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Autore: RobTwili    23/01/2012    27 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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«Tesoro, agganciati la cintura di sicurezza, per favore» sussurrai, facendo retromarcia per uscire dal vialetto di casa.
«Francis… lo sai che mi dà fastidio» borbottò in risposta, con uno sbuffo irritato.
«Se facciamo un incidente? Lo sai che potresti farti male. Anzi, potreste farvi male» specificai, lanciando un’occhiata al pancione.
«Non succederà nulla, ok? Dobbiamo andare a La Bohème, ci arriviamo in meno di mezz’ora. Su, Francis, non essere pessimista. E poi ho chiesto al Dottor Ross e mi ha detto che non è obbligatoria la cintura di sicurezza» spiegò, girandosi per controllare che nel sedile posteriore non ci fossero problemi.
«Lo so, ma ormai manca poco e non voglio che vi succeda nulla». Svoltai all’incrocio, appoggiando la mia mano sulla gamba di quella ragazza così testarda che avevo sposato.
Quasi sei anni di matrimonio.
Potevano sembrare tanti, ma non per me. Non quando mi trovavo di fianco una moglie che conoscevo da sempre.
«Papà, ci sarà anche Rosalind?» con la sua vocetta il mio bambino interruppe i miei pensieri.
Lo guardai attraverso lo specchietto retrovisore: era impegnato a cercare di completare una faccia del cubo di Rubik.
«Certo Isaac. Ci saranno Rosalind e anche Steve» risposi, tornando a concentrarmi sulla strada.
Non mi sfuggì però il suo sorriso soddisfatto.
Lo vidi sistemarsi gli occhiali da vista e quel gesto mi fece sorridere.
Nonostante Isaac assomigliasse ad Ashley, in alcuni piccoli gesti mi rivedevo in lui.
«Chissà come saranno diventati grandi» mormorai, guardando nostro figlio, sul sedile posteriore.
Isaac avrebbe compiuto cinque anni due mesi dopo. Il tempo scorreva troppo velocemente.
«Sono curiosa di vedere Rosalind. Voglio capire se ha ancora gli occhioni di suo padre» mormorò Ash, dando voce ai suoi pensieri.
Era da quasi un anno che non ci ritrovavamo, a causa dei miei impegni di lavoro e dei loro.
Ash fortunatamente riusciva a scambiarsi i turni con le colleghe. Le infermiere dell’ospedale di Los Angeles erano tutte gentili, per questo ne avevo sposata una.
Sogghignai tra me e me a quel pensiero e sentii gli occhi di Ash addosso.
«Che c’è?» chiese, divertita dal mio sorriso.
«Stavo pensando» ribattei, cercando di non dire a cosa.
«Precisamente?». Si appoggiò con la schiena al finestrino, sedendosi composta dopo lo sguardo di ammonimento che le avevo dato.
«Non li vediamo da quasi un anno. È tanto» mentii, sperando che non se ne accorgesse.
L’avevo imparato quattro anni prima e in alcuni casi mi piaceva giocarci un po’. Quando Ash era incinta, non riusciva sempre a capire quando mentivo.
«Lo so. Mi mancano» sospirò, mentre posteggiavo la macchina nel parcheggio del locale.
«Papà, mi manca l’ultimo quadratino, puoi aiutarmi?». Un cubo di Rubik comparve di fianco a me, facendomi sussultare.
Solo una faccia era quasi completa: mancava una casellina.
Cominciai a ridere, notando che l’altra faccia, quella gialla, la stessa che lo avevo aiutato a comporre, non c’era più.
«Isaac, guarda» spiegai, girando lentamente le facce del cubo, fino a quando tutto il lato bianco si completò, «non è facile, non ti preoccupare se non riesci a farlo adesso». Non volevo che si sentisse uno stupido  perché a cinque anni non riusciva a fare tutto il cubo. Gli feci una linguaccia per farlo ridere, mentre io e Ash scendevamo dall’auto.
«Ricordami perché gli hai regalato quel coso a Natale» bisbigliò mia moglie, affiancandosi a me per aprire la portiera di Isaac.
«Perché si allena la mente con gli algoritmi» spiegai, prendendolo in braccio mentre Ash chiudeva lo sportello.
«Perché a cinque anni deve allenarsi con gli algoritmi? A ventisei devo ancora capire che cosa sono» bofonchiò, stringendo la mia mano mentre entravamo nel grande salone de Le Bohème.
«Sono metodi per ottenere risultati» spiegai, cominciando a sorridere quando vidi Zac.
Si alzò dal tavolo, camminando verso di noi.
«Dio come sei diventato grande» sogghignò il mio amico, scompigliando i capelli a Isaac.
«Ciao zio». Isaac si allungò verso Zac, perché potesse prenderlo in braccio.
«Sei diventato vecchio, Zac» scherzai, prendendolo in giro.
Ash stava parlando con una ragazza, anzi, una donna, mentre abbracciava una bimbetta dai capelli castani e con gli occhi più azzurri che avessi mai visto.
Solo quelli del suo papà erano più azzurri dei suoi.
«Rosalind» mormorai, abbassandomi perché potesse salutarmi.
Fece un sorriso imbarazzato, prima di nascondersi dietro alle gambe della sua mamma.
«E tu? Quanto sei diventato grande? Sei un piccolo ometto, Steve». Mi avvicinai a lui, cercando di afferrargli un braccio. Quel gesto lo fece ridere.
«Francis, per favore. Siamo in un locale» mi ammonì Ash, facendomi ridere.
Mi guardai attorno ma sembrava che gli altri clienti non fossero interessati a noi.
Meglio così.
«Ashley, la tua pancia è… enorme» constatò Mac, senza pensare di salutarmi.
«Ehi, puoi anche degnarti di dirmi un ciao, eh» sbottai offeso, dandole un piccolo schiaffo sulla spalla.
«Non è il momento Francis. Prima devo sapere tutti gli sviluppi della seconda gravidanza. Come procede?». Mac tornò a parlare con Ashley, ignorandomi.
«Papà» chiamò Isaac, tirando leggermente i miei jeans perché lo guardassi.
Gli sorrisi prendendolo in braccio e mi sedetti di fianco ad Ash.
Zac e Mac, assieme a Rosalind e Steve, seguirono il nostro esempio.
«Stai seduta bene, Rose» la ammonì Zac, sistemandole un ricciolo che le ricadeva sulla fronte.
Lei rispose con un sorriso sdentato che mi fece ridere.
