Maledetti zombie assetati di sangue.
Erano ovunque, Dio santo.
Giusto in tempo Lexus era riuscita
a
scansarne uno che stava per darle un pugno in faccia per poi spararne
un altro
ancora che sbucava dalla fabbrica rossa in mattoni.
Doveva correre, doveva correre
veloce
verso la casa gialla, dove sarebbe stata al sicuro, prima che Brian la
raggiungesse.
A qualche metro dalla meta uno
zombie
spuntò da un tombino, ma i suoi riflessi erano ottimi e con
un calcio lo fece
cadere all’indietro, facendolo sparire nuovamente nel
cunicolo scuro.
Ancora qualche passo e ce
l’avrebbe
fatta, sarebbe stata al sicuro, lontano da zombie assassini e Brian,
che la
rincorreva con un fucile da caccia pieno di munizioni. Se
l’avesse presa,
sarebbe stata la fine per lei.
Ancora un po’
e…
-Ho vinto Brian, di nuovo!-
annunciò
alzando un pugno in aria in segno di vittoria
-non è giusto, hai una
fortuna
spacciata in questo gioco!- il ragazzino mise il broncio gettando
malamente il
joystick sul tavolino in legno di fronte a loro
-fortuna, bravura, chiamala come ti
pare- riabbatté lei divertita –fatto sta che devi
imparare a perdere caro
fratellino- allungò una mano scompigliandogli i capelli
castani e facendogli
arricciare il naso
-non sono più un
ragazzino Lex- lo
apostrofò scocciato sfuggendo alla carezza della sorella
maggiore –ho tredici
anni ormai!-
Lexus sorrise, adorava il suo
fratellino e la sua voglia di crescere in fretta. Ancora non sapeva
cosa lo
aspettava tra qualche anno. Lei avrebbe fatto volentieri a cambio con i
suoi
tredici anni per i suoi ventidue e tutte le situazioni assurde che si
ritrovava
attorno.
Los Angeles le sembrava la
città dei
matti in quell’ultimo periodo, soprattutto da quando Ronnie
era tornata
gettando inevitabilmente scompiglio nella loro routine.
Era come se vivessero in una di
quelle palle di vetro Natalizie che tanto amava da piccola: tutto era
calmo e
sereno poi il ritorno di Ronnie aveva scosso la bolla e loro erano
diventati
come i finti fiocchi di neve che vorticavano confusamente
nell’acqua senza
sapere dove andare, alla rinfusa.
Lexus proprio non capiva.
Era chiaro che Nick e Ronnie si
amassero ancora, dopo tutto quel tempo, quanto ci mettevano per
ammetterlo?
Perché era così difficile?
Certo, Nick ora stava con Allie, ma
per quanto ancora poteva far finta di non amare Ronnie? Per quanto
avrebbe
resistito? E perché?
Non capiva la testardaggine dei due
ed il loro istinto masochista. Perché si, comportandosi
così non dimostravano
altro che essere due masochisti.
Lo stesso discorso valeva per Kate
e
Joe.
Cosa c’era di sbagliato
in quei due
idioti senza sale in zucca? Entrambi avevano sbagliato, ma entrambi non
erano
pronti per chiedere scusa e perdonarsi.
Ci avevano messo una vita per
trovarsi e per trovare il coraggio di provarci, ed ora stavano mandando
tutto
all’aria per una sciocchezza.
Secondo Lexus, insomma, quei
quattro
stavano trasformando in dramma quello che per lei poteva essere risolto
con
semplicità in qualche istante.
Non che lei avesse molte esperienze
in campo sentimentale, era sempre stata ben attenta a non esporsi
eccessivamente, a non far durare ogni sua storia più di un
mese e con accurato
distacco, ma gli sembrava chiaro che stessero sbagliando tutto.
Era anche vero però, che
era facile
giudicare dall’esterno, quando i sentimenti non sono i propri
e non si ha la
minima idea del dolore e delle emozioni che si possano trovare in certe
circostanze.
Lei non aveva mai avuto niente di
simile a quello che avevano avuto loro.
Nessuno mai l’aveva
guardata come
Nick guardava Ronnie, con quello sguardo perso e devoto, nessuno
l’aveva fatta
ridere come Joe faceva con Kate, nessuno aveva mai fatto nessuna pazzia
come
farsi quasi ammazzare da un bestione di due metri sulla spiaggia per
lei,
nessuno si era fatto quasi licenziare per andare
all’aeroporto e salutarla
prima di una sua partenza.
Nessuno l’aveva mai
amata, almeno non
quel tipo di amore.
