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Autore: Kaeru    08/04/2004    1 recensioni
Mitsui ripensa al suo passato e ad una ragazza che ne faceva parte.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hisashi Mitsui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: Tutti i personaggi (ad eccezione della famiglia Hotanashi) sono di proprietà di Takehiko Inoue

Disclaimers: Tutti i personaggi (ad eccezione della famiglia Hotanashi) sono di proprietà di Takehiko Inoue.
Tra le "..." ci sono le frasi scritte sulla lettera.

Buona lettura.


Oggi è un anno esatto che sono tornato in squadra. È solo un anno che ho cambiato vita. È solo un anno che non sono più un teppista.

In squadra tutti hanno ormai accettato il mio ritorno e il mio cambiamento.

L’unico a non avermi ancora perdonato per il male che ho commesso sono proprio io. E probabilmente non lo farò mai. O forse non voglio farlo. Perché quando succederà, quando riuscirò a perdonarmi, vorrà dire che avrò dimenticato tutto. Avrò dimenticato i miei errori e potrei commetterli ancora.

È una cosa che mi dà il terrore.

Anche adesso, anche ora che sono in mezzo ai miei amici.

Tutti ridono e scherzano felici. Come potrebbe essere altrimenti? Abbiamo appena vinto una partita amichevole contro il Kainan.

Vorrei poter essere in grado di ridere senza preoccuparmi di altro anch’io. Ma non posso. Non adesso. Non dopo quello che ho visto.

I miei occhi si sono posati su di lei un secondo prima che venisse inghiottita dal mare di persone in uscita dalla palestra. Ma ti assomigliava troppo perché non fossi tu.

Da quell’attimo il mio cuore ha smesso di battere per riprendere a più veloce. Posso sentirlo stringere in una morsa. E piango queste amare lacrime che sgorgano dai miei occhi.

Per fortuna nessuno sembra averle notate. Mi defilo dagli altri e senza che nessuno se ne accorge esco dalla palestra, dalla scuola, dalla città. E mi ritrovo qui, su questa collina dove tutto è cominciato.

Mi avvicino ad una quercia secolare. È così grande. E non posso fare nulla per frenare i ricordi.

Ricordi di quando eravamo piccoli. Ricordi di quando ancora eravamo innocenti. Due bambini che sorridendo con la bocca e con gli occhi giocavano a rincorrersi, giocavano con l’altalena che qualcuno aveva attaccato ad uno degli alberi, giocavamo ad arrampicarsi.

Eri una bambina, ma avevi l’energia di un maschio. Tu non lo sai ma alcuni dei nostri amici avevano un certo timore di te.

Poi siamo cresciuti. E questo albero è rimasto comunque il nostro punto di ritrovo.

Ricordo quando ci trovavamo qui al pomeriggio, dopo la scuola. La scusa era di voler fare i compiti all’aperto o che la pace che si respirava qui era un ottimo aiuto per concentrarsi. Ma la verità era che volevamo soltanto una scusa per poterci vedere il più possibile. Frequentavamo due scuole diverse e i nostri genitori erano convinti che stando troppo insieme avremmo lasciato da parte lo studio. Siamo riusciti a dimostrare loro che si sbagliavano.

Tra tutti i ricordi ecco che riaffiora il più bello. Frequentavamo la prima media. Eravamo sempre sotto questa quercia. Ci stavamo riparando da un improvviso acquazzone. Tu eri bellissima. Con i tuoi lunghi capelli neri bagnati che ti incorniciavano il viso. Ti stavi lamentando. Dicevi che con tutta l’acqua che avevi preso sicuramente assomigliavi ad un pulcino, che avevi un aspetto disastroso.

Io ti sorpresi dicendo che avevi ragione. Mi guardasti. Qualcosa nella mia voce ti era sembrata diversa. Io mi avvicinai di più a te e finendo la frase ti dissi che era disastroso per il mio autocontrollo.

E, infatti, non riuscii a resistere oltre. Ti baciai. Un bacio a fiordilabbra. Che aveva la stessa consistenza di un petalo di fiore, di ali di farfalla. Ma che risvegliò in noi il sentimento che per tutti quegli anni avevamo cercato di tenere nascosto.

