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Autore: Elettra28    24/01/2012    16 recensioni
Lima 12 anni dopo il diploma dei ragazzi del Glee
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“mangia almeno un po’ di pollo!”
“non ho fame papà, ho veramente lo stomaco chiuso”
“Santana mi stai preoccupando e non lo dico così tanto per dire…”
La mora fece gli occhi al cielo, come succedeva quando era bambina, ed Ernesto la rimproverava, perché non voleva mai mangiare le verdure e, sbuffando sonoramente, disse
“e và bene, lo assaggio” mettendosi in bocca un pezzo minuscolo di carne di pollo, mentre il padre la guardava soddisfatto di averla convinta.

Santana mangiò con malavoglia, metà della sua porzione, solo per accontentare il padre, che vedeva seriamente preoccupato, ma aveva lo stomaco chiuso quel giorno.
“che hai da fissarmi?” chiese ad un certo punto, vedendosi osservata “stò mangiando, non vedi?” continuò indicando il piatto
“non è per quello” disse Ernesto, mentre aveva il mento poggiato su di una mano “è che assomigli tanto a tua madre, quando fai così… stessa fronte corrucciata, stessi occhi serrati…. Siete uguali Santana, avete lo stesso carattere”
“non so se devo proprio prenderlo come un complimento” disse, vedendo che il padre sorrise

In quel momento, le diede quasi fastidio vedere il padre in quelle condizioni, il suo sguardo era certamente quello di amore verso una figlia, ma il fatto che l’avesse paragonata alla mamma, inevitabilmente la portava a fare un paragone trà lui ed Adam. Ora il padre le ricordava terribilmente Adam, perché, nonostante tutto il male che la moglie le avesse fatto, lui era ancora innamorato di lei. Il primo periodo che la mamma lo aveva lasciato, lei aveva passato una fase molto lunga di odio verso la madre, perché vedeva il padre distrutto che si faceva forza, perché la figlia non vedesse che stava soffrendo ed ogni volta che lei usava qualche espressione infelice nei confronti della mamma, lui non glielo permetteva mai, la difendeva sempre. Non aveva mai capito perché la mamma aveva rinunciato ad una persona che l’amava così tanto, ma ora, improvvisamente la capiva… capiva il perché, ed era anche sicura che aveva sofferto tanto nel lasciare il padre, anche se lei, tutto questo, non l’aveva mai immaginato, si era solo limitata a giudicarla, per aver ridotto il padre ad una vita triste.

“hai sentito Adam?” chiese lui, interrompendola dai suoi pensieri
“Wau…. Parliamo di mamma e viene fuori Adam… che tempismo perfetto dottor Lopez!”
Notò di essere stata troppo dura, nel momento in cui il padre abbassò lo sguardo
“si l’ho sentito, è a New York e ci sentiamo almeno una volta al giorno, telefonate brevi…. Ma almeno si tranquillizza e capisce che stò bene”

Erano passati dieci giorni da quando aveva deciso di allontanare due delle persone più importanti della sua vita. Ma non aveva ancora preso una decisione, si era fissata dei turni massacranti a lavoro, come se non avesse voglia di fermarsi e decidere, come se, prendere quella decisione, le faceva paura. Adam non mollava la presa, mentre al contrario, non aveva né visto né sentito Brittany, dal giorno in cui l’aveva incontrata in ospedale da Beth, questa cosa la faceva impazzire, era arrabbiata, anche se gliel’aveva chiesto lei di rispettarla e darle tempo, ma il fatto che non avesse tentato di sentirla e farle capire di non voler rinunciare a lei, come aveva fatto Adam, la faceva uscire fuori di testa. Sapeva che Brittany avrebbe rispettato ogni sua scelta, ma era rimasta delusa da quel troppo rispetto.

“Beth come stà?”
“stà bene, si è ripresa velocemente e questo può essere un bene come un male…” rispose
“in che senso?” chiese curioso
“Shelby non aspetta altro, per poter portare via la figlia da qui…. Oggi arriva Rachel, per stare un po’ di giorni, non potremo tenerla a lungo qui ed io non posso continuare a mentire, dicendo che non può affrontare un viaggio, perché ora potrebbe benissimo”
“capisco… ma capisco anche Shelby, è sua madre, l’ha cresciuta e, per quanto si possa apprezzare che Puck e Quinn abbiano deciso di far parte della sua vita, non è facile gestire un’adolescente come lei” disse lui
“lo so papà…”  rispose, come se non avesse altro da dire perché la sua testa era presa da altri mille pensieri.

