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Autore: Lord_Trancy    03/02/2012    9 recensioni
Una coppia omosessuale come tante altre a LA. Una convivenza, dopo i primi imprevisti, che funziona alla grande. La vita di Mail Jeevas è perfetta, non può lamentarsi di niente. Il suo più grande dilemma è come concludere quel dannato settimo livello. Ma il giovane ragazzo sarà costretto a ricredersi dopo lo sconvolgente arrivo, direttamente dalla fredda Germania, della Signora Keehl.
“- E dove alloggerà? Voglio dire, in un hotel qui in città o… -
Mihael si morse un labbro. Mail, per l’ennesima volta quella sera, ebbe un brutto presentimento.”
[M♥M] [accenni di NearxLinda]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Regola Numero 1:
Ricorda che non c’è mai fine al peggio.
 
Mail se ne stava beatamente sdraiato sul divano, con il joystick stretto saldamente tra le dita e una sigaretta accesa tra le labbra. Mihael sarebbe rientrato più tardi, dopo la aver fatto la spesa.
 
Era tutto così calmo e tranquillo.
 
Sullo schermo della TV ultrapiatta i punti continuavano a cumularsi che era un piacere. Mail non si preoccupava di niente, se non degli zombie che erano appena comparsi in un angolo.
 
Adorava il sabato. Poteva svagarsi in tranquillità, nonostante qualche volta Mihael lo invitasse – costringesse – ad uscire di casa, magari per una full immersion nei grandi magazzini, dove il biondo uccideva gran parte del proprio stipendio. Il sabato era in assoluto il suo giorno preferito. Poteva divertirsi con Mihael fino a tardi, senza ripensamenti di alcun genere.
 
In definitiva niente, assolutamente niente, avrebbe potuto rovinare la quiete del sabato di Mail.
 
Ma, purtroppo si sa, ogni convinzione nasce per essere stroncata.
 
Sentì il cellulare che vibrava nella tasca dei pantaloni.
- Pronto? –
- Matt, sono io, sto tornando a casa. –
- Bene? –
Per quale ignoto motivo lo chiamava per dirgli solo quello?
- Senti, Matt, dobbiamo parlare. –
Un brivido freddo attraversò la schiena del rosso.
- Parlare? Di cosa? – la voce di Mail era titubante.
- Dopo. Te lo dico dopo. –
La faccenda si complicava. Mihael riusciva a mettergli i brividi con pochissime parole.
- Ok. A dopo. –
 
Si sedette in maniera più composta sul divano. Sullo schermo lampeggiava insistente il messaggio “GAME OVER” e Mail non poté fare a meno di interpretarlo come presagio di quel “dobbiamo parlare”.
 
Si strinse la testa tra le mani, mentre il ventaglio di possibili interpretazioni del conciso messaggio del suo ragazzo si apriva davanti ai suoi occhi. Sapeva di cosa era capace Mihael e ne aveva paura.
 
Decise di non pensarci, dopotutto era pur sempre sabato, e continuare a rilassarsi con sigarette e videogiochi.
 
                                                      ***
 
Quando Mihael aprì la porta di casa, Mail aveva già dimenticato il preludio di quello che sarebbe stato – ne era piuttosto sicuro – l’apocalisse.
 
- Ti fa così fatica aiutarmi a scaricare la spesa? –
- Mhn… -
- Muoviti. –
 
Eppure non sembrava arrabbiato. Anzi.
 
Per tutta la sera, il biondo non trovò neanche un pretesto per una qualsiasi discussione. Addirittura si offrì di sua spontanea volontà di riordinare la cucina, senza rimproveri o esclamazioni da prima donna quali “questa casa non andrebbe avanti senza di me” o “Se non ci fossi io vivresti in un porcile”.
 
 
Inconsciamente, Mail, realizzò che quei segnali non prospettavano nulla di buono. O almeno qualcosa di peggiore rispetto a quello che il rosso si era augurato.
 
Ma dopo aver salvato le sorti dell’umanità, tra l’altro raggiungendo diversi nuovi record, Mail si sentiva abbastanza fiducioso di se stesso per tentare di rimandare la discussione.
 
Si avvicinò a Mihael, che stava diligentemente asciugando i piatti, e fece scorrere le braccia intorno ai suoi fianchi, cingendolo da dietro.
 
-Mello, hai qualche programma per stasera? Potremmo guardare un film, sai ho noleggiato qualche DVD, oppure potremmo… -
- Matt, non ci provare. Ho detto che devo parlarti. – la voce calda e i toni suadenti di Mail fallirono miseramente.
 
