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Autore: Carla Volturi    31/01/2012    8 recensioni
Bianca, giovane pittrice ventitreenne conosce Cristiano, trentacinqueenne ufficiale di marina. Un incontro casuale...un amore folle e travagliato. Due vite diverse, cosi come ambizioni e prospettive. Che ne sarà di loro?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Image and video hosting by TinyPic Introduzione: chi mi conosce bene sa che sono una curiosona di prima categoria, quindi non potevo non pubblicare l'ultimo capitolo del mio racconto. Voglio sapere proprio cosa ne pensate! Ancora una volta ringrazio tutti coloro i quali mi hanno dedicato ciqnue minuti del loro tempo libero e soprattutto le mie non piu' amiche di penna ma vere e proprie amiche...mi dispiace solo che chilometri e chilometri ci separino!
Un bacio grande e alla prossima,
Carla.

CAPITOLO 19- VIA DA ME


Siamo tutti qui, alla banchina del piccolo porto, vicino la Capitaneria. Le due valigie di Cristiano a terra. Luca le tocca e ci guarda con aria innocente, di chi non sa cosa stia accadendo. Marta afferra la gamba della madre, il cui sguardo è basso e triste.
Il sole fa capolino dietro la montagna, lascia la scena alla luna e alle tenebre. Quelle stesse tenebre che ora lo porteranno via da me. Il vento scuote i miei capelli sciolti, unico mezzo per nascondere la mia amarezza. So che ora dovrò dirgli addio. E’ un addio momentaneo, certo, ma è pur sempre un addio. Porta il cappello alla testa, lo posiziona correttamente. Adriano gli si avvicina, gli da una pacca sulla spalla e lo saluta calorosamente. “Tienimi d’occhio le mie tre donne”, gli dice Cristiano, accennando un sorriso. Prende il piccolo Luca in braccio: gli promette che lo porterà a mangiare un gelato quando tornerà. Ed infine la sua “stellina” Marta, che lo stringe con le sue mani minuscole. Gli regala un fiocchetto, Cristiano lo porta nel suo pantalone. Nel frattempo Adriano ha consegnato le valigie del mio uomo all’ufficiale, che lo attende non poco lontano da noi. Ritorna e prende i bambini, portandoli via con sé alle giostre. Tocca a Lucilla, che gli sfiora il viso: “Cri’ non ti far male, mangia, chiamaci e pensaci”. La bacia sulla guancia: “Si, non ti preoccupare. Sono grande ormai, mamma”. Una smorfia di dolore sul viso di mia cugina e un ulteriore saluto tra i due fratelli, che a stento riescono a separarci.
Vi lascio soli”, afferma, prima di andar via. Si volta, fa cenno con la mano e raggiunge la sua famiglia.
Ci siamo solo noi ora. Io e lui. Si avvicina e mi solleva. Le mie mani dietro il suo collo. “Mai avrei pensato che mi sarebbe capitata una cosa del genere. Mi è bastato un mese e poco piu’ per conoscere l’amore. E quell’amore sei tu, Bianca. Conterò tutti i giorni che ci dividono. Aspettami amore, perché stai sicura che come metterò piede a Vietri correrò da te”.
Bagno la sua divisa con le mie lacrime. Non voglio lasciarlo andare, ma devo: “Ci vediamo tra nove mesi amore. Ti aspetto a casa”.
Accarezza il mio viso: “Sei importante per me, ricordatelo”. Annuisco: “Lo sei anche tu”.
L’ufficiale gentilmente ci disturba. Indica che è il momento di partire. E’ il momento di lasciarci. Un ultimo intenso e passionale bacio e lo vedo incamminarsi verso l’imbarcazione che lo porterà a Napoli, luogo dal quale partirà. Si avvia, deambulando all’indietro, sorridendomi e lanciandomi sguardi pieni di speranza. La speranza di ritrovarsi ancora una volta. La barca è in moto, sale. Procede lentamente e mentre va via rivivo un intero amore. Il nostro. La sera dell’ incontro, le sue sorprese, i suoi sorrisi, il nostro confidarci ogni cosa, le nostre notti insonni. Ed infine lui, che a stento riesco a distinguere: è cosi lontano da me, ma non dal mio cuore. Abbasso gli occhi per rialzarli: non gli ho detto che lo amo. Vado vicino alla grata, saltello da destra a sinistra, ma non lo vedo piu’. Inizio ad affannare, deglutisco a fatica, sudo freddo e ancora una volta qualcosa attanaglia il mio cuore. Continue nausee. La testa gira forte e velocemente. Tutto è sfocato, tutto è cosi irregolare. Il mio corpo pesa maledettamente. Non sono capace di tenermi su. E cado. Cado a terra, battendo la testa e non provando dolore. La vista s’annebbia.

