Libri > Il Circo della Notte
Ricorda la storia  |      
Autore: Purelove    04/02/2012    15 recensioni
Una bugia può salvare una vita.
E se il suicidio di Charlotte fosse tutta una menzogna? Se scrivere quella lettera fosse stata l'unica possibilità per salvare la sua bambina e allontanarsi da lei per darle una vita il più possibile normale?
"«Alek.» mi chiama cercando di attirare la mia attenzione.
Mi afferra timidamente la mano stringendola forte. «La mamma...»
«La aspetteremo insieme. Sarò sempre qui Celia, ma tu ora devi andare con un amico della mamma che ti terrà al sicuro, d'accordo?»"
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XXXX

Londra, Febbraio 1873


Il gelo si stende lentamente come un mantello sopra Londra. Cerco di camminare più veloce ma la piccola non riesce a stare al passo e loro sono vicini. Troppo.
Ormai non ho più nemmeno la forza di prenderla in braccio per farla riposare un po', però mi rendo conto che se dovesse iniziare a lamentarsi o a fare i capricci sarebbe la fine.
Sono sulle nostre tracce e qualcuno ci ha tradite.
È impossibile che siano riusciti a trovarci così in fretta, qualcuno deve aver parlato.
«Mamma...» mormora sull'orlo della lacrime.
«Shh...siamo quasi arrivate.» sussurro in modo tale che solo lei possa sentirmi. Le ho mentito, è vero, ma non posso farle carico della mia paura.
In strada non c'è nessuno e a volte le sue scarpettine fanno un po' troppo rumore rimbombando per i vicoli in cui passiamo, ma non ne può fare a meno. Non posso chiederle di toglierle. Le mie le ho gettate in un cassonetto, se tutto va bene potrò recuperarle non appena li avrò depistati.
Nella mia testa riesco a sentire solo il cuore che batte fuoriosamente nel petto e i nostri respiri ansanti. Richiamando un'ultima volta tutta l'energia che mi è rimasta in corpo, prendo la piccola tra le braccia tenendola stretta a me.
Potrebbe essere l'ultima volta che posso farlo. Ricaccio indietro le lacrime pregando qualsiasi divinità che si sia minimamente interessata a noi in questo momento di aiutarci.
Le dita dei piedi iniziano a mandarmi fitte di dolore che sembrano quasi tagliarmi in due. Si stanno lentamente congelando e presto diventeranno blu se non trovo un riparo per entrambe, ma non possiamo fermarci, né chiedere aiuto. Gli umani non potrebbero fare nulla. Sarebbero solo un ostacolo e verrebbero uccisi all'istante.
"Non vogliamo te, ma la bambina", sussurrano alla mia mente.
Aumento il passo, sono vicini.
Entriamo in un vicolo per cercare di depistarli tagliando buona parte del centro città.
Non è esattamente il luogo ideale in cui cercare rifugio,
ma è un rischio che devo correre.
Quei mostri non metteranno le mani su mia figlia. Mai.
Improvvisamente sento un influsso di potere molto simile al mio. «Alek!» bisbiglio nella notte continuando a camminare.
Una figura scura si staglia poco lontano da noi rimanendo immobile nell'ombra creata dai due edifici posti uno accanto all'altro. Il respiro viene a mancare per qualche secondo prima di vedere due mezzelune azzurre risplendere nell'oscurità.
Inevitabilmente le lacrime iniziano a scendere copiose lungo le mie guance privandomi di tutta l'adrenalina che avevo accumulato in corpo perché ora, è salva. Le ginocchia cedono, ma riesco ad evitare l'urto alla piccola che si era aggrappata al mio collo cercando di consolarmi dopo avermi sentita singhiozzare.
«Tirati su.» ordina Alek dopo essersi avvicinato.
«Mi hanno trovato.» singhiozzo con la voce rotta dal pianto. «Devi...»
Sbuffa sonoramente rimettendomi in piedi: «Cosa vuoi che faccia?» chiede ironicamente, come se la cosa non lo toccasse minimamente.
È solo un ragazzo ma sa essere crudele come pochi uomini sulla faccia della Terra.