-La cena è quasi
pronta!- la voce di
sua madre la raggiunse dalla cucina –datemi una mano a
preparare la tavola, o
niente regali!-
Lex sorrise, era contenta di essere
tornata in Florida per festeggiare il Natale con la sua famiglia,
lontano dai
drammi e dai problemi.
-andiamo, su- diede una pacca sulla
gamba del fratello invitandolo a seguirla verso la cucina
Si fermò sulla soglia,
impalata,
fissando i suoi genitori che ridacchiavano vicino i fornelli.
Sua madre era voltata verso il
forno
e con un vecchio guantone rosso cercava di sfilare le lasagne calde dal
forno mentre
suo padre continuava ad infastidirla, divertito, pizzicandole i fianchi.
Come faceva a non credere
all’amore
quando ne vedeva così tanto attorno a lei?
L’amore esisteva, quello
eterno,
sconvolgente, esaustivo. Certo, non era come si leggeva nei romanzi
rosa,
l’amore prevedeva anche contrasti, litigi, incomprensioni, ma
ogni volta che
guardava i suoi genitori non poteva fare a meno di pensare che
l’amore
esistesse e come.
Certo, non per lei.
Lexus non credeva che al mondo
esistesse una persona anche lontanamente simile a lei, o pronta ad
accettare il
suo caratteraccio e tutti i suoi difetti. Chi avrebbe mai amato le sue
stranezze, la sua acidità, il suo essere inevitabilmente
fredda e ruvida? Solo
un pazzo. Col tempo Lexus si era convinta che non esistesse nessuno
abbastanza
pazzo da provarci seriamente con lei.
Era una bella ragazza, certo, e
questo faceva si che i ragazzi fossero naturalmente attratti da lei, ma
non
appena scambiavano due parole e trovavano da parte di Lex non la
ragazza dolce
e disponibile che si aspettavano, ma una acida e dalla risposta pronta,
tutti
scappavano a gambe levate, senza nemmeno tentare un secondo approccio.
Tutti, tranne lui.
Scosse la testa scacciando quello
sciocco pensiero dalla testa ed avviandosi verso la cassettiera, dove
avrebbe
trovato il necessario per preparare la tavola.
Johnny era proprio come tutti gli
altri, se non peggio. Cosa poteva aspettarsi da uno come lui? Con quei
modi da
eterno ragazzo, ammalianti e gentili. Era ovvio che ci provasse con
tutte e che
non aveva il minimo interesse nei suoi confronti, se non quella di
innervosirla.
Ogni volta che Johnny era nei
paraggi
Lexus si sentiva tremendamente elettrica e nervosa, terribilmente
vulnerabile
in qualche modo. Perché si, lei poteva anche essere di
ghiaccio, ma cavolo, il
sorriso malizioso di quel Johnny avrebbe fatto sciogliere persino
Attila.
Al diavolo, doveva smettere di
pensarci.
Si voltò, pronta a
scatenare la
negatività dei suoi pensieri su Brian che invece di darle
una mano se ne stava
fermo poggiato alla penisola intento a giocare col cellulare, quando il
campanello trillò.
Brian ovviamente, contento di poter
avere una scusa per svignarsela, fece per avviarsi verso la porta, ma
Lexus gli
afferrò un braccio, fermandolo.
-che c’è?- si
imbronciò all’istante
Lo incenerì con lo
sguardo –vado ad
aprire io, tu finisci pure di preparare- sorrise sarcastica
lasciandogli andare
il braccio.
Brian si allontanò
sbuffando, senza
però replicare, sapeva che sarebbe stato inutile e Lex
alzò un sopracciglio
sorridendo divertita dall’espressione del fratello.
-saranno i ragazzi del coro!-
cinguettò entusiasta la madre, mentre la ragazza alzava gli
occhi al cielo.
Odiava i cori, specialmente quelli
natalizi poi. Perché mai persone sane di mente dovevano
andarsene in giro, la
sera della vigilia di Natale, a cantare orrende canzoncine in giro per
la
città?
L’unico motivo per cui
Lexus riusciva
a mal appena a tollerarli e a non prenderli a schiaffi, era che lo
facevano per
beneficenza.
Il padre si mise velocemente una
mano
in tasca, allungandole poi velocemente una banconota da dieci dollari.
-Dai pure i soldi e digli che non
c’è
bisogno che cantino nulla- le fece l’occhiolino, cogliendo al
volo lo stato
d’animo della figlia, che gli sorrise riconoscente avviandosi
verso la porta.
