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Autore: theinvisiblemayqueen    03/02/2012    1 recensioni
Un tema. Una ragazza innamorata dell'amore. Famiglia complicata, vita complicata. Un giorno di neve per cambiare.
(è un tema per scuola, quindi non è esagerato...)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri vagabondi in un gio Nevicava, quel giorno. Io ero seduta (o meglio dire, rannichiata) su di un sedile consumato, persa nei miei pensieri.
Guardavo i fiocchi passare veloci fuori dal finestrino, e mi giravo a fissarlo. Come potevo non farlo? Dal primo momrnto in cui lo vidi, mesi prima, mi colpì. Era bello, ma non sapeva di esserlo, e questo lo rendeva ancora più interessante. Ero innamorata persa di un ragazzo con cui non avevo mai parlato.
Il pullman si fermò con uno scossone ed io mi accorsi che era la mia fermata. Scesi all'ultimo minuto rischiando di rimanere schiacciata fra le porte.
Non era la prima volta, ero molto distratta.

Svogliatamente mi incamminai verso casa. La neve imbiancava ogni cosa, rendendo anche quel piccolo agglomerato di casupole un posto magico.
Canticchiavo a bassa voce, ero euforica. Io adoro la neve. Ogni anno, quando vedo il primo fiocco cadere ritorno bambina, cominciando ad urlare dalla gioia ed a saltellare per casa (o in qualunque posto io sia) come una molla impazzita.
Avevo tantissimi compiti da fare, fra cui un tema. Io avrei voluto uscire, rotolarmi nella neve, fare un pupazzo...
Arrivata davanti al mio condominio mi fermai. Non appena sarei entrata mia madre mi avrebbe abbracciato, così come mia nonna, che si era trasferita da noi per un po'. Avrei sorriso.
Ma poi, non appena la padrona di casa se ne fosse tornata in ufficio avrei finito per litigare con nonna. Non riuscivo a capirla: si lamentava di continuo, faticava anche a svolgere i lavori più semplici, era sempre stanca ed immusonita. Riuscivo già ad immaginare le urla, la porta della mia camera che sbatteva, lei che protestava.

Entrare, aprire quel cancellino, o rimanere fuori, in quel biancore innaturale?
Ci pensai per un'attimo e poi decisi: a chi importava? i compiti li avrei fatti dopo cena! Lanciai lo zaino oltre il cancello. Atterrò sotto il portico, al riparo dal ghiaccio. Mi voltai, dirigendomi verso la campagna. Non c'era nessuno, solo io e i merli, che mi fissavano dagli alberi lì intorno, su cui si erano rifugiati per non bagnarsi le piume.
In pochi minuti mi ritrovai tra i campi. La neve assorbiva il rumore dei miei passi, rendendomi silenziosa come una volpe.
Mi piaceva la solitudine. La potevo riempire con tutto ciò che volevo. Mi tolsi le cuffiette e assaporai il silenzio, il profumo della neve, l'aria fresca e frizzante. Ero invisibile, non esistevo, almeno in quel momento. Mi sentivo un tutt'uno con la neve, con il paesaggio che avevo intorno.

Mi sedetti sotto un pino, sul poco spazio non coperto dai fiocchi candidi. Chiusi gli occhi e immaginai. Dovevo scrivere sulla neve. Poesia, racconto, lettera, pagina di diario. Racconto. Una ragazza si ritrova sola in un prato, coperto di neve. Riflette sulla sua vita, paragonando i suoi ricordi ai fiocchi di neve che le cadono sul viso.
Scrissi di getto sul blocco, senza fermarmi, come faccio sempre quando mi coglie l'ispirazione. Avrei pensato dopo a correggerlo. Alzai gli occhi, fissando incantatata quello spettacolo. Notai che alle mie orme se ne erano intrecciate delle altre, leggermente più grandi e marcate. Mi guardai intorno, ma ero sola. Un'ondata di paura mi avvolse.
Non me ne curai e chiusi di nuovo gli occhi, immaginando le parole che avrei scribacchiato su carta poco dopo.
Nel riaprirli mi trovai davanti qualcuno, che mi osservava. La prima cosa che vidi di lui fu il suo sorriso, bianco e splendente, come la neve che ci circondava. Osservai meglio quel viso familiare e lo riconobbi.

-Ciao Enea.- dissi incerta. Sul suo bel viso passò una scintilla di incredulità, ma non si scompose.
-Ci conosciamo?- chiese a bassa voce.
- No. Non di persona, almeno. Ho sentito parlare di te e ti conosco di vista. Piacere, Maria.- risposi cercando di sorridere.
-Ah.- L'avevo preso alla sprovvista -Beh, piacere, Enea.-
-Mi hai fatto prendere un colpo, lo sai? pensavo fossi un pedofilo, o cose simili...- continuai.
La sua risata cristallina spezzò il silenzio.
- Maria... ti sta squillando il cellulare.- mi fece notare lui.
Guardai il display. Casa mia, era di sicuro mia nonna. Erano quasi le 4 e non ero ancora tornata. Mi ficcai il telefono in tasca.
-Non rispondi?-
-Naah, è mia nonna e non ho voglia di sentire i suoi rimproveri. Cosa ci fai qui?-
- Una passeggiata, cos'altro?? tu?-
-Un tema.- ribattei. Scoppiò a ridere, di nuovo.
-Cosa ridi? Non è colpa mia se ci hanno dato un tema sulla neve!!-
-Ok, ma adesso ci conviene tornare a casa, sembri piuttosto gelata.-
-Chi io? Stai scherzando, uno scout non ha mai freddo.-
-A chi la dai da bere? si vede che stai tremando.- osservò.
Era vero. Annuii e ci incamminammo verso casa.

Avevo sicuramente perso la fiducia di mia nonna, ma avevo trovato un'amico.
   
 
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