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Autore: medea nc    22/01/2012    5 recensioni
Non avrebbero mai permesso ai loro brutti caratteri di fare anche un solo tentativo per avvicinarsi l'uno all'altra; il destino sapeva bene che solo con un espediente li avrebbe potuti far incontrare; ma una volta vicini ... sarebbe andato bene anche un giorno di pioggia.
Storia 1° classificata al Contest Dramione Immage Contest
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Il bene e il male non esistono.
Non esistono con quell’esclusività che credono gli uomini, che credeva lei.
Almeno prima della guerra.
Non era mai stato necessario convincersi che da una parte stavano loro, i buoni, e dall’altra, beh?! Dall’altra tutto il resto.
Ed il resto non ti vai a chiedere quello che sente, quello che prova, se sta bene, se sta male; il resto è solo il nemico, ed il nemico è sempre negativo.
Aveva creduto così, che a lei le era andata di lusso, che alla fine aveva saputo scegliere, aveva saputo scindere le amicizie buone da quelle cattive e aveva vinto.
Harry aveva vinto, Ron, Hogwarts, i buoni.
Ma per che cosa si era combattuto tanto?
Per sperare in un mondo migliore?
Per debellare definitivamente il male dalla faccia dell’universo magico?
E se sì, con la morte dell’Oscuro, ci erano riusciti?
No. Non era mai stato questo il loro scopo, non era mai stato fare i miracoli, come diceva malignamente qualcuno; era solo … far restare le cose come stavano, o farle ritornare com’erano un tempo.
Far tornare Hogwarts la scuola di magia con le sue quattro case rivali, compresa quella degli Slytherin che aveva creato non pochi problemi; camminare ancora per Diagon Alley con i negozi pieni di oggetti inutili per qualsiasi babbano e le strade gremite di maghi; passeggiare ancora per Hogsmeade immersa sotto colline di neve.
Per questo avevano combattuto, o aveva combattuto lei perlomeno.
Adesso che poteva fare un bilancio dei danni, sapeva che tutti i migliori propositi, le giustificazioni più logiche non sarebbero servite ad equiparare le perdite.
I conti, dopo una guerra, non tornano mai.
Però una cosa era certa, che non esiste per nessun essere un lato completamente giusto ed un lato completamente sbagliato.
Adesso lo sapeva.
Ora che Hogwarts era stata ricostruita, che tutti gli studenti erano ritornati nelle antiche aule della scuola di stregoneria, e tutto sembrava più intriso di quel passato glorioso che l’aveva fatta vivere per sette anni; solo adesso poteva pensare che i cattivi non lo sono sempre.
A volte vanno in ferie!
Pensò.
Adesso lo capiva, adesso che se ne stava così, appena qualche passo dietro una delle lunghe colonne del portico che si slanciavano verso il cortile interno.
Non era una bella giornata, il clima inglese è uno dei più lunatici al mondo.
Eppure non un alito di vento respirava sopra l’erba bassa; sotto il cielo nuvoloso soltanto un paio di gocce perse sopra i cornicioni alti del castello.
Draco Malfoy sedeva su una delle panchine del patio, il rifugio prediletto di qualche studente durante le pause dalle lezioni.