L’uomo si fermò, ancora per qualche momento, ad osservarla poi prese coraggio e disse
“non posso vederti così…”
La mora sollevò lo sguardo, pronta a rispondere sgarbatamente, ma lui l’anticipò ed allungò il braccio, per prenderle la mano
“Santana…. Sei triste, mi fà male vederti così…. “ la fissò negli occhi, mentre la mora sollevava lo sguardo con gli occhi umidi “ma voglio dirti che, qualsiasi decisione prenderai nella tua vita, se ti renderà felice, io sarò al tuo fianco e ti appoggerò, non ti lascerò sola, te lo prometto” continuò, parlando con evidente commozione
Santana riuscì solo a dire “grazie papà” per evitare di scoppiare in lacrime davanti a lui

*****

“quindi oggi uscirà dall’ospedale?”
“si Rachel, te l’ho già detto almeno 10 volte”  Quinn guidava nervosamente sulla strada verso casa, dopo essere andata a prendere Rachel in aeroporto. Brittany si era offerta di andare, per evitare a lei e Puck quell’estenuante interrogatorio, che ora stava subendo, ma ci era voluta andare lei, perché voleva parlare con Rachel, voleva provare a far capire, almeno a lei, quanto ci tenessero a continuare a vedere la figlia.
“và Puck a prenderla?”
“no, la stà portando Santana a casa”rispose distrattamente
“bene…” Rachel la fissò per qualche secondo e Quinn cercò di fare finta di niente, fino a che, esausta, chiese

“cosa c’è Rachel…. Avanti lo so che devi dirmi qualcosa”
“ti rendi conto di quello che è successo? Quinn, probabilmente vi è sfuggito che, tenere a bada un’adolescente, non è per niente un gioco”  disse, come se avesse avuto l’esperienza di una mamma di 5 figli
“ma non ti è venuto in mente che è capitato a noi, ma poteva succedere anche li da voi a New York? Non è stato per una nostra negligenza, è stata la testardaggine di Beth e nient’altro!” la guardò per un secondo

“il fatto è che, quando Beth deve venire a Lima da voi, è sempre super eccitata, come se dovesse andare ogni volta in un parco giochi, questo è significativo, vuol dire che le fate fare tutto ciò che vuole”
“ah si? Ed invece non può voler dire che si trova solamente bene e si sente capita? E non eternamente costretta a fare quello che le impongono gli altri?”
“guarda Quinn, Shelby non ha mai imposto niente a Beth ed è stata anche troppo benevola nei vostri confronti, perché io non avrei lasciato nemmeno il mio canarino nelle mani di Noah Puckerman, passi tu, che hai acquisito un po’ di giudizio e buon senso…. Ma Puck…. Andiamo Quinn!”
“Puck è un padre meraviglioso, e Beth stravede per lui, se tu lo vedessi all’opera e non ti fermassi alle apparenze e soprattutto al giudizio, ti ricrederesti”
disse, mentre parcheggiava sul vialetto di casa Puckerman, mentre la vide pensierosa.

Quinn decise di prendere coraggio e, prima che potesse scendere dalla macchina, la fermò
“Rachel!” la chiamò e la mora si fermò, spaventata da quell’impeto
“ti ricordi quando, l’ultimo anno del liceo, io volevo denunciare Shelby e farle togliere la maternità di Beth?”
La mora annuì, ricordando benissimo quel momento
“tu mi dicesti che non potevo farlo, se volevo bene a Beth, perché lei amava sua madre e le avrei procurato soltanto del dolore” si fermò e deglutì
“grazie a te l’ho capito e, seppur con dolore, ho lasciato che Shelby portasse via di nuovo mia figlia, ora, con Beth, ci siamo ritrovate e lei si trova bene con noi, vuole bene a Shelby e non potrebbe stare senza il supporto della mamma, ma vedi, è un po’ come le matrioske, se metti solo la più grande, con dentro la più piccola, quando la muovi fà rumore e si sposta, sbattendo su tutti i lati, c’è bisogno di inserire le altre due bambole di legno intermedie, per tenere ben salda la piccola matrioska, ed io e Puck siamo quelle bambole mancanti” disse con sincerità la bionda