Già, perché tu mi rivelasti di essere innamorata di me da anni. E anche io lo ero di te da molto.

Quanto tempo abbiamo sprecato, vero? Ma in fondo non lo rimpiango. Perché è stato anche grazie a quel tempo se i nostri sentimenti si sono rafforzati così tanto.

Non posso fare a meno di sorridere ripensando a tutti i momenti felici che abbiamo vissuto sotto questa quercia.

Ma inesorabile mi appare alla mente anche il ricordo più brutto della mia vita.

Io ero nello stesso punto dove sono ora. Tu eri seduta sull’altalena.

Era tutto il giorno che eri strana. Eppure avresti dovuto essere contenta. Era il nostro primo anniversario. Lo stesso giorno di oggi.

Ti avevo preso un regalo. Era una catenina con un ciondolo a forma di cuore che avevi visto e che ti era piaciuto. Lo avevo nella mia tasca. Stavo per dartelo quando tu hai detto che dovevi parlarmi.

In quel momento ebbi la netta sensazione che qualcosa stava cambiando. E non in meglio.

Ti ascoltai. Ogni tua parola mi sembrava una pugnalata in pieno cuore. Forse anche peggio. Se tu mi avessi ucciso per davvero forse avrei sofferto di meno. Ma le tue erano solo parole. Non potevano uccidere. Almeno non fisicamente.

Le tue parole me le ricordo chiaramente: “Mi dispiace Hisashi. Io devo andarmene. Mi trasferisco. Vado in Italia. Non ci vedremo più.” E sei corsa via.

Non mi hai dato il tempo di dire niente. Di chiederti la ragione di quel trasferimento. Di chiederti perché la rendessi una cosa definitiva. Eravamo solo all’inizio della nostra vita. Come potevi essere sicura che non ci saremmo più visti.

Quella sera stessa sono venuto a casa tua. Ma tu non c’eri già più. Avevi già preso l’aereo che ti avrebbe condotto lontano da me.

Chiesi spiegazioni ai tuoi genitori. Ma loro mi dissero soltanto che era meglio per me se ti avessi dimenticata.

Ma come potevo. Tu hai fatto parte della mia vita per così tanti anni. Non avrei mai potuto dimenticarti, e non potrò farlo mai.

Tutti credono che il motivo che mi ha portato a diventare un teppista fosse l’impossibilità di giocare a basket dopo l’incidente. Ma non era così, non totalmente. Era perché, caso ha voluto, che tutto accadesse nello stesso periodo.

Ci ho messo degli anni per venirne fuori. Per capire che prendermela con il mondo intero non ti avrebbe riportata da me. Che il processo di autodistruzione che stavo compiendo su me stesso avrebbe solo contribuito a farmi odiare da te.

Ho chiesto quindi scusa a coloro con cui me l’ero presa. Loro mi hanno perdonato. Non so perché, non so cosa io abbia fatto di buono nella mia vita per meritarmelo. Anche perché ripensando al passato ricordo soltanto le cose cattive.

Sono cambiato. In fondo tutti cambiamo. Chi in meglio chi in peggio. Io credo un po’ in tutti e due i modi.

Eppure dopo tutti i cambiamenti, dopo tutti questi anni, eccomi di nuovo qui. Sotto i rami di questa grande quercia. Una quercia che è rimasta nel mio cuore insieme a te. Sebbene non ci sia più tornato da quel giorno in cui mi lasciasti.

Ma oggi non potevo fare altrimenti. Quella ragazza così identica a te da farmi battere il cuore non eri tu. Era tua sorella. È venuta a portarmi una lettera. Una tua lettera. Mi ha detto che era da qualche giorno che l’aveva trovata e non sapeva se darmela o no, ma che ha creduto fosse giusto darmela.

Che strano vero? Tra tutti i giorni proprio oggi. Sembra proprio che io sia destinato a vivere i momenti più importanti della mia vita in questo giorno.

Per leggere la tua lettera questo mi sembrava il posto più adatto.

Tornarci ha risvegliato molti ricordi, ma mi rendo conto che sono io che sto cercando di ritardare il più possibile il momento in cui leggerò questa lettera. Lo so è assurdo. Ho aspettato per tutti questi anni che tu ti facessi viva e proprio adesso non ho il coraggio di leggere le tue parole. O forse è questa bruttissima sensazione che è tornata ad assalirmi che mi preoccupa.

