Epilogo bonus
Era una mattina splendida e radiosa. Non serviva certo l’uso della vista per capirlo: sentivo i raggi del sole lambirmi il viso e ferirmi gli occhi, benché chiusi. Decisi di sondare la situazione tenendoli serrati, e lasciando che fossero gli altri sensi a esplorare.
Tatto: male alla testa e alla schiena, mano che stringeva il vuoto. Deduzione: dallo scontro della sera prima non avevo riportato traumi, se non indolenzimento muscolare per aver dormito sul duro e normali postumi da sbornia. Per quanto riguardava il mattiniero Watson, niente di strano che fosse già sveglio.
Gusto: in bocca retrogusto amaro di alcool, sulle labbra vago sapore di altre labbra. Diagnosi: dovevo trovare una scusa per quello che era successo la sera prima, non potevo semplicemente far finta di niente o dare la colpa all’alcool, sarebbe stato un insulto per entrambi.
Olfatto: aroma di the al gelsomino nell’aria, il preferito di Watson, vago odore di cane. Diagnosi: anche se era troppo imbarazzato per risvegliarsi in questa posizione, il dottore accettava la cosa. Voler fare colazione con me significava che non aveva intenzione di scappare e voleva parlare della situazione. Ah, e bisognava assolutamente fare un bagno a Gladstone, non mi andava che il suo odore appestasse così il mio Watson.
Udito: piccoli passi attutiti che si avvicinavano al mio giaciglio. Diagnosi: il dottore si apprestava a svegliarmi, dovevo fingere un credibile risveglio.
Sentii il suo fiato caldo sul mio viso e continuai a fingere di dormire, aspettando la sua mossa. Ancora odore di pelo di cane… Promemoria: ricordarsi di fare un bagno anche al padrone, oltre che al cane. Poi, una lingua umida e bavosa mi leccò il viso. Decisamente poco in stile Watson. Aprii gli occhi di colpo, sconcertato: “Wat…GLADSTONE!?”
La risata di Watson mi giunse forte alle orecchie. Era in piedi vicino alla finestra, piegato in due dalle risate.
“Watson esigo delle spiegazioni! Cosa ci fa il suo cane qui, a casa mia?”
Gladstone nel frattempo sembrava molto contento di vedermi, e aveva preso ad annusarmi le orecchie, tutto interessato. Quel cane era davvero insensato: dopo tutti gli esperimenti per cui lo avevo usato come cavia, non aveva ancora imparato a temermi, come qualunque altro animale avrebbe fatto. Ingenuo ed entusiasta come il suo padrone.
Padrone che, nel frattempo, cercava di parlare tra le risate: “Che domande Holmes! Il nostro cane è qui perché questa è casa nostra. Dove accidenti dovrebbe stare sennò?”
Non c’era bisogno di altre parole.
Un sorriso gli illuminò il volto, e a stento trattenni la gioia. Era una mattinata splendida e radiosa.
NOTA DELL’AUTRICE: come promesso, ecco l’epilogo alternativo! Quale preferite tra i due? Io ho scelto l’altro come finale ufficiale per vari motivi (tra cui mantenere il POV, far dire quelle cose a Holmes per convincere Watson a restare…), ma mi sono divertita molto a scrivere anche questa (in particolare la scena di Gladstone, ovvio) e sono curiosa di sapere se pensate la stessa cosa anche voi… Rinnovo i ringraziamenti a tutti, e concludo definitivamente questa fan fiction. Alla prossima!
ANGOLO PUBBLICITÀ: se vi è piaciuta la mia storia, spero di trovarvi anche nella prossima; si intitola LO STRANO CASO DEL DOTTOR WATSON E DEL SIGNOR HOLMES, ed è il seguito di questa. Il primo capitolo è in arrivo per lunedì!