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Autore: Lavandarose    26/01/2012    5 recensioni
Cammini per la strada lasciando che il vento sferzi le tue guance. Ti punge gli occhi che si inumidiscono.
Ti passi il dorso della mano sugli occhi e lasci che le palpebre si rilassino.
Continui a camminare, infischiandotene del freddo, delle luci della sera che appaiono fioche nel buio e della poca gente ancora a passeggio per le strade.
Perché tu sei Miranda.
STORIA QUARTA CLASSIFICATA AL CONCORSO "IL CIRCO DELLA NOTTE".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Parole spezzate, dita che si rincorrono sulla tastiera...'
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Cammini per la strada lasciando che il vento sferzi le tue guance. Ti punge gli occhi che si inumidiscono.

Ti passi il dorso della mano sugli occhi e lasci che le palpebre si rilassino.

Continui a camminare, infischiandotene del freddo, delle luci della sera che appaiono fioche nel buio e della poca gente ancora a passeggio per le strade.

Perché tu sei Miranda.

La grande Miranda, amata e rispettata da tutti.

Miranda B., ti chiamano i detrattori, Miranda Bowen, ti chiamano gli ammiratori, Miranda, ti chiamano gli amici, o meglio quelli che pensano di essere amici.

Rumori. Passi. Sono i tuoi o quelli di altra gente vicino a te. Non ha importanza.

Tu sei Miranda. Come il fiero personaggio della Tempesta di Shakespeare. Come uno dei satelliti naturali di Urano.

Un lieve sorriso ti increspa le labbra, come a sottolineare un segreto che conosci solo tu.

Il resto del mondo è chiuso fuori e non potrà mai entrare.

Continui a camminare, le mani in tasca e la sciarpa ben allacciata al collo.

Fa freddo, ma sembri non sentirlo. Hai una meta. Una meta calda ed accogliente che ti sta aspettando.

Ripensi agli ultimi giorni, ai tuoi successi, ai piccoli insuccessi, come ce ne sono sempre nella vita.

Ma tu sei forte, tu sei Miranda e puoi andare avanti in qualsiasi modo.

E' questo che lui ti ha insegnato.

Sorridi e cerchi di prendere una foglia che si è staccata dall'albero e sta planando dolcemente su di te.

Forse è questa allora la vera essenza della vita? Una domanda che ti stai facendo da molti giorni. Vivere con maschere addosso, maschere non nostre, maschere imposte. Maschere che fanno male, a volte bene, ma sempre ostacolo a quello che si è in realtà.

Il marciapiede è diventato scivoloso, l'umidità è troppa, forse stanotte calerà la nebbia.

Sorridi ancora.

Stanotte sarai al sicuro. Stanotte dormirai in un posto caldo, come caldo è il cuore che ti aspetta.

Sei felice. Poche volte sui palcoscenici della vita dove ti sei esibita sei stata felice come in quel momento.

La magia dona, ma la magia toglie anche.

Sei attesa. Sei attesa da lui.

I tuoi passi si muovono più velocemente per completare quel tratto di strada che ti separa dalla tua meta.

Finalmente scorgi la casa, ci sono due finestre illuminate, come sempre. Un colpo di vento ti fa rabbrividire e ti stringi nel cappotto scuro.

Velocemente sali gli scalini che ti portano al portone di ingresso del condominio.

Lo guardi, non ti ricordi nemmeno quanto tempo ci hai passato lì dentro. Con lui,certo.

Arrivi davanti alla porta e velocemente frughi nella tua borsa.

Ecco le chiavi, finalmente.

Il rumore della chiave nella toppa ti tranquillizza e ti fa battere il cuore più velocemente. Stai per rivederlo.

Scegli di non prendere l'ascensore e fai gli scalini a due a due. Ora la fretta si è impadronita di te.

Primo piano, secondo, terzo. Quarto.

Arrivi piano davanti allo zerbino.

Metti la chiave e giri la toppa. Apri piano la porta e ti investe un odore famigliare: l'odore di casa tua.

Inizi a camminare lungo il corridoio, attenta a non fare rumore.

Qua e là ci sono i ricordi della vita, della tua vita, della vostra vita. Ecco appeso alla parete il cartello di benvenuto che troneggiava sulla tenda a mò di insegna: Apre al Crepuscolo, Chiude all'Alba.

Ecco le foto delle persone che lavoravano con voi, con gli animali, i trucchi e le apparizioni che solo uno stolto non avrebbe chiamato vera magia. Alcune foto ripropongono il telone del loro circo, a strisce, con un orologio che faceva capolino da lassù.

Continui a camminare, verso la luce. Arrivi nel grande salone. Lui è di spalle, seduto al tavolo che scrive.

Ti fermi sullo stipite della porta. Ti appoggi lo guardi e sorridi. Non ti ha sentito arrivare, il suo udito non è più quello di una volta.

Sorridi con tenerezza e lo chiami. “Papà...”.

Lui sente e si gira, ti guarda e ti sorride, un sorriso dolce, quelli che solo lui può fare.

Apre le braccia e tu corri e ti ci tuffi dentro, non importa se hai ancora la sciarpa e il cappotto addosso, ora sei nelle braccia più calde che tu abbia mai conosciuto.

Papà Prospero, come il Duca di Milano papà di Miranda nella Tempesta di Shakespeare. Prospero, come il nome di uno dei satelliti naturali di Urano.

Lui ti accarezza la fronte, ti toglie il cappello e posa le mani sui tuoi capelli. “ Celia, la mia bambina. Sono così felice che tu sia arrivata finalmente. La mia magica piccina.”.

E solo a quel punto ti permetti di rilassarti, gli occhi non sono più strizzati, le mani non più intirizzite.

Senti solo calore che pervade il tuo corpo, mentre assapori il tuo nome, il tuo vero nome, che solo il tuo papà sa.

Celia.

La tua reale essenza, il tuo essere che non permetti a nessuno di conoscere perché deve essere solo tuo. In fondo sei già pubblica per gli altri e agli altri questo deve bastare. Per loro esiste Miranda.

Guardi il tuo papà, la felicità vi si legge negli occhi, Due metà perfettamente riunite.

Ti alzi e ti scosti un po' dal suo abbraccio, ti togli cappotto e sciarpa, facendole volare sul divano.

Gli porgi una mano che lui ti prende, e insieme vi incamminate in silenzio verso una finestra.

Fuori è buio ora. Poche sono le luci e il vento soffia.

Voi state lì in silenzio, abbracciati, Ci saranno tante cose da dire, da sistemare, da rifare, ma intanto siete riusciti a incontrarvi ed essere insieme. Ora.

La magia persa sarà recuperata e la notte e il suo circo vivranno ancora.

Vedete due foglie portate dal vento. Un soffio le spinge quasi al vetro della vostra finestra. Volano assieme, senza conoscere la loro meta finale, ma sapendo di esserla l'uno per l'altra.

Come loro.

Come due foglie.

   
 
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