Rachel rimase ad ascoltare affascinata, una delle cose che Quinn sapeva fare bene, fin dalla sua adolescenza, era quella di saper parlare alle persone
“Qu-Quinn io…” disse confusa
“Rachel, non voglio forzarti a fare niente, voglio soltanto che, tu e Beth, rimaniate per qualche giorno qui con noi, voglio che osservi il suo rapporto col padre, che vedi come, probabilmente per alcune cose, sono anche peggio di Shelby quando si tratta di divieti, e soprattutto vedi che siamo cambiati, siamo due adulti che amano la loro figlia.” Le diede una carezza  e Rachel sorrise, emozionata per quel tocco
“ok” disse poi, notando che Quinn, più sollevata, si avvicinò per abbracciarla. Un abbraccio che la spiazzò ma che ricambiò volentieri.


****

“come và il dolore alle costole?”
“meglio, se rimangono immobilizzate” rispose Beth, mentre scriveva un sms al cellulare
“bene, credo che, trà qualche giorno, tua mamma ti vorrà di nuovo con lei” le rispose Santana, dandole un veloce sguardo, per poi tornando a guardare la strada
Notò che la ragazzina fece silenzio…
“che succede?” le chiese
“non voglio tornare a New York, voglio stare qui con te, con Puck… Quinn, Sam ed anche con Britt”
Santana sorrise, sentendo che, la sua piccola, avesse aggiunto quel nome in più alla sua lista delle persone importanti per lei.
“Beth… posso essere chiara?” le disse, vedendo che l’altra annuì
“hai fatto un’enorme cazzata!”  Beth si piegò per le risate e si mise una mano sul fianco, tenendosi le costole per il dolore
“sul serio…” continuò Santana, sorridendo anche lei “ hai messo in discussione la credibilità di Quinn e Puck, davanti a Shelby… quindi, se davvero ci tieni a stare con noi… evita di fare la ragazzina ribelle” in quel momento si fece seria, per far capire a Beth che non scherzava.
“ok Sanny” rispose lei
“ci tengo a te e se non dovessi più vederti, non saprei come fare” disse poi ,per alleggerire la cosa
Beth si aprì ad un sorriso e si avvicinò di più al lato di Santana, poggiando la testa sulla sua spalla e sospirando, come per prendere in giro la sua dolcezza
“che idiota….” Disse ridendo “vedi di non abituartici e di tenerti buone tua mamma e tua sorella, per convincerle a tenerti qui, Shelby ha mandato Rachel in avanscoperta, prima dell’attacco” le fece l’occhiolino.

****

“eccola qui la nostra pirata della strada” disse Santana, entrato a casa Puckerman
Quinn si precipitò ad abbracciare Beth, seguita da Rachel che poi disse

“Santana! non dovresti ironizzare così, soprattutto per un fatto così grave”
“Ciao Berry, bentornata, ci sei mancata… ti hanno fatto problemi al check-in per il volume del tuo naso? No ma forse è stato compensato con la tua altezza” disse la latina, facendo ridere Quinn e notando invece che Beth era seria
“Santana, smettila di ironizzare sulla mia sorellina” disse Beth, per poi andare ad abbracciare affettuosamente Rachel, cosa che fece sgranare gli occhi a Quinn
“ciao Rachel, sono felice che sia tornata, hai già visto la stanza che Puck mi ha riservato e preparato con cura?”disse, mentre Rachel aveva la bocca spalancata dallo stupore e faceva no con la testa “vieni, te la mostro” la trascinò con lei verso la sua camera
“che succede? Mi sono persa qualcosa?” chiese Quinn a Santana, che stava annuendo felice
“naaaa, ho solo fatto un discorsetto a Beth…. Come si dice… opera di convincimento?” disse, facendo l’occhiolino e vedendo che Quinn scuoteva la testa divertita


