Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: JoJo    03/02/2012    6 recensioni
Alzai gli occhi e lungo il corridoio, proprio di fianco alla boccia dell'acqua, c'era lei. Ero sicuro che fosse la stessa ragazza, non potevo sbagliarmi. I suoi occhi verdi, orridamente cerchiati di scuro, erano inconfondibili e, oltretutto, mi stavano scrutando con una tale intensità che non lasciava spazio ad altri pensieri. Era lei e stava aspettando me. Così, lasciando Morgan di stucco, mi alzai per dirigermi con passo risoluto verso la mia strana ospite.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Riuscivo a vederlo.
In un altro momento non mi avrebbe fatto alcun effetto incontrare un ragazzo allampanato, con delle occhiaie troppo pronunciate e occhi tanto grandi quanto inquieti. In un altro momento, un incontro del genere sarebbe stato insignificante nella sua casualità.
Ma allora, dopo essere rimasta sospesa in un mondo fatto di ombre, di spettri scuri talmente effimeri da non darmi nemmeno la possibilità di cercare di riconoscere facce e identità, quell'unico ragazzo dall'aria spaventata mi sembrava straordinario, meraviglioso.
Guardalo era diventata la mia attività preferita. Non capivo cosa facesse tutto il giorno, che tipo di lavoro facesse, chi fossero le altre ombre che erano insieme a lui, o quale fosse il vero significato dietro alle sue parole che mi arrivavano ovattate e veloci alle orecchie. Fissarlo, semplicemente, era diventata la mia attività preferita.
Ho cominciato a seguirlo.
Dovevo farlo. Ho capito immediatamente che lui sarebbe diventato il mio unico appiglio a quel mondo in cui anche io una volta, quanto tempo fa?, ero solita camminare, ridere, pensare. Vivere.
In poco tempo lui divenne il centro del mio mondo. Non lo lasciavo mai, non ne sarei stata in grado.
Che cosa sarebbe successo se, dopo aver cominciato a vagare di nuovo fra le ombre, non fossi più riuscita a trovarlo?
Sarebbe stato come morire. Di nuovo. E farlo per una volta era già stato più che sufficiente.
Così decisi di rimanere con lui sempre. Anche se non riuscivo a parlargli, anche se non era in grado di vedermi e non si rendeva nemmeno conto della mia presenza, la sua silenziosa compagnia era diventata la mia unica fonte di gioia.
Ne ero assuefatta: dove andava lui, andavo io.
Quando ero in vita sono sempre stata una persona indipendente. Nemmeno quando ero piccola cercavo rifugio fra le braccia accoglienti di mia madre, e quando sono stata abbastanza grande da frequentare l'asilo e le elementari le maestre per me non erano altro che degli aiuti esterni per compiti che, sapevo, con impegno sarei riuscita a compiere da sola.
Mio padre era sempre stato fiero della mia autonomia, soprattutto quando sono diventata più grande.
Per lui, il fatto che avessi sempre usato la mia testa, spesso andando anche contro al buon senso, era fonte di orgoglio, soprattutto quando si confrontava con altri padri alle prese invece con figlie che vivevano in simbiosi con amiche o fidanzati.
Ho sempre camminato da sola.
Finora.
Seguendo il giovane nella sua vita di tutti i giorni mi fece rendere conto che in lui c'era molto di più di quanto si potesse osservare dall'esterno.
Era speciale. E non soltanto perché era l'unica persona che fossi in grado di vedere in un mondo fatto di sagome sfuocate.
Aveva grandi occhi scuri, espressivi ed innocenti. Sarà stato forse a causa della sua magrezza, quasi eccessiva, che faceva risaltare così tanto le iridi scure sulla pelle color latte, ma per i primi tempi non riuscivo a far altro che osservare il suo sguardo.
Avevo imparato ogni sua espressione, ero capace di leggere ogni emozione che scintillava sul volto di quel ragazzo.
Fu così che iniziai a notare il cambiamento.
Dapprima era una lieve colorazione più scura sulle sue onnipresenti occhiaie.
Poi furono le sue guance ad essere più scavate e gli occhi più infossati.
Alla fine l'espressione inquieta e quasi disperata che mi preoccupava così tanto non lo abbandonò più.
Il tempo che prima passavo a studiarlo diventò il tempo che impiegavo a vegliare su di lui senza sosta. Lo vedevo mentre si svegliava tormentato dagli incubi, mentre sorrideva senza però farlo davvero, mentre si trascinava qua e là come un fantasma.
Un giorno poi, non seppi mai che ora della giornata fosse, mi ritrovai sola con lui. Immaginai che ci trovassimo al suo posto di lavoro, ma le ombre che di solito lo affollavano e si muovevano intorno a lui erano sparite.
Non so esattamente quando accadde, quando quella straordinaria rivelazione prese forma nella mia testa.
Quello che so è che un momento prima stavo in piedi davanti a lui, fissando per terra come se potessi trovare nel suolo una risposta di qualche tipo ai problemi della mia unica ragione di vita, e il momento dopo venni letteralmente invasa da una sensazione del tutto nuova, come uno strano formicolio, un campanello d'allarme che mi costrinse immediatamente a reagire, a cosa ancora non lo sapevo.
Alzai la testa di scatto e mi accorsi che lui, quel giovane dagli occhi gentili e inquieti, quel ragazzo da cui non riuscivo a separarmi, lui, senza ombra di dubbio, stava fissando me.
Rimasi impalata sul posto, incapace di reagire.
Lui. Mi. Vedeva.
La mia mente registrò diversi minuti dopo che se ne era andato via di corsa, così mi riscossi e lo seguii.
Lo trovai in un luogo, un luogo che per la prima volta non mi sembrava solo una stanza anonima avvolta dalla nebbia. Eravamo in un bagno.
Il ragazzo era di fronte al lavandino, le mani tanto strette sulla ceramica che le nocche erano bianchissime. E tremava. Dio, se tremava.
E i suoi occhi scuri, attraverso lo specchio, erano di nuovo su di me. Inquieti, allarmati, terrorizzati.

Ti prego- sussurrò con voce tremante, una voce che sentivo chiaramente per la prima volta- Ti prego, lasciami in pace.”
A quelle parole venni avvolta da un gelo che nemmeno credevo di essere più in grado di provare, una nuova consapevolezza mi colpì più forte di un pugno nello stomaco.
Ero io.
La fonte di incubi, di inquietudine, di paura e disperazione.
Ero io.
Spalancai la bocca, cercando di balbettare delle scuse che probabilmente nemmeno sarebbe stato in grado di sentire.
Ciò che stava divorando dall'interno l'unico mio appiglio con la vita, ero io.


   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: JoJo