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Autore: MystOfTheStars    26/01/2012    1 recensioni
"Nei giorni antichi, gli uomini hanno guardato le stelle ed hanno visto i loro eroi nelle costellazioni. Oggi, noi facciamo lo stesso, ma i nostri eroi sono uomini in carne e ossa."
20 luglio 1969, l'uomo sbarca sulla luna. Ma gli astronauti non sono soli, c'è l'America intera a seguirli... e non solo dagli schermi della televisione.
Genere: Generale, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 20 luglio 1969... sulla Terra, almeno.

La magnifica desolazione della superficie lunare, in quel momento, era lì, sotto i suoi piedi: America non riusciva a pensare ad altro, mentre camminava lentamente su quella che, per tanto tempo, era stata una meta irraggiungibile, una grossa sfera sospesa nel cielo che li guardava benevoli, bianca, fredda e distante.
Ora, invece, America ci stava camminando sopra – sopra, se si chinava la poteva toccare, con le dita che affondavano in quella polvere fine che la ricopriva.

Peccato solo che quella tuta spaziale in cui aveva dovuto ficcarsi fosse così scomoda e lasciasse pochissima libertà di movimento: America avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire il peso inconsistente di quei granelli di sabbia sulla sua pelle, per sentire il profumo dell'aria sulla luna, ma niente da fare, sapeva che quella stupida tuta non poteva togliersela. Era una questione di pressione e di mancanza d'ossigeno o cose così, gli avevano spiegato.
Non si era ribellato più di tanto, comunque, anche perché gli avevano assicurato che stava bene, così conciato. E poi, c'era quella bella bandierina proprio sulla sua spalla.
Era fondamentale, naturalmente: il mondo li stava guardando in diretta, lui ed i suoi astronauti! Erano lì, sulla Luna, i primi eroi a mettervi piede! Eroi americani. In barba a quel panzone di Russia, naturalmente, ahahah!

Continuò a gironzolare lì attorno. Per un po', stette ad osservare Armstrong ed Aldrin che trafficavano con i loro macchinari, ma non passò molto tempo prima che se ne andasse, annoiato.
Si sentiva un po' strano, a sapersi così lontano da casa, così lontano dai suoi confini, dal suo continente, dal suo pianeta – e dire che non era che sulla Luna!
Impacciato e goffo, si sedette vicino alla sua bandiera.
Era motivo di grande orgoglio ed eroismo, naturalmente, l'avere la propria bandiera piantata nientepopodimenoché sulla Luna! La osservò con un gran sorriso stampato in volto, gongolando di soddisfazione.
Pian piano, poi, il sorriso svanì, lasciando il posto ad un'espressione seria sul suo volto. Gli erano tornati in mente stralci del discorso che era stato scritto nel caso in cui gli astronauti in missione non fossero riusciti a rientrare e fossero periti lì, sulla Luna.

Nei giorni antichi, gli uomini hanno guardato le stelle ed hanno visto i loro eroi nelle costellazioni. Oggi, noi facciamo lo stesso, ma i nostri eroi sono uomini in carne e ossa.

Era un eroe, quel giorno, America lo sapeva bene. Lo era per i suoi cittadini e per tutto il mondo. Rischiavano la vita per la conoscenza, per la scienza, per i sogni di tutte quelle persone che, come lui, potevano passare notti intere a guardare il cielo con il naso verso le stelle, chiedendosi come fosse, lassù.

Ogni uomo che guarderà la Luna nella notte, saprà che c'è da qualche parte un piccolo angolo che sarà per sempre l'umanità.

Osservò la sua bandiera, poi i suoi occhi si spostarono sulla placca dove era rappresentata la Terra, e dove era stato scritto:
“Siamo venuti in pace per tutta l'umanità”

Quel giorno, anche se la bandiera piantata sulla Luna era a stelle e strisce, America credette davvero in quelle parole. Era la sua bandiera, ma era anche la bandiera dell'umanità. Lui era arrivato primo, arrogandosi il diritto di piantarla come se quel suolo extraterrestre fosse suo, e non mancava di riconoscere una certa arroganza, in tutto questo.
Eppure, era come se in quel momento tutti gli altri fossero lì, accanto a lui, seduti sulla Luna, ad osservare il loro pianeta dall'alto, vedendolo nella sua interezza, nella sua piccolezza, nella sua gloriosa insignificanza.

Avrebbe voluto stringere la mano di qualcuno, in quel preciso istante, ma non c'era nessuno accanto a lui.

Arrivando primo sulla Luna, si era arrogato il diritto e l'onere di rappresentare tutta quella variegata sfera blu e bianca che era il suo pianeta natale, tutte le nazioni che lo abitavano. Erano lì con lui, ora, molte lo stavano guardando sui loro schermi in bianco e nero, laggiù, sulla Terra.
Allora America si rialzò ed agitò la mano nella loro direzione. Ce l'aveva fatta, ce l'avevano fatta!
Eppure, ora che osservava il punto di partenza dalla meta raggiunta, aveva una gran voglia di tornare indietro al più presto.


La Luna non era che un agglomerato di rocce, in fondo, ed a dirla tutta America la trovava molto più bella osservata dalla sua caotica Terra, che non lì, in quella desertica, per quanto bellissima, desolazione.



___________________

*= come Aldrin descrisse la Luna non appena vi mise piede.

Fonte per gli stralci di discorso e citazioni riportate: wikipedia.

La storia è stata originariamente scritta per l'Hetalia promptathon 2011, su prompt "luna", pacchetto spazio.

Grazie per aver letto \o/
  
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