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Autore: JustALittleLie    29/01/2012    14 recensioni
Lexus non credeva che al mondo esistesse una persona anche lontanamente simile a lei, o pronta ad accettare il suo caratteraccio e tutti i suoi difetti. Chi avrebbe mai amato le sue stranezze, la sua acidità, il suo essere inevitabilmente fredda e ruvida? Solo un pazzo. Col tempo Lexus si era convinta che non esistesse nessuno abbastanza pazzo da provarci seriamente con lei.
Era una bella ragazza, certo, e questo faceva si che i ragazzi fossero naturalmente attratti da lei, ma non appena scambiavano due parole e trovavano da parte di Lex non la ragazza dolce e disponibile che si aspettavano, ma una acida e dalla risposta pronta, tutti scappavano a gambe levate, senza nemmeno tentare un secondo approccio.
Tutti, tranne lui.
LOVER DEAREST MISSING MOMENT.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'There's a fine line between love and hate'
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Maledetti zombie assetati di sangue.

Erano ovunque, Dio santo.

Giusto in tempo Lexus era riuscita a scansarne uno che stava per darle un pugno in faccia per poi spararne un altro ancora che sbucava dalla fabbrica rossa in mattoni.

Doveva correre, doveva correre veloce verso la casa gialla, dove sarebbe stata al sicuro, prima che Brian la raggiungesse.

A qualche metro dalla meta uno zombie spuntò da un tombino, ma i suoi riflessi erano ottimi e con un calcio lo fece cadere all’indietro, facendolo sparire nuovamente nel cunicolo scuro.

Ancora qualche passo e ce l’avrebbe fatta, sarebbe stata al sicuro, lontano da zombie assassini e Brian, che la rincorreva con un fucile da caccia pieno di munizioni. Se l’avesse presa, sarebbe stata la fine per lei.

Ancora un po’ e…

-Ho vinto Brian, di nuovo!- annunciò alzando un pugno in aria in segno di vittoria

-non è giusto, hai una fortuna spacciata in questo gioco!- il ragazzino mise il broncio gettando malamente il joystick sul tavolino in legno di fronte a loro

-fortuna, bravura, chiamala come ti pare- riabbatté lei divertita –fatto sta che devi imparare a perdere caro fratellino- allungò una mano scompigliandogli i capelli castani e facendogli arricciare il naso

-non sono più un ragazzino Lex- lo apostrofò scocciato sfuggendo alla carezza della sorella maggiore –ho tredici anni ormai!-

Lexus sorrise, adorava il suo fratellino e la sua voglia di crescere in fretta. Ancora non sapeva cosa lo aspettava tra qualche anno. Lei avrebbe fatto volentieri a cambio con i suoi tredici anni per i suoi ventidue e tutte le situazioni assurde che si ritrovava attorno.

Los Angeles le sembrava la città dei matti in quell’ultimo periodo, soprattutto da quando Ronnie era tornata gettando inevitabilmente scompiglio nella loro routine.

Era come se vivessero in una di quelle palle di vetro Natalizie che tanto amava da piccola: tutto era calmo e sereno poi il ritorno di Ronnie aveva scosso la bolla e loro erano diventati come i finti fiocchi di neve che vorticavano confusamente nell’acqua senza sapere dove andare, alla rinfusa.

Lexus proprio non capiva.

Era chiaro che Nick e Ronnie si amassero ancora, dopo tutto quel tempo, quanto ci mettevano per ammetterlo? Perché era così difficile?

Certo, Nick ora stava con Allie, ma per quanto ancora poteva far finta di non amare Ronnie? Per quanto avrebbe resistito? E perché?

Non capiva la testardaggine dei due ed il loro istinto masochista. Perché si, comportandosi così non dimostravano altro che essere due masochisti.

Lo stesso discorso valeva per Kate e Joe.

Cosa c’era di sbagliato in quei due idioti senza sale in zucca? Entrambi avevano sbagliato, ma entrambi non erano pronti per chiedere scusa e perdonarsi.

Ci avevano messo una vita per trovarsi e per trovare il coraggio di provarci, ed ora stavano mandando tutto all’aria per una sciocchezza.

Secondo Lexus, insomma, quei quattro stavano trasformando in dramma quello che per lei poteva essere risolto con semplicità in qualche istante.

Non che lei avesse molte esperienze in campo sentimentale, era sempre stata ben attenta a non esporsi eccessivamente, a non far durare ogni sua storia più di un mese e con accurato distacco, ma gli sembrava chiaro che stessero sbagliando tutto.