 
Mail avrebbe volentieri chiesto a Mihael di andare subito al punto perché così la faccenda iniziava a sembrare inevitabilmente seria, ma aveva talmente paura di ciò che Mihael avrebbe potuto dirgli che si trattenne dal girare il coltello nella piaga.
 
- Beh, sono qui apposta. – disse con aria frustrata, cercando di nascondere la paura che già iniziava circolargli nelle vene. Cercò di elencare mentalmente ciò che avrebbe potuto spingere il biondo a una sfuriata senza precedenti.
 
Effettivamente di casini ne aveva combinati parecchi. Ma nessuno è perfetto. Mail Jeevas era un chiaro esempio di ventitreenne americano. Con i suoi interessi, i suoi pregi e i suoi difetti. E Mihael li conosceva bene. Ma d'altronde li aveva anche accettati, dal momento in cui la loro relazione era diventata ufficiale.
 
- Matt, in realtà è già da un po’ che devo dirti questa cosa. –
Meccanicamente la mente di Mail iniziò formulare quante più scuse e giustificazioni – credibili e non – potesse.
- Lo sai che non riesco a girare intorno a ciò che voglio dire, quindi andrò subito al nocciolo. –
Come se Mail non sapesse che Mihael non amasse i giri di parole. Si preparò al peggio.
- Lunedì mia madre arriverà qui a Los Angeles. –
 
Con una semplice, breve, frase Mihael riuscì a sollevare Mail, conscio di non dover difendersi da alcun attentato alla sua persona, e, allo stesso tempo, lo rese molto più preoccupato di prima.
 
Sua madre? Lunedì? Los Angeles?
 
Semplicemente Mail non riusciva a dare senso alle parole di Mihael, incapace di formulare un pensiero di senso compiuto.
 
- E quando avevi intenzione di dirmelo? – disse, sorpreso di essere riuscito a formulare una frase di senso compiuto. Lo shock era senza precedenti. Dopo tutto l’unica cosa che sapeva della madre di Mihael era che viveva in Germania. Non l’aveva mai vista. Mihael non ne parlava mai.
 
E ora, senza il minimo preavviso, scopriva che sarebbe arrivata a Los Angeles.
- È che non sapevo come dirtelo. – fu la spiazzante risposta di Mihael. Non era da lui l’ammette di aver sbagliato/non essere riuscito in qualcosa.
- Sicuramente questo non è stato il modo migliore per farmelo sapere. Soprattutto non è stato il momento giusto. Mihael, lunedì è tra due giorni. – cercò di fargli presente Mail.
- E dove alloggerà? Voglio dire, in un hotel qui in città o… -
Mihael si morse un labbro. Mail, per l’ennesima volta quella sera, ebbe un brutto presentimento.
- Matt… Ha insistito per stare qui da noi. –
Silenzio.
- Da noi? – biascicò Mail.
- Qui. A casa nostra. –
 
Silenzio. Pesantissimo silenzio.
 
Mail Jeevas prese un profondo respiro. Non avrebbe mai immaginato di voler dimenticare un sabato iniziato così bene.
Ma da quel momento avrebbe affrontato molte cose che non avrebbe mai voluto nemmeno immaginare.
 

 
 
Qualche Nota:
Questa specie di sclero non so da dove mi sia uscito (non l’ho nemmeno riletto >_>). A mia discolpa posso dire che avevo voglia di sperimentare qualcosa di comico, dato che non ci mai provato. Solo che, poiché il genere comico sta alla Lally come i romanzi a luci rosse stanno a Geronimo Stilton, non sono affatto sicura che l’esperimento riuscirà…
Ora molti di voi staranno pensando “Ma per quale diavolo di motivo inizia una long se ne deve ancora concludere un’altra?”. La risposta è semplice; questa storia (oltre al fatto di essere breve) la scriverò solo quando mi andrà, per questo gli aggiornamenti non saranno regolari (della serie: posso aggiornare due volte al giorno come una al mese). Poi, se qualcuno è interessato potrei anche mettermi a scriverla in fretta, però in questo periodo sto cercando di seguire l’ispirazione (la quale è molto ambigua ._.). Ora vado a scrivere qualche shot, perché ne ho voglia *^*
Basta assillarvi inutilmente… semmai ditemi se devo rinunciare fin da subito a scrivere questa roba.
Lally

 
  
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