-stupidi, inutili, cori natalizi-
borbottò camminando a passo spedito
Non avrebbe dovuto far altro che
aprire la porta e riuscire a comunicare con la vecchietta, capo gruppo,
dicendole che poteva prendere i soldi senza sprecare il fiato, prima
che il
piccolo gruppo di anziani cominciasse ad intonare Jingle Bell.
Sarebbe stato veloce ed indolore
per
entrambe le parti. Ce la poteva fare.
-ecco i soldi, non
c’è bisogno che…-
sbottò aprendo la porta ed allungando la banconota
contemporaneamente.
Le parole le morirono in gola e si
sentì ghiacciare sul posto. Quella non era
l’anziana signora che l’anno scorso
era venuta a chiedere qualche dollaro per la beneficenza in cambio di
una
canzone e non c’era nessun coro lì fuori.
C’era solo un ragazzo,
che guardava
lei e i dieci dollari che gli stava ancora porgendo a metà
tra il divertito ed
il curioso.
Doveva avere le visioni.
-a casa tua viene spesso gente a
chiederti soldi?- domandò Johnny divertito
-che diavolo ci fai qui?-
sbottò
alzando di poco la voce.
Perché diavolo Johnny
era fuori la
porta di casa sua, a Miami, la vigilia di Natale?
-volevo farti una sorpresa-
ammiccò
con apparente aria rilassata, ma il movimento continuo degli occhi da
una parte
all’altra del viso di Lex le facevano capire che era inquieto
almeno quanto lei
in quel momento.
-Non vorrei sembrare ovvia Johnny-
fece schioccare la lingua –ma è la vigilia di
Natale-
-non sei contenta di passare la
vigilia di Natale con me?- questa volta era decisamente più
inquieto e meno
rilassato.
Forse stava pensando che Lexus
avrebbe potuto sbattergli la porta in faccia da un momento
all’altro, mandando
a monte il suo piano geniale. E forse aveva pensato bene.
-Dai Alexandra!- la
pregò non appena
la vide avvicinare la mano all’interno della porta, per
chiuderla
Lex si fermò giusto per
gridargli
contro -non chiamarmi così!-
Mai nessuno l’aveva
chiamata
Alexandra, anche i suoi genitori avevano smesso di chiamarla in quel
modo
quando aveva giurato che li avrebbe fatti citare per danni morali se
l’avessero
ancora chiamata così. Alexandra non le si addiceva, lo
odiava.
E questo ovviamente Johnny lo
sapeva,
l’aveva usato appositamente in quel momento per trovare una
scusa per dargli un
po’ di tempo. Ci era riuscito.
–sono venuto da Los
Angeles fin qui,
in macchina, potresti anche farmi entrare un attimo?-
Lexus tentennò giusto un
attimo,
giusto il tempo di osservare quei due perfetti occhi a mandorla che gli
illuminavano il viso, il naso piccolo e diritto, la cosa più
perfetta che aveva
mai visto in un uomo, le labbra sottili e sensuali che si aprivano e
chiudevano
in un ritmo che la faceva leggermente accaldare, le spalle larghe, il
bacino
stretto e quell’espressione. Quell’espressione che
mai prima gli aveva visto in
viso, uno stano misto di speranza, sincerità e
qualcos’altro che non riuscì
bene a distinguere.
Era davvero venuto da Los Angeles
in
macchina? Perché l’aveva fatto? Non aveva una
famiglia con cui festeggiare il
Natale?
Lexus avrebbe tanto voluto fargli
tutte quelle domande…
Scosse la testa lentamente e
aprì la
bocca pronta per ribattere, quando la voce squillante di sua madre fece
capolino tra i suoi pensieri e alle sue spalle.
-Lex la cena è pronta,
perché ci
metti così tanto?- si voltò verso la madre, quel
tanto che bastava per scoprire
Johnny, fermo fuori la porta.
-oh, lo conosci?-
Quel tanto che bastava
perché lui ne
approfittasse.
-Salve- il solito sorriso furbo
fece
capolino sul suo viso, approfittando del fatto che Lexus era
momentaneamente
troppo occupata a richiamare all’ordine i suoi neuroni per
prendere parola, lo
fece lui –sono un amico di Lexus, Johnny- sorpassò
Lexus e fece qualche passo
verso la madre prendendole una mano –lei deve essere la
sorella maggiore di
Lexus- soffiò mentre si abbassava per il classico baciamano,
mentre la madre di
Lex arrossiva vergognosamente.
Frase vecchia, scontata e
squallida.
Pensò mentre tuttavia vedeva la madre andare in completo
brodo di giuggiole.