Era anche vero però, che era facile giudicare dall’esterno, quando i sentimenti non sono i propri e non si ha la minima idea del dolore e delle emozioni che si possano trovare in certe circostanze.

Lei non aveva mai avuto niente di simile a quello che avevano avuto loro.

Nessuno mai l’aveva guardata come Nick guardava Ronnie, con quello sguardo perso e devoto, nessuno l’aveva fatta ridere come Joe faceva con Kate, nessuno aveva mai fatto nessuna pazzia come farsi quasi ammazzare da un bestione di due metri sulla spiaggia per lei, nessuno si era fatto quasi licenziare per andare all’aeroporto e salutarla prima di una sua partenza.

Nessuno l’aveva mai amata, almeno non quel tipo di amore.

-La cena è quasi pronta!- la voce di sua madre la raggiunse dalla cucina –datemi una mano a preparare la tavola, o niente regali!-

Lex sorrise, era contenta di essere tornata in Florida per festeggiare il Natale con la sua famiglia, lontano dai drammi e dai problemi.

-andiamo, su- diede una pacca sulla gamba del fratello invitandolo a seguirla verso la cucina

Si fermò sulla soglia, impalata, fissando i suoi genitori che ridacchiavano vicino i fornelli.

Sua madre era voltata verso il forno e con un vecchio guantone rosso cercava di sfilare le lasagne calde dal forno mentre suo padre continuava ad infastidirla, divertito, pizzicandole i fianchi.

Come faceva a non credere all’amore quando ne vedeva così tanto attorno a lei?

L’amore esisteva, quello eterno, sconvolgente, esaustivo. Certo, non era come si leggeva nei romanzi rosa, l’amore prevedeva anche contrasti, litigi, incomprensioni, ma ogni volta che guardava i suoi genitori non poteva fare a meno di pensare che l’amore esistesse e come.

Certo, non per lei.

Lexus non credeva che al mondo esistesse una persona anche lontanamente simile a lei, o pronta ad accettare il suo caratteraccio e tutti i suoi difetti. Chi avrebbe mai amato le sue stranezze, la sua acidità, il suo essere inevitabilmente fredda e ruvida? Solo un pazzo. Col tempo Lexus si era convinta che non esistesse nessuno abbastanza pazzo da provarci seriamente con lei.

Era una bella ragazza, certo, e questo faceva si che i ragazzi fossero naturalmente attratti da lei, ma non appena scambiavano due parole e trovavano da parte di Lex non la ragazza dolce e disponibile che si aspettavano, ma una acida e dalla risposta pronta, tutti scappavano a gambe levate, senza nemmeno tentare un secondo approccio.

Tutti, tranne lui.

Scosse la testa scacciando quello sciocco pensiero dalla testa ed avviandosi verso la cassettiera, dove avrebbe trovato il necessario per preparare la tavola.

Johnny era proprio come tutti gli altri, se non peggio. Cosa poteva aspettarsi da uno come lui? Con quei modi da eterno ragazzo, ammalianti e gentili. Era ovvio che ci provasse con tutte e che non aveva il minimo interesse nei suoi confronti, se non quella di innervosirla.

Ogni volta che Johnny era nei paraggi Lexus si sentiva tremendamente elettrica e nervosa, terribilmente vulnerabile in qualche modo. Perché si, lei poteva anche essere di ghiaccio, ma cavolo, il sorriso malizioso di quel Johnny avrebbe fatto sciogliere persino Attila.

Al diavolo, doveva smettere di pensarci.

Si voltò, pronta a scatenare la negatività dei suoi pensieri su Brian che invece di darle una mano se ne stava fermo poggiato alla penisola intento a giocare col cellulare, quando il campanello trillò.

Brian ovviamente, contento di poter avere una scusa per svignarsela, fece per avviarsi verso la porta, ma Lexus gli afferrò un braccio, fermandolo.

-che c’è?- si imbronciò all’istante

Lo incenerì con lo sguardo –vado ad aprire io, tu finisci pure di preparare- sorrise sarcastica lasciandogli andare il braccio.

Brian si allontanò sbuffando, senza però replicare, sapeva che sarebbe stato inutile e Lex alzò un sopracciglio sorridendo divertita dall’espressione del fratello.

-saranno i ragazzi del coro!- cinguettò entusiasta la madre, mentre la ragazza alzava gli occhi al cielo.

