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Autore: Darkshin    26/01/2012    2 recensioni
(attenzione spoiler)
"... ricordavano solo il tramonto ed un bacio, e d’improvviso tutto era giusto.
Sette anni persi nel vuoto per lei, ovvero una fetta degli anni più belli della propria vita rimandati da vivere in un mondo più vecchio; sette anni di dolore incessante per lui, punizioni e rimorsi lenti e inesorabili come la famosa goccia d’acqua, che con il tempo scavava la roccia."
(ErzaxGerrard)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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To be loved

  n.d.D. La storia è leggermente spoiler, nel senso che alcune situazioni e alcuni avvenimenti fanno riferimento agli ultimi capitoli del manga.

Il titolo della storia invece viene dalla canzone dei Train, che a me piace e il cui ritornello mi ha fatto pensare a questa coppia.

 

                                           

                                                  To Be Loved

 

 

Non ricordavano bene come erano andate le cose,in fondo: si erano allontanati dal gruppo, lasciando Ultear e Melody con gli altri maghi di Fairy Tail.

E fin qui erano d’accordo.

Avevano trovato un posticino isolato sulla spiaggia per parlare un po’, lontano da tutti e tutto. Avevano discusso, litigato anche, perché lui era un debole e lo sapevano tutti e due.

Gerrard sentiva ancora vagamente il sapore del metallo sulla sua guancia, dove Erza lo aveva colpito, in un maldestro tentativo di aprire i suoi occhi, ma da li in poi, tutto era quasi avvolto nella nebbia: ricordavano solo il tramonto ed un bacio, e d’improvviso tutto era giusto.

Sette anni persi nel vuoto per lei, ovvero una fetta degli anni più belli della propria vita rimandati da vivere in un mondo più vecchio; sette anni di dolore incessante per lui, punizioni e rimorsi lenti e inesorabili come la famosa goccia d’acqua, che con il tempo scavava la roccia.

Sette anni che per un solo, indescrivibile attimo, ora acquistavano un senso tutto nuovo, con la sensazione che finalmente le rotelle di quel pazzo mondo fossero tornate al loro posto.

Nessuna delle sue armature volanti poteva farla salire più in alto; nessuna magia poteva cancellare per un istante il peso delle sue colpe.

Finalmente era successo quello che doveva succedere, su una spiaggia al tramonto, come succede solo nelle migliori storie.

Ma un istante è incredibilmente lungo e breve.

Improvvisamente, come l’onda che si ritrae per colpirti con più violenza di prima, il mago sentì il rimorso farsi di nuovo strada con prepotenza.

Confuso, Gerrard allontanò da se la giovane maga: quello che stava succedendo non doveva succedere, assolutamente! Lui… lui non era adatto a stare con una come lei.

Aveva fatto troppi sbagli nella sua breve vita: aveva ingannato, ucciso, torturato. La aveva quasi condotta alla morte per realizzare quello che ora riconosceva come un delirio.

Aveva bisogno di espiare la sua pena.

Le labbra si aprirono quasi da sole, mentre sembravano muoversi di propria iniziativa alla ricerca di parole che non ne volevano sapere di arrivare alla bocca…

“Non ci provare”.

La voce di Erza lo aveva anticipato di un soffio: secca e perentoria, severa quasi quanto la morsa delle sue mani che gli stavano stringendo le braccia.

“Stai per dire qualcosa che non voglio sentire e che non è vero. Non ci provare.” completò generosamente la rossa, rispondendo alla sua muta domanda.

“Sei sempre stato un pessimo bugiardo…” mormorò, mentre si riavvicinava e posava il capo sulla sua spalla.

Dire che il giovane mago era scioccato è poco: stava praticamente annaspando, non aveva emesso suono che lei aveva già smontato tutte le sue pretese!

Comunque era giusto così: doveva essere sincero, con lei. Sarebbe stato meglio per tutti.

“Erza…”

“No!”

“Erza!”

Stavolta era lui che doveva essere più duro di quanto gli facesse piacere, ma quando lei si girò con gli occhi leggermente umidi, trovò la cosa parecchio difficile.

“Erza, guardami: io sono un criminale, un assassino e un evaso! Che futuro potrei darti?”

Si calmò.

“Punirsi è la regola per chi fa parte di Crime Sorciere. Non posso innamorarmi di una persona che cammina nella luce. Mi dispiace… non possiamo stare insieme.”

“Hai ragione”.

“!”

Ok, quella donna era stata sicuramente mandata sulla terra per spiazzarlo di continuo: sapeva che aveva una volontà di ferro ma anche che era una persona molto razionale, quindi doveva concordare con lui.

Tanta franchezza però faceva sempre male.

“Hai ragione, non possiamo rimanere qua: metti che ci vedesse Lucy, o Wendy? Che esempio potrei dare? Sarebbe imbarazzante”. Aggiunse pratica scrollandosi la gonna dalla sabbia rimasta appiccicata, mentre lui si malediceva per avere cantato vittoria troppo presto.

“Quindi! C’è un ristorante molto carino che dà sul mare: tu mi inviti a cena là per stasera.”

