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Autore: borntodie    26/01/2012    0 recensioni
Questa è la storia di una ragazza, ma potrebbe essere anche la tua un giorno. Giunta ad un bivio hai tre opzioni: seguire la strada più sicura consapevole che avrai sempre quel qualcuno accanto, andare per la via più tortuosa e affrontare la vita a mani nude, oppure semplicemente gettarti dalla scogliera e affidare tutto al caso ma anche a te stessa, credere che almeno per questa volta sei tu quella fortunata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. m e r c o l e d ì d i e c i a g o s t o 2 0 1 1

Camminava da una parte all'altra della stanza ad un ritmo velocissimo, si era piastrata e poi fatta i ricci, truccata e ristruccata almeno 3 volte, vestita e ricambiata tutto nel giro di venti minuti per cercare di dimenticare il casino che aveva creato. Ora aveva le gambe stese sul muro ed era a testa in giù sul letto, come quando aveva 6 anni, era una posizione che adorava e che sperava l'avrebbe aiutata a trovare una dannata soluzione. Mentre fissava il soffito se lo sentì crollare addosso e soffocarla, era questo ciò che sarebbe successo. Insomma, olte ad aver mentito, adesso aveva mentito riguardo alla bugia e il che dava come risultato una menzogna al quadrato, ovvero tanti guai. Tra poco tempo Byron avrebbe ricevuto la chiamata di Henry pensando che fosse lei, non immaginava nemmeno cosa avrebbe detto. Sicuramente non le avrebbe retto il gioco, magari non vedeva l'ora di umiliarla dopo che lei aveva fatto finta di non conoscerlo l'altro pomeriggio. Un totale disastro, la fine del mondo era imminente e non c'era niente che lei potesse fare per evitare la strage, e se c'era una cosa che odiava più della cellulite, quella era proprio l'impotenza.

La sua missione Facciamo-pace-con-Quinn non era andata a buon fine, o per meglio dire, non aveva avuto nemmeno un vero e proprio inizio. Al monolocale non c'era, al bar nemmeno e al cellulare non rispondeva. Chissà, forse doveva solo lasciarla un po' da sola, dopotutto le aveva dato fin troppe preoccuazioni ultimamente. Una parte di lui era convinta che lei ora lo stesse pensando, che volesse tanto rivederlo, ma quella parte doveva sbagliarsi, perchè la cosa migliore che a Quinn potesse capitare era liberarsi di lui, o almeno così la pensava Byron. In quel momentò sentì il telefono squillare e per un momento si illuse che fosse lei, invece si trattava di un numero che non aveva memorizzato, così rispose cauto «Pronto? » «Salve, parlo con Byron? » «Sì, sono io. Chi è? » «Sono il fidanzato di Megan, la ragazza che ha conosciuto al Fairytale pub qualche sera fa » Per un secondo il ragazzo credette che Henry volesse fargli una ramanzina, o peggio incontrarlo per sfidarlo a duello o una cosa simile, ma cerco di mantenere la calma «Certo, Megan. Come mai mi ha chiamato? » «Oh ti prego, dammi del Tu! Chiamo perchè so che lavori al Golden Garden figliolo, e Megan ha detto che siete interessati a fornirci i fiori per la cerimonia, ho detto bene? » Ci fu un attimo di silenzio nel quale Byron cercò di immagazzinare bene l'informazione, poi rispose «Ma ci deve essere un errore, in realtà io non ... » Ma poi si ribloccò, pensando che questa potesse essere l'occasione che aspettava da tempo e si schiarì la voce, poi parlò così «Dicevo, sì lavoro proprio per il Golden Garden e aspettavamo ansiosi la tua chiamata' «Bene, posso parlare con il capo? » «Vedi, al momento non mi trovo a lavoro, ma potrò chiamarti nel pomeriggio per darti delle informazioni, ora sono solo le 9 del mattino e io attacco più tardi, ti va bene? » «Figliolo, come ti pare! L'importante è che io abbia i miei fiori, ok? Fammi sapere in tempo per le 17 al massimo! Il matrimonio è domenica» «D'accordo, grazie Signore! » Terminata la chiamata fece un respiro profondo. Si era appena finto una persona per bene e con un lavoro, ora mancava solo diventarlo davvero. Prima di tutto cercare questo Golden Garden, farsi assumere e esporre la questione ... Sarebbe stato facile, dopotutto tutti i fiorai morivano dalla voglia di abbellire il matrimonio della giovane Sharp, magari sarebbero apparsi sul giornale locale o sul New York Times, pensò Byron. Si diresse verso il centro per chiedere informazioni, sperando vivamente che quel fioraio esistesse davvero e non fosse stato solo un'invenzione di quella mente malata di Megan. A proposito, perchè si era inventata una cosa del genere? Insomma, cosa voleva questa ragazza che gli aveva incasinato ma salvato la vita allo stesso tempo?