“E’ arrivata? Dov’è?” entrò Puck eccittato
“è in camera sua con Rachel, le stà mostrando la stanza” disse Quinn
“oh no… non ho fatto in tempo a sistemarla ed è tutta incasinata!!!” Puck si disperò e Quinn sgranò gli occhi preoccupata
“l’ho fatto io stamattina” si sentì una voce conosciuta, che arrivò dall’andito
“Oh Britt… come farei senza di te?” Puck corse ad abbracciarla, per poi precipitarsi verso la stanza della figlia



Santana si bloccò nel sentire quel suono e si sentì le gambe cedere, nel momento in cui vide Brittany arrivare da quel corridoio buio, con il suo sorriso
“grazie Britt” capì a malapena che Quinn la ringraziò, avvicinandosi per abbracciarla e vide che, mentre l’abbracciava, Brittany le aveva dato uno sguardo veloce. Le era bastato incrociare per un secondo i suoi occhi, per sentirsi persa e nello stesso tempo vuota.
“hey!” la bionda si avvicinò per salutarla, come se non si erano viste soltanto da poche ore
“ciao” riuscì a dire dopo aver deglutito.

Si guardarono per un tempo interminabile e Quinn si sentì a disagio, in quello spazio pieno di energia e di imbarazzo.
“vado a controllare se laggiù và tutto bene” disse, notando che le due non risposero nemmeno

Santana continuava a stare seduta sullo sgabello affianco all’isola della cucina e, soprattutto ,continuava a fissare Brittany, come se avesse avuto una visione. La bionda si sentiva un po’ in imbarazzo e decise di dire qualcosa

“come stai?” avvicinandosi
“ho visto giorni migliori”rispose, con il cuore in gola. Aveva il cervello in panne, voleva reagire in miliardi di modi, avrebbe voluto farle tante domande, ma soprattutto, le avrebbe voluto dire che le era mancata terribilmente in quei dieci giorni. “tu?” chiese infine solamente
“potrei stare meglio” rispose la bionda sorridendole

Fù in quel momento, con quel sorriso, quando il suo cuore sussultò per l’ennesima volta, che capì di amare Brittany più di chiunque altro, in quel momento inaspettato, con un semplice e banale scambio di parole cortesi, dato dall’imbarazzo reciproco.

“perché non mi hai cercato in questi giorni Britt?” chiese con terrore, perché aveva paura della risposta “cioè… lo so che io ti ho chiesto del tempo… mah…” disse, pensando al fatto che Adam le avesse dimostrato in mille modi, anche quelli più irritanti, che non voleva rinunciare a lei

“perché mi sento in colpa…. Perché, tutto questo, non sarebbe successo se fossi tornata… “ fece un altro passo verso di lei e Santana iniziò a respirare con fatica, sentendo il suo profumo
“….e perché non sarebbe stato giusto” disse poi, facendole una carezza
“io… io… ho pensato che non ti mancassi, ho pensato che ce la facessi, ancora una volta, ad andare avanti senza di me” disse sinceramente
“Santana… io ho scelto” le prese il viso trà le mani e si posizionò più avanti trà le sue gambe “io ho scelto te e non ho dubbi” disse dolcemente, dedicandole un sorriso

La mora aprì la bocca semplicemente per dire qualcosa, ma non le uscì niente ed abbassò la testa per poggiarla sul petto di Brittany, che la strinse, sentendo tutta l’angoscia che in quel momento provava.
Dopo qualche secondo, Santana risollevò lo sguardo e disse
“non ho fatto che pensare a te in questi giorni, mi sono ritrovata tante volte col cellulare in mano, perché ti volevo chiamare, ma non ho trovato il coraggio.” La bionda le sorrise, mettendole una mano sul viso per accarezzarlo dolcemente
“Adam mi ha tormentato tutto questo tempo, l’ho visto qualche volta, ma ti giuro Britt… ti giuro che, non ho provato minimamente quello che ho provato ora vedendoti, per quanto possa voler bene ad Adam”

La bionda annuì commossa per poi dire “io voglio te Santana, te e nessun altro… “
Brittany abbassò il viso e la baciò appassionatamente

“Sanny dove hai messo la bors…. Oh…. Scusate” Beth si bloccò, vedendo il  bacio delle due
“è nel cofano della macchina” rispose imbarazzata la mora
“ok…” Beth si allontanò, per poi girarsi, incredula, un paio di volte verso le due

“abbiamo appena traumatizzato un’adolescente?” chiese Brittany divertita
“non è la tipa che si fa impressionare per queste cose, ma gliene parlerò, perché si starà chiedendo un po’ di cose sicuramente” rispose
Si ritrovarono a ridere tutte e due, facendo combaciare le loro fronti.

