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Autore: Sherlock Holmes    24/01/2012    2 recensioni
Holmes e Watson sono appena giunti alla fabbrica di armamenti di Moriarty. I due rischiano di essere scoperti dal professore e dal suo braccio destro, il colonnello Moran. La fugace occhiata lanciata ai criminali genererà in Watson un flusso di coscienza…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson, Moran, Professor Moriarty, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Aggrottai le sopracciglia, incuriosito.
Il dottore iniziò, cupo:- Io…-
Posai un dito sulle labbra. Due tedeschi, armati di fucile, chiacchierando amabilmente, passarono alla nostra destra, a pochi metri dalla carrozza ferroviaria.
Quando il rumore della loro camminata si spense, Watson riprese a parlare:- Erano in Afghanistan. Entrambi.-
- Anche Moriarty?- domandai, gettandomi un’occhiata attorno, per garantirmi campo libero.
Watson annuì.
- Quando sono stato ferito alla gamba, per mancanza di tende, mi avevano lasciato, assieme ad altri soldati sfortunati, in quella del generale. Il suo “ufficio” era separato dall’infermeria solamente da un telo.
Per non farmi sentire il dolore provocato dal proiettile, mi avevano somministrato una forte dose di morfina.
Ricordo, ora, che, nel momento in cui la droga aveva terminato il suo effetto, una forte fitta mi aveva svegliato. In quel mentre, avevo visto un uomo, vestito di tutto punto, in perfetto stile inglese, accompagnare il colonnello, scortato da due militari, nello studio del generale.
Questi, aveva poi parlato a Moran.
“Il suo reggimento è stato sconfitto, colonnello…” gli aveva detto “E lei si è macchiato del peggior reato militare: l’ammutinamento. Ha abbandonato i suoi uomini…” aveva mormorato, tristemente “Il mio verdetto rimane la fucilazione.”
L’uomo inglese si era rivolto al generale.
“Senta, io credo che potremmo arrivare ad un accordo.” aveva ribattuto, con voce strascicata. “Come amico personale del Primo Ministro, ho ottenuto (in via del tutto eccezionale, s’intende) un congedo a lungo termine a suo nome, generale…”
Avevo poi sentito un rumore di carta.
In quel periodo, nessun suono poteva sfuggirmi… Sa, Holmes, la guerra affina i sensi. -
Emise un lento sospiro, per poi riprendere la narrazione:- L’inglese aveva dunque continuato il discorso.
 “La sua famiglia è in pensiero per lei, generale… E penso che lei stesso abbia molta ansia di rivederla.”
Il comandante si era poi schiarito la voce.
Avevo quindi avvertito un tintinnio metallico su vetro, ed un pennino grattare la carta.
“Colonnello Sebastian Moran ” aveva annunciato il generale “E’congedato con disonore dall’esercito di Sua Maestà Britannica. E’libero di andare.”
Capii così che egli aveva accettato il compromesso.
E come non approvarlo? Tutti noi avremmo voluto tornare in patria.- Tacque per un fugace attimo. – Penso che io stesso avrei accettato la proposta dell’inglese.-
Non sapendo che dire, stetti in silenzio.
Watson riprese il racconto:- I due avevano, poi, scostato il tendaggio. Moran aveva ringraziato in un soffio l’uomo che gli stava accanto.
“Avrà tutto il mio sostegno, professore…” aveva, infine, sussurrato.
L’uomo aveva annuito.
Fino ad oggi, non li ho più rivisti assieme.-
- L’inglese era Moriarty… - dedussi – Ha interceduto per il colonnello perché gli serviva vivo… Gli era necessario un cecchino professionista, per i suoi piani, già all’epoca…-
Mi voltai poi in direzione di Watson:- Lei ha detto che il professore è amico personale del Primo Ministro!-
- Sì, è quello che ho sentito…-
Afferrai un piccolo foglio e, sul retro, vi scrissi due righe.
- Là, nella parte residenziale della fabbrica, dev’esserci un ufficio telegrafico: invii questo a Mycroft.-
Mio fratello faceva parte del governo: quell’informazione gli sarebbe stata utile…
- Ci troveremo qui fra un’ora.- conclusi.
Mi afferrò una spalla:- Lei dove andrà?-
Gli sorrisi.
Era ovvio.
– Faccia attenzione.- esalò.
- Anche lei, Watson.-
Con un ultimo sguardo, ci separammo.
Decisi su due piedi di lasciargli un biglietto, sul rovescio del disegno di Renée, che raffigurava la torre dell’industria vista da una finestra.
Sarei andato lì. Dove ero certo di poter trovare Moriarty.
“ Venga il più presto possibile, quando le è più comodo.”
Poi, lo piegai e, sul risguardo interno, aggiunsi:
Anche se non è comodo, venga comunque.”
Sentivo che il mio destino sarebbe stato rinchiuso in quelle poche righe.
Sentivo che il mio destino sarebbe stato nelle mani del mio caro amico Watson.
Con me, sempre e comunque, nonostante tutto. 
  
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