Film > Sherlock Holmes
Ricorda la storia  |      
Autore: Eugene Artemis    03/02/2012    4 recensioni
« Mi ha frainteso. Io non mi focalizzo su un solo dettaglio, io mi focalizzo su tutto: guardo tutto, vedo tutto. Poi, in base a ciò che sto cercando, traccio il mio responso, la mia 'analisi' partendo da quel dettaglio. Le ho già dato prova di questa mia capacità »
« ... lei è fantastico »
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Il rumore della pioggia mi piace.
Per la verità, è la pioggia stessa a piacermi. Mi rilassa.
Quando piove mi piace sedermi nella mia poltrona preferita e guardare il mondo da dietro un vetro.
In un certo senso, posso affermare di sentirmi protetto in quei momenti.
Ho un camino che mi protegge dal freddo.
Ho una poltrona che mi protegge dalle scomodità.
Ho del buon vino che mi protegge dalla sete.
Ho una mente geniale che mi protegge dalla noia.
Ma tutto questo l'ho ovunque ci sia una poltrona, un camino, del vino e della pioggia che batte sulla finestra.
Quello che rende tutto questo speciale è seduto al mio fianco, nella sua poltrona, intento a leggere il giornale.

John Watson.
Quando me lo presentarono, capii subito che era un uomo dai sani principi morali, educato e sempre dedito ad aiutare il prossimo.
Ma capii anche, e mi ci volle qualche minuto, che era un uomo aperto alle novità e agli scambi di opinioni, che era un uomo d'azione e che poteva essere un'ottima compagnia.
E decisi di 'analizzarlo' e di esporgli le mie deduzioni sul suo conto dopo neanche due minuti da quando ci eravamo stretti la mano.
Fino a quel giorno, Irene Adler e mio fratello Mycroft erano stati gli unici ad avermi accettato.
A lei erano occorsi un paio di casi e qualche spiegazione; a lui molte spiegazioni e una dozzina d'anni.
Tutto sommato, potevo vantare ben due persone a cui volevo bene. Ed erano le migliori persone che avessi mai conosciuto.
Fino a quel giorno.

Lo guardai, gli strinsi la mano, gli dissi il mio nome e poi lo 'analizzai'.
Come facevo sempre. Come faccio sempre.
La mia mente aveva notato ogni minimo particolare del suo aspetto, della sua andatura, del suo inconscio.
E gli esposi tutto il responso sotto lo sguardo e le imprecazioni mentali di mio fratello.
E per la prima volta, vidi nei suoi occhi tutto ciò che avevo sempre voluto vedere: ammirazione.
Quello che ho visto, quello che continuo a vedere nei suoi occhi è semplice e pura ammirazione, fine solo a sè stessa.
E il suo sorriso, i suoi occhi sgranati e quella risata genuina che scaturì dalle sue labbra è stato qualcosa di... non saprei come definirlo, la nostra lingua manca di parole per esprimere una simile bellezza.
Avevo appena conosciuto la persona più importante della mia vita.

Me lo aveva presentato Mycroft, probabilmente è stata l'azione migliore che abbia mai fatto.
A dire il vero, prima di presentarmi Watson avevo dovuto stringere la mano ad altre cinque persone, una più noiosa dell'altra.
E proprio perchè erano noiose, nelle mie 'analisi' avevo provveduto a enfatizzare ogni aspetto sgradevole della loro personalità, usando le parole più cordialmente offensive che conoscessi.
E se n'erano andati tutti, vorrei anche vedere! Chi resterebbe mai sapendo di essere sotto continua osservazione, o quantomeno credendo di esservi! 
E poi, ogni uomo vuole avere un briciolo di mistero.
Ma per mistero non si deve intendere un avvenimento nascosto, un modo di fare incomprensibile e un atteggiamento da 'io so qualcosa che tu non sai'.
Mistero è il nome che diamo alle emozioni delle persone, quelle emozioni che nessun'altro ha mai provato nei tuoi confronti, perfettamente giustificabili, ma sempre mai del tutto.
Sono inconsapevoli, quasi naturali, ma molto rare. Quasi uniche.
Ed è questo che John Watson rappresenta per me: una persona unica.

