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Autore: NightLady    27/01/2012    2 recensioni
Celia non è una bambina come le altre: ha dei poteri straordinari ereditati dal padre e dei quali neanche lei è ancora pienamente consapevole. Ma nella Manhattan del 1873, in un mondo fatto di povertà e ignoranza, questi poteri fanno paura, sono impossibili da accettare, e convincersi di avere a che fare con la figlia del diavolo, a volte, è l'unica cosa che una madre possa fare.
Dal testo:
"Ti volti e sollevi, a malincuore, lo sguardo su quella creatura che il mondo esterno riconosce come tua figlia ma che il tuo intero essere rifiuta, con orrore.
Chi sei? Cosa sei?"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Your own devil

 
 

We are each our own devil,
and we make this world our hell.
 
Oscar Wilde

 

 
 
 
Manhattan (New York), febbraio 1873.
 
Stai sciacquando la tazza sporca della colazione. Le tue mani, intirizzite dal gelo, si immergono controvoglia nell’acqua torbida. Avverti i suoi occhi, come spilli appuntiti conficcati nella tua schiena. Ti agiti, nervosa, e un po’ d’acqua fuoriesce dal catino, bagnando il ripiano logoro del mobile. L’asciughi, con stizza, poi ti strofini, col dorso della mano consumata, gli occhi gonfi di lacrime e di sonno non goduto.
Termini il tuo lavoro, cercando di misurare i gesti e di contenere quell’ansia che senti crescere dentro di te e che presto, lo sai bene, finirà con il tramutarsi in panico.
Dietro di te, una sedia viene smossa, facendo stridere il legno dei piedi contro il pavimento di quel locale piccolo e squallido che chiami casa da anni. Dopo qualche istante, il frusciare della carta e il rumore di qualcosa che picchietta e gratta, ripetutamente.
Ti volti e sollevi, a malincuore, lo sguardo su quella creatura che il mondo esterno riconosce come tua figlia ma che il tuo intero essere rifiuta, con orrore.
Chi sei? Cosa sei?
Le domande sono immancabilmente lì, malcelate, nei tuoi occhi che osservano di soppiatto quella piccola testa china sul tavolo.
Il pennino di metallo si immerge nuovamente nell’inchiostro nero, picchietta sul bordo del calamaio e torna a bagnare il foglio di carta da lettere.
 
"Dove hai preso quel foglio, Celia? È mio!" Le dici e, nonostante il tentativo di contenerti, la voce ti esce più aspra del previsto.
La bambina solleva il capo, ricoperto da una selva di ricci ribelli, e ti fissa, con quegli occhi inquietanti e scuri. Ubbidiente, ripone il pennino e, nell’improvviso silenzio che ti avvolge, puoi udire chiaramente il suono del calamaio di vetro che vibra contro il legno del tavolo. Il sangue ti si ghiaccia nelle vene mentre lo guardi scivolare, spinto da una forza invisibile, verso il bordo. Il pennino lo segue, rotolando.
Una piccola mano si allunga per fermare la corsa di entrambi e gli occhi scuri tornano a fissarti, sgranati.
Ti porti la mano al petto, stringendo la croce appesa alla catenina, in un’inconscia ricerca di protezione.
"Va tutto bene," le dici, in un soffio. Ma è te stessa che vuoi rassicurare. "Tra un po’ verrà una persona a prenderti."
"Dove mi porterà, mammina?"
Rabbrividisci, sentendole pronunciare quel nomignolo affettuoso e dimentichi di risponderle. O forse non vuoi.
Con prudenza, ti avvicini a raccogliere il foglio. Lo scruti, ansiosa, per controllare i danni e provi sollievo nel vedere che il testo, da te scritto, è ancora intatto. Con delicatezza, strappi via la parte imbrattata; poi, pieghi quel che resta del foglio.
La bambina ti osserva in silenzio, mentre ti dirigi verso la cassettiera accanto al letto e prendi la busta che vi avevi riposto. Vi infili la lettera, richiudendo con cura.
È quasi ora.
Il pensiero ti tranquillizza e, per pochi brevi istanti, quasi non avverti la sua presenza.
Un colpo deciso alla porta.
Sobbalzi, ma è solo un attimo; un paio di passi e sei all’uscio.
Lo spalanchi senza timore. Non ti spaventa ciò che c’è all’esterno: sai che il demonio è già in casa tua.
Accogli l’uomo con calma apparente. Pochi rapidi convenevoli sono sufficienti: ormai, tutto è già stato fatto, predisposto. Gli consegni il pacchettino, confezionato con un foglio di giornale riciclato. All’interno, ci sono i risparmi della tua vita. Te ne separi senza rimpianto perché sai che là, dove sei diretta, non ti serviranno. L’avvocato intasca il compenso pattuito e rivolge uno sguardo, privo di curiosità, alla bimbetta che ha assistito a quello scambio, immobile e taciturna.
Il cuore ti batte forte. Ti avvicini a lei e, con gesti meccanici, le sistemi le stringhe degli stivali e la aiuti a indossare il cappottino. È quello ‘buono’ della domenica, quello riservato alla Santa Messa. Una smorfia ti sfugge, pensando alle innumerevoli volte in cui ve l’hai condotta, con l’illusione di scacciare il diavolo dal suo corpo, dalla tua vita.
Prendi la busta con la lettera e l’appunti, con una spilletta, al secondo bottone del cappotto. Non hai ancora terminato che la bimba allunga la sua manina per afferrare la tua. Ti pietrifichi e, istintivamente, sollevi lo sguardo e incroci il suo. È una cosa che fai di rado e ti terrorizza. Subito, lo distogli, per fissare quelle piccole dita che ti stringono la mano. Non vedi i grandi occhi scuri che ti implorano, umidi di lacrime. Vedi solo gli artigli freddi che sembrano volerti trattenere e ti sentì sprofondare giù, sempre più in profondità, verso quegli inferi che, da cinque anni, minacciano la tua esistenza.
Ti allontani di scatto e torni a rivolgere la tua attenzione all’uomo, che attende con aria annoiata.
È il momento.
Poggi la mano sulla spalla esile e la sospingi in avanti. La porta si chiude di botto, con un tonfo che fa tremare te e le pareti sottili. L’uomo sobbalza, sconcertato.
"Sarà stato il vento," commenti, ma senza troppa convinzione e la tua voce trema.
Potresti dire altro ma come spiegare qualcosa che tu stessa non hai compreso?  

