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Autore: FanficwriterGHC    22/01/2012    11 recensioni
AU- Recandosi a Barnes and Noble per farsi autografare un libro da Richard Castle, Kate Beckett non avrebbe mai immaginato di incontrare sua figlia e di farle da babysitter per il resto del pomeriggio. Quello che accadde in seguito fu qualcosa che non aveva vissuto nemmeno nei suoi sogni più incredibili.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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OF FINDING INNOCENCE 

di FanficwriterGHC

Traduzione di Sara Izzie


CHAPTER 1



“Hai intenzione di lasciarmi qui?! Kate, io non li leggo nemmeno quei libri!” protestò Madison.

“Maddy, tu mi hai trascinato qui per far autografare questo libro. Devo andare al bagno. Torno subito”.

Madison le lanciò un’occhiataccia ma annuì, e Kate passò sotto il nastro che delimitava la fila verso Richard Castle, il quale, convenientemente, si stava prendendo una pausa. Lei e Madison erano in fila da quarantacinque minuti e Madison stava diventando insopportabile. Kate non aveva veramente bisogno di andare al bagno, ma era una buona scusa per scappare dai racconti di Madison riguardo al suo ultimo ragazzo. Le voleva veramente bene, ma a volte.. per carità.. la sua vita era troppo.. no, decisamente poco carino. Non dovrebbe invidiare la vita normale di Madison.

Kate attraversò il corridoio sul retro, si infilò in bagno e fu sollevata quando vide che era vuoto. Non aveva bisogno di una lunga pausa, ma solo di una pausa. Dopo aver usato la toilette, si fermò davanti al lavandino e si lavò le mani, osservando il proprio riflesso. Le occhiaie stavano finalmente svanendo; aveva messo su un po’ di peso ed era molto meno pallida. La sua terapista aveva detto che le cose stavano andando bene.

Sospirò e frettolosamente afferrò della carta per asciugarsi, distogliendo lo sguardo dallo specchio. Non voleva pensare al perché fosse così bello che lei sembrasse più un essere umano che un cadavere vivente quel giorno: l’aveva udito fin troppo dagli tutti gli altri.

Spinse la porta per aprirla e stava per tornare in coda quando si scontrò con una massa di treccine arancioni e Mary Janes.

“Alexis!”. Udì la risata di una voce maschile. “Stai attenta a dove vai tesoro!”

“Scusa..” mormorò la bambina, alzando la testa verso Kate.

“Non fa niente. Ti sei fatta male, piccola?” chiese, guardando l’esile figura della bambina, che pareva molto pentita.

“Sto bene, grazie” rispose lei, proprio mentre un uomo alto apparve.

“Mi dispiace” sorrise lui, abbassandosi per prendere in braccio la bambina “E’ un po’ su di giri oggi”

“Oh, non c’è alcun..” Kate si bloccò non appena si ritrovò faccia a faccia con Richard Castle “.. problema..” concluse lentamente.

“Siamo appena tornati dalla California e qualcuno..” fece il solletico alla bambina e lei ridacchiò, nascondendo la testa nella sua spalla “..è un po’ scosso dal fuso orario”.

“E tu mi hai dato un biscotto” osservò lei.

“Anche quello” sorrise lui “Ti sei comportata bene mentre papà firmava gli autografi, meritavi una ricompensa”.

“Ma adesso sono agitata..” mormorò lei sbadigliando.

“Non per molto ancora, a quanto pare” disse Kate. Aveva davvero parlato? Richard Castle era davvero lì con sua figlia in braccio, discutendo degli eccessi di zucchero?

“Già, sta per crollare..”. Richard Castle scrutò la fila di gente “E ne avrò ancora per almeno tre ore”. Kate lanciò a sua volta un’occhiata e ridacchiò vedendo Madison chiacchierare con un ragazzo carino poco più indietro. Ovviamente. “Da quanto lei è qui?”

“Un paio d’ore” rispose lui, voltandosi di nuovo “Probabilmente sembrerò più impertinente di quello che sono ma..” “..speravo potesse autografarmi un libro, si” lo interruppe Kate sorridendo, mentre lui la guardò un po' impacciato.