La prima volta che uscimmo a cena mi riscoprii stranamente agitato.
Avevamo fissato quella cena per 'organizzare la convivenza', come aveva allegramente commentato Mycroft alla sua proposta.
E parlammo, parlammo, parlammo così tanto che verso fine serata avevo la gola secca.
Ricordo tre dialoghi con estrema chiarezza: il primo riguardava il mio lavoro e il suo; il secondo riguardava la mia famiglia, la sua, le mie frequentazioni e le sue; il terzo era tutto ciò che volevo sentirmi dire.

« Che lavoro fa, Holmes? »
« Sono un consulente d'indagini »
« Una specie di detective? »
« Oh no! vede, c'è una sostanziale differenza fra ciò che fa un detective e ciò che faccio io »
« E cioè? »
« Un detective è una persona che indaga sulla vita altrui, svolge indagini per consegnare alla giustizia questo o quel ladro e per risolvere uno o più misteri, in pratica, parliamo di una persona definibile onnisciente, che vive fra una montagna di carte e di documenti, basandosi solo su ciò che sa e riesce a sapere. Si tratta solo di un cumulo di informazioni »
« E lei cosa fa? »
« Io sono chi gli fornisce le informazioni »
« Anche lei agisce in nome della giustizia? »
« Che brutta espressione! Io prendo in considerazione solo casi di un certo tipo! »
« E di che tipo? »
« Ma è ovvio, solo quelli interessanti »
« E se non li trova? Voglio dire, di casi è pieno il mondo, ma di casi interessanti non ce ne saranno moltissimi, o sbaglio? »
« Non sbaglia, purtroppo. Deve sapere che l'inerzia mentale è qualcosa di terribilmente dannosa, almeno a parer mio! Non riesco a sopportarla e per questo, fra un caso e l'altro, mi diletto in vari esperimenti »
« Esperimenti di che tipo? »
« Vari tipi. Veleni, anestetici, tranquillizzanti, ... oppure mi alleno a tirare di boxe, si stupirebbe di quanto sia utile nel mio lavoro. E poi, se proprio l'inerzia mentale è insostenibile, c'è sempre la cocaina »
« Cocaina? Quella roba è pericolosa! Si rende conto che potrebbe lasciarci la pelle? »
« Con quanto si è laureato alla facoltà di Medicina, Dottor Watson? »
« ... prima di addentrarci in un argomento di cui lei pare sapere già tutto, volevo scusarmi »
« Per cosa? »
« Per averla osata paragonare a un comune detective! »

« Mycroft è suo fratello vero? »
« Si, ma le somiglianze fra noi sono minime »
« Posso chiederle perchè non abita con lui? »
« Perchè è una persona troppo borghese, non mi fraintenda! Mycroft è una persona davvero eccezionale, gentile e generosa. Ma può permetterselo solo grazie ad alcune frequentazioni. E se già lui è visto da queste frequentazioni come una persona stravagante, io sarei visto con un pazzo schizofrenico »
« Non mi sembra che lei sia una persona molto interessata al giudizio altrui »
« Infatti non mi interessa, ma a Mycroft si. Lui sa perfettamente che non potremmo convivere pacificamente, anche perchè fino al mio quattordicesimo compleanno abitavamo nella stessa stanza. Esperienza più o meno insostenibile per entrambi »
« Che è successo quando aveva quattordici anni? »
« I nostri genitori morirono in un incidente e io andai via di casa »
« Oh io non volevo essere indiscreto. Mi perdoni »
« Ormai sono passati anni, ho superato il trauma, anche perchè non erano proprio i migliori genitori che potessi desiderare: mio padre mi avrà rivolto la parola solo tre volte nell'arco di quattordici anni e puntualmente senza ricordarsi il mio nome; mia madre era devota alla religione e passava le sue giornate in chiesa a pregare. Mycroft è l'unica persona che abbia con me un rapporto affettivo e biologico »
« Non ha mai pensato di farsi da sè una famiglia? »
« No. Trovo la compagnia delle donne sgradevole e l'unica di esse che trovi interessante è una ladra in giro per il mondo. E poi, non sono il tipo da figli, al contrario di lei. O erro? »
« Non saprei. Non ho ancora incontrato la persona giusta per me, o almeno credo »
« Un Dottore di ceto medio-elevato, indiscutibilmente attraente e dalla personalità calma e gentile farà conquiste fra il pubblico femminile »
« Non lo so... forse... non... »
« Non era mia intenzione imbarazzarla, perchè se avessi avuto questo intento avrei aggiunto alla mia precedente affermazione qualche insinuazione »
« Del tipo? »
« Che forse non ha trovato la donna giusta perchè cercava fra il pubblico maschile? »
« La trovo leggermente maliziosa, ma non imbarazzante »
« Mi sta dicendo che potrei non stupirmi di trovarla in locali ambigui? »
« Mi sta dicendo che li frequenta spesso? »
« ... lei è la prima persona che mi fa veramente apprezzare il sarcasmo »