Isaac continuava a fissarla in silenzio, rigirandosi il cubo di Rubik tra le mani.
«Rosalind, quanti anni hai?» chiesi, sperando che cominciasse a parlare.
L’ultima volta che ci eravamo visti era diventata meno timida ma solo quando Isaac aveva cominciato a disegnare assieme a lei.
«Quattro dopodomani» mormorò, quando Zac le accarezzò la piccola testolina riccia.
«Oh, sì! È vero» ricordai improvvisamente.
«E Steve?». Guardai quel piccolo bambino con gli occhioni azzurri. Non era lo stesso azzurro della sorella, però. Assomigliava quasi al verde della mamma; la stessa che continuava a cullarlo.
«Uno e mezzo» rispose Zac, guardando poi con un sorriso divertito Isaac.
«Sapete già se sarà maschio o femmina?». Con un cenno del capo indicò il pancione di Ash.
«No, sarà una sorpresa. Tanto manca poco, meno di un mese» spiegai.
Isaac alzò la testolina bionda, guardando Zac.
«Sarà un fratellino» spiegò, sicuro di quello che diceva.
Io e Zac non riuscimmo a trattenerci e cominciammo a ridere.
Le donne, attirate dalle nostre risate, smisero di parlare e avvicinarono le sedie a noi.
«Che cosa stavate dicendo?» chiese Mac, rivolgendosi finalmente a me.
«Cose che non ti interessano, amore» ribatté Zac.
Nonostante fossero passati anni, non riuscivano ancora a non punzecchiarsi.
Forse era proprio questo il segreto della loro felicità.
«Come procede su a Providence?» chiesi a Mac, circondando le spalle di Ash con un braccio.
«Bene, adesso insegno al secondo anno di un liceo abbastanza piccolo. Tanti si credono geni e di informatica non sanno nulla e qualche secchione che però non riesce ad hackerare nemmeno il sistema della scuola» spiegò, facendo ridere Ash.
«E a te?». Mi rivolsi a Zac, ansioso di sapere come procedesse la sua carriera di assistente universitario.
Sapevo che quasi sicuramente, molto presto, la cattedra sarebbe stata sua.
Insegnare ingegneria al MIT per un ragazzo di nemmeno trent’anni era un evento unico, ma il professore era rimasto  talmente colpito dalle sue potenzialità che gli aveva promesso la cattedra, una volta andato in pensione.
«Moore dovrebbe andare in pensione tra tre anni, quindi ancora per un po’ sarò assistente. Ma mi piace» asserì, soddisfatto del suo lavoro. «E tu Ash? Come ti trovi in quell’ospedale?» chiese, facendo saltellare Rosalind sulle sue ginocchia che rideva divertita dall’improvvisata giostra.
«Bene. Sono tutti molto gentili con noi infermiere, mi piace. Alla fine è il lavoro che ho sempre sognato». Si portò una mano sulla pancia, massaggiandosela lentamente.
«Grazie per avermi chiesto come va in quel laboratorio. Siete tutti molto gentili con me» borbottai, fintamente offeso.
Mac cominciò a ridere, contagiando anche il piccolo Steve.
La sua risatina riuscì a metterci tutti di buonumore.
«Qualcuno ha sentito John?» domandai poi, curioso di sapere se tutto procedesse bene a Londra.
«No. Dopo l’università, da quando è partito per Londra non l’ho più sentito. Ha mandato sempre meno mail e chiamato raramente. Non so che cosa gli sia successo» spiegò Zac, abbassando lo sguardo.
«Da quando Hannah l’ha lasciato si è fatto sentire sempre meno» sospirò triste Mac, accarezzando la testolina di Steve.
«Han non doveva comportarsi così. Poteva dirglielo in modo diverso che le piaceva un altro ragazzo» continuò Ashley, stringendo la mia mano.
«Ragazzi, non pensiamo più a queste cose, su. Ora John è a Londra e sta facendo carriera. Noi ci siamo ritrovati dopo quasi un anno. Dobbiamo festeggiare» proposi, prendendo il bicchiere pieno d’acqua che avevo davanti a me.
«A noi, che dopo tutti questi anni siamo ancora qui, con i nostri piccoli bimbi» brindò Ashley, avvicinando il suo calice al mio.
«A noi». Le nostre voci riunite in una sola.
Strinsi di più Isaac, dando un bacio tra i capelli ad Ash.
La sua mano tornò ad accarezzare la sua pancia arrotondata.
Mac pizzicò un fianco di Zac che le fece una linguaccia, riparandosi dietro la piccola Rosalind.
Steve, invece, succhiava il ditone con la testolina appoggiata alla spalla di Mac.
Tutti di nuovo lì, nello stesso locale che ci aveva ospitato la serata del prom, la stessa sera in cui per la prima volta avevo fatto l’amore con Ash.
In qualche modo il cerchio si era chiuso: lì avevamo festeggiato la fine del liceo e lì eravamo ritornati per vederci di nuovo.
Perché l’amicizia con Mac e Zac, nonostante la lontananza, non sarebbe mai finita.
Se poi si parlava del mio amore per Ash… be’, quello neanche avrebbe mai avuto fine.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Oooook!
Fine! :’)
Ammetto che ho pianto molto di più nello scrivere lo scorso capitolo, forse perché qui i miei nerdini sono cresciuti e si sono addirittura prolificati. Insomma, sono cambiate un bel po’ di cose, ecco.
Dunque dunque dunque, come avevo anticipato già da qualche settimana le coppie non sarebbero rimaste sempre assieme. E… John e Han… be’, l’avevo fatto capire anche al Prom. C’era qualcosa, non so bene cosa, ma non stava funzionando come doveva. Così lei ha pensato di chiamare John e dirgli che ha trovato un nuovo amore. John ci è rimasto male ed è scappato a Londra, facendo comunque carriera.
Per le altre due coppie mi sembra spiegato.
I pargoli… ho trovato Rosalind e Steve, ma il piccolo Isaac non ha ancora un volto.
Ah sì, i nomi dei bimbi: Rosalind è Rosalind Franklin, la donna che assieme a Watson e Crick ha scoperto il DNA (senza Nobel, perché è morta prima e il Nobel a differenza degli Oscar non può essere postumo). Steve, be’, lui è facile Steve Jobs. Mac doveva chiamare suo figlio come Jobs…
Isaac, devo spiegarlo? Newton, ovviamente. Francis e Ash si sono conosciuti alle lezioni di fisica, dovevo mettere un riferimento.
 