Osservo la busta c’è solo una scritta sul retro. “Per Hisashi.”

È la tua calligrafia. La riconoscerei tra mille. Prendo un respiro, apro la busta e inizio a leggere.

Mio dolcissimo Hisashi. Se stai leggendo questa lettera vorrà dire che io non ci sarò più.”

Ma che significa?

Mi dispiace darti questo dolore, ma voglio che tu sappia cosa è successo.
Quel giorno quando ti ho lasciato sotto la nostra quercia l’ ho fatto per il tuo bene.

Avevo appena scoperto di essere malata. Una malattia inguaribile. Che mi avrebbe lasciato poco da vivere. Non avevo alcuna speranza per il futuro.
Non ti ho detto nulla, perché non volevo che tu soffrissi.

Ho pensato che sarebbe stato meglio per te se ti avessi lasciato.

In questo modo mi avresti odiata e ti sarebbe stato più facile dimenticarmi.

Sono partita per l’Italia subito dopo averti parlato.

Sono scappata.

I miei genitori mi hanno detto che sei andato a cercarmi a casa e che hanno mantenuto la promessa che mi avevano fatto. Quella di non dirti nulla.

La mia malattia non si poteva curare qui in Giappone, ma in Italia si stavano facendo passi in avanti. C’erano più possibilità. I medici mi hanno convinta ad andarci.

I miei mi hanno seguita pochi giorni dopo la mia partenza.

È un anno che sono in Italia. E anche se nessuno vuole dirmelo, ho capito che sto morendo. Non sono riusciti a compiere il miracolo.

Ma in fondo lo sapevo già. Mi ero già rassegnata a morire, a lasciare questa terra.

L’unica cosa che rimpiango sei tu. Averti mentito, averti lasciato solo. Spero che tu ti sia rifatto una vita…

No. È una bugia. Il mio, lo so, è egoismo bello e buono, ma spero che tu mi stia ancora pensando.

Sono un’ipocrita. Ti ho lasciato senza una spiegazione e ora vorrei che tu fossi qui con me.

Vorrei rivederti almeno una volta. Ma so che non accadrà.

È per questo che ti scrivo questa lettera che non ti spedirò mai.

È solo uno sfogo. Su questo foglio posso esprimere tutto ciò che provo e che non dirò mai.

Io ti amo Hisashi. Ti ho sempre amato. E ovunque andrò, qualunque cosa diverrò, io sarò sempre con te.

Ti chiedo solo una cosa: vivi. Vivi anche per me.

Con tutto il mio amore.

Kasumi Hotanashi.

Addio.

È questa la verità dunque.

Te ne sei andata per sempre.

Mi hai tolto anche la speranza di rivederti prima o poi.

 

Riapro gli occhi. È notte fonda. Quanto è tempo è passato? Ricordo di aver pianto tutte le mie lacrime, forse mi sono addormentato.

Mi alzo mi dirigo verso casa tua.

Prendo un foglio dallo zaino e ci scrivo solo “Grazie. Hisashi.” La infilo nella casella della posta e mi avvio verso casa.

E va bene Kasumi. Vivrò. E vivrò anche per te.

Forse è vero che mi sei vicina. Anzi ne sono sicuro.

Come sono sicuro che sei stata tu a darmi il coraggio di chiedere perdono a tutti e di chiedere all’allenatore di riammettermi in squadra.

Lo sento nel posto in cui tu vivrai ora e per sempre: nel mio cuore.

E chissà un giorno forse ti rincontrerò davvero. Ovunque andrò, qualunque cosa diverrò.

 

Fine.

 

Questa ff la dedico alla mia amica Sley che credo che vorrà uccidermi per aver creato un'altra ff triste con protagonista Mitsui. Chiedo venia. Non ci posso fare niente. Stavo ascoltando un cd di Ludovico Einaudi e mi sono venute in mente soltanto cose non molto allegre. Giuro. La prossima volta ne faccio una a lieto fine.

 

Per commenti, critiche e se volete anche complimenti, mandate messaggi al mio indirizzo e-mail kaeru@tele2.it .

Konnichi-wa!

   
 
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