Poi rise. “Beh, ho un pennarello. Lo firmo subito, così puoi andare a soccorrere la tua amica”.

“La mia amica?”

“Siete dietro a una trentina di persone giusto? La bionda..?”

“Uh.. si” rispose Kate sconcertata. Tutto ciò era lusinghiero – stranamente lusinghiero, e non avrebbe dovuto esserlo.

Castle sorrise e guardò sua figlia che si stava pian piano addormentando sulla sua spalla.

“Lex, puoi scendere un secondo?”. Lei scosse la testa e posò di nuovo la testa sulla sua spalla, mentre Rick le accarezzò la schiena. “E’ esausta”. “Andare avanti e indietro dalla California sarebbe faticoso per chiunque” convenne Kate. Stava davvero chiacchierando con Richard Castle riguardo a sua figlia?

“Hai portato un libro o volevi prenderne uno dal tavolo?” chiese lui. Kate frugò nella borsa ed estrasse una copia di Storm Season. “Ne ho portato uno”. Certamente l'aveva; fingeva che fosse stata Madison a trascinarla lì per quella cosa così ridicola, ma segretamente non stava più nella pelle.

Lui sorrise. “Puoi tenerlo fermo per favore? Non voglio metterla giù” aggiunse, alludendo ad Alexis.

“Certo. Grazie mille” disse lei. Aprì il libro sulla prima pagina e lo tenne sollevato per permettergli di firmarlo. “Non c’è problema” esclamò lui, la penna ferma sulla pagina. “Me ne sono completamente dimenticato.. come ti chiami?”. “Kate Beckett” rispose lei tranquilla. Dove era finita la ragazza ammaliata e senza parole che pensava sarebbe diventata di fronte a lui? E, cosa più importante, dov'era lo scrittore playboy che si aspettava di incontrare?

“Gran bel nome” mormorò lui scrivendo “Buona consonanza”.

“Grazie?” chiese lei mentre Castle richiudeva la sua penna, e strinse il libro a sé.

“Oh, è un complimento” ammiccò lui.

“Papà, sono stanca..” borbottò Alexis.

“Lo so tesoro. Tra poco avremo finito”

“Perché mamma non poteva tornare con noi?”

Kate vide Castle corrugare la fronte e accarezzare la schiena della figlia. “La mamma è dovuta rimanere in California per girare il suo film”

“Con quell'uomo?”

Il suo cipiglio si fece più profondo. “Si. Alexis, tesoro.. quando tempo hai trascorso con 'quell'uomo'?”

“Mamma mi ha lasciata da sola con lui per un po'.. è noioso.”

Castle si accigliò e sbatté le palpebre, come se avesse appena realizzato che Kate era ancora lì. “Mi dispiace” bofonchiò.

“Non c'è problema”. Il quadro della situazione che si era fatta non era dei migliori, e rimase colpita dall'idea che una donna potesse volere qualcun altro quando aveva quest'uomo. E' vero, non lo conosceva, ma lui era Richard Castle. E dato che non sembrava rappresentare in alcun modo l'immagine di playboy che gli era stata attribuita, perché lasciarlo? Perché lasciare la bambina?

Lui lanciò di nuovo un'occhiata alla coda e Kate notò che la sua guardia del corpo l'aveva intravisto e gli stava facendo segno di avvicinarsi, indicando l'orologio. “Pare che mi stiano richiamando all'appello”.

“Grazie per l'autografo”

“Grazie per non aver urlato contro mia figlia” rispose lui.

“Chi potrebbe mai urlarle contro? E' così carina..” sorrise Kate. Dubitava che sarebbe stata capace di farlo dopo aver realizzato che Alexis era sua figlia. Anche ammesso che non lo fosse, non avrebbe potuto urlare comunque contro quel piccolo viso sorridente.

“Ti dirò, è difficile odiarla” rise lui. “Ma io.. dobbiamo smetterla di pianificare tutti questi eventi dopo un viaggio” mormorò, sistemando meglio Alexis in braccio a lui.

“Papà?”

“Si tesoro?”

“Devo andare al bagno..”

Sospirò. “Alexis, perché non me l'hai detto prima?”

“Non ne avevo bisogno” rispose lei staccandosi per guardarlo.

