 

You’re so self satisfied I don’t
need you
I’ve got to break free

 
Non aveva bisogno di lui, di questo ne era certo.
L’aveva abbandonato, senza dirgli nemmeno un semplice
-scusa-.
Aveva bisogno di lui, ma ora non più, o perlomeno cercava di convincersi di questo.
Eccolo lì, davanti a lui, che lo perlustrava da cima a fondo, intento a capirlo, sololui sapeva come fare, solo lui conosceva quei punti tanto misteriosi del corpo di John.
-Ciao figliolo..-

 

I don’t want to live alone,
hey

 
A quelle parole John si buttò tra le braccia del padre.
Non poteva e non voleva rimanere senza di lui, lo amava.
Per quasi trent’anni lo odiò per averlo lasciato solo, come aveva il coraggio di chiamarlo “figliolo”?!
E John, come poteva ancora abbracciarlo?
-Ci sono io qui, figliolo.. dai, non piangere-.
Oh, se lo conosceva bene, poteva percepire quelle lacrime trattenute con così tanta disperazione.
 

I’ve fallen in love for the first time,
and this time I know it’s for real

 
-Perché mi hai abbandonato!?
Io ave.. ho bisogno di te!-
Il figlio si staccò velocemente dalle braccia confortevoli del padre.
Tutte quelle insicurezze che cercava di nascondere, ora, non facevano fatica ad uscire.
Arthurabbassò il volto cercando di nascondersi dagli occhi del figlio, la vergogna lo assaliva.
In quel preciso istante John capì che erano uguali, entrambi pieni di insicurezze, che sapevano uscire solo quando erano l’uno davanti all’altro.
Come poteva fargli pesare tutti quegli anni trascorsi da solo?
Certamente, per John non furono una passeggiata, ma non poteva addossare la colpa al padre.
Una abbraccio quasi violento fece risollevare il volto di Arthur.
In quella unione le lacrime non tardarono, furono lente, ma per niente dolorose, potevano stare insieme finalmente.
John doveva liberarsi di quella parte di sé, tanto odiata.. doveva rinascere, per completare il lavoro del padre, per dare ai figli quello che lui mai ricevette.
Ora era rimasto solo, a piangersi addosso, il padre se ne era andato via, di nuovo, in punta di piedi, senza chiedere il permesso.. come se fosse quello il suo vero compito.
John non provò mai più odio nei suoi confronti, aveva capito di essere diventato un uomo, tutto grazie al padre, era questo il lato positivo, crescere senza un padre l’aveva fatto maturare prima del dovuto.
Nello specchio vedeva solo se stesso, il viso rigato dalle lacrime che continuavano a scendere, silenziose, senza che lui dovesse emettere alcun suono.
In quel silenzio capì che il padre gli mancava, forse fin troppo, ma poteva sempre vivere in quel ricordo tanto piacevole, quanto disperato che conteneva dentro di .
 

But life still goes on

 
Realtà?
Fantasia?
Non lo seppe mai.
Da quell’incontro gli rimase solo quel senso di libertà che doveva colmare..
Voleva essere libero.
 

So baby can’t you see,
I’ve got to break free

   
 
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