« Come fa a intuire tutte quelle informazioni senza aver prima parlato con una persona? »
« Spirito di osservazione. Gli occhi sono uno strumento importantissimo e ti permettono di vedere l'anima delle persone. Si tratta solo di allenamento »
« Ma come fa a focalizzare la sua attenzione sul dettaglio giusto? »
« Mi ha frainteso. Io non mi focalizzo su un solo dettaglio, io mi focalizzo su tutto: guardo tutto, vedo tutto. Poi, in base a ciò che sto cercando, traccio il mio responso, la mia 'analisi' partendo da quel dettaglio. Le ho già dato prova di questa mia capacità »
« ... lei è fantastico »

Era stato il primo, l'unico ad avermi detto quelle parole. E non l'aveva fatto per compiacermi, ma le aveva pronunciate con la stessa innocenza di un bambino.
In quel momento persi il controllo della mia mente, per un attimo, un attimo solo mi sentii... leggero.
Poi la logica e la razionalità tornarono, ma era tutto diverso.
E da quel momento, John Watson è entrato nella mia vita.

Sono passati non so quanti anni, abbiamo affrontato non so quanti casi e l'abbiamo fatto sempre insieme.
Lui è stata la prima persona ad avermi accettato e sopportato.
Sopportare i continui furti di vestiti, la mia scasa igiene, i miei esperimenti sul suo cane Gladstone.
Mrs Hudson, la padrona di casa, lo vede come un santo.
Forse perchè è l'unico che riesca a convincermi a riordinare la stanza.
Forse perchè mi ha fatto smettere di usare la cocaina.
Forse perchè mi ha curato più e più volte.
Forse perchè è una ventata di educazione e gentilezza per chiunque lo frequenti.
E forse è proprio per questo che ho finito per innamorarmi di lui.

Già, io sono follemente innamorato dell'uomo che ora è seduto nella poltrona affianco alla mia.
E sono geloso.
Ho fatto di tutto per tenerlo lontano da Mary, una sciocca benestante per nulla interessante.
L'ho coinvolto in casi dove ha quasi perso la vita e quando gli ho vietato di parteciparvi un'altra volta ha detto che preferiva morire con me in uno di quei casi che da vecchio in una villa di campagna.
Mi ha difeso e salvato in più occasioni.
E io ho fatto lo stesso.
Mi ha curato e medicato le numerose ferite, sia fisiche che psicologiche.
E quando mi ha annunciato di aver annullato il fidanzamento con Mary... mi ha reso la persona più felice del mondo.

Ora sta piovendo.
Il suono della pioggia mi piace. Mi rilassa.
Per la verità sta diluviando e se n'è accorto anche lui.
Ripiega il giornale, si alza stiracchiandosi e guarda fuori.
Sorride.
Mi sorride.
Mi alzo.
Lo guardo.
Mi guarda.
Sorrido.
Lo bacio.
Mi bacia.

« Diluvia proprio come quel giorno... »
Quel giorno.
Quando mi ha salvato da affogamento certo in un canale.
Quando mi ha portato a casa in braccio e mi ha curato.
Quando mi ha abbracciato quando sono rinvenuto.
Quando mi ha baciato e poi picchiato perchè ero un 'egoista bastardo' che stava per abbandonarlo.
« Ti amo John »
« Ti amo anch'io Sherlock »



« John... sei tu quello fantastico »

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: Eugene Artemis