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Autore: Niniane_88    02/02/2012    10 recensioni
Niente vampiri. I nostri Cullen sono tutti umani, hanno età diverse, non hanno nessun legame di parentela tra loro e vivono nell'affollata ed eccitante New York del 1920! Cosa succederebbe se il loro mondo ruotasse attorno a un immaginario teatro dell'opera? Tra primedonne irritabili, ballerini talentuosi e direttori d'orchestra in difficoltà, la stagione operistica del White-Flower Opera sta per iniziare... e non mancheranno i corteggiamenti, gli amori improvvisi, le rivalse... Buona lettura!
ATTENZIONE: chi mi conosce già come autrice sa che la mia coppia preferita NON è la classica Bella/Edward!
Disclaimer: i personaggi di questa storia appartengono a Stepheny Meyer
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buongiorno a tutti! Eccomi tornata con una nuova fanfiction un po' pazzerella! Grazie in anticipo a chi mi seguirà! Buona lettura 


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New York, gennaio 1920

   - Dall’inizio del cantabile, prego, Miss Hale.
   Il silenzio calò nuovamente tra gli strumentisti e il direttore, con un lieve colpo di bacchetta poté dare l’attacco. Lo stesso attacco, per l’ennesima volta. Erano ormai quattro ore che l’orchestra del “ White-Flower Opera” provava ininterrottamente il secondo atto de “La Traviata” di Giuseppe Verdi, che quell’anno sarebbe stata proposta durante la prima settimana della stagione operistica. Il direttore d’orchestra, il maestro Carlisle Cullen era ormai esausto, ma sapeva per esperienza che interrompere a quel punto la prova, anche solo per una breve pausa, avrebbe significato la definitiva perdita di concentrazione da parte di orchestrali, coristi, comparse, solisti e direttori di scena. Perciò, nonostante la stanchezza e il sudore che gli imperlava la fronte continuava a far lavorare i musicisti, dando di tanto in tanto qualche indicazione verbale e  sforzandosi in questo di mantenere sempre un tono pacato, ma autoritario.
   Non c’era verso di riuscire a sistemare il finale dell’atto. Miss Rosalie Hale, che interpretava il ruolo di Violetta, iniziava il cantabile “Alfredo, Alfredo di questo core…” con molta eleganza e sostenendo magnificamente il pianissimo, ma l’entrata del tenore rovinava puntualmente il tutto. Edward Masen, ventisei anni, aveva un timbro di voce davvero favoloso e una buona tecnica, ma tendeva a correre quando non era previsto alcun accelerando e a rallentare (al mero scopo di far sentire meglio quanto fossero brillanti i suoi acuti) quando avrebbe dovuto essere più agile, in particolare nei concertati. Quando questo accadeva, Miss Hale andava regolarmente in collera e lo rimproverava; Carlisle le avrebbe volentieri dato tutte le ragioni se, sul più bello, la signorina non avesse avuto l’abitudine di concludere la sua ramanzina rivolgendosi a lui e dicendo: - Maestro, voi siete il direttore e noi dobbiamo seguirvi, dite voi al signor Masen che dev’essere più flessibile!
   A quel punto iniziavano i veri problemi: Mr Masen protestava dicendo che Miss Hale non comprendeva quali grandi difficoltà riguardassero la tessitura vocale di un tenore; Miss Hale, da parte sua, accusava Mr Masen di essere un dilettante e lasciava il palco per cinque minuti buoni, offesa, ma questo solo se era di buon umore. In caso contrario arrivava a colpirlo col primo oggetto di scena che le capitava sotto mano. Dopodiché, ritornava buona buona al suo posto e ripeteva: - Maestro, vi prego, diteci voi cosa dobbiamo fare.
   In sostanza, queste scenate non risolvevano mai un bel nulla.
   Carlisle Cullen aveva sempre avuto la vocazione del direttore d’orchestra, tuttavia ripeteva spesso che avrebbe avuto bisogno di un carattere più forte per riuscire a imporsi in quel teatro che chiamava affettuosamente “il mio circo”. Ogni volta che iniziavano le prove per la nuova stagione operistica si sentiva felice ed ansioso allo stesso tempo: per niente al mondo avrebbe rinunciato al suo posto, ma gli sarebbe piaciuto che la vita lì dentro fosse un po’ più semplice. Gli orchestrali erano tutti bravi ragazzi, musicisti di talento che lo ascoltavano sempre con rispetto. Ben altra cosa erano i cantanti: Miss Rosalie Hale, una leggiadra, biondissima ventisettenne, rampolla di una delle famiglie più in vista di Boston aveva studiato canto lirico fin dall'età di sedici anni ed era approdata al “White-Flower Opera” tre stagioni prima, diventandone la primadonna. Il suo talento e la naturalezza con cui sapeva tenere il palcoscenico erano fuori discussione, tuttavia la signorina era un po’ troppo altezzosa e consapevole delle proprio doti, oltre che esigentissima. Nel giro di poco tempo era riuscita a inimicarsi tutti i suoi colleghi, a cominciare da Edward Masen, che spesso doveva recitare insieme a lei. Le uniche due persone che riuscivano ad andare d’accordo con Miss Hale, oltre a Carlisle Cullen erano Angela Weber, soprano lirico-leggero che talvolta interpretava ruoli minori accanto alla primadonna e soprattutto Esme Anne Platt, un mezzosoprano, scoperto da Carlisle alcuni anni prima. Esme Platt era una bella donna, dal viso delicato e dei modi garbati e gentili: benché spesso, in quanto mezzosoprano dovesse interpretare il ruolo di antagonista all’interno delle opere liriche, riusciva ad essere terribile e spietata sulla scena e premurosa e umile appena lasciava il palco. Sapeva scindere molto bene i personaggi che interpretava dalla sua vera personalità e trattava sempre i suoi colleghi con grande rispetto. Quando Esme cantava, Carlisle poteva finalmente rilassarsi un po’, perché sapeva che Miss Platt avrebbe ascoltato ogni suo suggerimento e ogni piccola critica con molta attenzione e avrebbe collaborato senza mai fare storie.