-oh- cinguettò
portandosi una mano
alla bocca –veramente sono la madre-
-la madre!- sbottò
fingendosi
indignato –avrei scommesso non avesse più di un
paio d’anni di differenza!-
-oh, grazie del complimento-
borbottò
Lexus ansiosa, non le andava a genio che Johnny e sua madre avessero un
qualche
tipo di conversazione, per niente.
Entrambi la ignorarono.
-come mai sei qui Johnny?- gli
chiese
cortese
-ero passato per un saluto-
gettò uno
sguardo a Lex che incrociò le braccia al petto, indispettita.
-abbiti qui vicino?- sua madre
proprio non poteva fare a meno di impicciarsi nei fatti altrui.
Sospiro. Doveva solo attendere che
quell’imbarazzante conversazione terminasse e poi poteva
sbattere fuori Johnny
a suon di calci.
-no, non proprio-
-oh- rispose semplicemente la madre
lanciando a sua volta un’occhiata significativa a Lexus, che
però non comprese.
-perché non ti fermi a
cena con noi?-
aveva sentito male vero? –se non hai altri impegni,
è chiaro- oh no, sua madre
era impazzita davvero.
-beh, non ho altri impegni,
ma…-
-ma forse sarebbe meglio se andasse
a
quella cena dove sono sicura lo staranno già aspettando-
intervenne sbrigativa,
cercando di salvare la situazione
Non poteva fermarsi a casa sua, per
cena. Era la vigilia di Natale, Dio Santo.
-Lex!- la rimproverò la
madre
–lascialo parlare- si rivolse a Johnny con occhi adoranti.
C’era una donna sulla
faccia della
terra che era in grado di resistergli a parte lei?
-grazie- sorrise a sua madre
Lexus era giù pronta per
ribattere,
ancora, ma Johnny si voltò improvvisamente verso di lei,
facendola gelare sul
posto, con uno sguardo che non aveva mai visto prima.
-stavo dicendo che avrei un posto
dove andare, ma mi farebbe molto più piacere restare qui, se
per Lex va bene-
il tono basso, gentile, suadente e quello sguardo così
maledettamente languido.
Voleva che fosse lei a decidere.
Le aveva chiaramente facendo
intendere tra le righe che aveva rinunciato alla compagnia dei suoi
amici, i
suoi familiari o chiunque lo conoscesse da più tempo di lei
e, sicuramente, gli
aveva dimostrato più affetto di lei, per stare con lei, in
quel giorno
speciale.
Perché mai aveva fatto
chissà quante
ore di macchina per arrivare da lei? Poteva saperlo solo se gli avesse
permesso
di rimanere.
E glielo stava chiedendo proprio
ora
quel permesso, con quello sguardo che la passava da parte a parte,
facendole
tremare qualcosa dentro di se, qualcosa che non aveva mai sentito
prima. Facendola
sentire viva.
C’era una donna sulla
faccia della
terra che era in grado di resistergli a
parte lei?
-certo, va bene-
E il sorriso che si
formò sulle
labbra di Johnny le diede la conferma che era proprio il suo cuore,
quello che
sentiva battere dentro di se.
Sbuffò prima di riporre
l’ultimo
piatto sporco nel lavabo, liberando così finalmente la
tavola.
Avevano cenato tranquillamente,
aperto i regali, datosi gli auguri e tolto la tavola. Perché
Johnny rimaneva
seduto tranquillamente a parlare con suo padre invece di togliere le
tende?
Quando Johnny aveva fatto il suo
ingresso in cucina, accompagnato dallo sguardo adorante della madre e
lo sbuffo
sonoro di Lexus, suo padre l’aveva guardata incuriosito, come
per chiedergli
chi fosse quel ragazzo che si era presentato a casa loro la vigilia di
Natale,
ma proprio quando stava per presentarglielo, Johnny l’aveva
preceduta
stringendo vigorosamente la mano di suo padre, presentandosi come “un caro amico di Los Angeles”.
Caro.
Una volta che si furono seduti a
tavola, Johnny disse che lavorava in una casa editrice, catturando
completamente l’attenzione del padre che prese a fargli mille
domande di ogni
genere. Come sua figlia, anche lui aveva la passione per la
letteratura, entrambi
adoravano Simon McLeon, uno scrittore poco famoso in realtà,
ma che aveva
letteralmente conquistato il loro cuore.
I due non avevano smesso di parlare
un attimo al punto che nemmeno la madre, estremamente logorroica, era
riuscita
ad intromettersi nei loro discorsi.
