Perché.
Proprio. Qui?
Ciao a tutti! Per festeggiare
la nuova ristampa di PK in edicola da lunedì col Corriere della Sera, ho deciso
di pubblicare questa storia. Dato che il fumetto è un po’ vecchiotto e non
tutti conoscono i personaggi, metto solo una piccola introduzione che permetta
di capire la storia (se invece ve la ricordate, saltate pure la parte
colorata!):
Paperino,
alias Paperinik, viene assunto da suo zio come custode della Ducklair Tower, un
palazzo pieno di tecnologia sconosciuta venduto a poco prezzo. Per caso si
accorge della presenza di un piano in più e cerca di entrarci. Con sua grande
sorpresa trova all’interno Uno, un’intelligenza elettronica sofisticatissima,
che si offre di aiutarlo nel suo ruolo di supereroe in difesa della città,
soprattutto perché ultimamente Paperinik si ritrova ad affrontare dei nemici
molto particolari, degli invasori alieni chiamati evroniani che si nutrono di
emozioni, riducendo le proprie vittime a schiavi senza volontà chiamati
coolflames, riconoscibili dalla tipica fiammella azzurra che avvolge le loro
teste. Tuttavia i guai non finiscono qui: Pk (diminutivo di Paperinik) dovrà
vedersela anche con avversari terrestri, quali Angus Fangus, giornalista di 00
news che cerca sempre di screditarlo. Non mancano però gli aiuti, per esempio
Lyla Lay, ufficialmente collega di Angus, in realtà droide del ventitreesimo
secolo della Tempolizia, organismo che si occupa di impedire crimini in giro
per i secoli.
Bene, direi che ho detto tutto
l’indispensabile! La storia contiene qualche piccolo riferimento a PKNA#1
(Ombre su venere), ma non è necessario averlo letto per capire la trama! Buon divertimento!
19.37
Uno, da brava
intelligenza artificiale, sorvegliava il suo piccolo mondo, la Ducklair Tower.
I piani erano tranquilli, gli ascensori funzionavano normalmente, Angus Fangus
veniva sgridato nella redazione di 00 Channel. Tutto normale, insomma.
Nessuno sembrava
ricordare l’incursione evroniana di poco prima. Nessuno tranne lui… e
ovviamente Pikappa. Il suo socio, dopo aver sistemato gli invasori alieni,
aveva deciso di fare ritorno a casa, dalla sua famiglia.
Uno faticava a volte
a comprendere a fondo questo concetto. Famiglia? Cos’era? Ne aveva una? Se
proprio si voleva tentare una comparazione, Padron Ducklair sarebbe stato forse
il padre, lui il figlio e Due il fratellino cattivo.
Se Pikappa fosse
stato presente, la proiezione olografica di Uno avrebbe riso. Ma ora era solo,
ed era inutile questa finzione, oltre che un po’ triste.
Niente da fare,
un’intelligenza come la sua si annoiava a sorvegliare solo i corridoi della
torre. Uno decise di allargare il suo sguardo collegandosi alle telecamere di
sorveglianza della città. Meglio buttare un occhio, anzi, diecimila, in giro.
In fondo, era o no l’assistente di un supereroe?
Fu allora che la
notò. Una piccola monovolume dai colori mali assortiti e molto sgargianti.
L’auto con la targa più corta che avesse mai visto. La macchina del suo socio
Pikappa, anzi, visto che era in abiti civili, sarebbe stato più corretto
chiamarlo col suo vero nome.
Ma il
comportamento di Paperino era strano.
Prima di tutto,
stava superando, anche se di poco, i limiti di velocità. Di poco,
probabilmente, per i limiti strutturali della 313, visto che il volto del
papero mostrava tutta la sua ansia.
Altro fatto degno
di nota: stava tornando alla Ducklair Tower, senza che lui l’avesse chiamato.
Non aveva senso, dopotutto se n’era andato da malapena mezz’ora!
E, ultimo ma non
meno importante, aveva un passeggero a bordo. Un passeggero più basso di lui e con
un cappuccio ben calato sulla testa.
Paperino
parcheggiò malamente l’auto vicino alla torre e scese. Il passeggero non si
mosse. Il papero provò a insistere un po’, poi lo prese per mano e l’altro,
senza fare resistenza, lo seguì. Prima di entrare nell’ingresso, Paperino si
fermò e aggiustò bene il cappuccio sulla testa del suo accompagnatore; poi, più
veloce che riuscì, se lo trascinò
sull’ascensore.
« Uno, piano
segreto, per favore. »
L’intelligenza
artificiale avrebbe voluto protestare, ma si bloccò. Non gli aveva mai sentito
quel tono di voce così… triste.
La porta
dell’ascensore si aprì su una stanza buia e anonima, con un paio di divanetti
appoggiati alle pareti.
Paperino sospirò:«
Uno, per favore, puoi evitare di fare questi giochetti con l’arredamento? »
« E tu puoi
evitare di portare intrusi qua dentro? »
« Senti, è
un’emergenza! »
« Quale emergenza?
Niente è più importante della sicurezza della Ducklair Tower! »
Paperino scoppiò:«
QUESTO È PIÚ IMPORTANTE DI TUTTO!!! DI TUTTO!!! POSSIBILE CHE CON TUTTI I
TUOI SENSORI NON TI SIA ACCORTO DI NULLA? O SEI L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PIÚ
LENTA DEL MONDO O HAI DAVVERO UN CUORE DI SILICIO!!! »
Uno rimase
spiazzato. Non si aspettava questa reazione.