   Tuttavia, in quel momento, Miss Platt interpretava un ruolo minore, quello di Flora e il buon funzionamento del concertato non dipendeva certo da lei.
   Miss Hale, benché un po’ stanca, attaccò il suo tema con la consueta eleganza e finalmente anche Edward Masen parve adeguarsi alle sue richieste. Carlisle proseguì con la direzione, sperando di poter concludere l’atto, ma giunto alla frase “or che lo sdegno ho disfogato…” Mr Masen tornò ad essere… Mr Masen e si soffermò sul si bemolle acuto decisamente troppo a lungo, cosicché Carlisle fu costretto a fermarsi di nuovo.
   - Signor Masen! – implorò – Vi prego.. questa corona è assolutamente fuori posto…
   Da sinistra si udì un sonoro sbuffo e Miss Hale si alzò indignata dal canapè sul quale doveva fingere di essersi appena ripresa dallo svenimento.
   - Vorreste degnarvi di concentrarvi un po’, signor Masen? – sbottò – Di questo passo non finiremo prima di mezzanotte!
   - Miss Hale, tornate al vostro posto, per favore… - cominciò Carlisle, allarmato dalla prospettiva di un’altra scenata.
   - Ma insomma, il mio personaggio qui è addolorato e disperato, devo far risaltare quell’acuto, è come un grido di dolore… - spiegava intanto Mr Masen, rivolto a nessuno in particolare.
   - Quello non era un grido di dolore! – lo sbeffeggiò Rosalie – Quello era solo il vostro ego smisurato!
   - Era senz’altro migliore del vostro svenimento di prima, Miss Hale! – rimbeccò il tenore, stizzito – Siete caduta giù come un sacco di patate!
   A queste parole, il soprano Rosalie Hale diventò paonazza e prese a colpire con il ventaglio il signor Masen, il quale arretrò preoccupato.
   - Diavolo d’una donna… smettila immediatamente! – gridò.
   - Non la smetterò finché non ti avrò tolto un po’ della tua stupida vanità! – strillò lei, continuando a minacciarlo con il ventaglio.
   - Via, via, calmatevi! – gridò Carlisle, salendo sul palco – Vi sembra questo il modo di comportarvi?!
   Nel frattempo gli altri cantanti in scena si scostavano per non essere travolti da Rosalie e da Edward. Carlisle si prese la testa tra le mani, sconfortato.
   - Cinque minuti di pausa! – annunciò – E poi riproviamo il balletto. I cantanti liberino il palco, per cortesia.
   I due solisti sparirono dietro le quinte, continuando a lanciarsi frecciate e gli altri abbandonarono lentamente la scena, accogliendo con sollievo il permesso di Carlisle. Nel passare accanto al maestro, Esme gli rivolse un sorriso pieno di comprensione e Carlisle sentì il morale sollevarsi leggermente.
   - Mi dispiace molto, maestro. – disse il mezzosoprano.
   Carlisle si asciugò il sudore dalla fronte con un fazzoletto: - Non importa, Miss Platt, ormai ci sono abituato… mi auguro solo che non si facciano male…
  - Se lo desiderate posso andare a cercare di calmare Miss Hale.
   Carlisle si illuminò: - Grazie, Esme, mi fareste un grande favore! Oh, perdonatemi se vi ho chiamata per nome… - aggiunse subito dopo, timoroso.
   Esme sorrise con più calore: - Nessun problema, maestro, chiamatemi pure Miss Esme, se vi fa piacere.
   - Davvero? Lo farò, allora, molto volentieri quando saremo soli… voglio dire… per non irritare Miss Hale…
   - Capisco perfettamente, maestro, non vi agitate. Ora è meglio che vada a vedere che cosa sta succedendo. A dopo!
   - A dopo, Miss Esme.
   Carlisle Cullen rimase fermo ad osservare la snella figura della giovane donna che si allontanava. Cara Miss Esme, era così bella e dolce e sapeva sempre come prenderlo…
   Carlisle sospirò: non doveva pensare troppo a Miss Platt. Il lavoro e la vita privata andavano separati, gliel’avevano sempre detto. Esme era una collega e tale doveva restare, sempre. Forse non era una buona idea che cominciasse a chiamarla per nome e non solo perché la permalosa Miss Hale avrebbe potuto pensare che avesse delle preferenze nei suoi riguardi, ma anche perché questo avrebbe significato entrare più in confidenza con lei ed era meglio evitarlo.
   Mentre si avviava di nuovo verso il podio, Carlisle sentì la voce di Mrs Kate Ellerton, la direttrice del balletto, che chiamava a raccolta il corpo di ballo. Bene, provare con i ballerini era molto meno stressante che con i cantanti, anche perché sarebbe stata Mrs Ellerton a dirigere i danzatori, mentre l’orchestra avrebbe dovuto più che altro fare attenzione al tempo.
   I ballerini entrarono in scena e si disposero secondo le indicazioni della loro insegnante. Da dietro le quinte giungeva ancora la voce lamentosa di Edward Masen, ma Carlisle la ignorò e si preparò a riprendere la prova.
   Sapeva che l’unica cosa da fare era aspettare che le acque si calmassero: più volte, quando accadevano fatti simili aveva minacciato di avvertire il signor Mc Carty, il direttore del teatro e un paio di volte aveva anche messo in atto la minaccia, ma non era servito a nulla. Emmett Mc Carty, infatti aveva assunto personalmente Miss Hale tre anni prima e ne era stato innamorato dal primo istante, ragion per cui non voleva sentirla criticare, neanche con la massima obiettività e gentilezza. Quanto ad Edward Masen, si era limitato a riderci sopra e a dire: - Ha una gran voce, Carlisle, lo sai come sono gli artisti, sono egocentrici, bisogna saperli prendere.
   In conclusione, Carlisle Cullen non poteva sperare nell’aiuto di nessuno. Ma anche quell’anno, come sempre, in qualche modo la sera della prima sarebbe arrivata e il successo l’avrebbe ripagato di tutti i suoi sforzi…