Il deserto intorno a lui.
Draco Malfoy non era mai stato uno che sarebbe entrato facilmente nelle sue grazie, lei sapeva che non ci avrebbe mai neanche provato, d’altronde.
Aveva degli ottimi motivi non tanto per odiarlo, odiare non è facile come si crede, odiare è anche peggio che amare, e ti consuma anche di più.
Lei non lo odiava, semplicemente lo evitava … come un neo scomodo sopra una pelle candida; come quella nuvola nera in mezzo a quella che sarebbe potuta essere una bella giornata; lo evitava come se infondo non facesse parte della sua vita; stava lì certo, dentro la sua esistenza, ma non avrebbe mai fatto parte della sua vita, quella che consumava con le sue azioni, le sue parole, i suoi gesti, giorno per giorno.
E poi vide anche Astoria Greengrass, e allora capì davvero che ci può essere bontà anche in un animo malvagio.
La piccola sorella di Daphne era una ragazzina bellissima, indiscutibilmente bellissima.
Di quelle bellezze per cui la teoria sulla relatività diventa nulla.
Un po’ come per Malfoy, che per quanto fosse ingestibile, rimaneva bello, punto, questo lo poteva e lo doveva ammettere anche una come lei.
Astoria Greengrass era uscita da qualche parte, nemmeno aveva capito da dove, ed era sgattaiolata verso il ragazzo come una cerbiatta pronta a gustarsi il suo succulento pasto ormai lontana da qualsiasi pericolo.
Gli era finita addosso, abbracciandolo teneramente e lui … lui non era più Malfoy in quel momento.
Li spiò assorta come incantata dentro ad un sogno bizzarro; come in uno di quei racconti nonsense che per quanto leggi e rileggi ti lasciano sempre così … un po’ felice ed un po’ triste, che sono talmente introspettivi che manco capisci se poi c’è un lieto fine oppure te lo sei solo immaginato tu leggendo tra le righe.
Malfoy non era quello che sapeva lei, che sapevano tutti o almeno una buona parte di Hogwarts.
Era … tenero, adesso.
L’aveva aspettata, e quando lo aveva abbracciato senza paura, lui … l’aveva accolta tra le sue braccia … e adesso la cullava un po’ … mentre le loro bocche si cercavano.
Seguì i loro gesti come quelle ragazzine civettuole, le loro mani bianche, aristocratiche, le labbra appena gonfie, e si sentì … invidiosa.
“Lurida, piccola sanguesporco!”
Era tutto quello che ricordava dei suoi contatti con Malfoy.
Se avesse fatto lei un gesto come quello della Greengrass, non verso di lui, no di certo, ma nei confronti di Ron per esempio, e lui li avesse visti, sicuramente non avrebbe mai provato quello che sentiva lei adesso, di certo avrebbe avvertito solo quel consueto ribrezzo tipico del suo sangue purissimo.
Anche lei infondo era come un neo sopra l’epidermide pulita di Malfoy, niente di più.
Ed anche se avesse preso a mentire a se stessa, conoscendo la nomea del ragazzo per le sue numerosissime avventure, tranne con lei ovviamente, sebbene parecchio bacchettona sotto quest’aspetto, poteva essere in grado di riconoscere che quello che stavano facendo quei due, in mezzo al cortile deserto, sotto una giornata uggiosa, non era nulla di paragonabile al sesso.
Sembrava … amore.
 

