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Autore: hikarufly    22/01/2012    2 recensioni
Post "The Reichenbach Falls", Sherlock Holmes è scomparso e il dottor John Watson ha dovuto voltare pagina... eppure ci sono ancora misteri da risolvere e un nuovo capitolo della propria storia da affrontare: un incontro casuale diventa uno dei momenti più importanti della sua vita.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando John aprì la finestra, tutto ciò che riuscì a vedere fu il solito azzurro, chiaro e disarmante cielo sgombro di nubi, così frustrante in quell'estate che non voleva finire. Era quasi arrivato ottobre, eppure non si vedeva una nuvola in cielo. Solo l'aria si era fatta un po' più fredda, anche se era soltanto un solletico leggero sulla pelle.

La cosa che più lo disturbava era guardare fuori e non trovare lo stesso groviglio di strade o lo stesso mucchio di case, non sentire Mrs Hudson che si affaccendava al piano di sotto, o di non vedere quel maledetto teschio sul suo camino. Non se l'era sentita di restare al 221b di Baker Street dopo quel che era successo, anche se all'inizio aveva categoricamente scartato l'opzione di andarsene. Poi era cominciato, senza lasciargli il tempo di rendersi conto che doveva perdere la speranza di vederlo spuntare dalla porta del salotto, in silenzio, evitando lo scalino scricchiolante, con il cappotto semiaperto e il viso di un bambino che ha appena scartato i regali di Natale. I tabloid erano arrivati per primi, ovviamente. Decine di persone si appostavano, chi con telecamera, chi con microfono e chi con un taccuino, per cercare di togliergli di bocca parole che non voleva dire: infamie, calunnie, pianti, scuse, disperazione, rimorsi e menzogne. Qualsiasi cosa, insomma, che avrebbero potuto buttare in prima pagina per parlare della perdita dello “scapolo John Watson”, della “delusione per aver creduto a delle bugie”, di “aver preso parte anche lui alla truffa Moriarty”. Non che non potessero farlo da soli, i tabloid, ovviamente. Mrs Hudson aveva finito per chiamare la polizia, quando anche le televisioni avevano iniziato a fare pressioni: per fortuna, Lestrade in persona si era preso cura della faccenda, aiutato in qualche modo anche da Anderson e Donovan, che non credevano a se stessi mentre si prodigavano per evitare che John dovesse avere a soffrire per l'insistenza dell'industria dell'informazione.

Aveva cercato un altro appartamento, per non dover restare da sua sorella Harriet. Non sopportava di doverla trattare come aveva sempre fatto, e cioè come una bambina capricciosa. Ora che Clara se n'era andata, era peggio di prima. John non sapeva più come mantenere quel poco di sanità mentale che gli restava, finché non riuscì a trovare un lavoro in un piccolo laboratorio di ricerca: non era il massimo, ma se non altro poteva permettersi un monolocale tutto per sé.

In quel giorno come gli altri, due anni dopo la morte di Moriarty, uscì dal portone con una sensazione di malessere, la testa pesante, la noia che gli strisciava sotto la pelle come il veleno di un serpente. Camminava un po' affrettato, in mezzo al groviglio di persone che affollavano il marciapiede, finché credette di aver perso completamente il senno. Tra due corpulenti uomini d'affari aveva notato, senza ombra di ragionevole dubbio, la stoffa del cappotto di Sherlock. Non aveva saputo che cosa ne era stato quando il suo corpo era stato portato all'obitorio. Molly gli aveva assicurato che non se la sentiva di compiere alcun approfondimento, e che aveva lasciato tutto in mano ai suoi colleghi. Mycroft Holmes si era occupato di tutto, senza consultarlo: probabilmente, anche se non lo dava a vedere nella maniera migliore, teneva di più a suo fratello di quanto non volesse dimostrare. John superò qualche signora chiacchierona e un paio di ragazzini, ma la figura con il cappotto era ancora piuttosto lontana: riusciva solo a vedere che aveva un cappello in testa, dalla forma piuttosto regolare, scuro e a campana. L'ansia e la tensione gli facevano martellare il cuore fino a sentirlo pulsare nelle orecchie, mentre sorpassava anche i due uomini d'affari...

La figura si voltò d'improvviso, fermandosi e per un istante fulmineo i loro occhi si incontrarono. Non era Sherlock, e John si sentì così stupido e sciocco per averlo anche solo pensato, anche se il cappotto era identico, anche per taglia. Era una ragazza minuta, e il cappotto le stava grande: bionda, sotto il cappello di feltro che si tolse poco dopo, gli occhi grandi, rotondi e azzurri e l'espressione dolce. John rimase a guardarla più a lungo di quanto lei fece con lui, e quei momenti scorsero lenti abbastanza per fargli scorgere ogni dettaglio; la ragazza si tolse il cappello con una mano soltanto, e i suoi capelli si sciolsero sulle sue spalle, liberi e disordinati, in una sorta di armonia asimmetrica. L'altra mano stringeva il manico di un piccolo trolley che portava con sé dal lato sinistro, dove lui non l'aveva vista data la confusione sul marciapiede. Prese il cappellino con due dita, senza lasciare la valigia, e si scompigliò i capelli sbuffando appena, per il caldo del cappotto, che aprì lentamente, bottone per bottone. Allargando la stoffa che le ricadeva decisamente abbondante, lei riprese a camminare ed entro pochi altri secondi divenne un puntino biondo in mezzo alla folla e John tornò alla realtà, restando impalato sul posto, cercando di reprimere un fastidioso nodo alla gola.

   
 
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