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Autore: GurenSuzuki    01/02/2012    6 recensioni
"Quando la mattina dopo Maya si sveglia non sente profumo di caffè.
E’ qualcosa di stonato, nella fine melodia in scala di grigiori che è diventata la sua vita.
Soprattutto perché nelle narici sente odore di melanzane. Grigliate, probabilmente.
Ma chi è il pazzo che griglia melanzane alle nove del mattino di sabato?"
[Aijixmaya ; Past!Miyavixmaya]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tic toc.
“Ehi, guarda, ci sono i tempi scazzati!”

 

No. Non ci sono i tempi scazzati. Ho voluto solo avventurarmi in una divisione dei piani narrativi :)Nasce da una discussione sclerotica con bad spider, la mia made, su facebook.
E’ uscito che volevo a tutti i costi scrivere qualcosa che fosse intitolato Due cuori e una melanzana.
Non è così idiota come sembra, anzi, sono tutti depressi e molto imoh.
Che gioia, ne?

Enjoy!


Due cuori e una melanzana

 

 Il mattino odorava di caffè.
Quello denso, italiano, dall’aroma forte e pungente.
Era così simile alla sua colonia che di solito, rannicchiato nelle coperte ancora calde, piangeva.

Giusto qualche lacrima, per spezzare il nodo alla gola che sentiva premere per farlo singhiozzare. Lo scomponeva in pezzi per poter affrontare la giornata, almeno fino all’alba successiva.

 Questo accadeva i primi tempi, quando non c’era spazio per niente se non la solitudine.
Aveva preso l’abitudine di sintonizzare il timer della macchinetta per l’espresso prima di andare a dormire, grazie a un istinto che era puro masochismo, ma anche sopravvivenza.

Quella manciata esigua di secondi di dormiveglia in cui credeva che al caffè corrispondesse la compagnia di un volto amato, la pagava per tutto il giorno a caro prezzo. Ma ne valeva la pena.

Questo e altro per Miyavi.

 I mesi poi si sfogliavano come pagine di un libro scritte con inchiostro annacquato. Maya non li avrebbe mai saputi descrivere coerentemente.
Viveva in una scatola piena d’acqua. Ogni emozione, ogni pensiero che non fosse il dolore puro e distillato, evaporava appena osava sfiorarlo con la punta delle dita.

Viveva, ovviamente. Si alzava, si lavava, si vestiva, beveva il suo espresso senza scollare gli occhi dall’infisso della finestra, si infilava le scarpe, usciva, andava a fare la spesa, un giro al parco, qualche briciola lanciata ai piccioni, di nuovo a casa, pranzo, riposo, un libro magari, un po’ di musica –no, quella no.

La musica no.

La musica che ormai era inodore, insapore, incolore, no.

Non la voleva.

Che andasse al diavolo, la musica.

 “Come stai?”
“Uh?”

“Ho detto: come stai?”
Shinji alza gli occhi buoni dalla chitarra, quegli occhi fulvi e allungati che tutti scambiano per color cioccolata, ma che Maya sa invece siano così simili alla terra –quella che ti macchia le dita e si infila nelle unghie e non la togli più- da parere culla e tomba del mondo.
Li alza e li appoggia con delicatezza sulle guance un po’ scavate di Maya, che si mordicchia le labbra, come sempre quando è imbarazzato. Shinji sorride quando le fossette compaiono proprio sotto gli zigomi, come se vi avesse puntato i polpastrelli per troppo tempo.
“Sto... bene, direi.”
“Mh. Allora, dato che stai bene, che ne dici se stasera passo? E’ da una vita che non beviamo qualcosa.”
Maya vorrebbe negare. E’ da tre mesi che nega al suo migliore amico e collega ogni interazione che non sia un flebile Buongiorno o un impersonale Accorda il mi.

Apre la bocca per modulare una risposta gentile, declinando. Ma mentre socchiude le labbra Shinji sorride, di quel sorriso tutto dolcezza e caffelatte caldo alla mattina, non espresso forte e amaro.
“Sì, va bene.”
E Miyavi è un po’ più lontano. Giusto qualche passo. 

La notte è corsa veloce, come una macchina senza freni su un’autostrada rettilinea, come una rondine che sfreccia nel cielo turchino di un aprile troppo sonnacchioso. E’ stato un fulmine dalla linea spezzata che ha fatto tremare la terra, fin nelle fondamenta. E’ stata una notte che Maya non ha capito di volere fin quando non è finita, e già ne chiedeva ancora.
E’ stato l’inizio di una fine, e la fine di un inizio, ma al contempo una pagina bianca, una linea cancellata, una sbavatura, una macchia in un angolo e la fine della fine.

Ciò che Maya non voleva capire era che lui poteva esistere anche senza Miyavi.

Anche senza nessuno se non se stesso.

 Shinji gli ha fatto capire questo quella notte. Amare non è dover stare assieme per necessità, quanto per piacere. Non serve annullarsi uno dentro all’altro, fondersi come anime gemelle. Basta stringersi un po’ sotto le coperte perché fa freddo, intrecciare le dita dei piedi intirizzite e ridere come bambini. Basta sapere che se allunghi la mano trovi una coscia calda sopra cui poggiarla. Basta vivere sapendo che c’è Casa.

  Quando la mattina dopo Maya si sveglia non sente profumo di caffè.
E’ qualcosa di stonato, nella fine melodia in scala di grigiori che è diventata la sua vita.

Soprattutto perché nelle narici sente odore di melanzane. Grigliate, probabilmente.

Ma chi è il pazzo che griglia melanzane alle nove del mattino di sabato?

“Buongiorno.”
Il sorriso caldo di Shinji lo abbraccia delicatamente, senza investirlo.
Maya ricambia e si siede al tavolo.

“Chi è il vicino sclerato che cuoce le melanzane?” sorride, aspettando di poter riderne con lui.

Inaspettatamente Shinji gli mette davanti un piatto.

Un piatto di melanzane.

Fettine sottili, cotte a puntino, giusto un po’ bruciacchiate come piacciono a Maya e con accanto i fiocchi d’avena.

“Non avevi altro in frigo e volevo preparare qualcosa.”

Sembra scusarsi per avergli offerto un piatto di melanzane e il proprio cuore tutto assieme, che forse è troppo in neanche dodici ore di vita.

Il biondo si sporge, lo afferra con decisione per la maglia e lo bacia come si bacia solo il proprio uomo.
“Due cuori e una melanzana. Sarà la mia prossima canzone.”
Shinji sorride bonariamente alla piccola presa in giro.

E Maya addenta una melanzana, per la prima volta senza il respiro di Miyavi sul collo.

 

 

   
 
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