Squillò il telefono. Dannazione, era proprio lui! A Megan tremavano le mani ed era sul punto di piangere, sull'orlo di una crisi si fece coraggio e rispose «Hey » «Hey? Ti senti bene? » «Alla grande, è solo ... niente mi facevo un pisolino! » «Ho parlato con quel Byron » disse lui, sembrava sereno. «E quindi? » «Quindi mi fa sapere oggi pomeriggio, ancora non era a lavoro» «Ah, capisco. Allora niente, tienimi informata! » «Ovviamente! Ti sento strana però... Vabbene, ho capito, ti lascio riposare. Ti amo» «Anch'io» Attaccò il telefono e fece un respiro talmente profondo che si sentì i polmoni diventare due palloncini sgonfi, si lasciò cadere a peso morto sul letto e fissò il soffitto. Dopotutto era ancora lì, non era crollato, anzi, sembrava sorriderle. Poi capì di aver abbracciato la follia, insomma, come diavolo faceva uno stupido soffitto a sorriderle? A volte i suoi pensieri la facevano sentire una patetica tredicenne. Chiuse gli occhi come per spegnerli tutti, poi ripensò in quale buffa situazione avesse cacciato quel povero Byron, sarebbe stata davvero curiosa di vedere come se la stava cavando un tipo come lui, ad improvvisarsi fioraio. Sarebbe stato divertente.


«Chi diavolo sei tu ragazzo?» «Sono il ragazzo che farà diventare famoso questo posto! » «Non capisco di cosa tu stia parlando, spara questa cavolata e poi lasciami lavorare in pace' Il tipo del fioraio era un uomo sulla cinquantina, capelli bianchi e pieno di rughe, portava un cappello con la viseria e lo guardava seccato. « Se mi assume posso farle guadagnare parecchi soldi! Sono in contatto con gli Sharp e stanno cercando qualcuno che curi piante e fiori al matrimonio di Megan e Henry Fell, se non ci crede ecco il numero! » Disse mostrandogli il cellulare. « Senti moccioso, se stai cercando di fregarmi giuro che ti chiudo nella serra! » Che strano modo di dire, pensò Byron, forse erano cose che si dicevano tra fiorai, avrebbe dovuto prendere appunti? « Giuro di no! Entro le 17 devo fargli sapere se ci state. Allora? » Il fioraio che aveva detto di chiamarsi George, o Bourge,non aveva ben capito, corrugò le sopracciglia, poi sospirò e disse « Senti, non sto cercando novellini da tenermi qui in giro ma ... Almeno le piante le sai annaffiare? » « Sissignore! » « Allora fatti un giro laggiù, curale e dopo ti mando da questi Sharp così mi dici che fiori vogliono, poi mi riporti quello che ti dicono e io gli faccio un preventivo, tutto chiaro pivello? » « Sissignore! » rispose Byron, emozionato di poterlo dire finalmente, sentendosi un grande lavoratore « Se non la pianti di parlarmii così ti licenzio subito! » « Nossignore, ok» E girò i tacchi dirigendosi verso delle ... Non aveva idea di che piante fossero, ma tanto che importava? L'acqua era uguale per tutti, pensò, sperando che funzionasse come per gli essere umani.ùù

Erano le 18 in punto quando suonò il campanello di casa Sharp, Henry andrò ad aprire la porta e si trovò davanti un ragazzo sconosciuto « Suppongo che lei sia il Signor Fell, giusto? » esordì Byron «E suppongo che tu sei ancora il tipo del fioraio che si ostina a darmi del Lei, entra pure figliolo! » «Ehm, ho le scarpe sporche! » «E la servitù che ce l'hanno a fare? Entra ragazzo, vieni in salotto. Posso offrirti qualcosa? » Chiese cortese mentre Byron si sedeva timido sul divano in pelle. Era incredibile, la stanza era grande e luminosa, c'erano due divani e altrettante poltrone, mobili antichissimi ma allo stesso tempo eleganti, alcuni quadri che dovevano provenire dalle più prestigiose gallerie d'arte della California e c'era addirittura un acquario con una specie di squalo che faceva avanti e indietro. «Se pazienti un secondo salgo su a prendere la lista dei fiori e a chiamare Megan» disse voltandosi e dirigendosi verso le scale, poi esitò un secondo