*           *           *


   Alice Brandon era pronta. Era sempre pronta, prima di tutti gli altri. Mrs Ellerton l’aveva guardata, approvando con un cenno e Alice avrebbe preferito che non lo avesse fatto. Sapeva che ad ogni lode della sua maestra di danza corrispondeva un gesto di antipatia da parte di qualcuno della compagnia. Infatti non fu stupita nel sentire il sussurro pieno d’irritazione di Jane:
   - Ma guardala, già in posa, neanche dovesse ballare solo lei…
   Nessuna sorpresa, solo tristezza. Ormai erano otto anni che Alice Brandon, prima ballerina del corpo di ballo del Flower sopportava prese in giro e scherzi crudeli da parte di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi migliori amici, oltre che i suoi colleghi di lavoro.
   Mrs Kate Ellerton era una brava donna, oltre che una ballerina eccellente e aveva insegnato a ballare a tutti nello stesso modo e dedicando a ciascuno le stesse attenzioni. Per lei non c’era stata alcuna differenza tra Jane e Alec Winter, figli di una celebre danzatrice inglese e Alice Brandon, scappata di casa a dieci anni per realizzare il suo sogno di diventare ballerina e sfuggire a una famiglia bigotta e repressiva. Infatti, i fratelli Winter erano diventati ballerini di fila, impiegati solo in alcuni casi per ruoli di maggior rilievo; Alice invece, a diciotto anni era diventata addirittura prima ballerina, grazie al suo talento smisurato e ad una costanza che aveva qualcosa di commovente e di eroico.
   Amava profondamente il teatro, ma avrebbe tanto desiderato potersene andare dal Flower: voleva bene a Mrs Ellerton e rispettava profondamente il maestro Cullen. Stimava anche l’impresario, il signor Mc Carty che si era sempre preoccupato dello stato dei locali del teatro e aveva sempre fatto in modo che tutti potessero lavorare in ambienti sani e luminosi.
   Alice Brandon però, non aveva amici in quel luogo. Le altre ballerine la detestavano e con le cantanti aveva poco a che fare. Come sarebbe stato bello poter ballare in un teatro più importante, anche solo come ballerina di fila e avere delle amiche, o almeno delle colleghe che non la invidiassero per il posto che occupava…
   - Prego, signori, ricominciamo…
   La voce del direttore d’orchestra face subito dimenticare ad Alice i commenti poco lusinghieri alle sue spalle. Chiuse gli occhi e si concentrò, lasciando che la magia della musica la portasse via con sé, in un mondo fatto di grazia, leggerezza e gioia.



Allora, questo era il primo capitolo!! Vi prego di farmi sapere se vi è piaciuto! Ah, dimenticavo: Il Whit-Flower Opera non esiste assolutamente, è di mia invenzione! Invece, le opere che verranno citate sono state davvero composte... entro il 1920, ovviamente!
Un abbraccio
Niniane

   
 
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