«Mettila in salvo. Portala da suo padre.» lo prego sperando di aver messo abbastanza distanza tra noi e i nostri inseguitori.
«Io?» domanda incredulo.
Annuisco ripetutamente obbligando la piccola a sciogliere la presa per andare in braccio ad Alek che la accoglie malvolentieri.
Il volto di Alek scatta verso destra ed i suoi occhi si accendono nuovamente. È pronto ad utilizzare ogni potere in suo possesso pur di salvare sia la sua vita che la nostra essendo il capostipite della razza. Li sente anche lui. Stanno arrivando.
«Portala dal padre.» lo supplico nuovamente cercando il suo sguardo.
Posso distrarli. Seguiranno me pensando che non mi dividerò mai da mia figlia e questo darà tempo a lui di allontanarsi il più possibile dalla città.
«Ti uccideranno.» mi fa presente come se mi avesse letto nel pensiero. Frettolosamente copro le orecchie alla bambina impedendole di sentire altro.
«Perché non può rimanere insieme a noi? Vuoi veramente affidarla ad un essere umano?» domanda inorridito alla sola idea che la piccola non cresca con i nostri valori e il nostro sapere.
«È suo padre.» gli ricordo. Hector la terrà al sicuro e quando si accorgerà di quanto è straordinaria, la terrà ancora più stretta a sè.
«Come farà a proteggerla?» sbotta infastidito, ha capito che il solo modo per farmi desistere è quello di indurmi a riflettere sulle mie scelte. Il problema è che ho avuto tutto il tempo di pensare ad un piano B.
E l'unica possibilità è Hector. So che non è abbastanza mettere un oceano di distanza, ma devo pur tentare. Finchè mi sarà possibile li poterò lontano da lei. Forse in Russia.
«Il mondo in cui lui vive...Sarà al sicuro.»
«Ripeto: è un essere umano.» sbuffa scocciato. Non può capire quanto questa sia la decisione migliore per lei. Se dovesse continuare a vivere insieme alla nostra gente si esporrebbe a sempre più pericoli e finirebbero col trovarla.
Non deve accadere.
«Vai a New York e cerca Prospero l'Incantatore.»
Trattiene una risata, decisamente poco adatta al momento. Un'altra onda di energia ci travolge, ci stanno cercando e sono certa che nemmeno lui vuole un incontro faccia a faccia. Non quando ha in braccio la bambina.
«Prospero chi?» domanda sarcastico.
Gli lancio un'occhiataccia. «Vai!» sibilo dando un'ultimo bacio a mia figlia con la consapevolezza profonda nel cuore che quella potrebbe essere l'ultima volta che la vedo.
«Cosa dovrei dirgli?»
Estraggo una lettera dalla tasca della gonna cercando di lisciarla il più possibile. L'ho scritta giorni fa sperando di non doverla mai usare. Stavo per non farlo, troppo sicura di me stessa e del nostro rifugio. Per fortuna all'ultimo ho desistito.
«Consegnagli questa lettera.»
«Ci esporrai con l'umano?» domanda iniziando ad agitarsi.
«No. È una lettera di suicidio.» sussurro evitando di incrociare il suo sguardo.
Annuisce cercando di tenere la bambina che sta protendendo le braccia verso di me per farsi prendere. L'istinto materno si risveglia ma devo rimetterlo al suo posto.
«Beh, mi sembra più che appropriato.» commenta.
«Mamma...» mi chiama e nei suoi occhi iniziano a formarsi piccole lacrime.
«Ci vediamo presto, d'accordo amore?» le sussurro baciandole le guance. È uno strazio, come se il mio cuore si stesse poco a poco lacerando.
Improvvisamente lo sento battere più lentamente e il mio corpo rallentare.
«Sono qui!» esclamo disperata. Sono troppo vicini, li prenderanno se non si allontanano subito da qui.
«Vai!» urlo.
Mi volto prendendo un sacco d'immondizia lasciato lì accanto per metterlo sotto la giacca creando un rigonfiamento. Quando sono soddisfatta dell'aspetto esco fuori correndo a perdifiato dal vicolo cercando di attirarli nella mia direzione.
Alek deve essere libero di uscire dalla città senza averli addosso, ma per fortuna lui è così potente da riuscire a mascherare la sua aura a piacimento.