“Uhm.. ti farò accompagnare da Paula mentre firmo gli autografi, okay?”

Alexis scosse freneticamente la testa. “No, ti prego”.

I suoi occhi si allargarono, e Kate improvvisamente si sentì come se stesse facendo molto di più che intravedere di sfuggita qualcosa della loro vita.

“Perchè?” chiese Castle.

“Parla di mamma..” sussurrò la bambina.

“Oh”. Sospirò e le accarezzò la schiena. “Lexi, non so chi altro potrebbe..”

“La accompagnerò io”. L'aveva davvero detto? Oh merda. L'aveva fatto, non è vero?

Lui la guardò. “Davvero?”

“Sono un poliziotto” balbettò, mostrandogli il distintivo che teneva sempre all'interno della giacca. “Dicono che diventerò Detective molto presto. Perciò.. si può fidare. Wow” rise nervosamente “Non è esattamente il modo in cui avevo in mente di dirlo..”. In verità non le era mai nemmeno lontanamente passato per la mente. La sua bocca aveva deciso di fare l'offerta prima che il cervello potesse realizzarlo, ma lui sorrideva, e ciò le suggerì che forse, dopo tutto, non si stava rendendo così ridicola.

Lui rise di gusto. “Okay.. un poliziotto eh? Sarebbe.. cavolo.. sarebbe grandioso”

“Non c'è alcun problema”

“Alexis..”. Le diede un colpetto affettuoso sulla schiena per richiamare la sua attenzione. “Posso farti accompagnare al bagno da Kate?”

Alexis spostò lo sguardo da lui a Kate e viceversa. “Okay”.

Castle la fece scendere e Kate le tese la mano. Aveva fatto la sua offerta; l'unica cosa rimasta da fare era portarla a termine. E davvero, con quella piccola mano tra la sua, quanto orribile poteva essere?

“Posso portarla al tavolo quando è pronta?”. Lui annuì e sollevò una mano in direzione della guardia, che li stava guardando torvo. “Grazie infinite”

Kate poté solo sorridere, la mano calda di Alexis stretta nella sua. “Non è affatto un problema, davvero”

“Fantastico” si inginocchiò all'altezza di Alexis “Sarò là al tavolo, d'accordo?”

“D'accordo” rispose lei, muovendo avanti e indietro la mano di Kate.

Si alzò e rivolse a Kate un sorriso pieno di gratitudine. “Okay.. beh, ci vediamo tra poco allora”

“Non si preoccupi. Andiamo Alexis” sorrise lei, voltandosi per guardare la bambina “Ci sono appena stata, al bagno. E' carino. Sei pronta?”

“Si” sorrise lei “A dopo papà”.

Presero direzioni opposte e Kate portò Alexis in bagno. La bambina la seguì tranquilla, guardandosi intorno e osservando gli immensi scaffali di libri che si innalzavano anche oltre Kate. “Non c'è nessuno. Hai scelto un buon momento” disse lei quando entrarono.

“Papà non è d'accordo..” disse Alexis a bassa voce, lasciando la mano di Kate ed entrando in una delle cabine.

Kate si appoggiò alla parete di fronte. “Tuo padre è solo molto impegnato, non è arrabbiato”. Non riusciva a spiegarsi il bisogno di confortare la bambina, ma qualcosa.. qualcosa l'aveva colpita nel profondo, ascoltando Alexis parlare di sua madre e della donna che apparentemente parlava di sua madre..

Sentì Alexis dare una risposta evasiva, e decise di mettere via il libro in attesa della bambina. Un minuto dopo Alexis riapparve e Kate la accompagnò al lavandino. “Ce la fai da sola?”

Alexis arrossì. “Papà di solito mi tiene sollevata”

Kate sorrise e si piegò in avanti, issandola su una gamba e tenendola in equilibrio. “Vedi? Non c'è problema”. Sembrava tutto così facile. Quando era stata l'ultima volta che aveva avuto a che fare con una bambina?

Alexis ridacchiò e si lavò le mani. “Da grande voglio essere alta”

“Lo sarai. Nemmeno io ero alta alla tua età” disse Kate, e vide il suo volto illuminarsi.

