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Autore: Sayumi    06/09/2006    4 recensioni
Cari lettori, che dire… sono tornata con una nuova fic! Non ho la più pallida idea di come possa essere, alla fine siete voi che dovete dirmi che ne pensate no? :P Vabbè tralasciando questo passiamo alla presentazione: Arashi è una ragazza Italo-giapponese… normalissima, un solo fidanzato, con il quale è finita pure male… (anche se non vi dico come) e presto avrà a che fare con una sua vecchia conoscenza… Per chi ama le storie romantiche… ma non troppo… Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Arashi in Love*

*Arashi in Love*

Note di quella pazza autrice di nome Sayu:

Cari lettori, che dire… sono tornata con una nuova fic! Non ho la più pallida idea di come possa essere, alla fine siete voi che dovete dirmi che ne pensate no? :P

Vabbè tralasciando questo passiamo alla presentazione:

Arashi è una ragazza Italo-giapponese… normalissima, un solo fidanzato, con il quale è finita pure male… (anche se non vi dico come) e presto avrà a che fare con una sua vecchia conoscenza… Per chi ama le storie romantiche… ma non troppo…

Se vi va lasciatemi un commento!

Buona lettura!

Prologo

Infilo le scarpe mentre mi appoggio al mio armadietto. L'inizio delle lezioni è ancora lontano, ma come sempre, anche il primo giorno di scuola dell'ultimo anno del Liceo, sarò la prima ad entrare in classe. E' un record che mi riconoscono sempre.

La divisa nuova era ancora calda, mia madre aveva deciso di stirarla prima di farmi uscire di casa, era una donna strana, mia madre intendo. Non era Giapponese, e questo spiegava il biondo dei miei capelli, che molti credevano fosse dovuto a qualche tintura. Io ero nata in questa terra, seppure parte delle mie origini provenivano dall'altra parte del mondo, dall'Italia precisamente. I miei genitori si erano conosciuti a Tokyo, quando mia madre si era appena laureata all'accademia di belle arti. Come regalo aveva deciso di partire per il Giappone, aveva persino imparato a parlare la nostra lingua da sola, quando abitava ancora con i suoi. Poi conobbe mio padre, un totale impiastro lo definì al primo incontro, ma dopo una serie di strani incontri voluti dal destino si erano innamorati.

A volte il destino è proprio strano.

Sta di fatto che io resto la più piccola di tre figli. I miei fratelli più grandi, gemelli identici come gocce d'acqua, si erano iscritti da poco all’università adiacente alle stesse scuole superiori. Tutti e tre avevamo preso l'intelligenza di nostra madre, il che spaventava spesso papà. Sosteneva che continuando di quel passo non sarebbe più riuscito a capirci.

Comunque, finalmente tornavo a scuola, potevo riprendere a sentire tutti i miei compagni, il profumo del cancellino sulla lavagna, l'odore delle siepi appena tagliate... tutti elementi della scuola che adoravo.

Come ogni anno eravamo stati cambiati di classe. Poco prima di salire per le scale e raggiungere il famosissimo terzo piano, quello dei sempai, andai sui tabelloni a guardare la mia classe. Era ancora tutto deserto. Non c'era nessuno ad eccezione del responsabile della segreteria, dietro il solito sportello a leggere il giornale con la musica sparata nelle orecchie.

Controllai velocemente i nomi...

Arashi Nokaze... il mio nome era nell'elenco degli alunni della 3 sezione C.

Non badai alle altre persone in elenco, preferivo avere sorprese nei compagni di classe, mi piacevano gli imprevisti.

Salii le scale con la mia borsa e finalmente riuscii a raggiungere la porta della mia nuova aula. Lasciai scorrere il pannello davanti a me e mi trovai i 26 banchi vuoti tutti perfettamente allineati davanti alla cattedra.

Mia madre volle a tutti i costi farmi frequentare un liceo privato, certo i soldi a casa non mancavano date le sue continue opere vendute che viaggiavano per il mondo. Tuttavia ogni tanto mi capitava di odiare gli atteggiamenti snob e presuntuosi di molte mie compagne.

Mi sedetti tra i banchi in mezzo nella fila vicino alla finestra, tanto poco avrebbe importato, quando sarebbe arrivato l'insegnante ci avrebbe sicuramente spostato, come da tradizione. Sostenevano che fosse un modo per unire gli studenti.

Sistemai il calzino bianco della divisa e mi sedetti appoggiando al lato del banco la cartella. La gonna di quel liceo la detestavo da sempre! Era così corta! Mia madre diceva che mi stava divinamente, e che ero fortunata a potermela permettere... ma a volte non erano belli i commenti che si ricevevano.

Ero decisamente assorta dai miei pensieri quando sentii la porta aprirsi nuovamente.

Vi entrarono due ragazzi e una ragazza, che pareva si conoscessero da tempo. Non avevo idea di chi fossero, ma presto o tardi li avrei conosciuti.

-Buongiorno- mormorai sorridente ai nuovi arrivati.

Uno dei due ragazzi, alto e dai capelli neri a caschetto mi sorrise ricambiando il saluto. Altrettanto fece la ragazza, dai lunghi capelli corvini e un viso stupendo e curatissimo, mentre il terzo elemento mi scoccò un'occhiata di astio, aveva qualcosa di familiare, ma non riuscii a capire il quel momento cosa fosse.