“Ma… me lo stai chiedendo…”

“Non te lo sto chiedendo” rispose perentoria incrociando le braccia, sottintendendo che quello era praticamente un ordine bello e buono.

“Ah.”

Che altro c’era da dire? Che compiangeva i maghi della gilda alla quale apparteneva?

Comunque, dopo tutto quello che le aveva fatto passare, sentiva di doverle almeno questo.

Mentre la ragazza si allontanava a passo di marcia, però, Gerrard non potè fare a meno di chiedersi se quello sarebbe stato un comunissimo appuntamento.

 

 

 

Tanto per non alimentare voci, decise di tornare dopo di lei: era sicuro che almeno il gatto di Natsu li avesse visti andare via insieme, ma confidava che nessun altro se ne fosse accorto o che pensassero che erano andati a fare un giro ciascuno per conto suo.

Non sapeva nemmeno perché ma il fatto che immaginassero che erano rimasti da soli gli causava un leggero imbarazzo.

Nella piccola radura vicino alla capanna trovò il giovane Dragonslayer seduto contro un albero che digrignava forte i denti: non urlava più, segno che il peggio doveva essere passato; le sue due compagne di gilda invece osservavano con attenzione Gray che si contorceva, vagamente impensierite.

Durante i sette anni che avevano passato insieme, aveva imparato a conoscere entrambe e a considerarle amiche: sapeva che Ultear provava un certo affetto per lo studente di sua madre, anche se non si era mai spinta ad ammettere qualcosa che andasse oltre a questo.

Melody invece sembrava più che altro sollevata.

“Già fatto?”

Senza perdere un istante la concentrazione, Ultear gli rivolse una smorfia curiosa, un po’ materna e un po’ maliziosa: era evidente che dietro a quelle due parole c’era tutta una serie di sottintesi che lui preferì ignorare integralmente.

“Mi pare che manchi qualcuno… dove sono le maghe?”

Ultear fece spallucce.

“Prima è passata la tua… amica, e… diciamo che me le ha requisite. Ha detto che le servivano urgentemente e di rimandare a domani il loro risveglio”.

“Te le ha requisite? E perché?”

“Non ne ho idea” ammise.

“Meglio così… se Lluvia vedesse Gray in questo stato…” rabbrividì la piccola Melody, mentre Gray si esibiva in un rantolo particolarmente drammatico.

Avendo provato sulla sua pelle la forza dei sentimenti che la ex-Phantom provava per il suo compagno di gilda, non ci teneva proprio ad un altro scontro, anche perché la maga dell’acqua aveva rivelato un lato particolarmente inquietante quella volta…

Il ragazzo annuì distrattamente, guadagnandosi due occhiate perplesse da parte delle compagne: da che lo conoscevano, avevano sempre saputo che Gerrard era un tipo piuttosto impassibile e posato, poco incline a mostrare al mondo qualcosa di più di una maschera di neutra accondiscendenza.

Per loro, il fatto che il ragazzo cincischiasse così, come in preda a pensieri preoccupanti, era decisamente un cattivo segno.

Fortunatamente anche il trattamento su Gray era finito, quindi avrebbero potuto metterlo a riposare nella capannina e tornare in albergo.

“Si può sapere che hai? Da quando sei tornato hai la testa tra le nuvole” sbottò preoccupata la maga del tempo “Ti ha sconvolto così tanto passare una mezz’ora con Erza?”

“In un certo senso…”

“Tsk. Ti facevo più uomo. Eri più virile una…” si bloccò, mezza imbarazzata. Non le faceva piacere ricordarsi del periodo in cui erano infiltrati nel Consiglio magico.

“Non è come pensi” ribattè piccato, mentre la testolina della terza maga andava dall’uno all’altro, un po’ come una pallina da ping pong.

“Però… ho bisogno del tuo… del vostro” si corresse “aiuto”.

Che Gerrard chiedesse esplicitamente aiuto era una cosa ancora più insolita: la faccenda si faceva decisamente stuzzicante, sorrise tra se la maga del tempo.

 

 

 

Per Titania, la sera arrivò anche troppo in fretta.

Avrebbe voluto prolungare l’attesa, almeno tanto quanto era impaziente di vedere se il suo compagno per la serata si sarebbe presentato o meno.

Era un po’ incerta al riguardo: lui non era Natsu o Gray o un altro qualsiasi della sua gilda. Loro sapevano quanto poteva essere pericolosa, ma Gerrard poteva essersene dimenticato.

Poco male.

A richiamare l’arma adeguata ci metteva un attimo.

Il ristorante che aveva scelto era vicino al loro albergo, un posto piccolo rispetto agli altri che costellavano la città turistica; tuttavia, la sua semplicità aveva un certo fascino. Un posticino discreto e accogliente, con una ampia terrazza che dava sul mare e tante fiaccole disposte intorno: ad Erza aveva fatto immediatamente simpatia.

Salendo la scalinata di legno, però, non potè fare a meno di domandarsi nervosamente se il vestito scelto era adatto, se l’acconciatura era a posto, se magari non si era truccata troppo.

Domande inutili.

Arrivata sulla ampia terrazza, si accorse di essere completamente sola.

 

 

 

 

  
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