“Ma tu sei così grande!” esclamò Alexis spalancando gli occhi. Kate rise e la poggiò a terra, passandole della carta per asciugarsi. “Porto i tacchi” spiegò, sollevando un piede cosicché Alexis potesse vedere le sue scarpe tacco dieci “E sono molto più vecchia di te”.

“Quanti anni hai?” chiese Alexis. Era la perfetta immagine dell'innocenza.

“Ho solo ventitré anni” rispose Kate “E tu?”

“Ho sette anni” sussurrò Alexis “Da quattro giorni”

Kate sorrise. “Per questo eri in California dalla tua mamma?”. Era troppo invadente?

Alexis annuì. “Lei e papà mi hanno portato allo zoo”.

Sembra divertente” sorrise Kate; la prese per mano e insieme uscirono dal bagno, dirette verso la zona dei libri per bambini. “Ti sei divertita?” la incitò Kate sperando di vedere il sorriso sul volto della bambina, dato che il solo menzionare la madre sembrava averle strappato tutta la felicità. Lei annuì, poi alzò lo sguardo verso Kate con un vago cipiglio. “Litigavano tanto”.

Kate strinse la sua mano. Apparentemente era la domanda sbagliata. “Qualche volta i genitori litigano” le disse, sorpresa dalla sua stessa risposta. Era onesta, ma non eccessivamente schietta, e si chiese cosa l'avesse fatta sentire a suo agio abbastanza da parlare in questo modo a una bambina che quasi non conosceva.

Lo so..” sospirò Alexis “Lo fanno sempre..”

Kate abbassò lo sguardo su di lei e sentì il suo cuore stringersi. Questa era senza ombra di dubbio la bambina più dolce che avesse incontrato da un pezzo, e sembrava così senza speranze..

Kate non era pratica in fatto di bambini, ma sapeva che nessuno a sette anni dovrebbe sentirsi così rassegnato.

Sono sicura che tutto funzionerà, Alexis” le disse Kate mentre raggiungevano il tavolo e la rumorosa fila di donne esaltate. Le lanciarono sguardi incuriositi quando passò con Alexis e non sapeva se sentirsi un po' compiaciuta o totalmente disorientata dalla loro attenzione.

Anche papà dice così” rispose Alexis, e guidò Kate. “Da questa parte”.

Okay”. Kate alzò le spalle, lasciando che Alexis la trascinasse verso il tavolo dove Castle sedeva. Doveva averlo detto agli assistenti, perché a nessuno sembrò strano che la figlia di Richard Castle stesse portando una donna sconosciuta al tavolo. Indubbiamente Kate trovò la situazione bizzarra. Era davvero in piedi dietro a Richard Castle mentre autografava libri?

“Siamo tornate papà!” annunciò Alexis arrampicandosi su una sedia accanto a lui.

“Ciao tesoro” la salutò lui, sporgendosi per darle un tenero bacio sulla guancia mentre autografava il libro di un'impaziente donna bruna che guardava Alexis come fosse la peste. Qual era il suo problema? Alexis era adorabile!

“Grazie” mormorò quando lui le riconsegnò il libro.

Kate osservò Castle lanciare alla donna uno sguardo prima di voltarsi verso.. oh, merda. Quella era Madison.

“Kate?”

“Uh.. hey, Maddy” rispose Kate muovendosi leggermente, a disagio, mentre Alexis spostava lo sguardo dall'una all'altra.

“E' una tua amica?” chiese.

Kate annuì. Non aveva una buona spiegazione questa volta, e percepì esattamente come Madison si sentiva -scioccata, silenziosamente compiaciuta, e confusa.

“Lei è una tua amica?!” chiese Madison con gli occhi sgranati. “Oh, uh.. salve, sono Madison” aggiunse, guardando Castle “Uhm..”

“Sei con Kate giusto?” ridacchiò lui “Sei la benvenuta qui se lo desideri”

“Uhm..”. Madison li guardò. “Veramente Kate, devo andare al lavoro, ma.. tu divertiti. E chiamami dopo”.

Kate annuì e la guardò uscire. Le avrebbe fatto il terzo grado più tardi, e probabilmente anche un quarto e un quinto. Alexis la guardò. “Non si è fatta autografare il libro”.