Odiava i cori, specialmente quelli natalizi poi. Perché mai persone sane di mente dovevano andarsene in giro, la sera della vigilia di Natale, a cantare orrende canzoncine in giro per la città?

L’unico motivo per cui Lexus riusciva a mal appena a tollerarli e a non prenderli a schiaffi, era che lo facevano per beneficenza.

Il padre si mise velocemente una mano in tasca, allungandole poi velocemente una banconota da dieci dollari.

-Dai pure i soldi e digli che non c’è bisogno che cantino nulla- le fece l’occhiolino, cogliendo al volo lo stato d’animo della figlia, che gli sorrise riconoscente avviandosi verso la porta.

-stupidi, inutili, cori natalizi- borbottò camminando a passo spedito

Non avrebbe dovuto far altro che aprire la porta e riuscire a comunicare con la vecchietta, capo gruppo, dicendole che poteva prendere i soldi senza sprecare il fiato, prima che il piccolo gruppo di anziani cominciasse ad intonare Jingle Bell.

Sarebbe stato veloce ed indolore per entrambe le parti. Ce la poteva fare.

-ecco i soldi, non c’è bisogno che…- sbottò aprendo la porta ed allungando la banconota contemporaneamente.

Le parole le morirono in gola e si sentì ghiacciare sul posto. Quella non era l’anziana signora che l’anno scorso era venuta a chiedere qualche dollaro per la beneficenza in cambio di una canzone e non c’era nessun coro lì fuori.

C’era solo un ragazzo, che guardava lei e i dieci dollari che gli stava ancora porgendo a metà tra il divertito ed il curioso.

Doveva avere le visioni.

-a casa tua viene spesso gente a chiederti soldi?- domandò Johnny divertito

-che diavolo ci fai qui?- sbottò alzando di poco la voce.

Perché diavolo Johnny era fuori la porta di casa sua, a Miami, la vigilia di Natale?

-volevo farti una sorpresa- ammiccò con apparente aria rilassata, ma il movimento continuo degli occhi da una parte all’altra del viso di Lex le facevano capire che era inquieto almeno quanto lei in quel momento.

-Non vorrei sembrare ovvia Johnny- fece schioccare la lingua –ma è la vigilia di Natale-

-non sei contenta di passare la vigilia di Natale con me?- questa volta era decisamente più inquieto e meno rilassato.

Forse stava pensando che Lexus avrebbe potuto sbattergli la porta in faccia da un momento all’altro, mandando a monte il suo piano geniale. E forse aveva pensato bene.

-Dai Alexandra!- la pregò non appena la vide avvicinare la mano all’interno della porta, per chiuderla

Lex si fermò giusto per gridargli contro -non chiamarmi così!-

Mai nessuno l’aveva chiamata Alexandra, anche i suoi genitori avevano smesso di chiamarla in quel modo quando aveva giurato che li avrebbe fatti citare per danni morali se l’avessero ancora chiamata così. Alexandra non le si addiceva, lo odiava.

E questo ovviamente Johnny lo sapeva, l’aveva usato appositamente in quel momento per trovare una scusa per dargli un po’ di tempo. Ci era riuscito.

–sono venuto da Los Angeles fin qui, in macchina, potresti anche farmi entrare un attimo?-

Lexus tentennò giusto un attimo, giusto il tempo di osservare quei due perfetti occhi a mandorla che gli illuminavano il viso, il naso piccolo e diritto, la cosa più perfetta che aveva mai visto in un uomo, le labbra sottili e sensuali che si aprivano e chiudevano in un ritmo che la faceva leggermente accaldare, le spalle larghe, il bacino stretto e quell’espressione. Quell’espressione che mai prima gli aveva visto in viso, uno stano misto di speranza, sincerità e qualcos’altro che non riuscì bene a distinguere.

Era davvero venuto da Los Angeles in macchina? Perché l’aveva fatto? Non aveva una famiglia con cui festeggiare il Natale?

Lexus avrebbe tanto voluto fargli tutte quelle domande…

Scosse la testa lentamente e aprì la bocca pronta per ribattere, quando la voce squillante di sua madre fece capolino tra i suoi pensieri e alle sue spalle.

-Lex la cena è pronta, perché ci metti così tanto?- si voltò verso la madre, quel tanto che bastava per scoprire Johnny, fermo fuori la porta.

-oh, lo conosci?-

Quel tanto che bastava perché lui ne approfittasse.

