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Autore: Sgiach    29/01/2012    4 recensioni
Una storia piena d'azione e romanticismo, in cui ogni capitolo è destinato a lasciarvi con il fiato sospeso...Buona lettura!
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Earth, Wind, Water and FIRE...
III
Ciutz



1 settembre 1997.
Un giorno era bastato a Manuel per organizzare ogni cosa con quell’ispettore. Quest’ ultimo si era trasferito da qualche anno nei pressi di Frascati, un paesino poco lontano dalla chiassosa Roma (magari un po’di pace avrebbe giovato anche a noi, chissà…), perciò il mio nuovo compagno si era dovuto preoccupare innanzitutto di come arrivarci e in secondo luogo di come camuffare il nostro piano con i rispettivi genitori. Per lui era più facile però: insomma, aveva solo sua madre, fuori gioco oltretutto, mentre io avevo i miei, non abbastanza coinvolti da lasciarmi sfuggire al loro controllo, e, a differenza della mamma di Manuel, nient’affatto accondiscendenti.
Gli avevo perciò anticipato che non sarebbe stata un’impresa facile, ma lui, caparbio come si era dimostrato, non volle arrendersi.
Giustamente, avevamo pensato, non sarebbe dovuto venire fuori né che sarei stata con lui, altrimenti ci saremmo giocati mio padre, né –per ovvi motivi- che avremmo iniziato a progettare indagini clandestine; quindi optammo per qualcosa che fosse all’ordine del giorno, come un pigiama party dalla mia migliore amica, ovviamente complice.
Si, perché l’unico treno disponibile partiva alle cinque del mattino, il viaggio sarebbe durato poco più di una mezz’oretta, poi avremmo raggiunto il casale immerso nella campagna con un motorino che Manuel avrebbe affittato in paese.

I miei, lo sapevamo bene, non avrebbero avuto cuore di impedirmi qualcosa che potesse essere una valida distrazione, soprattutto in un momento del genere… E avevamo ragione. Alle nove in punto, infatti, ero già in macchina con mio padre, diretta a casa di Carlotta, dove Manuel mi avrebbe raggiunta alle tre circa per organizzare meglio la giornata e poi andare insieme alla stazione, per una fortunata coincidenza poco lontana dalla casa della mia amica, circa venti minuti a piedi.
Ora l’unico problema era come farlo entrare in casa, ma a quello ci avrebbe pensato Carlotta: lei era un vero genio…

Avevo portato con me uno zaino contenente una calda coperta, lo spazzolino, un cuscino poco ingombrante, un libro, il mio amato taccuino rilegato in pelle, dell’acqua, un paio di panini, una bella scorta delle mie caramelle preferite, un cambio, ovemai fosse stato necessario e, infine, un piccolo kit del pronto soccorso... Si, ero diventata un po’ paranoica, ma non si poteva mai sapere, giusto?
I miei non nutrivano alcun sospetto, anzi, erano ben felici che passassi la serata da Carlotta e mio padre mi ci aveva accompagnata volentieri, ignaro dei loschi piani che stavo covando.
Arrivata da Carlotta, salutai mio padre con un fragoroso bacio sulla guancia (che ruffiana…) e mi affrettai per le scale. Arrivata al suo piano bussai e dopo qualche secondo arrivò la mia amica ad aprirmi.
Appena mi vide mi saltò letteralmente addosso: in questi giorni l’avevo fatta preoccupare parecchio e perciò non vedeva l’ora di rivedermi e farmi distrarre come solo lei era capace di fare.
Per tutta la serata ci rimpinzammo di popcorn al caramello, M&M’s e litri di coca cola… Poi giocammo uno dei nostri partitoni a Monopoli (dove di solito finivamo per scannarci a vicenda, ma era proprio questo il bello!), ci divertimmo a cantare (se gracchiare a qualche decibel oltre la soglia di sopportazione si può chiamare cantare…) tutte le canzoni dei Red Hot a squarciagola ed infine, come temevo, passammo all’argomento ragazzi.
“Allooooooora… Questo Manuel? E’ carino?” mi chiese eccitata con quel poco di voce che le era rimasta. “Beh, si… Abbastanza. Tanto fra un po’ lo vedi. E poi te l’ho già detto: a me lui non piace!” cercai di negare, ma sapevo che Ciutz mi conosceva troppo bene per non accorgersene.
“Daaaiii! Lo so che ti piace, lo vedo! Tu a me non puoi nascondere nulla, lo sai…” e così dicendo mi diede un colpetto sul naso, ridendo di gusto.
“Va bene, va bene! Lo ammetto! Basta che la finisci di ridere…” sbottai io, arresa. “A-ah! Lo sapevo!” trillò lei contenta. “Comuuuunque, ma davvero hai intenzione di farti vedere così da lui?” continuò lei, sconcertata dal mio abbigliamento casual (o come lei lo definiva, ‘da stracciona’).
“Ciutz, te lo ripeto: NON E’ UN APPUNTAMENTO! Ci occupiamo di cose serie noi, non di pomiciare sulle panchine come voi svergognati!” ribattei io acida, riferendomi a lei e alla sua nuova fiamma, Alessandro. “Ehi! questo è un colpo basso, però!” disse Ciuz con aria fintamente offesa…
E così diede inizio all’ Epica Battaglia dei Cuscini.
Dopo poco eravamo già distese inermi sul letto, coperto da un notevole stato di piume. Tirammo entrambe un fragoroso sospiro di sollievo e poi scoppiammo a ridere sguaiatamente…
Passai poi il resto della serata a sorbirmi i sospiri e gli sguardi sognanti che la mia amica non poteva fare a meno di mostrare parlando di “Aaaalee”.

