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Autore: Clover GD    29/01/2012    15 recensioni
Un'altra Dott, che inizialmente nasceva come una Bro.
È triste, intensa, intrisa di sentimenti, buoni o cattivi che siano.
Il rating è arancione, è vero, ma lo è soprattutto per le idee espresse.
Dal testo:
..Pochi metri dopo, avevi fatto dietrofront. Eri tornato, e non l'avevi mai fatto prima. Eri rientrato, e l'avevi trovata in lacrime. Non le avevi nemmeno sussurrato un mi dispiace. Eri andato a letto e basta, senza pensare a lei, vero Scott? Ma poi la mattina dopo ti eri ritrovato con il naso fra i suoi capelli, con la sua testa sul tuo petto. Il bimbo aveva pianto tutta la notte, probabilmente, ma si era alzata sempre lei..

Buona lettura, carissimi :)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Torna, Scott.


Tu non lo volevi quel figlio, vero Scott?

Tu non avevi la minima voglia di vedere la sua vita che s'ingrossava, ammettilo. Almeno a te stesso.

Era in lacrime, lei, quel giorno, ma lacrime di gioia. Era corsa da te, con gli occhi di diamante che sfolgoravano di gioia, con quel maledetto test di gravidanza in mano. Che era positivo. Che aveva una stupida lineetta rossa che aveva sancito il tuo umore, non solo per quella giornata, ma per i successivi nove mesi. Ti aveva abbracciato, avevi sentito distintamente il suo cuore battere così velocemente che, per un attimo, avevi temuto che avesse un problema cardiaco. Eri rimasto freddo, ma poi le avevi cinto la vita quasi febbrilmente, quasi come se avessi avuto paura di toccarla. O forse come se non ti andasse di toccarla, questo devi dirmelo tu.

Fra qualche tempo saremo in tre, ti aveva sussurrato lei. Non avevi capito subito le sue parole, vero Scott? Ma poi, quando ti era arrivato il senso delle sue parole, avevi pianto.

Ma non avevi pianto di felicità, vero Scott?

E non avevi pianto nemmeno di tristezza, dico bene?

Era rabbia, quella, giusto?

Rabbia, ira, frustrazione. Non ti eri contenuto, non avevi saputo contenerti. In tutti i sensi, e questo lo sapevi bene. Ventott'anni erano troppo pochi, per un figlio, secondo te. C'era lei, che doveva frequentare l'università, che doveva conseguire la laurea in biologia, c'eri tu che dovevi trovarti un lavoro, che dovevi assicurarti un tenore di vita alto, c'eravate voi, che dovevate trovarvi una casa.. Non te l'eri certo scordato questo, vero Scott?

Le avevi detto di abortire, ricordi? Non consigliato, non chiesto. Gliel'avevi detto, e quelle parole suonavano come un ordine, nella tua mente. Ma lei non aveva acconsentito, giusto? Aveva detto che quel bimbo sarebbe stato un dono, e che lei non avrebbe certo contrastato la Madre Natura che gliel'aveva concesso.

C'eri rimasto male, eh?

Però poi ti eri risollevato quando il bambino era nato. Chiamiamolo Beverly, ti aveva detto lei. Avevi urlato, poi detto un paio di parolacce, poi eri uscito sbattendo la porta. Avevi iniziato a camminare nella notte.

Pochi metri dopo, avevi fatto dietrofront. Eri tornato, e non l'avevi mai fatto prima. Eri rientrato, e l'avevi trovata in lacrime. Non le avevi nemmeno sussurrato un mi dispiace. Eri andato a letto e basta, senza pensare a lei, vero Scott? Ma poi la mattina dopo ti eri ritrovato con il naso fra i suoi capelli, con la sua testa sul tuo petto. Il bimbo aveva pianto tutta la notte, probabilmente, ma si era alzata sempre lei.

L'aveva fatto per te, per la tua fredda insensibilità che la colpiva sempre.

E tu? Tu eri rimasto colpito, Scott?

L'avevate chiamato Sean, alla fine. Avevi vinto tu, un'altra volta.

Ma allora, cos'era quel sapore schifoso che avevi in bocca, eh? Sapresti spiegartelo, Scott?

Gli anni erano passati. Sean aveva degli occhi bellissimi, non trovi, Scott? Erano più chiari dei tuoi e più scuri dei suoi. Brillavano di luce propria.

Era arrivato il momento della materna. Poi quello delle elementari.

E poi era arrivato il momento dei vaccini. Di quel cazzo di vaccino, come avresti detto tu, che si è impadronito del cervello di tuo figlio, di vostro figlio.

