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Autore: Roxar    03/02/2012    14 recensioni
[Dalla fanfiction:]
«Perché ci è successo questo?»
James non ha le risposte che lei agogna. Perché James, quelle risposte, le ha rincorse per mesi interi, senza mai neppure sfiorarle.

Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Se riesci a sentirmi adesso, sto allungando le mie mani

verso di te per farti sapere che non sei sola.

 

 

 

È un attimo, prima che le sue labbra si pieghino ad un tremolio distinto e gli occhi si rendano lucidi, rossi.

È un attimo, prima che una singola, solitaria lacrima trovi il coraggio – e la spinta – di abbandonare il cumulo di acqua e sale e strisciare pigramente lungo la guancia arrossata.

È un attimo, prima che l’onnipresente paura affiori, prima che le dita celino le palpebre, rifuggendo quella realtà opprimente, soffocante, tossica.

 

Una mano passa lentamente tra i ciuffi scarlatti, scostandoli con innaturale calma, con quella stessa calma che da tempo, oramai, non le appartiene.

 

Quando volta la testa, un paio di splendenti occhi verdi la fissano attraverso le piccole barre della culla. Una muta domanda giace nei begl’occhi vividi, la pura curiosità di un innocente che non può capire.

 

«Evans, hai visto i mie- Lily?»

 

Quando solleva finalmente gli occhi, Lily cede e cade, pezzo dopo pezzo.

 

«James» un sussurro spezzato a metà da un singhiozzo impertinente, le gambe che goffamente cercano e ottengono equilibrio e, infine, le braccia che scivolano sul suo petto, sulle spalle, chiudendosi ermeticamente dietro la nuca.

 

«Lily, no! No, no!» c’è un sorriso dolcissimo nella sua voce, un’amarezza insopportabile nel suoi occhi.

C’è una sorta di incantesimo nelle mani che le carezzano le braccia e la schiena, che lentamente la svuotano di ogni pensiero, di ogni paura e di ogni incertezza, sostituendoli con un pacifico vuoto che la sazia.

 

C’è una strana paura che attanaglia lo stomaco di James, c’è la consapevolezza che lestamente emerge, suggerendogli che non avrebbe potuto rifuggire ancora a lungo quel momento, quel particolare abbraccio.

 

«Perché ci è successo questo

 

James non ha le risposte che lei agogna. Perché James, quelle risposte, le ha rincorse per mesi interi, senza mai neppure sfiorarle.

 

«Perché, forse, è così che le cose dovevano andare. Forse c’è davvero un disegno più grande. Non lo so, Lily, non lo so, davvero» mormora tra i suoi capelli, blaterando parole che ripugna, consolandola ed odiandosi.

 

La verità è che le cose non sarebbero dovute andare così.

La verità è che lui, Lily e Harry meritavano una vita serena, una vita normale.

Ma di normale, nell’esistenza dei Potter, non v’è nulla.

V’è solo un nemico mortale e una Profezia che ha segnato l’inizio della fine.

 

Una Profezia che ha sconvolto l’ordine delle cose, che ha capovolto ogni clessidra, che ha rimescolato le carte, lasciandole poi coperte.

 

«Io, io volevo solo una vita con te e con il nostro bambino. Non avrei chiesto la Luna; mi sarebbe bastato un tetto sulla testa e voi al mio fianco» sussurra Lily, la voce rotta dal pianto incessante, instancabile.

Anche James vacilla e rischia di cadere, pezzo dopo pezzo.

 

Le parole sono incastrate tra il cuore e i polmoni, la gola è chiusa da un’emozione che preferisce non analizzare da vicino.

 

La voce di Sirius irrompe nel silenzio straziato e lacerato. Tocca a lui recuperarne i brandelli e rimettere insieme i cocci.

 

«Potter, dove siete?» domanda allegramente, il sorriso che passa sulle sue labbra come una cometa frettolosa e imprendibile.

 

«Che succede?»

 

James solleva la testa e la scuote in un cenno di diniego.

 

Sirius ha capito perfettamente, ogni cosa.