“ti và se ci vediamo con calma stasera?” le chiese Santana
“e me lo chiedi anche?”
“io ora devo tornare a lavoro, finisco alle 22 e passo a prenderti”
“ok… sarò qui ad aspettarti”
“ti porto a casa mia stavolta” le sorrise e, per evitare che Beth rientrando le ritrovasse di nuovo in atteggiamenti troppo intimi, si limitò ad abbracciarla e stringerla forte.
In quell’abbraccio, così stretto, sentirono tutte e due la gioia reciproca di essersi ritrovate, per l’ennesima volta.
“parlerò con Adam al più presto, te lo prometto” le disse poi
“quando ti sentirai pronta… per me non è un problema San”

Era questa una delle cose che Santana amava di più di Brittany, non le aveva mai fatto pressioni, in tutta la loro vita, l’aveva sempre lasciata libera e l’aveva aspettata pazientemente, Brittany le sapeva dare sempre quel senso di libertà che lei amava.


*********

“Spark oggi sarai la mia ombra… contenta?” la giovane specializzanda spalancò gli occhi terrorizzata ed annuì, con un finto sorriso.
Santana aveva passato gli ultimi 10 giorni praticamente quasi sempre a lavoro, ed aveva ridotto i suoi specializzandi a dei vegetali, che si nutrivano e riposavano solo quando lo faceva lei e la cosa non era buona, perché lei lo faceva pochissimo.

Si sentiva particolarmente stanca in quei giorni, probabilmente aveva esagerato con i turni, era talmente felice in quel momento, che pensò di prendersi un paio di giorni di ferie, obbligare Puck a darli a Brittany e progettare una vacanza solo per loro due, avrebbe parlato prima con Adam però, e magari, con il fatto di stare per qualche giorno lontana da lui, lo avrebbe aiutato a prendere consapevolezza della cosa. Non capiva però se la nausea che l’accompagnava dalla mattina, era data dalla stanchezza o dalla tensione che aveva accumulato nel momento che aveva passato con Brittany…. O forse era solamente fame, visto che si nutriva a mala pena in quei giorni. Non ci pensò molto e si dedicò ai suoi ragazzi.

Ashley era veramente distrutta, la sua responsabile l’aveva ridotta ad uno straccio e ringraziò la dimissione di Beth quella mattina, perché, grazie a quello, la dottoressa Lopez  aveva lasciato per alcune ore il reparto.
Andarono avanti per tutto il pomeriggio e poi la sera, la ragazza la seguiva dappertutto, avevano sistemato alcune ossa rotte, portato in sala operatoria due casi non tanto gravi, per il quale, la Lopez, non si era nemmeno sprecata a lavarsi ed assistere il chirurgo di turno, per l’intervento, avevano portato analisi in laboratorio, verificato di persona la gravità di alcuni batteri di un paziente.


“Spark dovremo andare in traumatologia a controllare il paziente di questo pomeriggio, prima di finire il turno e poi….”
“No!” la interruppe la ragazza esasperata
“cosa vuol dire?” chiese Santana, perplessa per quella reazione
“è… che… ho la vescica che mi stà scoppiando capo…. Ho paura di non riuscire a reggere, se non vado immediatamente in bagno” disse quasi piagnucolando
“oh… in questo caso… vada… vada Spark” disse imbarazzata, rendendosi conto che davvero non si erano fermate un attimo
“grazie, faccio subito” disse la ragazza
“certo… certo…anche se… ha mai considerato la possibilità di un pannolone? Funziona!” disse ridendo


Ne approfittò per andare a rilassarsi un attimo, controllando l’orario, ed accorgendosi che mancava solo un’ora all’appuntamento con Brittany, non vedeva l’ora, l’avrebbe riempita di baci, sorrise, immaginandosi il momento. Andò verso il distributore automatico e si prese un caffè ed uno snack ed andò nel suo ufficio.

Il mal di stomaco, con tanto di nausea, non la lasciarono, decise di mangiare, perché sicuramente, a procurare tutto quello scombussolamento dentro di lei, era la fame.