Non sai ancora spiegartelo il perchè, vero Scott?
Il medico l'aveva detto. Il rischio è minimo, veramente minimo, aveva detto.

E allora perchè proprio a voi doveva capitare questa disgrazia, Scott? Non è colpa di Dawn, lo sai questo? Non è servito a nulla prendersela con lei, per quella settimana. Hai solo peggiorato la situazione, sai?

Non potevi lasciarla da sola. Non potevi lasciarli da soli.

Sean era diventato autistico, quindi? Puoi amarlo lo stesso. Ti è capitata questa disavventura, ma stavolta non puoi lavartene le mani.

Non è autistico al livello più alto, lo sai. Confessa, confessati che hai tirato un sospiro di sollievo, quando ti sei accorto che è ancora in grado di parlare.

Sei stato troppo cattivo ad andartene di casa, non credi?

Torna, Scott.

Torna a casa, metti da parte quel tuo stupido orgoglio, abbracciala e dille che tutto andrà bene, che la ami, che ami anche Sean, il vostro bambino. Già, vostro, perchè ricordati che lei non l'ha generato da sola. Diglielo. Che resterai, che la aiuterai a farlo stare meglio.

Torna, Scott, torna per sentire la sua voce tenue che ti sussurra che ti vuole bene. Torna, perchè sentire quella vocina che ti dice papà è un'emozione ogni volta diversa.

Meditiamo insieme un modo per andare avanti, Scott, ti aveva detto Dawn. E tu le avevi spezzato il cuore un'altra volta.

Va' tu a meditare, capito? Meditare cosa, poi? Non funziona, lo sai. Meditazione un cazzo, Dawn. Sean non è mio figlio. Mio figlio dev'essere forte, non un rincoglionito totale.

Non te ne vergogni?

Torna, torna a casa, abbraccia Sean, Scott.

Lui è sensibile, lo sai. Non ama sentire le voci, quando si alzano troppo. Ama il contatto fisico, ma solo se siete tu o Dawn a toccarlo. O magari tutti e due insieme. È un maniaco dell'ordine, Sean, hai notato? Impila sempre tutte le costruzioni, sembra non fare altro tutto il giorno.

Ti ricordi come l'ha soprannominato Dawn, Scott?

Era il vostro bambino delle fate.

Vive nel suo mondo, nel suo universo. In un universo dove tutto è bellissimo, dove si pensa per immagini.

Dove si parla e si pensa, dove si è sinceri.

Dove non mancano gli abbracci.


Torna, Scott.









Triste, lo so.

Immensamente triste, ma.. Ogni tanto, un po' di tristezza ci vuole.

Vorrei ringraziare il mio carissimo Hid, perchè se non fosse stato per lui, alcuni vocaboli alquanto poetici non ci sarebbero stati, in questa storia.

Vorrei lasciare un salutino a Faith, perchè mi è sempre vicina.

Ed uno piccino pure ad Honest, perchè anche lei è sempre con me, nelle mie storie.

(E questo NON è un invito a recensirmi, ok? Se non vi piace, o vi fa schifo, o ve ne fregate altamente, NON dovete recensire per forza! È solo un modo per dirvi che voglio bene a tutti e tre :3)

Beh, detto ciò.. Un saluto anche a voi, ragazzi.

Spero di riceverne, di recensioni, sapete? (:

Non vi cadranno certo le mani :D


Clov. [Armstrong]





Ma tipo te ne esci con una storia assolutamente inventata?

Ma guarda chi è tornato strisciando..

Io non sono tornato strisciando. Io sono qui per contestare il fatto che tu sia un'idiota.

Ti voglio bene anch'io, Scott.

SILENZIO, PUTT___

Ah! Silenzio tu, caprone!

Caprone? Io?

Eh, no. Io.

Caprona!

Conosci la regola dell'aoristo primo?

Cosa?

E quella dell'aoristo secondo?
Chi?

Ecco. Il caprone sei tu.

Dobbiamo per forza parlare di greco?
Non lo so, di cosa vuoi parlare tu, di autismo?

No! Che poi, questa dell'autismo devi spiegarmela. Come ha fatto a venirti quest'idea?
In Grecia, l'anno scorso, ho conosciuto un bambino. Era bellissimo, aveva degli occhi spettacolari. Ed era autistico. Era esattamente il bambino descritto qui.

E quindi? Che me ne fotte a me?
Come sei insensibile, Scott. Ti prego, vattene.

   
 
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