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Autore: Il_Genio_del_Male    28/01/2012    14 recensioni
John non si sente troppo bene, e la colpa è di Sherlock.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie ''We're not a couple'. 'Yes you are'.'
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RATING: Giallo.

GENERE: Commedia, Romantico (?).

PAIRING: Sherlock/John.

AVVERTIMENTI: Fluff (giusto un pizzico), Slash, What if?, un accenno di Lime.

DISCLAIMER: I personaggi non mi appartengono, né i diritti della serie (ahimè) che vanno tutti alla BBC. Non guadagno niente dalla mia attività di fangirlamento compulsivo.

DEDICA: A Moffat e Gatiss, perché sono degli slashers in incognito e ci hanno regalato un telefilm meravigliosamente brillante e ambiguo; a Martin Freeman, che è un John Watson perfetto; a Benedict Cumberbatch, perché è un attore straordinario -nonché figo da paura.

NOTE: Ehm, buonsalve a tutti! *si guarda attorno*

E’ con timore reverenziale che mi accingo ad approdare nel meraviglioso fandom di Sherlock
Lo ammetto, sono nervosa. Molto nervosa. Di solito scrivo storie deliranti e corbellerie varie nella sezione Merlin e nelle Originali, ma in preda all’entusiasmo derivante dall’aver scoperto -con più di un anno di ritardo- perché questo telefilm riscuotesse così tanto successo e disperata all’idea di dover aspettare almeno altri dodici mesi perché trasmettano la terza serie, ho deciso di versare il mio modesto tributo di sangue (ehm) al fandom, sperando di non abbassare troppo la qualità media delle storie pubblicate finora.

Buona lettura (mi auguro)!

 

 

 

 

 

Erano ormai due settimane che andava avanti.

Quasi ogni mattina, al risveglio, un forte senso di nausea lo colpiva, costringendolo ad abbandonare il tepore del piumino per scapicollarsi in bagno, abbracciare la tazza del water e rimettere anche l’anima; il tutto nel giro di quattro secondi e nove decimi. Aveva subito pensato ad una forma di gastroenterite e di conseguenza aveva fissato un appuntamento con uno specialista, ma il medico, limitatosi ad alleggerirgli il portafoglio di una discreta somma, non aveva trovato nulla di sospetto nel suo intestino.

Poi erano cominciati gli svenimenti. In ambulatorio, al supermarket sotto casa (con le cui casse automatiche aveva ancora un conto in sospeso). Addirittura per strada, soccorso da alcuni passanti caritatevoli -mioddio che vergogna!- e una volta mentre si trovava in casa da solo e si accingeva a mettere sul fuoco il bollitore per il tè. Quando aveva ripreso i sensi si era ritrovato a distanza molto ravvicinata con una preoccupatissima Mrs Hudson che gli sventolava sotto il naso un flacone di sali.

A quel punto si era misurato la pressione, ma era assolutamente nella norma. Sarah, con cui erano rimasti amici, aveva ipotizzato una mancanza di ferro nel sangue, però lui l’aveva subito rassicurata: non era anemico né denutrito, anzi. Negli ultimi tempi aveva messo su qualche chilo. I suoi addominali, che non erano mai stati particolarmente scolpiti nemmeno durante il servizio militare, erano considerevolmente più rilassati del solito. Aveva perennemente fame, ma non ci aveva prestato troppa attenzione. Probabilmente il suo organismo faticava ad abituarsi allo stile di vita frenetico, per non dire delirante, che aveva adottato da quando era andato a vivere al 221B di Baker Street.

Finché una sera, mentre erano piacevolmente impegnati, Sherlock non aveva espresso la sua opinione al riguardo. “Sottoponiti ad un’analisi del sangue completa, John, e smettila di farci stare in pensiero per te”.

L’aveva detto con estrema nonchalance, tra un preliminare e l’altro, con la testa infilata tra le sue cosce e la lingua intenta a tormentargli in modo assolutamente indecente il sesso. John aveva alzato la testa dal cuscino, un po’ ansimante, guardandolo malissimo; solo Sherlock poteva uscirsene con un’osservazione simile in un momento tanto intimo. Tuttavia, qualcosa nell’espressione dell’altro -nei suoi occhi di ghiaccio fuso, nelle labbra appena increspate, nella sottile ruga d’espressione che gli solcava la fronte- l’aveva spiazzato: mirabile visu, l’imperturbabile Sherlock Holmes era preoccupato. Per lui.

“Uhm, ok. Se la cosa ti può tranquillizzare, lo farò” aveva borbottato, arrossendo lievemente.