****


Non si sarebbe mai dovuta creare una situazione simile. Mai.
Invece con Charlotte siamo stati troppo permissivi. Si è innamorata di quell'insulso umano ed ora mi ritrovo a dover fare da balia alla loro figlia. Come se fosse normale che io, Alek van Whagner, mi dovessi far carico di una simile responsabilità.
La piccola sembra tranquilla nonostante quello che è successo, forse Charlotte è sopravvissuta ed è quel legame che riesce a farla rimanere così calma. Effettivamente tutti noi ci saremmo dovuti accorgere se fosse morta...
Sbuffo guardando l'uomo entrare in una paninoteca. Hector Bowen.
«Perché siamo qui?» domanda innocentemente. I suoi grandi occhi neri puntati nei miei. Prego solo che l'umano non si accorga di quelle mezzelune che fanno capolino ai lati dell'iride. Hector potrebbe non accorgersene mai, ma dubito che lasciare una bambina di sei anni alla deriva senza sapere come controllare i suoi poteri o come utilizzarli, possa nasconderli più di tanto.
Potrebbero rivelarsi in qualsiasi momento.
«Non parlare con nessuno va bene?» l'ammonisco iniziando a mutare il mio aspetto per rendermi irriconoscibile. Non posso di certo mostrare il mio reale aspetto a quell'uomo, devo sembrare una persona autoritaria e di rispetto. Per fortuna i miei poteri mi consentono di mutare in qualsiasi cosa voglia, è uno dei tanti benefici di essere nato in una delle più antiche famiglie che abbiano mai solcato questa terra.
«Alek.» mi chiama cercando di attirare la mia attenzione.
Mi afferra timidamente la mano stringendola forte. «La mamma...»
«La aspetteremo insieme. Sarò sempre qui, ma tu ora devi andare con un amico della mamma che ti terrà al sicuro, d'accordo?»
Annuisce fissando insistentemente la punta delle scarpe. Prendo una spilla assicurando al cappottino la lettera scritta da sua madre.
«Tornerò a prenderti. Te lo prometto.»
Sono ancora riluttante a lasciarla nelle mani del padre, ma questa è l'ultima volontà della madre e non posso negargliela. Rimarrò comunque nelle vicinanze, seguendola e interverrò nel caso fosse in pericolo, perché lui -al contrario di quello che pensa Charlotte- non potrà mai proteggerla come io posso fare.
Hector esce frettolosamente dal locale addentrandosi nella città. Lo seguiamo a debita distanza finchè non entra in un portone adiacente ad un teatro.
«No!» esclamo guardando i manifesti affissi ai lati della porta. D'un tratto capisco esattamente il motivo per cui Charlotte era convinta che sarebbe stata al sicuro con suo padre, la magia può essere scambiata per mera illusione. Gli umani sono troppo ottusi per comprendere che sono immersi in un mondo pieno di energie e misteri.
Celia sarà al sicuro perché non dovrà nascondersi.
Mi inginocchio davanti a lei per guardarla negli occhi: «Ricordati...non sarò mai troppo lontano da te.»
Mi stringe forte annuendo ripetutamente contro il mio collo.
«Andiamo. L'umano ti aspetta...» sussurro portandola dal padre. Charlotte farà meglio a sopravvivere e venire a prenderla.
Farla crescere in una sorta di circo, è un affronto alla nostra natura.

   
 
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Circo della Notte / Vai alla pagina dell'autore: Purelove