Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: xkissmejdbieber    24/01/2012    6 recensioni
"..cominciò a cantare con lui, erano due voci sole. Si guardavano negli occhi perdendosi e rincontrandosi, lasciando scorrere la musica nell’aria. Liberi di essere."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“justin, alzati, sono le undici, è tardi”
La voce di Pattie la svegliò dal suo sonno senza sogni, ricordò tutto improvvisamente, il viso che sfiorava il petto del ragazzo sdraiato su di un fianco accanto a lei, il suo respiro tranquillo, il suo odore che impregnava i vestiti che lui indossava e quelli che le aveva prestato per dormire. Sentendo la voce della madre fu scosso da un lieve tremito, la mano che le aveva appoggiato sul fianco strinse di poco la presa, era delicato come sempre.



“Che palle, quest’anno siamo al terzo piano, arriverò agonizzante ogni giorno sin dalla mattina.”
Rise ascoltando le parole di Gaia, la sua migliore amica, come al solito pigra. La loro aula era la seconda a destra del terzo piano quell’anno e sapevano che ci sarebbe stato un nuovo ragazzo americano in classe loro e, a dir la verità, non vedeva l’ora di conoscerlo. Entrarono in classe e appoggiato su di un banco, c’era il ragazzo nuovo che parlava con Angela. Lui si girò di scatto a guardarla, i suoi occhi castani chiari con dei riflessi gialli, la bocca morbida, il naso piccolo e i capelli biondo scuro la colpirono come una pugnalata e lo stomaco si strinse. Si sorrisero e contemplò la fila di denti perfetti e quel sorriso sincero e amichevole che le stava rivolgendo. Le sembrò che quel sorriso fosse luminoso con il sole, che tutto per qualche istante fosse diventato più lento e sfocato. Poi tornò in sé, cercò di togliersi dalla faccia quell’espressione da cretina imbambolata e si spostò il ciuffo di capelli che le era scivolato davanti agli occhi scuri e optò per il terzo banco, la fila centrale con tre posti. Angela la squadrò con la sua solita aria di superiorità e tornò a concentrarsi sulla sua preda come un falco pellegrino che vola in picchiata. La rabbia la pervase, avrebbe voluto sbattere quella faccia bianca e truccata inverosimilmente contro un banco, dare fuoco a quei capelli castani simili alla stoppa con i colpi di sole chiarissimi e ficcarle due penne in quegli occhi da pesce lesso, ma represse quegli istinti alquanto violenti. Crudelia 2, aveva giocato d’anticipo, questa non ci voleva.   Il professore Laudati entrò in classe, allampanato come sempre, appena suonò la campanella che sanciva l’inizio  delle lezioni, interrompendo il chiacchiericcio tipico che c’era in classe prima delle lezioni, lei si sedette e seguì con lo sguardo Justin che si veniva a sedere dietro di lei accanto a Mario e Jacopo. “Buon inizio ragazzi. Da quest’anno ci sarà un nuovo ragazzo, Justin Bieber. Aiutatelo a migliorare il suo italiano e siate amichevoli. Bieber, io sono il docente d’italiano di questa sezione…”
Si sentì bussare alla porta e Luce con la chioma di capelli  biondi lunghi e lisci in disordine e il fiatone entrò farfugliando delle scuse e spedita si venne a sedere accanto a lei. Mentre tutto ciò accadeva si sentì sfiorare il collo non riparato dai capelli che aveva tagliato quell’estate, si girò e Justin le porse la mano: “Piacere, Justin”.
“Piacere Sofia.. benvenuto"
Il professore rimproverò Luce come al solito in ritardo ma mentre faceva l’appello fu interrotto dal vicepreside che gli chiese di uscire.
“Luce, perché sei in ritardo?!”
“Sofi, Marco mi è venuto a prendere tardi con il motorino, è per questo.”
Si sentì chiamare da dietro, era Justin con quel tono allegro tipico di chi non sa cosa lo aspetta e con quell’accento buffo, si voltò e gli sorrise e le disse:
 “Sai che assomigli a una.. putt.. putt..” Vedendo la sua espressione mutare e il suo sorriso scomparire lasciando posto allo sbigottimento comprese in realtà cosa stesse per dire e si corresse: “E’ quel piccolo uccellino.. Ah si! Un pulcino! Solo che tu sei un pulcino nero per via dei tuoi capelli oscuri."
Rise e lo corresse: “Quando parli di capelli si dice scuri non oscuri.. Ma come fai a conoscere la nostra lingua..?”
“Quando io e mia mamma decidemmo di trasferirci qui in Italia abbiamo cominciato un corso per imparare a parlare questa lingua.”
“E’ meglio dire mia madre, comunque come mai l’Italia?”
“Bhe, mamma voleva vedere l’Europa e lasciare Stratford. Ho un amico di nome Alfredo, un giorno venne a casa quando vivevo ancora in Canada ed essendo il suo nome italiano mamma dicette che voleva trasferirsi qui.”
“Disse, Juss, non dicette. Scusa se ti correggo sempre.”
“Non ti preoccupare, continua a correggermi, voglio imparare.”
Il professore tornò dentro mentre lei si scioglieva come un cubetto di ghiaccio al sole parlando con quel bel canadese simpatico e pensò: “ Bella merda, mi piace molto.”


 

  
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