-Salve- il solito sorriso furbo fece capolino sul suo viso, approfittando del fatto che Lexus era momentaneamente troppo occupata a richiamare all’ordine i suoi neuroni per prendere parola, lo fece lui –sono un amico di Lexus, Johnny- sorpassò Lexus e fece qualche passo verso la madre prendendole una mano –lei deve essere la sorella maggiore di Lexus- soffiò mentre si abbassava per il classico baciamano, mentre la madre di Lex arrossiva vergognosamente.

Frase vecchia, scontata e squallida. Pensò mentre tuttavia vedeva la madre andare in completo brodo di giuggiole.

-oh- cinguettò portandosi una mano alla bocca –veramente sono la madre-

-la madre!- sbottò fingendosi indignato –avrei scommesso non avesse più di un paio d’anni di differenza!-

-oh, grazie del complimento- borbottò Lexus ansiosa, non le andava a genio che Johnny e sua madre avessero un qualche tipo di conversazione, per niente.

Entrambi la ignorarono.

-come mai sei qui Johnny?- gli chiese cortese

-ero passato per un saluto- gettò uno sguardo a Lex che incrociò le braccia al petto, indispettita.

-abbiti qui vicino?- sua madre proprio non poteva fare a meno di impicciarsi nei fatti altrui.

Sospiro. Doveva solo attendere che quell’imbarazzante conversazione terminasse e poi poteva sbattere fuori Johnny a suon di calci.

-no, non proprio-

-oh- rispose semplicemente la madre lanciando a sua volta un’occhiata significativa a Lexus, che però non comprese.

-perché non ti fermi a cena con noi?- aveva sentito male vero? –se non hai altri impegni, è chiaro- oh no, sua madre era impazzita davvero.

-beh, non ho altri impegni, ma…-

-ma forse sarebbe meglio se andasse a quella cena dove sono sicura lo staranno già aspettando- intervenne sbrigativa, cercando di salvare la situazione

Non poteva fermarsi a casa sua, per cena. Era la vigilia di Natale, Dio Santo.

-Lex!- la rimproverò la madre –lascialo parlare- si rivolse a Johnny con occhi adoranti.

C’era una donna sulla faccia della terra che era in grado di resistergli a parte lei?

-grazie- sorrise a sua madre

Lexus era giù pronta per ribattere, ancora, ma Johnny si voltò improvvisamente verso di lei, facendola gelare sul posto, con uno sguardo che non aveva mai visto prima.

-stavo dicendo che avrei un posto dove andare, ma mi farebbe molto più piacere restare qui, se per Lex va bene- il tono basso, gentile, suadente e quello sguardo così maledettamente languido.

Voleva che fosse lei a decidere.

Le aveva chiaramente facendo intendere tra le righe che aveva rinunciato alla compagnia dei suoi amici, i suoi familiari o chiunque lo conoscesse da più tempo di lei e, sicuramente, gli aveva dimostrato più affetto di lei, per stare con lei, in quel giorno speciale.

Perché mai aveva fatto chissà quante ore di macchina per arrivare da lei? Poteva saperlo solo se gli avesse permesso di rimanere.

E glielo stava chiedendo proprio ora quel permesso, con quello sguardo che la passava da parte a parte, facendole tremare qualcosa dentro di se, qualcosa che non aveva mai sentito prima. Facendola sentire viva.

C’era una donna sulla faccia della terra che era in grado di resistergli a parte lei?

-certo, va bene-

E il sorriso che si formò sulle labbra di Johnny le diede la conferma che era proprio il suo cuore, quello che sentiva battere dentro di se.

 

 

 

 

 

Sbuffò prima di riporre l’ultimo piatto sporco nel lavabo, liberando così finalmente la tavola.

Avevano cenato tranquillamente, aperto i regali, datosi gli auguri e tolto la tavola. Perché Johnny rimaneva seduto tranquillamente a parlare con suo padre invece di togliere le tende?

Quando Johnny aveva fatto il suo ingresso in cucina, accompagnato dallo sguardo adorante della madre e lo sbuffo sonoro di Lexus, suo padre l’aveva guardata incuriosito, come per chiedergli chi fosse quel ragazzo che si era presentato a casa loro la vigilia di Natale, ma proprio quando stava per presentarglielo, Johnny l’aveva preceduta stringendo vigorosamente la mano di suo padre, presentandosi come “un caro amico di Los Angeles”.

Caro.