Verso le tre e mezzo, quando tutto fuori della porta della stanza du Ciutz era scivolato in un sonno profondo, sentimmo bussare alla finestra.
Io mi irrigidii istintivamente e la cretina alla mia sinistra non poté fare a meno di notarlo e di guardarmi maliziosa e compiaciuta. Aaaarrrggg!
Mi affacciai poi alla finestra e , insieme a Ciutz, aiutai Manuel ad entrare. Ridevamo tutti e tre come dei pazzi, consapevoli di quanto la situazione fosse ridicola e di come sarebbe precipitata se solo ci avessero scoperti: sembrava che ci conoscessimo da una vita…
Avevamo un po’ di tempo da perdere, perciò decidemmo di metterci comodi. Purtroppo, anche se avremmo voluto, non potemmo offrire nulla al povero Manuel, dato che ci eravamo spazzolate tutto noi… Che vergogna!
Ciutz, perciò, decise di orientare diversamente il discorso e approfittò del nostro ospite per farsi svelare i segreti della mentalità e della dinamica comportamentale maschile: povero Manuel! Ancora una volta, però, arrivai in suo soccorso con una scodella di avanzi di patatine varie… Con quelle almeno sarei riuscita a tappare quella fornace di bocca che importunava da venti minuti buoni il nostro nuovo amico…

Per fortuna si fecero le quattro e mezzo e, senza intoppi o battutine maliziose che mi sarei senz’altro aspettata dalla mia adorabile amica, ci avviammo verso la stazione.
Mi sentivo molto a disagio nel camminargli così vicina, di notte poi!
Nessuno dei due spiccicava parola: anche lui, a dire la verità, mi sembrava alquanto imbarazzato, ma cercava di nasconderlo, come ogni ragazzo sano di mente farebbe. Tutti vogliono dimostrarsi duri, forti e protettivi, quando tutto quello che una ragazza, o almeno questa ragazza, desidera è essere amata e coccolata con tenerezza. Io i ragazzi non li avrei mai, dico MAI, capiti…
Beh, magari quando sarà il momento Ciutz saprà darmi qualche consiglio: per ora preferisco vivere nell’ ignoranza.

In tutto ciò io e Manuel eravamo già – già si fa per dire, erano le cinque meno venti- arrivati in stazione.
Ritirammo i biglietti che Manuel aveva prenotato il giorno prima e, una volta raggiunto il binario, ci sedemmo su una panchina e aspettammo.









Authoress' note
Perdono! Vi chiedo umilmente perdono!
Sono in un ritardo pazzesco e davvero non so come farmi perdonare… Diciamo, però, che sto attraversando un periodo difficile e né trovo il tempo né ho sempre voglia di scrivere. Spero di farmi perdonare in seguito, perché di sicuro questa cacatella di ‘capitolo’non basterà… Anche se un’utilità ce l’ha: essendo per me l’amicizia uno dei valori più importanti della vita, ho deciso di dedicare, per quanto scocciante e deludente possa essere per voi, un intero capitolo al personaggio di Ciuz che, già vi avverto, riapparirà più volte nel corso della storia come instancabile sostenitrice della nostra Alice.
Più specificamente vorrei dedicare questo capitolo alla mia Onee-san (nonché mia Beta personale) AliYe : senza di lei non saprei davvero come vivere, la adoro. La adoro perchè so di potermi fidare ciecamente di lei, perchè con lei non mi vergogno di niente, perchè è capace di farmi dimenticare tutti i miei problemi con una semplice risata, perchè anche se non mi sa dare sempre i consigli giusti mi è sempre vicina, perchè con lei ho fatto le cazzate più grandi e divertenti della mia vita, perchè lei è l'unica con cui mi sento davvero me stessa e mi sento libera di esprimermi, come se potessi pensare addirittura ad alta voce, perchè lei è l'unica persona talmente importante da farmi prendere il panico, addirittura il terrore, al solo pensiero di perderla, perchè è l’unica che è riuscita a diventare davvero una parte di me e della mia vita, spettatrice ma non solo...
Ti voglio bene! ricorda che sei il MIO parassita preferito!

Ciao a tutte! :-*
Sgiach <3.
  
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