-Non badare a Kin-san! Oggi è di pessimo umore!- sorrise la ragazza cordiale. -comunque piacere di conoscerti, io sono Mariko Neko- fece un leggero inchino per poi sedersi dietro di me.

-Io invece sono Riuji Nagase- fece un cenno con la mano il moro. -Mentre lui è Kintaro Yukame- disse indicando il terzo, eppure quel nome mi suonava familiare...

-Piacere di conoscervi! Il mio nome è Arashi Nokaze!- esclamai facendo un lieve inchino dopo essermi alzata dalla sedia.

Ben presto arrivarono anche gli altri compagni di classe, scoprii che gran parte delle mie migliori amiche erano state messe in un'altra sezione. Solo Fumiko Kato, una vecchia compagna di classe rientrava tra le persone che conoscevo.

Poi fu il momento dell'appello e l'assegnazione dei posti a sedere.

Finii involontariamente a stare nell'ultimo banco in fondo della prima fila vicino alla finestra, davanti a me stava il tizio con il muso lungo di prima, Kintaro. Al mio fianco invece c'era un ragazzo con un'acne terrificante i capelli unticci e due occhiali spessi quanto il banco su cui sedevo.

Dopo il termine delle lezioni del pomeriggio fui invitata da Mariko a pranzare con lei, che, in compagnia di Riuji-kun si rivelò una compagna davvero gradevole.

La sala mensa era come sempre affollatissima, ma la maggior parte dei posti era prenotato.

Una volta trovato il tavolo libero ci sedemmo.

Per la prima volta a pranzo, dopo mezz'ora il ragazzo taciturno che non faceva che fissarmi, si decise a parlare.

-Ma i tuoi capelli li tingi?- chiese lasciando tutti a bocca aperta.

-No... sono naturali- dissi con sicurezza.

-Impossibile! Non esistono giapponesi con i capelli biondi!- disse acido.

-Infatti non sono propriamente giapponese...- lo guardai accigliata, irritata da quei suoi modi di fare burberi.

Mariko si intromise nella conversazione -Non si direbbe che sei per metà straniera! Parli benissimo e senza accenti...- commentò quasi entusiasta.

-Io sono nata e cresciuta qui... ma mia madre è italiana...- dissi con tranquillità rivolta verso di lei.

-Quindi sei stata in Italia!- chiese entusiasta Riuji -Mi piacerebbe poter vedere Milano!- esclamò.

-Mia madre è cresciuta e si è laureata a Milano.... è molto diversa da qui, ma il Duomo vale la pena vederlo- sorrisi.

Dopo di che la conversazione ripiegò sui viaggi compiuti da Riuji e da Mariko. Keitaro aveva ripresto a stare in silenzio.

Al termine delle lezioni decisi di prendermela comoda, tuttavia i miei due adorati fratelli.... se così si possono definire, decisero di venirmi a prendere.

Sarebbe stato divertente se fossero stati due normalissimi studenti universitari... ma da mia madre, oltre l'intelligenza avevano ereditato anche una cosa molto particolare.... il modo di vestire!

Stavo camminando tranquillamente con Mariko mentre mi si fecero incontro.

-Cosa sono quei due... sono troppo conciati!- esclamò lei guardandoli.

Erano Kamui e Shin'ichi. Kamui, il più passo dei due aveva pantaloni stracciati, anfibi e una maglietta nera lunga che ricadeva sul fisico decisamente magro e alto, a differenza di me avevano preso da mio padre tutta l'altezza. Shin invece era più sportivo con pantaloni larghissimi e una felpa altrettanto enorme.

Li vidi puntare verso di me.

-Ehm.... Ragazzi... ci vediamo domani...- mormorai un po' imbarazzata andando loro incontro. Li vidi con le facce spalancate. Quando li raggiunsi li presi per le orecchie e li trascinai fuori dal cancello strillando: -COME DIAVOLO VI PERMETTETE DI VENIRE COSI’ CONCIATI! ASPETTATE CHE LO DICA A MAMMA POI VEDETE!- credo che tutto il cortile mi sentì in quel momento.

Avevo appena varcato il cancello quando ad un certo punto sentii la voce di Kintaro chiamare il mio nome.

-Ehi! Nokaze!- portava le mani alla bocca per farsi sentire meglio. -Ti si vedono le mutande!-

Tutti si voltarono verso di me e istintivamente lasciai i due coprendomi il fondoschiena. In realtà non si vedeva assolutamente niente.

-Ehi Arashi-chan, ma quello non è Yukame?- chiese Kamui guardandolo da lontano.

-Si Kamu-chan ha ragione, quello è proprio Yukame- confermò Shin-chan.

-Come diavolo fate voi due a conoscerlo- dissi riprendendomi e lanciando occhiatacce a tutti quelli che stavano ancora ridendo nel cortile.

-Come non ti ricordi? Alle medie ti prendeva sempre in giro, poi si trasferì se non ricordo male.- disse Kamui.

Un lampo mi attraversò la mente. Finalmente capii cosa c'era in quel tizio di familiare.

La mia mente lo aveva rimosso per smettere di pensare a tutte le torture che mi aveva procurato anni prima. un brivido di freddo mi salì lungo la schiena.

"Come ho potuto dimenticarmi di lui.....?"

  
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