Respiri di sollievo, vedendo che lei non oppone resistenza e si lascia prendere per mano dallo sconosciuto signore. Li accompagni all’uscio, dove, evitando di guardarla, ti accomiati dall’uomo che, con un rapido tocco al cappello, si allontana, portando la creatura via con sé. Lontano da te.
Nel viottolo stretto e sporco, la bambina cammina accanto all’uomo, voltandosi di continuo a guardarti.
Il sangue affluisce di colpo al cervello e, per un attimo, ti lasci andare, sopraffatta da emozioni a lungo represse: liberazione, rammarico, dolore. E, ancora, paura. Per ciò che ti resta da fare.
Ti riprendi a fatica, accantonando quei pensieri che non possono fare altro che distoglierti dal tuo progetto. Rientri in casa. Raccogli il sacchetto da sotto la branda; ne estrai una matassa di corda spessa e la srotoli. Il cappio è già fatto: ci ha pensato il bottegaio che te l’ha venduta.
Cosa ti ha spaventato di più? La sua totale indifferenza davanti a quella richiesta insolita, oppure il fatto che ciò non ti abbia meravigliato?
Sali sulla sedia, e fai passare l’estremità libera della corda sopra la trave di legno del soffitto.
È robusta, e sei certa che reggerà benissimo il peso del tuo misero corpo. Leghi un capo della corda all’altro con un nodo scorsoio. L’hai visto fare al negoziante e ti sei esercitata a lungo. Ora, osservi soddisfatta il risultato.
Ti guardi intorno un’ultima volta, poi infili la testa nel cappio e scalci via le scarpe.
 
Bene, sei pronta.
Pronta a lasciare quest’inferno che tu stessa ti sei creata.


 Fine


 


Note finali: questa fanfiction nasce per partecipare al concorso indetto da EFP in collaborazione con la Rizzoli. Nel regolamento si chiedeva di scrivere una one-shot che fosse ispirata al romanzo o anche solo al primo capitolo, messo a disposizione dal sito.
Io ho letto solo il primo capitolo, che parla di un avvocato che accompagna una bambina a conoscere il padre. C'è solo un vago accenno alla madre morta suicida. Poi, leggendo on line alcune recensioni sul libro, ho scoperto che la madre della protagonista era convinta che la figlia fosse posseduta dal diavolo, per via dei suoi strani poteri, e su questo ho romanzato.
Non ho idea di quanto si parli di questa cosa o del personaggio della madre nel libro, quindi non posso sapere se è IC oppure no o se la mia interpretazione di come siano andate le cose sia corretta ^ ^

AVVISO


24-03-13

Vi informo che ho deciso di non pubblicare più nulla su EFP. Continuerò a scrivere, naturalmente, ma d'ora in poi le mie fic saranno reperibili solo a questo indirizzo:
www.nightlady.name

Questo vale per tutte le fic in corso, incluso la traduzione di "Beg the liquid red" che è stata cancellata dall'amministrazione di questo sito, e qualsiasi altra fic/traduzione dovessi iniziare in futuro.

Vi aspetto,

NightLady

   
 
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