Da un lato, era stata contenta che
il
loro continuo ciarlare non avesse permesso a sua madre di fare domande
imbarazzanti che, ne era sicura, aveva sulla punta della lingua.
Ogni volta che la donna si
avvicinava
a Johnny per offrirgli qualcosa, tremava temendo che potesse digli
qualcosa del
tipo “allora, da quanto vi
frequentate tu
e la mia piccola Lexie?”
Dall’altro lato
però, si sentiva
esplodere. Non faceva altro che muoversi sulla sedia, inquieta,
guardando
Johnny sorridere sereno a suo padre, morendo dalla voglia di afferrarlo
per il
braccio e trascinarlo nell’altra stanza per chiedergli
perché mai era andato
fin lì.
Però chiederglielo
avrebbe
significato dimostrare in un qualche modo interesse per lui, interesse
nel
sapere perché fosse andato lì e lei non mostrava
mai interesse, non doveva mostrare
interesse.
Regola
numero uno: mai far capire a qualcuno che ti importa di lui.
Ora però la cena era
finita, si era
fatto tardi e suo padre era troppo stanco per mantenere il ritmo della
conversazione
alto come qualche ora prima.
Anche Johnny parve essersene
accorto.
-si è fatto tardi-
sospirò –è il caso
che io vada-
-oh, resta un altro po’!-
cinguettò
la madre facendo irrigidire Lexus proprio nel momento in cui Johnny le
posava
gli occhi sul viso, fraintendendo la sua reazione, ovviamente.
-ho approfittato fin troppo della
vostra gentilezza, non voglio disturbare ancora- questa volta i suoi
modi
sicuri erano mischiati ad un filo di tristezza.
-non insistere cara, il ragazzo
sarà
stanco- cerco di calmarla il marito
Lexus gli rivolse uno sguardo
riconoscente, a volte sua madre era peggio di una tredicenne in piena
crisi
ormonale.
-oh certo, certo- rispose con aria
dispiaciuta la donna
Dopo il giro di saluti, dove sua
madre prontamente l’aveva invitato a venire a casa ogni volta
che volesse,
Johnny si avviò all’uscita seguito da Lexus.
Percorsero tutta la strada fino
all’auto parcheggiata nel vialetto in assoluto silenzio.
-a quanto pare hai conquistato
tutti-
esordì Lexus infilando le mani nelle tasche dei jeans
-proprio tutti, dici?- eccolo di
nuovo,
quel maledetto tono basso e suadente che riusciva a smuoverla, a farla scoprire.
Si voltò di scatto
dall’altro lato,
scostandosi una ciocca di capelli dal viso con un gesto stizzito.
-Mio padre pendeva dalle tue
labbra,
mio fratello non vede l’ora di rivederti per giocare con lui
e, francamente,
credo che mia madre si sia innamorata di te- sbuffò fingendo
di non aver colto
il vero significato della sua domanda, ma se conosceva almeno un
po’ il
ragazzo, era sicura che non avrebbe desistito così
facilmente.
-ed a te sono piaciuto?-
domandò
schietto, mentre il solito sorriso furbo prendeva il suo posto sulle
sue labbra
Sbuffò ancora, questa
volta più
palesemente ed irritata.
Perché con lui non ci
riusciva? Era
sempre riuscita a zittire chiunque con le sue risposte, a metterli
così in
soggezione che non avevano mai osato insistere, ma di solito le domande
che le
rivolgevano gli altri erano velate, Johnny invece, con le sue domande
schiette
e dirette riusciva a farla tentennare, a non essere così
fredda e distaccata
come avrebbe dovuto.
-perché sei venuto qui?-
sbottò, non
sapendo come tirarsi fuori da quella serie insistente di domande
-per festeggiare il Natale con te,
mi
sembra ovvio- rispose con fin troppa naturalezza, abbassando per un
istante lo
sguardo.
Era forse timidezza quella che
aveva
visto passare nei suoi occhi?
Lexus alzò un
sopracciglio –e perché
hai fatto cinque ore di macchina per passare il Natale con me?-
incalzò anche
se non era sicura di voler sapere la risposta
-beh, in realtà cinque e
un quarto se
calcoliamo i dieci minuti spesi per fare la benzina a…- si
interruppe di fronte
allo sguardo inceneritore di Lex e ridacchiò
-allora?- Perché diavolo
stava
insistendo così tanto? Sapeva, lo sentiva, che la risposta
non gli sarebbe
piaciuta, perché il suo spirito masochista riaffiorava in
lei proprio ora?
Johnny sospirò
abbassando lo sguardo
e portandosi una mano dietro la nuca. Quando alzò la testa,
puntando gli occhi
in quelli nei suoi, Lexus si sentì mancare.