Le bastò avvicinare il bicchiere del caffè un po’ di più al suo naso, che dovette correre verso il suo bagno privato, per tentare di vomitare, ma non le uscì niente, perché, fondamentalmente, il suo stomaco era vuoto.

Si alzò dalla posizione in cui si era messa e le venne un capogiro, fece in tempo a tenersi al lavandino per evitare di cadere

“che cazzo succede?” si disse sconvolta

Fece in tempo ad arrivare al letto per sdraiarsi, il dolore allo stomaco e la nausea non la lasciarono, si mise a fare mente locale, pensando a cosa avesse mai potuto mangiare, in quello schifo di mensa dell’ospedale, per averla ridotta così o se il pollo, che aveva mangiato a pranzo col padre, avesse qualcosa di strano, ma non ci trovò niente. Sentì la stanchezza avvolgerle tutto il fisico e pensò che, quello, non era proprio il momento adatto per ammalarsi, perché da lì ad un’ora, doveva vedere Brittany e, per quanto avessero voglia di parlare e coccolarsi, non sarebbero rimaste a farlo per tutta la sera, ma sarebbero andate oltre sicuramente.


Improvvisamente girò lo sguardo verso il calendario affianco al suo letto, da quando era tornata Brittany nella sua vita, i suoi giorni erano completamente sballati, non si ricordava nemmeno quanto tempo fosse passato dal giorno in cui l’aveva incontrata.

Come investita da un’enorme secchiata di acqua fredda, ebbe una consapevolezza e sgranò gli occhi, iniziò a respirare con fatica e sentì di nuovo i conati che salirono per il suo esofago, costringendola ad alzarsi ed a buttare fuori i succhi gastrici ,che erano rimasti nel suo stomaco. Dopo quello sforzo immane, si rialzò ed andò a lavarsi il viso, sollevò lo sguardo verso lo specchio e la sua faccia, così sconvolta, la terrorizzò. Buttò l’asciugamano per terra ed iniziò a correre, corse per tutto l’andito, fino a raggiungere l’ascensore, per fortuna lo trovò vuoto, cliccò sul tasto del piano che doveva raggiungere e provò a respirare

“non può essere, non può essere, non può essere” ripetè nervosamente, sbattendo i polpastrelli nella parete di quell’ascensore che, per la prima volta, le sembrò troppo lento “si che può essere…. Perché sei un’idiota Santana Lopez, sei una perfetta idiota” si maledì, mentre le porte dell’ascensore si aprirono

Si diresse nel magazzino dei medicinali, sapendo perfettamente cosa andare a cercare, ne prese quattro ed, anche se era tentata di dirigersi verso il bagno di quel reparto, optò per andare in quello privato del suo ufficio, sarebbe stata più al sicuro.

Arrivò di corsa nella sua stanza e, mentre ansimava per la corsa, chiuse a chiave la porta.

“ok…. O….ok… stai calma… calma….” Ripetè a sé stessa, provando a fare dei respiri e riflettendo sul fatto che, forse, non era il caso in quel momento, di stare da sola…. Pensò di chiamare Brittany, ma poi non avrebbe resistito ad aspettare tutto quel tempo, così lo fece. L’ansia di aspettare il risultato di quell’aggeggio, dove aveva fatto pipì, la stava uccidendo, controllò l’orologio e, facendo un profondo respiro, si avvicinò a controllarlo. Sentì per un secondo il cuore fermarsi, quando lesse che era positivo.
Ne prese nervosamente un altro e poi un altro ancora e, dopo aver aspettato, tutti i test di gravidanza che aveva fatto, risultavano positivi. Si accasciò senza forze in qual bagno pieno di scatole di test e istruzioni lanciate a caso sul pavimento, ed iniziò a piangere sconvolta dal dolore

“no… no no no!!!” sbattè nervosamente i pugni nel muro, per poi buttarsi per terra disperata.

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Ok… ora posso anche scappare e nascondermi in qualche isola dispersa prima che qualcuna di voi mi trovi.
Ringrazio chi ha recensito fino ad ora… fatelo ancora vi prego, non abbandonatemi dopo questo :(
C’è una soluzione per tutto…
Bacio
E.
  
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