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Autore: Writer96    02/02/2012    6 recensioni
Bored in a hotel. Join me. Let’s have dinner.
I saw you in the street today. You didn’t see me.
I’m in Egypt talking to an idiot. Get on a plane. Let’s have dinner.
Goodbye, Mr Holmes

IrenexSherlock
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bored in a hotel. Join me. Let’s have dinner.

 
L’attesa la sfinisce, la porta a ticchettare nervosamente contro il bracciolo della poltrona in pelle.
Lo smalto rosso è stato tolto e poi rimesso con attenzione, perché non si sa mai che Sherlock Holmes capiti da queste parti e dica che Irene Adler è una donna poco curata.
Irene dondola una gamba e si osserva la punta della scarpa, toccandosi la punta del naso mentre pensa all’uomo. Se Sherlock Holmes capitasse da quelle parti, probabilmente si preoccuperebbe di tutt’altro che del suo smalto, si dice.
Ma sa che non è così.

Sherlock Holmes è così serio e concentrato da essere divertente.

La Donna guarda l’orologio e sbuffa, chiedendosi perché abbia scelto proprio quell’hotel desolato per un loro incontro. Scuote la testa e una mano corre nella tasca del cappotto Burberry che ha indossato quel giorno per estrarre il cellulare-fotocamera che racchiude la sua vita.
Scrive, picchiettando sui tasti con veemenza.
Sherlock Holmes dovrebbe proprio accettare un invito a cena.
 

I saw you in the street today. You didn’t see me.


Irene decide che il cappello nero che ha messo quel giorno non le dona assolutamente. Scuote la testa, mentre da dietro gli enormi occhiali da sole alza lo sguardo al cielo. La sua bocca si piega in una smorfia mentre si accorge di non aver messo lo zucchero nel caffè e sbatte la tazzina sul tavolo, indispettita.
Odia portare guanti. Ma è il suo lavoro, e lei deve farlo bene.
Si guarda intorno, sperando che la cliente di oggi sia puntuale e che non la costringa ad arrabbiarsi. Ma davvero, questa volta.
Scorre con lo sguardo la gente per strada, fissando quegli stralci di vita che scorrono l’uno accanto all’altro senza particolari rilevanti. Nessuno attira la sua attenzione, il che forse è un bene.

Irene sa di essere potenzialmente pericolosa.

Mentre sta girando la testa, con la coda dell’occhio coglie dell’altro. Un cappotto nero, con il colletto alzato, e due zigomi appuntiti, che sembrano bucare il mondo e sgonfiarlo. Irene sente un brivido percorrerle la schiena e lo guarda camminare velocemente, mormorando ogni tanto qualche parola tra di sé.

Sherlock Holmes non si degna mai di dedicarle uno sguardo. Neanche un messaggio.

Oggi non è da meno e la ignora tranquillamente mentre sparisce in un angolo di una stradina londinese.
Irene torna al suo caffè, che beve senza mettervi lo zucchero. Si alza e lascia i soldi sul tavolo, lasciando la sedia di plastica scostata da esso, quasi in mezzo alla strada.
La contatterà. La chiamerà, arrabbiata, chiedendole spiegazioni. E Irene sarà impassibile. Parlerà di incontri di lavoro più importanti e pure di foto, se necessario, ma in nessun caso dalla sua bocca uscirà il nome di Sherlock Holmes.
Nel taxi, Irene guarda il cellulare con rabbia.
Non lo inviterà a cena oggi, no.
Tanto lui non l’ha vista.
Ma forse è meglio così.
Aveva un cappello orrendo.
 

I’m in Egypt talking to an idiot. Get on a plane. Let’s have dinner.


Muhammad è un idiota.
Ubriaco fradicio alle tre del pomeriggio, con indosso solo un ridicolo grembiule a fiori, Irene si chiede cosa possa avere a che fare lei con uno come lui.
Poi pensa agli affari e ai soldi e lascia che la sua mente vaghi mentre l’egiziano parla di coccodrilli e fa battute sconce. Irene pensa al suo appartamento, al suo armadio e al suo portagioie nascosto.
Si annoia, sa già come tutto andrà a finire.

Vorrebbe una svolta improvvisa nella sua vita, qualcosa di divertente.

Due zigomi le bucano i pensieri, la pungono e la stuzzicano.
Le sue labbra si piegano in un sorriso, mentre pensa che Sherlock Holmes la stupirebbe sicuramente.
Non lo ammetterebbe mai, ma lo vorrebbe davvero rivedere.
Una mano scivola nella tasca della gonna e digita sui tasti del cellulare con discrezione.
I suoi occhi sfiorano di nuovo la figura dell’uomo ubriaco.
Magari per una sera non mangerà cucina egiziana con quel maledetto senso di noia dentro.
 

Goodbye, Mr Holmes


Gli occhi sono aperti e le ciglia sfiorano il bordo ruvido del burqa.
La paura è un sentimento strano, mai provato prima e le stringe lo stomaco.
E’ come un palloncino, la avvolge e le toglie l’aria.
E lei vorrebbe solo bucarlo, quel palloncino.

Con un paio di zigomi.

La sua mano trova il cellulare e digita le parole, quelle ultime parole che vorrebbe dirgli dal vivo, insieme ad altre cose.
Tante, troppe cose.
Ah.
Irene spalanca gli occhi e si volta.
Persino attraverso il copricapo gli zigomi spuntano un po’.
La Donna sorride.
Perché, alla fin fine, l’ha sempre saputo di essere l’unica.






Prima fic per questo fandom.
Dedicata alla mia Luci, che è la causa di tutto.
E così, per una volta, non ha Watson tra le scatole.
Sì. So che Irene è un po' OOC.
Ma mi piaceva descriverla così.
;)
-Writ
   
 
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