Non c’era alcuna traccia
nel Johnny
che conosceva, niente sguardo enigmatico, niente sorriso malizioso,
tutto
questo era stato sostituito da un’espressione spaventata e
timorosa, un’espressione
che la fece raggelare sul posto.
-se te lo dico, non ti arrabbierai
e scapperai
via?- anche il tono solitamente scherzoso era sparito, lasciando posto
ad uno
estremamente e stranamente insicuro.
Lex deglutì, avrebbe
dovuto dirgli
che aveva cambiato idea, che non voleva sapere perché era
lì, che doveva
entrare in macchina ed allontanarsi il più presto possibile
e che doveva
sparire, sparire dalla sua vita e lasciarla stare.
Ma la sua testa, che prese a
muoversi
a destra e sinistra, promettendogli di non arrabbiarsi, non la pensava
come
lei.
Johnny si morse il labbro
inferiore,
annuendo, e Lex sentì uno strano formicolio invaderle la
bocca dello stomaco.
-tu mi piaci Lex, credo che ormai
sia
evidente- di nuovo quel tono schietto e diretto la fece sussultare, di
nuovo
quello sguardo così intenso le fece mordere il labbro
inferiore, per evitare
che un fremito di sorpresa le uscisse dalle labbra.
-mi piaci da morire, ma non so mai
come comportarmi con te- sospirò –con le altre era
sempre stato facile, qualche
complimento, qualche regalo, ed era fatta-
Lexus si rabbuiò. Lei
era solo una
tra tante, un’altra che voleva far cadere ai suoi piedi, era
solo un’altra.
-il punto è Lex, che se
tu fossi
stata come le altre per me, avrei accettato il fatto di non piacerti e
sarei
andato avanti- il suo tono era nuovamente cambiato ed ora le sembrava
quasi
disperato, mentre faceva un passo verso di lei –ma tu non sei
come le altre, tu
sei diversa dal resto del mondo, sei così bella,
irraggiungibile, intrigante ed
io non volevo lasciarti scappare, non senza provare ad avvicinarti-
prese una
mano tra le sue, stringendola, mentre Lex lo fissava rapita, col cuore
a mille
-E’ per questo che ho
deciso di
venire da te, questa sera, di mandare all’aria la cena che
mia madre aspetta di
preparare per tutto l’anno, per stare con te, per cercare di
farti capire che
voglio solo starti vicino, senza pretese, senza etichette, senza essere
niente
di più di quello che tu vorrai: un amico, un confidente,
qualcosa in più,
qualsiasi cosa. Farei qualsiasi cosa, sarei qualsiasi cosa, pur di
entrare a
far parte del tuo piccolo guscio-
Lexus si sforzò di
deglutire,
cercando di far scendere la bile che le si era accumulata
all’inizio
dell’esofago, insieme alle parole di Johnny. Non riusciva a
parlare, non
riusciva a reagire, non riusciva a far nulla se non fissare con occhi
sbarrati
il ragazzo di fronte a se, in silenzio. Silenzio che venne prontamente
frainteso da Johnny.
-ma è evidente che tu
non sia
disposta a farlo- sussurrò lasciando andare la mano di Lex
dalle sue e la
ragazza avvertì istantaneamente un senso di vuoto
-bene- si sforzò di
sorridere, ma i
suoi occhi si erano spenti, Lex lo vedeva chiaramente –mi
sono reso ridicolo a
sufficienza, direi che posso togliere il disturbo ora-
Si voltò repentinamente
cercando
dentro la tasca dei jeans la chiave dell’auto.
Lei
gli piaceva.
Lei gli piaceva e non come una
qualsiasi, non per una notte sola, lei gli piaceva davvero e glielo
stava
dimostrando, proprio in quel momento. Aveva attraversato
metà stato, la vigilia
di Natale, rinunciando alla compagnia dei suoi parenti che vedeva si e
no una
volta all’anno, per lei. Aveva sopportato ore di chiacchiere
di suo padre, il
caratteraccio irritante di sua madre, il suo
carattere irritante per tutto quel tempo, per lei, perché gli piaceva.
Le girava la testa, pericolosamente
e, era proprio il suo cuore quello che sentiva battere dentro la sua
gola
impedendole di respirare?
-regola numero uno: mai far capire
a qualcuno
che ti importa di lui- balbettò nel momento in cui Johnny
parve trovare le
chiavi
Il ragazzo si
immobilizzò, voltandosi
poi lentamente verso di lei, con espressione confusa.