Paperino scosse la
testa e riprese per mano il suo ospite, trascinandolo su un divanetto. Quando
entrambi si furono seduti, iniziò ad accarezzargli la mano e ad abbracciarlo
bisbigliando:« Tranquillo, andrà tutto bene, tutto bene… »
Uno non capiva più
nulla. Chi era il personaggio che il suo socio trattava con tanta gentilezza? E
perché quest’ultimo non reagiva?
L’intelligenza
artificiale dovette però dare regione all’amico: non aveva controllato
l’inatteso ospite con i suoi sensori. Sarebbe stata la prima cosa che avrebbe
dovuto fare, ma era talmente preso dallo strano comportamento di Paperino…
Uno scansionò con
attenzione l’individuo. Comprese subito l’anomalia, ma non la reazione così
accesa di Paperino. Non era la prima volta che ne incontrava e non aveva mai
reagito così. A meno che…
C’era un’analisi
che non aveva fatto. Non l’aveva ritenuta necessaria, visto che aveva
individuato all’istante che il soggetto era terrestre. Ma quando l’ebbe
conclusa, Uno si diede dell’idiota per la prima volta da quando Everett aveva
avviato il suo programma. Come aveva fatto a non capire?
« Io… scusami, hai
ragione, sono l’intelligenza artificiale più lenta del mondo… non avevo
scansionato… non avevo capito… »
La stanza si aprì,
ritornando quella a cui Paperino era abituato. L’ologramma verde di Uno si
ripresentò con la faccia più addolorata che aveva nel database.
« Non fa nulla.
Anzi, scusami tu, per prima… tu non potevi sapere, avrei dovuto avvertirti
prima di portarlo alla Ducklair Tower, ma ero troppo sconvolto! »
Uno avvicinò la
sua immagine al piccolo ospite col cappuccio:« Quale… qual è dei tre? »
Paperino tolse il
cappuccio, di colpo. Non era più necessario.
« Ciao Uno! A domani! »
« Ciao, Pikappa! »
Paperino scese con l’ascensore e si
accomodò (per modo di dire) sul suo adorato ferrovecchio, la sua 313. Dopo aver
concluso il suo turno di sorveglianza della torre, nei panni di Paperinik aveva
appena sconfitto una piccola incursione evroniana ed era stanco morto. Nessuno
poteva negargli una bella partita del Paperopoli in TV con tanto di pop corn!
Il cellulare squillò. Il papero sbuffò:
sicuramente era Uno, ad informarlo di una nuova quanto improbabile minaccia
aliena. O al massimo zio Paperone per affibbiargli un altro dei suoi
“lavoretti”!
Al semaforo lo prese, ma sbarrò gli occhi:
non era nessuno dei due.
Era il numero di Quo.
No, non era normale. Di solito i suoi
nipotini gli mandavano degli sms, non lo chiamavano quasi mai, soprattutto
quando sapevano che poteva essere al volante.
Paperino conosceva bene le norme del codice
stradale, sapeva che non si sarebbe dovuto fare, ma l’ansia che gli prese lo
stomaco mandò al diavolo ogni prudenza.
« Pronto? »
« Zio Paperino, dove sei? »
La stretta allo stomaco aumentò
d’intensità. Conosceva Quo abbastanza bene da capire dal tono di voce che stava
trattenendo a stento le lacrime.
« Sono quasi arrivato a casa! Cosa succede?
»
« Non lo so! Non capiamo! Abbiamo guardato anche
sul manuale delle Giovani Marmotte, ma non dice nulla a proposito! Non sappiamo
che fare! »
Paperino parcheggiò malamente vicino al suo
steccato. Non aveva capito nulla, ma se i suoi nipoti avevano cercato
informazioni sul loro manuale e non avevano trovato nulla, la cosa era per lo
meno preoccupante. Su quel libretto c’era quasi tutto lo scibile umano, era da
tempo che sospettava che Everett Ducklair si fosse ispirato a quello per creare
Uno!
Senza nemmeno staccare la chiamata, il
papero entrò in casa.
Vide gli occhi in lacrime di due dei suoi
nipoti, che non sapevano cosa fare.
Vide uno sguardo che conosceva troppo bene.
Si morse il becco
per trattenere le lacrime« Perché? Perché. Proprio. Qui? »
« Gli evroniani
attaccano un po’ dappertutto, non solo qui! »
Paperino scosse la
testa:« No, Uno, non hai capito. È normale, in fondo, tu non li hai visti
prima… »
« Già, per capire
chi fosse sono dovuto ricorrere all’analisi del DNA. A essere sincero non mi
hai neanche detto i loro nomi! »
Paperino sorrise
tristemente:« Davvero? Bè, allora lascia che te lo dica ora! I miei nipoti si
chiamano Quo, Qua… »
Un brivido lo
scosse. Una carezza aveva sfiorato per un attimo la nuova fiammella azzurra che
incastonava le bianche piume dei capelli del ragazzino:« … mentre lui è Qui! »
Ok, spero che la storia vi sia
piaciuta! Aggiornerò appena possibile con il seguito! Se potete, per favore,
lasciatemi un commentino, grazie!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92