Una volta che si furono seduti a tavola, Johnny disse che lavorava in una casa editrice, catturando completamente l’attenzione del padre che prese a fargli mille domande di ogni genere. Come sua figlia, anche lui aveva la passione per la letteratura, entrambi adoravano Simon McLeon, uno scrittore poco famoso in realtà, ma che aveva letteralmente conquistato il loro cuore.

I due non avevano smesso di parlare un attimo al punto che nemmeno la madre, estremamente logorroica, era riuscita ad intromettersi nei loro discorsi.

Da un lato, era stata contenta che il loro continuo ciarlare non avesse permesso a sua madre di fare domande imbarazzanti che, ne era sicura, aveva sulla punta della lingua.

Ogni volta che la donna si avvicinava a Johnny per offrirgli qualcosa, tremava temendo che potesse digli qualcosa del tipo “allora, da quanto vi frequentate tu e la mia piccola Lexie?

Dall’altro lato però, si sentiva esplodere. Non faceva altro che muoversi sulla sedia, inquieta, guardando Johnny sorridere sereno a suo padre, morendo dalla voglia di afferrarlo per il braccio e trascinarlo nell’altra stanza per chiedergli perché mai era andato fin lì.

Però chiederglielo avrebbe significato dimostrare in un qualche modo interesse per lui, interesse nel sapere perché fosse andato lì e lei non mostrava mai interesse, non doveva mostrare interesse.

Regola numero uno: mai far capire a qualcuno che ti importa di lui.

Ora però la cena era finita, si era fatto tardi e suo padre era troppo stanco per mantenere il ritmo della conversazione alto come qualche ora prima.

Anche Johnny parve essersene accorto.

-si è fatto tardi- sospirò –è il caso che io vada-

-oh, resta un altro po’!- cinguettò la madre facendo irrigidire Lexus proprio nel momento in cui Johnny le posava gli occhi sul viso, fraintendendo la sua reazione, ovviamente.

-ho approfittato fin troppo della vostra gentilezza, non voglio disturbare ancora- questa volta i suoi modi sicuri erano mischiati ad un filo di tristezza.

-non insistere cara, il ragazzo sarà stanco- cerco di calmarla il marito

Lexus gli rivolse uno sguardo riconoscente, a volte sua madre era peggio di una tredicenne in piena crisi ormonale.

-oh certo, certo- rispose con aria dispiaciuta la donna

Dopo il giro di saluti, dove sua madre prontamente l’aveva invitato a venire a casa ogni volta che volesse, Johnny si avviò all’uscita seguito da Lexus. Percorsero tutta la strada fino all’auto parcheggiata nel vialetto in assoluto silenzio.

-a quanto pare hai conquistato tutti- esordì Lexus infilando le mani nelle tasche dei jeans

-proprio tutti, dici?- eccolo di nuovo, quel maledetto tono basso e suadente che riusciva a smuoverla, a farla scoprire.

Si voltò di scatto dall’altro lato, scostandosi una ciocca di capelli dal viso con un gesto stizzito.

-Mio padre pendeva dalle tue labbra, mio fratello non vede l’ora di rivederti per giocare con lui e, francamente, credo che mia madre si sia innamorata di te- sbuffò fingendo di non aver colto il vero significato della sua domanda, ma se conosceva almeno un po’ il ragazzo, era sicura che non avrebbe desistito così facilmente.

-ed a te sono piaciuto?- domandò schietto, mentre il solito sorriso furbo prendeva il suo posto sulle sue labbra

Sbuffò ancora, questa volta più palesemente ed irritata.

Perché con lui non ci riusciva? Era sempre riuscita a zittire chiunque con le sue risposte, a metterli così in soggezione che non avevano mai osato insistere, ma di solito le domande che le rivolgevano gli altri erano velate, Johnny invece, con le sue domande schiette e dirette riusciva a farla tentennare, a non essere così fredda e distaccata come avrebbe dovuto.

-perché sei venuto qui?- sbottò, non sapendo come tirarsi fuori da quella serie insistente di domande

-per festeggiare il Natale con te, mi sembra ovvio- rispose con fin troppa naturalezza, abbassando per un istante lo sguardo.

Era forse timidezza quella che aveva visto passare nei suoi occhi?

Lexus alzò un sopracciglio –e perché hai fatto cinque ore di macchina per passare il Natale con me?- incalzò anche se non era sicura di voler sapere la risposta

-beh, in realtà cinque e un quarto se calcoliamo i dieci minuti spesi per fare la benzina a…- si interruppe di fronte allo sguardo inceneritore di Lex e ridacchiò

-allora?- Perché diavolo stava insistendo così tanto? Sapeva, lo sentiva, che la risposta non gli sarebbe piaciuta, perché il suo spirito masochista riaffiorava in lei proprio ora?