Quando l’altro aveva abbassato lo sguardo, pronto a riprendere da dove si era interrotto, il dottore glielo aveva impedito. “Lascia perdere, vieni qui e baciami”.

“Perché?”

“Perché mi va”.

“Ma il tuo amico qui sotto sembra gradire molto le mie attenzioni…” aveva mormorato l’altro con quel suo sorrisetto compiaciuto e allusivo.

“Sherlock. Sta’ zitto e baciami”.

 

 

Ebbene, aveva seguito il consiglio del suo uomo convivente amante coinqulino. Si era sottoposto ad un check-up approfondito: colesterolo, diabete, conta dei globuli bianchi, anemia (meglio non rischiare), emoglobina e chi più ne ha, più ne metta. Qualche giorno dopo l’avevano chiamato dall’ospedale perché passasse a ritirare le analisi.

 

 

Le cinque del pomeriggio, l’ora del tè per antonomasia. Sherlock, comodamente acciambellato sulla poltrona, sorbisce la bevanda reggendo la tazza con una mano, mentre le dita dell’altra pizzicano distrattamente le corde dell’onnipresente violino. John, seduto sul divano e con la busta -aperta- contenente il referto medico posata accanto a sé, si schiarisce la voce.

“Sherlock, devo parlarti”.

“Era ora che ti decidessi a farlo, John. Sono almeno dieci minuti che mi fissi come se volessi perforarmi con lo sguardo” è l’immediata replica.

“Sì, beh” mormora lui.

“Hai saputo l’esito degli esami. Prima che tu me lo chieda, l’ho dedotto da-”

“Non mi interessa saperlo” lo interrompe.

“Davvero?” e gli punta addosso quegli incredibili occhi da extraterrestre.

“Davvero”.

“Bene”.

“Bene”.

“…E quindi?”

“E quindi cosa?”

“Cosa devi dirmi? Hai le spalle e la mascella contratte, sei teso: è evidente che si tratta di qualcosa di grave”. Posa il violino a terra e si sporge verso di lui con il busto in avanti, i gomiti che sostano sulle ginocchia e la testa inclinata, in ascolto.

“Oh, già. Beh, è- E’ assolutamente pazzesco, si tratta certamente di un errore”.

“John. Gli esiti. Cosa dicono?” incalza l’altro.

“Aspetto un bambino, Sherlock” confessa tutto d’un fiato, avvampando, indeciso se mettersi a piangere o scoppiare a ridere istericamente.

“Ma certo. Perché non ci ho pensato prima?” esclama il detective, balzando in piedi in men che non si dica. “Le voglie, l’aumento di peso, le nausee, i mancamenti; Mrs Hudson mi ha avvertito, nonostante tu le avessi chiesto di non farlo… Tutto era riconducibile ad una possibile gravidanza” medita a voce alta, i neuroni che lavorano come furie.

“Sherlock, ma di che parli? E’ impossibile che io sia incinto, guardami! Sono un uomo, non sono biologicamente attrezzato per concepire, né tantomeno mettere al mondo un bambino” sbotta John, sull’orlo di una crisi di nervi.

“Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane -per quanto improbabile- deve essere la verità. Le analisi non mentono. Stiamo per diventare genitori”.

John non sa perché, ma il tono di voce pacato e ragionevole del suo sociopatico ad alta funzionalità preferito è un balsamo per il proprio stato d’animo in tumulto. Si calma.

“Quante settimane?” chiede il compagno.

“Quindici”.

“Quasi quattro mesi, quindi. Presto scopriremo il sesso del bambino” osserva Sherlock con quella che sembra genuina felicità. Si inginocchia di fronte al dottore, le loro teste sono alla stessa altezza.

“Sembri felice” commenta l’altro dolcemente, ancora incredulo.

“Lo sono eccome, John. Non potevi darmi notizia migliore! Tu cosa preferiresti, che fosse un maschio o una femmina?” e i suoi occhi brillano di una luce mai vista prima, mentre gli afferra le mani e le stringe forte.

 “Non saprei. Non fa differenza, credo” John si lascia scappare un sorriso, rinunciando una volta per tutte a svelare l’enigma che è Sherlock Holmes, il suo coinquilino amico collega amore.

 

 

 

 

Ok, sono pronta a qualsiasi cosa: critiche spietate, linciaggio, lancio di frutta e verdura marcia.  Non abbiate pietà, mi raccomando! E fatemi sapere se i Mitici Due sono troppo OOC. Spero di farmi presto viva con qualcosa di più decente.

Alla prossima!

   
 
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