-cosa?-
-mai far capire a qualcuno che ti
importa di lui, prima o poi userà questa consapevolezza
contro di te- ripeté in
tono basso, con la voce che le tremava
Johnny rimase interdetto, con la
bocca socchiusa ed uno sguardo interrogativo, quello sguardo
così costantemente
intenso che pareva pesarle addosso.
-E’ la mia regola,
l’unica che abbia
mai seguito in vita mia- spiegò sentendosi improvvisamente
più vulnerabile
-vorrei tanto sapere-
sospirò Johnny
–cosa ti ha spinto ad auto-importi questa regola- non era
curiosità quello che
lesse nel suo tono, nelle sue parole, nei suoi occhi, ma puro e
semplice interesse.
-Johnny, io sono un disastro-
confessò abbassando lo sguardo, incapace di sostenere quello
del ragazzo –non
sono una persona socievole, simpatica, allegra, solare, sono una
persona
strafottente, non curante delle regole, eccetto questa, casinista ed
anarchica,
il genere di persona con cui la gente piace divertirsi per una sera e
dimenticare il giorno dopo- fissava la ghiaia sotto i suoi piedi e
malediva ad
una ad una le lacrime che sentiva salirgli agli occhi.
-ma io non sono così,
non riuscirei a
dimenticare una persona il mattino dopo, e quando mi accorgerei che il
giorno
dopo lei non c’è più, soffrirei-
alzò un attimo lo sguardo, giusto il tempo per
rivolgergli un sorriso triste e poi tornare a fissare il suolo
–mi è capitato
tante volte, di soffrire, finché ho deciso di non lasciar
avvicinare più
nessuno, nessuno mi avrebbe fatto del male-
Sentì Johnny fare un
passo verso di
lei e poco dopo percepì il calore della sua mano attorno
alla sua, fredda, ed
una scossa invase il suo corpo, facendole alzare automaticamente il
volto.
Johnny era lì, i suoi
occhi a pochi
centimetri da lei che la scrutavano con aria preoccupata ed ansiosa, le
labbra
socchiuse attraversate da un fremito.
Era
bellissimo.
-ma ormai era troppo tardi. Quante
cicatrici può sopportare un cuore?- sussurrò
-oh Lex- sospirò prima
di attirarla a
se, inaspettatamente.
Lexus spalancò gli occhi
nel momento
in cui sentì le braccia forti di Johnny stringerla a se,
contro il suo petto,
che in quel momento le sembrava un rifugio caldo ed accogliente
costruito
appositamente per lei.
Il suo cuore, contrariamente alle
sue
parole, batteva forte nel suo petto in perfetta sincronia con quello di
Johnny,
che sentiva pulsare sotto il suo orecchio. Era così bella
quella sensazione,
così rassicurante. Era così bello sentirsi amata.
Poggiò le mani sulla
vita del
ragazzo, stringendolo a sua volta, quando le sue mani presero a
massaggiarle
gentilmente la schiena, ricoprendola di brividi.
Stava violando la sua regola numero
uno, per la prima volta.
-mi dispiace- balbettò
allontanandosi
di scatto –è per questo che non posso lasciarti
avvicinare, che non posso
lasciarti essere qualcuno nella mia vita, perché chiunque tu
sia, mi ferirai
prima o poi-
Johnny sembrava ferito dalle parole
di Lexus, più che scoraggiato.
-Lex, lasciami provare…-
tentò, ma la
ragazza lo interruppe sul principio scuotendo la testa, contrariata.
-provare?-
sottolineò –e se non dovesse andare?-
Il ragazzo sospirò
–non ho alcuna
intenzione di sparire domattina Lex- serio al massimo, cercò
di trasmettere a
Lex tutta la convinzione delle sue parole, attraverso il suo sguardo.
-e invece lo farai, se non
domattina,
il giorno dopo o tra una settimana, un mese. Nessuno è mai
rimasto con me-
Fece un passo verso di lei
sorprendendola, di nuovo, e prendendole in viso tra le mani, con una
foga
inaspettata.
Il suo viso era così
vicino che per
poco i loro nasi non si sfioravano. Riusciva a sentire il suo respiro
caldo
sulle labbra che sapeva di buono, d’amore, di fiducia. Non
riusciva a pensare
con lui così vicino.
-fidati di me Lex, ti prego-
Si poteva trafiggere un corpo, una
mente, un cuore, con uno sguardo? Oh, Johnny ci riusciva
così bene con lei, o
forse era lei che aveva del tutto perso il midollo?