Johnny sospirò abbassando lo sguardo e portandosi una mano dietro la nuca. Quando alzò la testa, puntando gli occhi in quelli nei suoi, Lexus si sentì mancare.

Non c’era alcuna traccia nel Johnny che conosceva, niente sguardo enigmatico, niente sorriso malizioso, tutto questo era stato sostituito da un’espressione spaventata e timorosa, un’espressione che la fece raggelare sul posto.

-se te lo dico, non ti arrabbierai e scapperai via?- anche il tono solitamente scherzoso era sparito, lasciando posto ad uno estremamente e stranamente insicuro.

Lex deglutì, avrebbe dovuto dirgli che aveva cambiato idea, che non voleva sapere perché era lì, che doveva entrare in macchina ed allontanarsi il più presto possibile e che doveva sparire, sparire dalla sua vita e lasciarla stare.

Ma la sua testa, che prese a muoversi a destra e sinistra, promettendogli di non arrabbiarsi, non la pensava come lei.

Johnny si morse il labbro inferiore, annuendo, e Lex sentì uno strano formicolio invaderle la bocca dello stomaco.

-tu mi piaci Lex, credo che ormai sia evidente- di nuovo quel tono schietto e diretto la fece sussultare, di nuovo quello sguardo così intenso le fece mordere il labbro inferiore, per evitare che un fremito di sorpresa le uscisse dalle labbra.

-mi piaci da morire, ma non so mai come comportarmi con te- sospirò –con le altre era sempre stato facile, qualche complimento, qualche regalo, ed era fatta-

Lexus si rabbuiò. Lei era solo una tra tante, un’altra che voleva far cadere ai suoi piedi, era solo un’altra.

-il punto è Lex, che se tu fossi stata come le altre per me, avrei accettato il fatto di non piacerti e sarei andato avanti- il suo tono era nuovamente cambiato ed ora le sembrava quasi disperato, mentre faceva un passo verso di lei –ma tu non sei come le altre, tu sei diversa dal resto del mondo, sei così bella, irraggiungibile, intrigante ed io non volevo lasciarti scappare, non senza provare ad avvicinarti- prese una mano tra le sue, stringendola, mentre Lex lo fissava rapita, col cuore a mille

-E’ per questo che ho deciso di venire da te, questa sera, di mandare all’aria la cena che mia madre aspetta di preparare per tutto l’anno, per stare con te, per cercare di farti capire che voglio solo starti vicino, senza pretese, senza etichette, senza essere niente di più di quello che tu vorrai: un amico, un confidente, qualcosa in più, qualsiasi cosa. Farei qualsiasi cosa, sarei qualsiasi cosa, pur di entrare a far parte del tuo piccolo guscio-

Lexus si sforzò di deglutire, cercando di far scendere la bile che le si era accumulata all’inizio dell’esofago, insieme alle parole di Johnny. Non riusciva a parlare, non riusciva a reagire, non riusciva a far nulla se non fissare con occhi sbarrati il ragazzo di fronte a se, in silenzio. Silenzio che venne prontamente frainteso da Johnny.

-ma è evidente che tu non sia disposta a farlo- sussurrò lasciando andare la mano di Lex dalle sue e la ragazza avvertì istantaneamente un senso di vuoto

-bene- si sforzò di sorridere, ma i suoi occhi si erano spenti, Lex lo vedeva chiaramente –mi sono reso ridicolo a sufficienza, direi che posso togliere il disturbo ora-

Si voltò repentinamente cercando dentro la tasca dei jeans la chiave dell’auto.

Lei gli piaceva.

Lei gli piaceva e non come una qualsiasi, non per una notte sola, lei gli piaceva davvero e glielo stava dimostrando, proprio in quel momento. Aveva attraversato metà stato, la vigilia di Natale, rinunciando alla compagnia dei suoi parenti che vedeva si e no una volta all’anno, per lei. Aveva sopportato ore di chiacchiere di suo padre, il caratteraccio irritante di sua madre, il suo carattere irritante per tutto quel tempo, per lei, perché gli piaceva.

Le girava la testa, pericolosamente e, era proprio il suo cuore quello che sentiva battere dentro la sua gola impedendole di respirare?