 

Sono momenti pericolosi, quelli. Momenti in cui Lily trema come una foglia battuta dal vento e James è molto, troppo vicino al crollo.

 

James non oppone alcuna resistenza quando Sirius stringe dolcemente le mani di Lily, costringendola a separarsi da James.

 

«Lily, bella ragazza, non ti ho insegnato niente?» le domanda, prendendole il mento tra le dita e scuotendolo delicatamente. Il sorriso affiora nuovamente.

 

Ha la fortissima tentazione di ritrarre le dita non appena queste vengono inumidite dalle lacrime che, inesauribili, scorrono sulle guance, ormai madide, di lei.

 

Ma resiste, perché qualcuno deve pur tenere assieme i pezzi di entrambi.

 

«Sai» inizia, con fare annoiato, abbracciandola lentamente e posando un rapido bacio sui capelli tiepidi di Lily, «quasi quasi ti preferivo ai tempi di Hogwarts, quando eri una ragazzina stronza e saputella» la informa serenamente, chinandosi poi sul suo orecchio, sussurrandole parole che James non avrebbe potuto cogliere.

 

«Non siete soli, in questa bufera. Ci siamo io e Remus, Peter, l’Ordine, quell’ultramillenario di Silente» fa una fugace pausa, per il tempo necessario di strapparle un sorriso «Ci siamo noi, Lily, ci siamo noi, hai capito, mi senti? Ci sono io, basterò io a tenere insieme i pezzi» il sussurro ormai è un flebile soffio sulla curva delicata dell’orecchio di lei.

 

«E se cadranno?» domanda Lily, un poco scettica e un poco sollevata.

 

«Se cadranno li rimetterò insieme, uno ad uno. Però, Evans, detto tra noi, evitiamo di farli cadere, eh? Non vorrei che James si ritrovasse con un paio di tette e tu con un- hai capito, no?»

 

Non c’è suono più bello della risata sincera che sgorga dal petto di Lily, limpida, purificatrice, con la forza di un uragano, con la voglia di rialzare la testa e risollevare le armi.

 

Si concede lo spazio di un secondo per rivolgere un’intensa occhiata al fratello di sempre.

 

Vede le sue labbra modulare un silenzioso “grazie”, a cui risponde con una decisa strizzata d’occhio.

 

«Sapete cosa vi dico? Siete due babbei frignanti. Il ragazzaccio viene via con me; ci manca solo che diventi un rammollito come voi» e sorride innocentemente, sollevando tra le braccia il piccolo Harry che, pronto, assicura i piccoli pugni ai lunghi capelli di Sirius, manifestando un’insolita voglia di mangiucchiarli.

 

«Sei davvero un ragazzaccio; scommetto che queste cose, con tua madre, non le fai» bisbiglia a Harry, baciandogli piano la piccola testa dai capelli neri e scarmigliati.

 

«Andiamo, mio diletto figlioccio, andiamo ad intrattenerci con Messer Coniglio-di-pezza e Lady Cagnetta-di-peluche» propone, suadente, abbandonando i due coniugi, che sorridono, assaporando la meraviglia di un cuore leggero come pulviscolo.

 

«Cosa faremmo senza di lui?» domanda Lily, stringendosi nuovamente a James, come se il continuo contatto fisico sia l’unica certezza d’essere ancora su questo meraviglioso mondo, accanto al suo meraviglioso marito.

 

«L’ha detto prima, no? Saremmo due babbei frignanti» replica lestamente James, baciando appassionatamente le labbra di Lily, che si stringe e si fa più vicina, premendosi senza malizia alcuna al corpo solido e rassicurante di James.

 

James non ha le risposte che lei agogna. Perché James, quelle risposte, le ha rincorse per mesi interi, senza mai neppure sfiorarle.

 

Eppure, in quei baci, in fondo di speranza c’è.

 

Un fondo di speranza, c’è.

 

 

 

Non c’è bisogno di spegnere la candela

perché non è finita per te.

[Citazioni tratte da "Lullaby", Nickelback]

   
 
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