Era senza fiato, ancora una volta e
non sapeva se la sua fatica a respirare fosse dovuta alla sua
vicinanza, a
quella bocca pericolosamente vicina, a quegli occhi che la scrutavano
nel
profondo, scavando dentro di lei o alle sue parole, che si erano posate
leggere
sul suo cuore.
Fidati
di me.
-io non so come si fa-
sussurrò,
sincera
Johnny le sorrise, con un sorriso
nuovo, puro, sincero.
-nemmeno io- confessò
carezzandole
una guancia col pollice senza allontanarsi da lei di un centimetro
–impareremo
insieme-
-io, non sono sicura di essere
pronta
a questo Johnny- si morse il labbro inferiore
-ci andremo piano, con i tuoi
tempi,
promesso. Nessuna fretta, nessuna etichetta, nessun forzamento-
sussurrò poggiando
la fronte a quella di Lex –solo io e te-
Lexus gli sorrise, per la prima
volta
da quando si conoscevano. Il primo sorriso sincero, da anni, era tutto
per lui.
-che ne dici di un bacio di buon
Natale?- sorrise lui
La ragazza lo spinse via, ridendo
forte.
-ti avverto, i miei tempi sono
mooooolto lunghi- quando vide il sorriso sghembo di Johnny trasformarsi
in una
smorfia di delusione, non riuscì a trattenere
un’altra risata.
-sei crudele!- sbottò
fintamente
offeso, mettendo il broncio
Lexus si rabbuiò
all’istante –sono
fatta così- mormorò
Sapeva che il ragazzo stava
scherzando, ma voleva che capisse che se davvero era convinto di voler
stare
con lei, doveva essere convinto anche di voler accettare il fatto che
avesse
più pregi che difetti.
Johnny la attirò a se,
avvolgendole
la vita con le braccia, sorridendo –è per questo
che mi piaci così tanto- le
posò un leggero bacio sulla punta del naso.
Il cuore di Lexus fece una
capriola,
più vivo che mai, prima di ricominciare a battere ad una
nuova velocità che le
sembrava disumana. Il ragazzo, di fronte a lei, la guardava con un
sorriso
rilassato, contento, mentre continuava a stringerla a se.
-voglio che tu sappia una cosa- si
sistemò meglio tra le sue braccia, portando una mano al suo
viso, per
accarezzarlo.
Gli occhi di Johnny si
illuminarono,
contento che Lexus volesse condividere qualcosa con lui.
Lex avvicinò il viso
fino a sfiorare
il suo naso e questa volta fu Johnny a rimanere impietrito a causa
dell’improvvisa
audacia di quella ragazza dalle mille sfaccettature.
-se mi fai male, in qualsiasi modo,
ti uccido- sussurrò prima di posargli un leggero bacio sulle
labbra morbide.
Non era un vero bacio, ed era
durato
si è no qualche secondo, ma era una promessa.
La promessa che anche se aveva
paura,
si sarebbe fidata di lui, la promessa che avrebbe cercato di farlo
entrare pian
piano dentro il suo guscio.
La promessa che avrebbe lasciato il
loro amore libero di crescere, senza stupide regole numero uno.
*
* *
BUONA DOMENICA!
Salve mie piccole pallette di
lardo!
Come state?
OH, avevo questa os in mente da
tantissimo tempo *-* Vedete forse in Lover Dearest Lexus è
un personaggio un po’
marginale, che metto qua e la per alleggerire l’atmosfera con
le sue battutine,
ma credo che sia un personaggio degno di un’analisi
più profonda. Poi
ovviamente è anche il mio personaggio preferito LOL
Lexus è sempre
all’ombra, non le
piace stare al centro dell’attenzione o esporre troppo i suoi
pensieri o, più
semplicemente, esporsi. In questa os, grazie all’aiuto di
Johnny, ho voluto
farla scoprire un po’, anche se il percorso per togliere il
“guscio” è lungo,
si incomincia ad intravedere qualcosa della vera Lexus, che spero vi
piaccia.
Ci ho messo davvero il cuore(e
detto
da me sembra una battuta) per scrivere questa one shot, adoro questi
due
personaggi, forse in parte perché mi vedo un po’
in Lex, in parte perché mentre
scrivevo avevo l’immagine fissa di Johnny Depp in mente LOL
Spero che sia piaciuta anche a voi
e,
sapete che di solito non sono molto insistente per le recensioni, ma VI
PREGO è
molto importante per me sapere cosa ne pensate, anche con un messaggio
privato
se proprio non vi va di scrivere una recensione!
Come sempre, grazie a Soriana per
il
blend ed a Eleonora per il supporto morale e psicologico LOL
Grazie a tutte.