01/02/2012
4 recensioniAmore non corrisposto... Forse
Lo stavo guardando camminare dietro di me mentre palleggiava, mi piaceva guardarlo mi faceva sentire viva ed al sicuro. Lo amavo ormai questo per me era ovvio, ma sapevo che lui amava soltanto lei, non mi degnava mai nemmeno di uno sguardo, e io ero quasi al limite della sopportazione. Era ormai da un po’ che non appena tornavo a casa mi chiudevo in camera mia e triste cominciavo a piangere sul cuscino. Piangevo per dimenticare, piangevo per consolarmi, piangevo per sfogarmi.
Dovevo farlo o sarei finita per scoppiare davanti a lui e non potevo permettermelo se non volevo perderlo.
La sua sola vicinanza mi faceva sentire al settimo cielo. Ne ero diventata praticamente dipendente.
Lo salutai ed andai verso casa. Avevo già le lacrime agli occhi quando arrivai alla porta.
Un altro giorno passato senza che lui mi degnasse di un solo sguardo. Nemmeno di semplice amicizia. Anche uno sguardo carico d'odio mi sarebbe bastato. Non uno sguardo, annoiato, arrabbiato, compassionevole, ludico sguardo .
Niente.
Non potevo più sopportarlo aprii la porta della mia camera e mi stesi sul letto, misi la testa sul cuscino e cominciai a piangere bagnando la stoffa ormai abituata ai fiumi di lacrime che versavo ogni giorno, che mi facevano sentire meglio. Avevo provato a dimenticarlo, ma non ci riuscivo era dannatamente difficile, molto più di quanto avessi mai creduto.
All'inizio non credetti a ciò che mi diceva il cuore. Lo incontrai soltanto due anni fa e me ne innamorai subito, ma non lo accettai non volevo soffrire. Fin da allora sapevo che lui non mi avrebbe mai ricambiato, ed avevo ragione.
Mi trovavo ogni giorno sul quel letto a piangere. Avrei voluto odiarlo ma non potevo lo amavo troppo, nonostante la sofferenza che mi procurava giorno per giorno, mese per mese da due anni a quella parte.
Continuai così per due intere settimane. Mangiavo poco e dormivo di meno e si cominciava a notare. Le occhiaie sotto gli occhi mi tradivano quanto l'espressione triste che avevo tutti i giorni sul volto per quanto provassi a nasconderla, non servì a niente. Alla fine se ne accorse anche lui. E da lì cominciò tutto.
Tornai a casa e come sempre mi apprestai a ritornare nella mia stanza per bagnare ancora il cuscino con le mie calde lacrime. Prima che potessi aprire la porta della mia stanza bussarono alla porta principale. Ricacciai le mie lacrime e risposi "Chi è?"
"Sono io: Conan. Mi apri per favore?" in quel momento pensai di essere pazza ,mi chiesi perché lui fosse venuto da me a quell'ora.
Aprii la porta e lo feci entrare. Si sedette sul divano. "Come mai sei qui?" gli chiesi, cercando di non sembrare sgarbata.
"Devo parlarti..." Aveva esitato, non lo faceva mai, perché l'aveva fatto proprio ora davanti a me? cosa doveva dirmi?.
"Vedi ecco io..." Ancora aveva esitato. Non sarei riuscita ancora a lungo a trattenere le lacrime, non finche fosse stati davanti a me.
"Io ti amo..." le sue guance si colorarono di rosso mentre il mio cuore mancava un battito. Avevo capito bene? L'aveva detto davvero?. Aprii la bocca per chiederglielo e, prima ancora che potessi rispondere lui mi baciò. Il mio cuore esplose prima che potessi rispondere al bacio. Ma, quando finalmente ci riuscii, fu il momento più bello di tutta la mia vita. Feci un sorriso a 36 denti e mi staccai da lui che annuì con la testa. Presi il telefono e la chiamai. Rispose dopo due squilli. "Ai, Conan mi ha baciata, non posso crederci"
"Sono felice per te, Ayumi. Ora è meglio che io attacchi. Vai da lui."