*

 
Le settimane divennero più lente da quel pomeriggio.
Non era qualcosa che avesse una spiegazione precisa, soltanto malessere.
Ma il malessere da dove nasce?
Questa domanda la attanagliava in maniera molesta.
Insomma, doveva essere felice, non fingere di, ma esserlo proprio, come una legge legata alla vittoria.
Lei era la vittoriosa.
Pensò subito alla mancanza che l’assenza di Harry e Ron le stava procurando da quando avevano deciso di non finire l’ultimo anno di scuola per dedicarsi a diventare Auror.
Per entrare nei dettagli, era stato più Harry ad aspirare a quel ruolo, Ron lo aveva solo seguito dopo la piega che aveva preso il loro rapporto.
Ma infondo ci sono amicizie a volte fraintese, che sembrano essere molto più di quelle che sono, e quando ti ritrovi a scoprire che rimangono tali, le senti soltanto intense, ma le chiamerai sempre amicizie.
Sì, in effetti la mancanza dei due poteva pur esserci, ma comunque li vedeva spesso nei suoi ritorni alla Tana; e poi c’era Ginny che proprio perché una ragazza, aveva con lei una sintonia anche maggiore rispetto ai due maschietti della comitiva.
Ginny era la sua amica di stanza, ed aveva esultato all’idea che anche lei volesse finire la scuola.
Anche se mai abbastanza, poteva ritenerla una degna sostituta dei suoi compagni.
Adesso se ne stavano lì, nella casa dei Gryffindor, felici di trovarsi come due sorelle.
Le vennero in mente anche i suoi genitori, ma dopo aver cancellato l’Oblivion era tornato tutto come un tempo, e non c’era Natale o parte delle vacanze estive che non avesse trascorso con loro.
Inoltre adesso era anche più impegnata, considerando che alla fine dell’anno ci sarebbero stati gli esami per i M.A.G.O.; doveva occuparsi del C.R.E.P.A.; e si stava anticipando notevolmente per gli studi successivi onde entrare nel Ministero della Magia.
Eppure non era felice.
Non si scomodò nemmeno quando Ginny esultò nella Sala Grande, durante la colazione alla lettura di un articolo in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta.
“Qui dice che sia tu che mio fratello ed Harry con molta probabilità comparirete tra le figurine delle Cioccorane. Non la trovi simpatica come idea?”
“Altroché!” rispose con un finto sorriso.
Era evidente che anche gli Slytherin stessero leggendo la stessa notizia, e forse buona parte della Sala considerando le risatine sardoniche, gli sguardi divertiti e qualche mezzo applauso dalla platea.
Anche lui lo sapeva.
La strategia le vietava rigorosamente di girarsi, ma se li poteva sentire i suoi occhi addosso.
Perché?
Si domandò come un’imbranata.
Perché la considerazione di Malfoy doveva importarle qualcosa?
Perché da quando lo aveva visto sereno tra le braccia di Astoria, aveva capito che lui era felice, lui … e non lei.
Che Hermione J. Granger non meritasse di esserlo?
Che uno come Malfoy, dopo quello che aveva combinato,e ringraziando Merlino, anche dopo quello che non aveva combinato, meritasse di stare meglio di lei?
Perché la felicità doveva riguardargli se era stato sempre dalla parte sbagliata, e lei, che aveva sacrificato tanto, troppo, invece era  … gelosa?
Sì, cattiva e gelosa!
Si rimproverò prima di uscire dalla Sala. Avrebbe voluto mangiarseli quei pochi metri, ma sostituì l’idea di correre con una camminata veloce, rapida, purché lontana da tutti.
È tutto qui il tuo problema, Hermione?
L’invidia?
Il fatto che nessuno abbia fatto pagare a dovere i Malfoy per i loro intrighi da cortigiani, per la loro adesione alle idee quantomeno sconcertanti dell’Oscuro, per i loro tradimenti, le facce da doppiogiochisti che ancora adesso ostentano tra le mura della scuola o quelle del Ministero?
Nessuno ha fatto pagare ancora Draco Malfoy per averti disprezzata come l’ultima dei suoi servi e averla passata liscia?
Li detesti per questo? …
Lo detesti per questo?
O solo perché Astoria Greengrass ha fatto uscire un lato di lui che tu manco sapevi esistesse; ed è come averlo visto per la prima volta, come un ragazzo, simile ad un babbano, bello quanto può esserlo un individuo che sta diventando uomo, e … tenero, di una tenerezza sulla quale non avresti scommesso neanche un galeone?
 

*

 
Quando apprese la nuova legge speciale per tutti gli ex mangiamorte che il Ministero della Magia aveva approvato, confermò tutto quello di cui si era convinta ultimamente, i lati buoni e cattivi non sono mai troppo distinguibili in un essere umano.
La linea a volte, è talmente sottile che si perde il lume della ragione per cercare di fare chiarezza.
Gli ex seguaci di Voldemort, che erano anche la classe più ricca e vetusta del mondo magico, non l’avrebbero presa bene questa novità; per essere sinceri nemmeno lei.
Anche Harry avrebbe avuto parecchio da ridire, per non parlare di … Lucius Malfoy.
Aveva saputo che era ritornato alla sua carriera politica, di cui era particolarmente abile, tanto da collaborare con gli Auror per via della sua eccellenza nella conoscenza delle Arti Oscure più proibite.
Certamente il Ministero, anche se lo aveva riaccolto nel proprio seno, doveva ancora avere qualche titubanza sulla sua conversione all’idea di nascite miste.
Hermione Granger avrebbe scommesso Grattastinchi che la famiglia Malfoy, per quanto pentita ed ubbidiente volesse dimostrare di essere, infondo, sotto sotto rimaneva radicata nelle proprie convinzioni anti-babbane, e quella legge dimostrava apertamente che forse non era solo una supposizione sua.
Rilesse il testo della legge riportata pari pari sulla Gazzetta del Profeta, saltando volutamente tutti gli articoli che la correlavano.
Gli antichi sostenitori del Signore Oscuro, celibi o nubili all’atto della promulgazione, che hanno partecipato direttamente o indirettamente all’ascesa al poter di Lord Voldemort,e che hanno preso il marchio dell’Oscuro, sono obbligati, insieme ai loro futuri figli e figlie, a contrarre matrimonio solo ed esclusivamente di sangue misto.
 
 
 
Nota: Personaggi e ambientazione sono della signora J.K.Rowling, io li uso senza alcuno scopo di lucro per il corso di questa storia.
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