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Autore: adelfasora    03/02/2012    2 recensioni
“Quoque tu Brute, fili mi?”
La risposta arrivò. Chissà se la sentì. Forte e molto più crudele di quei ventitré colpi. Successivi, omicidi. Prendevano parola, e ne formavano molte orribili, molte degne del disprezzo per delle persone a cui aveva dato qualcosa in cambio.
La ricompensa?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Idi di marzo, 44 A.C.

 

- così ègli operò e creò, come mai nessun mortale prima di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente unico imperatore. -    (Th. Mommsen, Storia di Roma antica - Libro V - Cap. XI)

 

 

 

Erano tanti, troppi i congiurati.

Amici, nemici. Tutti sotto un solo nome, di traditori.  

 

Meglio la morte, che guardarli in volto.

 

“Ad ogni altra ne preferisco una rapida e indolore” disse a Marco Lepido.

Un desiderio avverato, uno scherzo degno del fato. Ironica, beffarda beffa.

 

Ce ne erano tanti. Li hai visti tutti in volto, Cesare?

 

 

Marco Giunio Bruto. Cesare l’aveva adottato.

 

“Quoque tu Brute, fili mi?”

 

La risposta arrivò. Chissà se la sentì. Forte e molto più crudele di quei ventitré colpi. Successivi, omicidi. Prendevano parola, e ne formavano molte orribili, molte degne del disprezzo per delle persone a cui aveva dato qualcosa in cambio.

La ricompensa?

 

“sic semper tyrannis”

 

Già. La risposta arrivò.

 

Il popolo dalla parte di chi stava? E davvero importava qualcosa? Davvero era importante pensarlo? Chi era lui? Cosa aveva fatto per Roma?

Nel Senato, però, lui era stato circondato e ucciso.

Nel senato c’erano quelle persone che contavano nella vita della sua persona, forse.

 

Vederle così, intorno a te, che sfilano coltelli insanguinati dalla tua veste per l’ennesima volta, ancora, cosa ti fa sentire? Cosa provi, Cesare?

 

 

 

 

 

La vuoi la tua vendetta?

 

 

Verrà, con Ottaviano. Verrà, contro i cesaricidi.Verrà con guerre e battaglie, con il dolore e la confusione per le strade romane.

Nel tuo testamento cosa avevi scritto, Cesare?

 

Al popolo i giardini del Tevere, e trecento sesterzi per cittadino.

 

 

 

 Una colonna di marmo per te, Parenti Patriae.

Sei il Padre della Patria. Te ne stai andando amato e ucciso. Ancora ironia, ancora controsensi.

Vuoi darlo un senso alla morte?

 

 

La vuoi la tua vendetta, Cesare?

 

 

Onori e gloria. Testamento ed eredi, per guerre e morti.

Cosa hai sbagliato, padre della patria? Vuoi essere ricordato?

 

Hai la tua colonna di marmo. Il senato non si convocò in quella giornata.

Avresti mai pensato alla Curia murata?

Alla Curia murata per te, Cesare?

Eppure sei morto.

 

Senti, il tuo popolo ti piange.

 

 

Marco Giunio Bruto morì suicida, tormentato da sogni prima della battaglia a Filippi.

Cassio, convinto della morte del compagno – come chiamarlo altrimenti? – si fa uccidere da uno schiavo.

Decimo Bruto, ucciso da Antonio.

Servo Sulpicio Galba, condannato a morte per la Lex Pedia.

Lucio Minucio Basilio, ucciso da un servo – è stata una morte degna di lui, Cesare? –

Gaio Trebonio, ucciso da Dolabella per la Lex Pedia.

 

 

Ne vai fiero, Cesare?

Qualcuno ancora ti ricorda, e bene.

 

Ma ne sei sicuro?

 

E ce ne sono molti altri. Ottaviano e Antonio sono a capo delle loro uccisioni.

Li hai così puniti, hai ricambiato questo favore. E fa male. Ogni pugnalata, ogni volto, ogni parola. Anche le sue, quelle che non può dire. Non vuole. Lamentarsene no. Certe ferite non fanno male. Altre sì.

 

Lui lo sa.

 

Sei morto sotto la statua di Pompeo, Cesare.

 

 

 

Perché l’hai voluta la vedetta, Cesare.

 

La vendetta è arrivata.

Cos’è cambiato?

 

Senti giustizia, stai godendo della tua rivincita?

 

 

 

 

 

Ah, sei morto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Può darsi che di quello che ho scritto sia tutto sbagliato. Come quello che ho studiato. Come le fonti dalle quali ho tratto fondamento per queste frasi.

Mi andava di farlo. Non so, non c’entra nulla con il mio essere, con i miei pensieri in questo momento, ma una recensione rilasciata ad una fanfiction qualsiasi ha portato verso il baratro. Strano, eh?

Spero piaccia, e se a qualcuno va di mostrarmi le imperfezioni, sia clemente e allo stesso tempo sincero, non so nemmeno come si scrive qualcosa di “storico”.. e nemmeno tanto, è più introspettivo che storico, a mio parere.

  
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