e si voltò con fare sospettoso «Ti ho già visto da qualche parte ragazzo? Ho come l'impressione di ... Bah forse mi confondo solo, vado e torno!' Byron era rimasto lì seduto, aveva il corpo leggermente sollevato dal divano, aveva quasi timore di sporcarlo con il suo modo di essere. Mentre si guardava attorno con gli occhi che erano sul punto di saltargli fuori dalle orbite sentì delle voci provenire dalle scale, poi dei rumori, e quando cessarono si ritrovò faccia a faccia con i futuri sposi. Megan indossava dei jeans blu attillati e una semplice maglia bianca, portava dei vestiti così casual con una tale grazie ed eleganza che avrebbe potuto sfilarvici su qualsiasi passerella e conquistare tutti. Ora che c'era tutta la luce che potesse desiderare, fu grato che al pub non ce ne fosse stata troppo perchè altrimenti non sarebbe stato in grado si pensare ad altro in quei giorni, perchè i lineamenti del suo viso erano tanto semplici ma allo stesso tempo ricercati, i suoi occhi erano piccoli, ma allo stesso tempo riempivano perfettamente il suo viso fine, ed erano in grado di catturare l'attenzione di chiunque. Ora aveva solo un poco di mascara, ma il suo sguardo era affilato e la sua espressine era tanto sorpresa quanto felice. Chissà, forse anche lei stava ripensando a quanto non se lo ricordasse così, a quanto avrebbe voluto rincontrarlo per potersi rimmergere nell'oceano che rappresentavano i suoi occhi. « Salve Byron, sono contenta che il suo capo abbia deciso di fornirci i fiori per la cerimonia! » disse Megan sorridente, mettendo un pizzico di sarcasmo nelle sue parole, scambiandosi uno sguardo di intesa con il ragazzo, condividendo quel loro piccolo segreto, quella bugia che li aveva portati a rincontrarsi di nuovo. « Le assicuro che è un piacere Miss Sharp » Rispose lui, abbozzando un sorriso, ripensando a quel nome che tanto li aveva fatto ridere. « Ora mi ricordo dove ti ho visto! » esordì Henry con un espressione soddisfatta sul viso « Sei il tipo che ci ha salutati quando stavamo sulla spiaggia! Giusto? » « Eh.. Si, credevo di essermi sbagliato. Ma non dovevo disturbarvi, ho agito di impulso » disse Byron, cercando di giustificarsi. « Giuro che proprio non ti avevo riconosciuto! Comunque proseguiamo, tesoro, mostragli la lista di fiori che abbiamo scelto » « Certo, questa è la lista » disse l'uomo porgendogli un blocchetto. « Perfetto, lo porterò al mio capo e poi vi farò avere il preventivo entro domani pomeriggio, d'accordo? » « Grazie mille, vuoi qualcosa da bere? » Propose Henry. Byron esitò un secondo, ma poi rifiutò. « Devo andare ora, è stato un piacere! E tanti auguri! » Disse stringendo la mano ad entrambi. « Tesoro, perchè non avverti mia madre che rimani a cena? Io accompagno Byron all'uscita del giardino. Sai com'è, potrebbe perdersi in questa foresta! » domandò Megan « Ma è un fioraio, sarà esperto no? » « Bè, in realtà mi piacerebbe farle delle domande riguardo alcune piante che ho visto, posso mostrarvele? » Megan rivolse uno sguardo al suo uomo che poi acconsentì. « Non perdetevi! » Disse Henry mentre si avviava in cucina. Quando furono soli la ragazza esordì « Chi non muore si rivede! » « Ammetti che lo desideravi» « Ah sì, non ci ho dormito la notte Byron! » Disse in tono sarcastico conducendolo fuori dalla porta e incamminandosi lungo il viale illuminato dal sole che tramontava. « Allora, scommetto che muori dalla voglia di sapere perchè ora ti ritrovi a lavorare da un fioraio» « Ah, quindi puoi darmi una spiegazione logica? » « Giuro che dirò solo la verità e nient'altro che la verità, ci stai? » « Ok, spara! » « Per sbaglio Henry ha trovato il tuo numero nel mio cardigan, e dato che credeva che l'addio al nubilato l'avessi passato con le amiche, allora ho inventato una scusa. Ho detto che ti avevo conosciuto