POV. LUCILLA

Corro prima che posso verso Bianca. Mi segue Adriano. Non faccio a tempo ad afferrarla: a peso morto si schianta a terra. Urlo il suo nome, ma niente non mi sente, non mi risponde. Porto un dito al polso: il battito c’è, eppure è visibilmente debole. Mi spavento. Grido a mio marito di chiamare un ambulanza. Le dico di stare calma, ci sono io con lei, non deve temere nulla.
I soccorsi giungono velocemente. Un portantino si avvicina con il kit del primo soccorso. Nel frattempo Bianca sembra riprender conoscenza. Farfuglia qualcosa. Capisco che percepisce dolore da qualche parte, ma non so dove. Allunga la sua mano verso la zona interessata. La guardo dritta negli occhi: cosa vuoi dirmi, tesoro?. Una lacrima sul suo viso e le sue dita sporche di sangue. Abbasso le palpebre, sconvolta. Mi butto a terra: è come se il mio passato stesse bussando alla porta. Tento di rassicurarla, di calmarla, ma sa ciò che vede. Ed è sola, perché per quanto ci possa esser io e Adriano, ora lei vorrebbe unicamente lui, Cristiano, al suo fianco.
 
                                                       
                                                                                    Tre mesi dopo

 
Tiro un gran respiro. Osservo per l’ultima volta quanto fin ora mi ha tenuto compagnia. Un sorriso amaro e triste sul mio volto: il divano, sul quale ho amato Cristiano, il tavolo e le nostre colazioni, la cucina e i miei pranzi per lui ed infine il corridoio, che da accesso alla nostra camera da letto: l’ho serrata con doppia mandata…nessuno deve entrarci, nessuno deve respirare quanto da noi vissuto. Tocco la catenina al collo, dalla quale penzola la chiave…nessuno l’avrà mai!. Un ultimo sguardo e addio a tutto: afferro la porta, chiudendola per sempre. Prendo l’ultima valigia, la posiziono nella mia Panda gialla. La staccionata è ancora mezza rotta, non ho avuto il tempo di aggiustarla. Occhi pieni di lacrime. La fine di tutto. Gli amori violenti e passionali terminano allo stesso modo, lasciando desolazione e dolore a chi li ha sperimentati. Dei passi. Mi volto: è Lucilla.
Mi abbraccia: “Sei sicura?”.
Porto la mano alle labbra, tento di asciugare le gocce d’acqua sulle mie guance: “Si. Devo andare”.
E Cristiano?”, mi chiede premurosa.
Non ce la faccio Lucilla. Se ti chiede di me ancora, digli semplicemente che sono andata via. Che non ho mantenuto la promessa”: il mio cuore è dilaniato. Ma ora come ora so che questa è la scelta giusta. Ho bisogno di ritrovare me stessa.
Non si darà pace”: appoggia la schiena alla macchina.
Non è il solo”, rispondo, con tono triste.
Tenta di consolarmi: “Ti capisco. So che vuoi dire. Prenditi il tempo che ti serve…”. I miei singhiozzi disturbano il suo discorso: “Piccolina mia, non è colpa tua. Ora pensa a te, ma non negarti quest’amore. Magari se ci parlassi…”.
Scuoto la testa: “Non ci riesco. Addio Lucilla e grazie di tutto”.
Ci stringiamo ancora per un po’. Un bacio e un saluto. Entro in auto, posto guidatore. Accendo il motore e retromarcia. Parto, mi allontano da quella casa e da Lucilla, che mi osserva andar via. Il vento freddo scuote i suoi capelli e il cappotto scuro. Non dimenticherò mai quest’immagine e lei, che piu’ di ogni altro mi è stata accanto. Le sue parole, tuttavia, poco hanno avuto effetto su di me. Su quello che è rimasto di me.
Mi immetto sulla strada principale. Scruto per l’ultima volta il paesaggio non piu’estivo ma invernale. Gli alberi perdono foglie gialle e marroni, sono spogli. Niente piu’limoni, niente piu’arance. Niente piu’turisti, niente piu’mare, niente piu’ sole, niente piu’amore. Niente di niente, compreso i negozi ormai chiusi da tempo. La desolazione fa da padrona in questa piccola città, dalla quale amaramente mi separo. Varco una curva. Il cartello stradale mi indica che tra un paio di metri non sarò piu’ a Vietri. E allora caro paese addio per un ultima volta, tieniti di me il cuore, l’anima. Tieniti ciò che vuoi. L’amore, quello puro, l’hai portato via con te un paio di mesi fa.
 

NOTA DELL’AUTRICE
Ed eccoci ancora una volta insieme, io e voi, dopo la fine di un'altra mia storia. Forse la piu’bella ad esser sincera. Per quanto io abbia potuto amare Carlo e Lucia, Cristiano e Bianca li superano di gran lunga, per carattere e passionalità. Dall’epilogo si deduce che vi sarà un seguito, quindi, se volete, ci vediamo nella seconda parte, ove ci sarà una bella sorpresa per gli affezionati della famiglia Scala.
Aggiungo un ultima cosa, piu’ che altro una supplica: Cristiano? se ci sei ed esisti realmente, batti tre colpi alla mia porta, consapevole che una volta entrato mai piu’ uscirai ;)
Un bacio e grazie mille alle mie care lettrici e amiche…non ci sarebbe stata alcuna storia senza di voi!
  
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