Guardi la sigaretta che tieni tra le dita: sta per finire.
Un ultimo tiro e poi la spegni nel portacenere, tra nuvole di fumo che ti
annebbiano la vista; sei brillo.
Ti alzi, faticosamente, e ti dirigi verso la camera da
letto. Il corridoio pare muoversi a suo piacimento, hai i sensi appannati.
Tasti con le mani un muro, per non cadere.
Finalmente sei in camera. Ti siedi sul letto ancora
vestito. Pensi; un po’ perché non hai niente da fare, un po’ per vedere se
l’alcol sta influendo sulle tue capacità intellettive oltre che quelle motorie.
Ti decidi a spogliarti, e lo fai lentamente: hai paura che un qualsiasi
movimento brusco possa farti girare la testa più di quanto questa lo stia
facendo adesso.
Stai guardando il soffitto. Sei nel letto, sotto le coperte che ti tengono caldo nonostante il freddo di questa notte. Volti lo sguardo su di un lato, e ti ritrovi a fissare la serranda, con la flebile luce della luna che fa capolino dai buchi, e crea strane forme, luminose ma non fastidiose, sul pavimento. Con questa immagine ti addormenti, non sapendo che questa notte farai strani sogni.
Sogni di dormire, di svegliarti
di soprassalto. Apri gli occhi e li spalanchi subito, impaurito: hai sentito
dei rumori strani. Rimani così immobile, in silenzio tanto da non respirare,
per vedere se il rumore si ripete. Si ripete. E’ il rumore di una serratura che
si apre. Poi dei passi, dei respiri affannosi. “I ladri!” Pensi. Cerchi di
raffreddare il tuo sangue, perché hai paura, molta paura. Sfili delicatamente
le coperte sopra di te, ti alzi, ti accovacci di fronte al comodini, apri un
cassetto, prendi la pistola, una Beretta legittimamente detenuta. E’ carica,
non si sa mai. Ti avvicini quatto quatto al corridoio, dal quale provengono i
passi che ancora senti. Sbuchi dalla porta e ti ritrovi faccia a faccia con il
ladro…
E’ vestito di nero, con un passa
montagna a coprirgli il viso. Rimane sorpreso, immobile, quando tu gli punti in
faccia la pistola. E’ a neanche tre metri da te. Apparentemente non è armato.
Cerchi di risolvere le cose con le buone.
“Chi sei? Che ci fai qui?”
“….”
“Che vuoi da me? Rispondi!”
E infatti ti risponde, ma nella
sua lingua. Naturalmente non capisci un’acca, ma intuisce che è slavo.
“Vattene, vattene! Se no la uso!”
“Snaklfjqjf…” eccetera eccetera.
Gli fai segno con la mano di
andarsene, dato che con le parole non vi capite. Ma lui rimane fermo, e ti
fissa.
Ti ritrovi magicamente con la sua
pistola puntata nella tua faccia. Chissà dove ha trovato il tempo. Fa un
ghigno, e non sai come, ma senti che nell’ attimo dopo ti sparerà. Lo anticipi.
Premi il grilletto, e quasi simultaneamente vedi il suo sangue dipingere
schizzi scuri sul muro dietro di lui.
Sudato, sconvolto, guardi il
cadavere scompostamente disteso a terra. Hai ucciso un uomo.
Fissi la pistola assassina fra le
tue mani, e schifato la getti per terra, accanto al corpo. Come un zombie,
trascinandoti, ritorni a letto e ti subito ti addormenti…
Apri gli occhi, e davanti a te hai ancora una volta il
soffitto. Sei nella semi-incoscienza e ti chiedi: “Ma è davvero successo?”
A mano a mano che riacquisti le
tue facoltà realizzi che è stato un sogno. Ma siccome sei mezzo ubriaco vuoi la
conferma. Ti alzi e vai in corridoio. Nessun cadavere di nessun ladro. Sì, hai
certamente sognato. Fai tappa in bagno per vuotare la vescica. Dopo ti guardi
allo specchio, faticando un poco perché la luce del neon ti abbaglia. Hai
proprio una brutta cera, fai promemoria di bere meno spesso, d’ora in poi:
l’alcol non ti dona. Come uno zombie, trascinandoti, ritorni a letto e
subito ti addormenti.
Tuttavia non hai ancora realizzato quello che veramente è successo, valea dire che hai confuso i sogni, vale a dire che la mattina dopo, quando ti sveglierai sul serio, ritroverai il cadavere di un uomo sul tuo corridoio, e la pistola che l’ha ucciso, la tua pistola, accanto ad esso