lì fuori per caso e che lavoravi per questo fioraio, sfruttando il fatto che a noi servivano i fiori! Allora? » « Che mente diabolica Signorina Sharp! Davvero, sono allibito » « Dillo che ti ho salvato la vita! » « In realtà sì' sospiro sincero Byron « Adesso lavoro davvero per il Golden Garden» « Questo significa che non brucerai il blocchetto che ti abbiamo dato e che avrò davvero quei fiori alla mia cerimonia? » « Esatto, e questo significa che finalmente posso mettere qualche soldo da parte. Odio ammetterlo ma ... Ti devo molto » Megan si sentì fiera di lei, per una volta non aveva combinato un terribile disastro, aveva addirittura aiutato qualcuno! Dire qualche bugia infondo poteva portare benefici « Ma invece tu non dovevi mostrarmi delle piante? » « Hey, vacci piano! Faccio il fioraio da mezza giornata, so a malapena distinguere una rosa da un cactus! » « Bè, è già un buon segno no? » « Sì, sono sicuro che il tipo rugoso del negozio mi lascerà il suo giardino fiorito in eredità, con tanto di uccellini canterini! » « Noo, ci sono gli uccellini? » « Non li ho mai visti, ma suppongo siano loro che dopo pranzo emettono quei rumorini fastidiosi, ti giuro che sto progettando di sterminarli tutti! » « Ohh! ma sentiti! credo che il primo grande passo per diventare un vero fioraio sia amare e rispettare la natura! » « Ma solo gli esseri che non respirano! » «Odio contraddire la tua teoria ma anche le piante respirano, sai? Mai sentito parlare di fotosintesi clorofilliana? » « Ahh, speriamo che non mi facciano fare un esame sulle piante prima di darmi lo stipendio, sono proprio ignorante! » « Puoi sempre cercarmi per delle lezioni extra se vuoi! » Byron si fermò rendendosi conto di essere arrivato al cancello, così anche Megan si fermò e aspetto che rispondesse qualcosa. « A proposito di lezioni extra ... Volevo chiederti se ti andava di ripetere il nostro non appuntamento, magari in un luogo meno costoso del Fairytale Pub ... Che ne dici? » In quel momento fu come se miliardi di stelle cadenti e meteoriti si stesserono scontrando nella testa di Megan, i corpi celesti si erano frantumati e dispersi ovunque, qualcosa le diceva che non c'era nulla di sbagliato, un'altra le gridava di non farlo perchè avrebbe dovuto mentire ad Henry ancora una volta. Ma poi ci riflettè: perchè doveva mentirgli? Non poteva semplicemente dirgli che usciva con un amico? Lui avrebbe capito. « Dove volevi andare? » « In realtà non lo so, dipende dal giorno e dagli orari che ho a lavoro » « Ah giusto. Ora sei un ragazzo in carriera già ... » Disse imbarazzata spostando lo sguardo verso un cespuglio « Magari potremmo ... » Cominciò lui. « Senti ti chiamo io, ok? » propose Megan. « Per me è ok. Ti ... Ti farò sapere insomma » « Certo, sì » « Ok' Disse Byron aprendo il cancello, ma poi si voltò di nuovo verso di lei ridendo. « Cosa c'è di così divertente? » domandò lei incuriosita. « In realtà nulla, solo che ... Non hai più il mio numero » « Ah, giusto. Ehm, stavolta lo memorizzo direttamente sul cellulare » Disse porgendoglielo, Byron lo scrisse e glielo restituì. Ci fu un secondo di imbarazzo, poi Byron si voltò augurandole una buona serata e sparì dietro le sbarre del cancello, lasciandola lì sola, nella casa che a lungo era stata la sua prigione. Quando vi era con Henry si trasformava in un paradiso, ma quando ne usciva non gli mancava quel luogo. Se fuori era in buona compagnia sapeva divertirsi. Stava imparando ad essere Megan e basta, e dopotutto l'inferno che c'era al di là della recinzione non era poi così male, e bruciare tra quelle fiamme poteva essere piacevole. Quel diavolo poteva essere un angelo, pensò, mentre si dirigeva a passo svelto verso il portico dove l'aspettava il suo paradiso personale.
  
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