“Non credo che Madison fosse qui per questo” rispose Castle prendendo il libro di una giovane ragazza “Come ti chiami?”

Lei sembrava sul punto di svenire. Kate sarebbe stata così, se la bambina accanto a lei non si fosse scontrata con le sue gambe?

“Mi chiamo Stacey”.

“Grazie per essere venuta, Stacey” disse lui, lanciandole uno dei suoi seducenti sorrisi che facevano arricciare i suoi brillanti occhi blu. Per essere corretti, era abbastanza per far andare in estasi chiunque.

“Amo i tuoi libri!” disse lei emozionata. Sul punto di svenire o no, Kate non si sarebbe mai comportata così. “E sai, sei ancora più attraente di come appari in copertina!”.

Kate sentì una mano tirarle la giacca e abbassò lo sguardo su Alexis, che le faceva segno di avvicinarsi. Kate si abbassò e pose l'orecchio accanto alle labbra di Alexis.

“Lo fanno sempre” sussurrò.

“Che cosa?” chiese Kate guardando la ragazza decisamente troppo estasiata, che osservava Castle come se stesse per sporgersi sul tavolo per baciarla. Lui non ne aveva la minima intenzione.

“Dire che papà è attraente”.

Kate ridacchiò e si inginocchiò così da essere parzialmente accovacciata dietro il tavolo; in quel modo la giovane ragazza non si sarebbe resa conto che Alexis parlava male di lei. Dovette però concordare. “Il tuo papà è attraente” le disse Kate con onestà.

“Beh, ovvio!” replicò Alexis “Ma.. perché glielo dicono? Sono qui per far autografare i libri”.

Kate era sconcertata. Quella bambina era abbastanza perspicace da capire che i libri di Castle e la sua persona erano due entità completamente diverse. Ne sapeva forse anche di più di Kate riguardo a ciò, dato che anche lei li aveva ritenuti una cosa sola fino a circa dieci minuti prima. Cosa poteva rispondere? “Qualche volta le persone hanno un comportamento inappropriato” decise di dirle, dopo un attimo di pausa. Sua madre.. sua madre le aveva sempre detto che la verità non può ferirti.

“Già..” convenne Alexis, risvegliandola da quell'improvvisa spirale colma di offuscati ricordi delle sue stesse lezioni di vita. “Non mi piace”

“Va bene così, Alexis” disse Kate battendole con gentilezza una mano sul ginocchio “Non sei obbligata”

“Di solito non vengo” spiegò lei lanciando uno sguardo a suo padre che stava diligentemente autografando e lanciando sorrisi seducenti. “Ma la nonna era impegnata”

“Hai qualcosa da fare quando vieni?” chiese Kate guardandosi intorno. La maggior parte delle persone era totalmente ignara che lei fosse lì; tutto ciò doveva essere di una noia a dir poco mortale per una bambina.

“Colorare libri e leggere storie” rispose Alexis “Ma Paula ha lasciato la borsa in macchina” continuò, arricciando il naso.

“Beh, questo posto è pieno di storie” disse Kate. Un attimo.. stava davvero considerando di rinunciare a metà del suo unico giorno libero solo per portarla nella sezione per bambini? Non conosceva nemmeno quelle persone.

Poi, però, gli occhi di Alexis si illuminarono. “Mi porteresti?”

Castle si voltò, apparentemente non così preso dall'autografare libri come Kate aveva pensato. “Alexis, cosa stai chiedendo a Kate?”

“Ha detto che mi porterebbe a vedere dei libri” rispose Alexis.

In verità Kate non l'aveva fatto, ma era stata sul punto di farlo, no?

“Alexis, non puoi aspettarti che Kate passi tutto il giorno con te” disse gentilmente.

Il sorriso di Alexis svanì, ma annuì comunque. “Non fa niente. Scusa papà..”

“Non devi scusarti tesoro” replicò lui, passandole una mano tra i capelli e guardandola un po' triste per un secondo prima che una donna con i capelli neri raccolti in una coda gli desse un colpetto sulla spalla. “Per quanto carina tua figlia possa essere, Rick” sussurrò, la voce abbastanza bassa per non essere udita dalla coda, che si era trattenuta, ma non da Kate. “Queste persone non sono qui per vederti fare il papà”. Wow. Quelle si che erano parole aspre.

