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Autore: shesmileybitch    01/02/2012    2 recensioni
Un circo, niente di più normale di un circo. Ma quando non si ricorda nulla del proprio passato e iniziano ad affiorare ricordi sconnessi, anche un semplice capannone diventa inquietante.
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero lì, in piedi in mezzo alla folla che, accalcata all' entrata, cercava di entrare all' interno dell' capannone. Finalmente avanzai di qalche metro e misi piede sulla morbida moquette rossa che conduceva fino agli spalti, da dove la gente avrebbe potuto osservare lo strano spettacolo che si apprestava a cominciare. Non appena iniziai a scorgere la pista circolare al centro del tendone, dei ricordi iniziarono ad affolarmi la mente. Erano delle immagini sconnesse, senza un senso preciso ed un legame tra l' una e l' altra.

Una bambina, seduta su una sedia, poi una tazza di tè e una busta.

Scossi la testa e mi sedetti nel primo posto libero che trovai. Avevo una buona prospettiva di tutto il tendone da lassù. Il sipario rosso che ondeggiava agli spifferi della brezza serale. Come una porta invalicaile separava noi spettatori dai misteri che quel circo aveva portato con se, apparendo quasi dal nulla. Vedevo le altre persone, strette nei loro cappotti, attenti a non prendere freddo. C' erano anche dei bambini, accompagnati dai genitori, evidentemente incuriositi da tutto quel trambusto che si era formato fuori dal tendone. Le luci iniziarono a spegnersi, diventarono sempre più flebili. Prima che tutto si facesse buio, riuscì ad intravedere un uomo che sbirciva da dietro il sipario.

Rullo di tamburi e le luci si accesero. Dal nulla apparve un uomo vestito di nero, seguito da una scia di fumo e polvere. Non sapevo cosa mi stava succedendo, ma quell' uomo mi metteva timore, ero quasi convinta che fissasse me in particolare. Ancora altri ricordi.

Uno studio, e una mano che stringeva dolcemente la faccia alla bambina che avevo vagamente scorto anche prima.

C' era qualcosa di familiare in tutto quello. Più l' uomo parlava e più l' angoscia saliva e i ricordi aumentavano.

L' uomo le lascia il viso, e dei segni rossi rimangono impressi sulle sue guancie.

Istintivamente mi toccai l' esatto punto in cui le dita dell' uomo avevano toccato la bambina e sentì un brivido percorrermi la schiena.

L' uomo strappa una busta dal cappotto della bambina e inizia a leggerla.

Poi i ricordi cambiarono scenario. Mi trovavo in una stanza, io ero fissavo la scena da un angolo. Scorgevo un letto, una cassapanca e una scrivania stracolma di fogli. Dalla finestra entrava una calda luce primaverile, e se si tendeva l' orecchio si sentiva il canto degli uccelli. Un forte odore di mughetto mi inebriò, e finalmente capì dove mi trovavo. Nel letto c' era una ragazza, con una pezza imbevuta d' acqua appoggiata sulla fronte. Quella ragazza ero io, qualche hanno fa. Mi ero risvegliata in questa casa, non sapevo dov' ero, come ci ero finita, ma soprattutto, non ricordavo chi ero. La famiglia che mi aveva accolto mi aveva sempre trattato come se ne facessi da sempre, mi avevano anche dato un nome, Mary. Mi piaceva, ma sapere che non era il mio vero nome mi metteva a disagio. Mi riscossi dai ricordi. Non so dire quanto tempo sia passato, fatto sta che in quel preciso istante un uomo alto e magro con un mantello nero mi indicò, facendomi segno di scendere. Io ero un po' titubante, non conoscevo quell' uomo, ma mi metteva soggezione, come tutto lì dentro. Scesi i gradini di legno fino alla pista. L' uomo mi prese la mano. Un gelo improvviso mi scosse le viscere. Mi mostrò una scatola a grandezza uomo, poi mi chiese se me la sentivo di assecondarlo in quel trucco di illusionismo. Io quasi d' istinto dissi di si, anche se non avevo la minima intenzione di entrare in quella specie di bara. Lui la aprì, mi disse come dovevo sistemarmi, poi la chiuse. Rimasi al buoio per non so quanto. Ma non avevo paura. Ero tranquilla come non mai. Più che altro mi sentivo un topo in trappola. Sentivo il mormorio degli spettatori, poi il mago pronunciò delle parole a me incomprensibili. Il buoio si fece pesante, come se avesse preso consistenza. Il vociare concitato scomparve alle mie orecchie. Provai ad allargare le mani, scivolarono di lato senza nessun problema, segno che non ero più nella scatola. Sentì un fiato sul collo e mi girai di scatto. Una presa forte e calda mi artigliò per le spalle. Poi non ricordò più nulla. L' unica cosa che sentì prima di perdere conoscenza, fu una risata lugubre.

-Celia, figlia mia.-

Poi tutto si fece più nero che mai.

  
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