-regola numero uno: mai far capire a qualcuno che ti importa di lui- balbettò nel momento in cui Johnny parve trovare le chiavi

Il ragazzo si immobilizzò, voltandosi poi lentamente verso di lei, con espressione confusa.

-cosa?-

-mai far capire a qualcuno che ti importa di lui, prima o poi userà questa consapevolezza contro di te- ripeté in tono basso, con la voce che le tremava

Johnny rimase interdetto, con la bocca socchiusa ed uno sguardo interrogativo, quello sguardo così costantemente intenso che pareva pesarle addosso.

-E’ la mia regola, l’unica che abbia mai seguito in vita mia- spiegò sentendosi improvvisamente più vulnerabile

-vorrei tanto sapere- sospirò Johnny –cosa ti ha spinto ad auto-importi questa regola- non era curiosità quello che lesse nel suo tono, nelle sue parole, nei suoi occhi, ma puro e semplice interesse.

-Johnny, io sono un disastro- confessò abbassando lo sguardo, incapace di sostenere quello del ragazzo –non sono una persona socievole, simpatica, allegra, solare, sono una persona strafottente, non curante delle regole, eccetto questa, casinista ed anarchica, il genere di persona con cui la gente piace divertirsi per una sera e dimenticare il giorno dopo- fissava la ghiaia sotto i suoi piedi e malediva ad una ad una le lacrime che sentiva salirgli agli occhi.

-ma io non sono così, non riuscirei a dimenticare una persona il mattino dopo, e quando mi accorgerei che il giorno dopo lei non c’è più, soffrirei- alzò un attimo lo sguardo, giusto il tempo per rivolgergli un sorriso triste e poi tornare a fissare il suolo –mi è capitato tante volte, di soffrire, finché ho deciso di non lasciar avvicinare più nessuno, nessuno mi avrebbe fatto del male-

Sentì Johnny fare un passo verso di lei e poco dopo percepì il calore della sua mano attorno alla sua, fredda, ed una scossa invase il suo corpo, facendole alzare automaticamente il volto.

Johnny era lì, i suoi occhi a pochi centimetri da lei che la scrutavano con aria preoccupata ed ansiosa, le labbra socchiuse attraversate da un fremito.

Era bellissimo.

-ma ormai era troppo tardi. Quante cicatrici può sopportare un cuore?- sussurrò

-oh Lex- sospirò prima di attirarla a se, inaspettatamente.

Lexus spalancò gli occhi nel momento in cui sentì le braccia forti di Johnny stringerla a se, contro il suo petto, che in quel momento le sembrava un rifugio caldo ed accogliente costruito appositamente per lei.

Il suo cuore, contrariamente alle sue parole, batteva forte nel suo petto in perfetta sincronia con quello di Johnny, che sentiva pulsare sotto il suo orecchio. Era così bella quella sensazione, così rassicurante. Era così bello sentirsi amata.

Poggiò le mani sulla vita del ragazzo, stringendolo a sua volta, quando le sue mani presero a massaggiarle gentilmente la schiena, ricoprendola di brividi.

Stava violando la sua regola numero uno, per la prima volta.

-mi dispiace- balbettò allontanandosi di scatto –è per questo che non posso lasciarti avvicinare, che non posso lasciarti essere qualcuno nella mia vita, perché chiunque tu sia, mi ferirai prima o poi-

Johnny sembrava ferito dalle parole di Lexus, più che scoraggiato.

-Lex, lasciami provare…- tentò, ma la ragazza lo interruppe sul principio scuotendo la testa, contrariata.

-provare?- sottolineò –e se non dovesse andare?-

Il ragazzo sospirò –non ho alcuna intenzione di sparire domattina Lex- serio al massimo, cercò di trasmettere a Lex tutta la convinzione delle sue parole, attraverso il suo sguardo.

-e invece lo farai, se non domattina, il giorno dopo o tra una settimana, un mese. Nessuno è mai rimasto con me-

Fece un passo verso di lei sorprendendola, di nuovo, e prendendole in viso tra le mani, con una foga inaspettata.

Il suo viso era così vicino che per poco i loro nasi non si sfioravano. Riusciva a sentire il suo respiro caldo sulle labbra che sapeva di buono, d’amore, di fiducia. Non riusciva a pensare con lui così vicino.

-fidati di me Lex, ti prego-

Si poteva trafiggere un corpo, una mente, un cuore, con uno sguardo? Oh, Johnny ci riusciva così bene con lei, o forse era lei che aveva del tutto perso il midollo?