“Paula” sibilò Castle “Hai organizzato questa cosa un'ora dopo il nostro viaggio di ritorno. Ho dovuto portarla, e se hai intenzione di parlare di mia figlia, fallo dove non ti può sentire”

“Se portassi Alexis a vedere i libri per un po', e lei venisse da noi quando ha finito?” suggerì Kate. La sua voce era uscita prima che potesse fermarla. Non voleva vedere Alexis rannicchiarsi ancora di più sulla sedia; la faceva stare male, e non aveva mai incontrato quella bambina prima. Come poteva qualcuno essere così insensibile nei confronti di un bambino, specialmente di una così carina ed educata?

Castle si voltò di scatto. “Kate, non.. ci hai appena conosciuti, non posso chiederti una cosa simile”

“Hai intenzione di lasciare che una sconosciuta si prenda cura di Alexis? Non lasci nemmeno che io mi prenda cura di lei!” replicò Paula.

“Kate è un agente di polizia” intervenne Alexis.

Kate annuì e si alzò in piedi, aprendo la giacca furtivamente in modo che solo Paula potesse vedere il distintivo. “Sono contenta di poterlo fare. Ho il giorno libero”. Non le piaceva quella donna, e ciò era totalmente irrazionale, ma erano lì, e lei doveva aiutare Alexis. Non aveva bisogno di essere in nessun altro luogo.

“Che è probabilmente il tuo unico giorno libero” aggiunse Castle “Onestamente Kate, è molto gentile da parte tua, ma..”

“Ma niente” lo interruppe lei “Saremo nella sezione per bambini. Venga da noi quando ha finito”. Tese la sua mano ad Alexis e la bambina saltò subito in piedi afferrandola.

“Posso, papà?”

Castle sembrava perplesso, ma alla fine annuì. “Okay, divertiti pumpkin. E vieni a cercarmi se qualcosa va storto” aggiunse, guardando Kate.

“Non è un problema, signor Castle” sorrise lei “Sua figlia è divertente. Ho bisogno di divertirmi”. Oh, ecco.. ancor più onestà. L'interruttore che le faceva tenere la bocca chiusa si era magicamente spento?

“Chiamami Rick. E grazie infinite Kate, davvero”.

Lei sorrise. Rick. “Andiamo Alexis, cerchiamo qualcosa da leggere”.

Guidò la bambina fuori dalla zona autografi, verso la sezione per bambini, sorridendo mentre Alexis muoveva le loro mani intrecciate avanti e indietro. C'era qualcosa di stranamente confortante in quel gesto, e Kate realizzò che l'ansia che l'aveva pervasa dal momento in cui aveva messo piede in quel posto stava svanendo.

Grazie” disse la bambina a bassa voce quando raggiunsero l'entrata della colorata sezione dei bambini, con il suo accogliente pavimento di legno e gli scaffali più bassi. Kate aveva sempre pensato che Barnes and Noble facesse un gran bel lavoro nel rendere i libri invitanti per i bambini piccoli, e ora, trovandosi lì con una di loro, si sentì spinta a cercare la storia perfetta.

E' un piacere Alexis. Come ho detto, sei simpatica” disse alla bambina, rivolgendole un piccolo sorriso.

Alexis sorrise a sua volta. “Anche tu sei simpatica”.

Kate le strinse la mano. “Forza, cerchiamo un libro”.

Alexis saltellò e la trascinò dentro alla sezione per bambini, chiacchierando eccitata, lo sfinimento di poco prima ormai dimenticato. Kate si sentì più leggera, più giovane. L'intero incontro era surreale, e il suo comportamento di certo rientrava nella categoria. Ma la bambina che esaminava ogni scaffale trascinandola qua e là era dolce, e vivace e innocente. E dopo aver inseguito ladri e criminali per tutta la settimana, c'era qualcosa di stranamente confortante nell'essere la persona più fantastica per quella piccola creatura.

Alexis si fermò davanti ad una collezione di Shel Silverstein e prese in mano un libro. “Possiamo leggere questo?”