Bon, passiamo ai ringraziamenti:
volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito, perché siete stati tanti tanti tanti e mi avete sempre messo un sorriso in viso…
un ringraziamento a chi ha aggiunto la storia ai preferiti/seguiti/da ricordare (siete sopra il 200 e per me è proprio tanto).
Un ringraziamento anche a chi ha solamente letto, chi per sbaglio e chi ha seguito ogni capitolo.
Questa storia è nata come intramezzo tra due storie ‘pesanti’. Mi serviva qualcosa di leggero e spensierato, e i nerd erano l’argomento perfetto.
Mi dispiace se ci sono state pause tra un capitolo e l’altro, se vi ho fatto aspettare troppo o se in qualche capitolo non c’è stato quello che vi aspettavate.
Posso garantirvi che in qualche modo Francis e tutti i nerd sono fieri di quello che hanno fatto.
Per chi vuole, ricordo ‘From Sue Storm to Diana Prince’, lo spin-off Zac e Mac, quasi finito. Sono 5 capitoletti, insomma.
Un grazie enorme a Malia85 che mi ha betato tutta la storia, OS compresa! Senza quella santa donna non so che capitoli sfornerei! :)
 
Da questa settimana comincerò una nuova storia, sempre romantica, ma con tematiche diverse. Ale ha pensato di fare il teaser trailer della trama che avevo pubblicato nel gruppo. Lo trovate qui: You Saved Me.
Se qualcuno vorrà leggere anche quella storia, be’, sarete le benvenute!
 
Come sempre, QUESTO è il mio profilo Fb e QUESTO il gruppo spoiler (per la storia nuova e per Zac e Mac).
Grazie ancora di tutto da parte mia, di Francis, Ash, Zac e Mac. E ricordate, sognate, perché è meraviglioso.
 
Rob.

   
 
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