Era senza fiato, ancora una volta e non sapeva se la sua fatica a respirare fosse dovuta alla sua vicinanza, a quella bocca pericolosamente vicina, a quegli occhi che la scrutavano nel profondo, scavando dentro di lei o alle sue parole, che si erano posate leggere sul suo cuore.

Fidati di me.

-io non so come si fa- sussurrò, sincera

Johnny le sorrise, con un sorriso nuovo, puro, sincero.

-nemmeno io- confessò carezzandole una guancia col pollice senza allontanarsi da lei di un centimetro –impareremo insieme-

-io, non sono sicura di essere pronta a questo Johnny- si morse il labbro inferiore

-ci andremo piano, con i tuoi tempi, promesso. Nessuna fretta, nessuna etichetta, nessun forzamento- sussurrò poggiando la fronte a quella di Lex –solo io e te-

Lexus gli sorrise, per la prima volta da quando si conoscevano. Il primo sorriso sincero, da anni, era tutto per lui.

-che ne dici di un bacio di buon Natale?- sorrise lui

La ragazza lo spinse via, ridendo forte.

-ti avverto, i miei tempi sono mooooolto lunghi- quando vide il sorriso sghembo di Johnny trasformarsi in una smorfia di delusione, non riuscì a trattenere un’altra risata.

-sei crudele!- sbottò fintamente offeso, mettendo il broncio

Lexus si rabbuiò all’istante –sono fatta così- mormorò

Sapeva che il ragazzo stava scherzando, ma voleva che capisse che se davvero era convinto di voler stare con lei, doveva essere convinto anche di voler accettare il fatto che avesse più pregi che difetti.

Johnny la attirò a se, avvolgendole la vita con le braccia, sorridendo –è per questo che mi piaci così tanto- le posò un leggero bacio sulla punta del naso.

Il cuore di Lexus fece una capriola, più vivo che mai, prima di ricominciare a battere ad una nuova velocità che le sembrava disumana. Il ragazzo, di fronte a lei, la guardava con un sorriso rilassato, contento, mentre continuava a stringerla a se.

-voglio che tu sappia una cosa- si sistemò meglio tra le sue braccia, portando una mano al suo viso, per accarezzarlo.

Gli occhi di Johnny si illuminarono, contento che Lexus volesse condividere qualcosa con lui.

Lex avvicinò il viso fino a sfiorare il suo naso e questa volta fu Johnny a rimanere impietrito a causa dell’improvvisa audacia di quella ragazza dalle mille sfaccettature.

-se mi fai male, in qualsiasi modo, ti uccido- sussurrò prima di posargli un leggero bacio sulle labbra morbide.

Non era un vero bacio, ed era durato si è no qualche secondo, ma era una promessa.

La promessa che anche se aveva paura, si sarebbe fidata di lui, la promessa che avrebbe cercato di farlo entrare pian piano dentro il suo guscio.

La promessa che avrebbe lasciato il loro amore libero di crescere, senza stupide regole numero uno.

 

 

 

 

*                    *                    *

 

 

 

 

 

 

BUONA DOMENICA!

Salve mie piccole pallette di lardo! Come state?

OH, avevo questa os in mente da tantissimo tempo *-* Vedete forse in Lover Dearest Lexus è un personaggio un po’ marginale, che metto qua e la per alleggerire l’atmosfera con le sue battutine, ma credo che sia un personaggio degno di un’analisi più profonda. Poi ovviamente è anche il mio personaggio preferito LOL

Lexus è sempre all’ombra, non le piace stare al centro dell’attenzione o esporre troppo i suoi pensieri o, più semplicemente, esporsi. In questa os, grazie all’aiuto di Johnny, ho voluto farla scoprire un po’, anche se il percorso per togliere il “guscio” è lungo, si incomincia ad intravedere qualcosa della vera Lexus, che spero vi piaccia.

Ci ho messo davvero il cuore(e detto da me sembra una battuta) per scrivere questa one shot, adoro questi due personaggi, forse in parte perché mi vedo un po’ in Lex, in parte perché mentre scrivevo avevo l’immagine fissa di Johnny Depp in mente LOL

Spero che sia piaciuta anche a voi e, sapete che di solito non sono molto insistente per le recensioni, ma VI PREGO è molto importante per me sapere cosa ne pensate, anche con un messaggio privato se proprio non vi va di scrivere una recensione!

Come sempre, grazie a Soriana per il blend ed a Eleonora per il supporto morale e psicologico LOL

Grazie a tutte.

   
 
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