Certo” rispose Kate “Dove vuoi sederti?”

Le beanbags* sono le mie preferite” disse timidamente.

Kate sorrise. “Anche le mie”

Trovarono una beanbag abbastanza ampia per entrambe sul retro della sezione. Kate si sedette e Alexis, felicemente, si lasciò cadere sulle sue gambe, appoggiandosi contro di lei, completamente a suo agio. Kate aprì il libro e lo tenne aperto di fronte a loro.

Me lo leggeresti?” Alexis chiese a bassa voce, con timidezza.

Certamente” rispose Kate, e sentì Alexis rilassarsi alla sua risposta “Questi sono da leggere ad alta voce. Puoi aiutarmi”

Alexis annuì e lessero una storia dopo l'altra; Kate era deliziata dalle risate e dai commenti della bambina seduta in braccio a lei. Era contenta e divertente, e seguiva Kate pagina dopo pagina. Aveva amato questi libri da bambina, e c'era qualcosa di.. nostalgico.. nel riscoprirli quel giorno, lì, con quella bambinetta che si fidava di lei tanto da volere che la tenesse al sicuro e felice per tutto il pomeriggio.

Alla fine gli interventi di Alexis si fecero meno frequenti e si addormentò, la testa ciondolante contro il suo torace. Kate la guardò e sospirò, rilassandosi nella beanbag. Era seduta a Barnes and Noble con la figlia di Richard Castle addormentata tra le sue braccia. Distrattamente passò una mano tra i capelli della bambina e osservò gli scaffali che le circondavano. Lei e sua madre l'avevano mai fatto quando era piccola? Erano spesso andate in biblioteca, se lo ricordava. Ma si era mai addormentata in una libreria? Certamente non l'aveva mai fatto con qualcuno che conosceva a malapena, ma i suoi genitori, felicemente sposati, non erano scrittori famosi.

Kate lanciò uno sguardo ad Alexis. Era giovane, spensierata e innocente. Tutto ciò che Kate non provava da un pezzo. Era a malapena in grado di camminare lungo la strada senza la sensazione che qualcuno la stesse seguendo. Ma questa bambina aveva trascorso solo dieci minuti con lei e già la riteneva sicura. Anche suo padre però, e questo era forse merito del distintivo. Avrebbe dovuto dirgli di non credere sempre alle persone con un distintivo. Alexis si mosse su di lei e la sua mano si aggrappò ai jeans di Kate.

Lei sorrise e dondolò un po' avanti e indietro. Si sarebbe preoccupata di tutto questo più tardi, quando Castle -Rick- avrebbe finito di autografare libri. In quel momento voleva solo godersi il tempo con quella bambina. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma aveva trovato una sorta di conforto in Alexis, un conforto che era mancato.

Il suo cellulare suonò e lei si mosse per estrarlo dalla borsa. Guardò lo schermo e trovò un messaggio di Madison.

Okay, quello che cavolo era?





Note dell'autore (FanficwriterGHC)

*Beanbags: grossi cuscini imbottiti di polistirolo.

Link della storia in lingua originale:  http://www.fanfiction.net/s/7176396/1/

Questo autore è straniero e a gestire questo account è la persona che traduce le sue storie.
L'indirizzo email della traduttrice è
 sara.bresciani@aol.com
Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo account'

Note della traduttrice (Sara Izzie):

Salve a tutti :)  Sono certa che molti di voi  conoscono la fanfiction "Of Finding Innocence". Io me ne sono innamorata sin dal primo capitolo, e mi è venuta la pazza idea di tradurla. Dopo aver contattato Emma, l'autrice della storia, ed avere ottenuto la sua approvazione, eccomi qui. 

Ho cercato di attenermi il più possibile all'originale, benchè ritengo sia impossibile tradurre letteralmente molte espressioni senza alterarne la sfumatura. Come avrete notato, ho mantenuto l'appellativo "pumpkin" che Castle attribuisce ad Alexis, così come le beanbags, di cui ho fornito una brevissima spiegazione nella nota. 

Vorrei sapere cosa ne pensate della traduzione e ovviamente sono ben accette le critiche! 

Sara



  
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