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Autore: Rainie    04/02/2012    5 recensioni
Rein? La ragazza più normale del mondo. O almeno, così lei crede. Un lavoro? Beh, sì, ce l'ha, ma non è poi così normale come lei (?). Un imprevisto? Insomma, quello si vedrà.
Perché, in fondo, cosa sarebbe mai capitato a qualcuno che segue diligentemente le routine come lei?
Cit.: «Adesso che farai?» chiese, e fu in quel momento che capii il perché di quel sorriso inquietante: sapeva che ero disposta a tutto pur di non far morire un amore.
Deglutii saliva amara, era una bella domanda. Cosa avrei fatto? Cercando tutta la sicurezza che avevo in corpo, gli dissi: «Smettila, non è divertente.»
«E se anche fosse?» rispose avvicinandosi a me, ed io indietreggiai di conseguenza. No, non dovevo farmi mettere in soggezione da un tipo come lui.

[...]
«Facciamo così» sentenziò, «se mi trovi almeno cinque ragioni per continuare a stare con tua sorella, allora mollo tutto e continuo la storia. Se non riesci, beh… direi che è ora di finirla. Che ne dici?»
[Pairing: ShadexRein]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6
 
Ritornai a casa, quel giorno, che non riuscivo più a respirare.
Tutto quello che mi frullava in testa era Shade è innamorato di me quando invece avrebbe dovuto esserlo di mia sorella.
Però, lui non l’aveva confermato, giusto? Era stata Altezza che aveva detto quell’assurdità. Era passato. Non presente. Una volta lui era innamorato di me. Adesso no. Sicuramente.
Ma, allora, perché diamine avrebbe voluto fare quella scommessa?
Per testarmi.
Per infastidirmi.
Per rendermi la vita più difficile.
Per distrarmi.
Qualunque fosse stato il motivo, c’entravo, in qualche modo, sempre io. Quella era la verità, e non sapevo come fare per cambiarla. Il cuore mi si stava spezzando in mille pezzi, non sarei più riuscita a guardare in faccia né Altezza, né Shade. Tantomeno Fine, la mia amata sorella che avrei supposto di dover amare e proteggere da ogni male del mondo, quando il male ero diventata io stessa.
Non sapevo come fare, cosa fare.
Mi sedetti sul letto e fissai prima l’orologio, poi il cellulare che avevo appoggiato poco prima sul comodino. Avrei voluto chiamare qualcuno, ma chi? Non avevo nessuno con cui confidarmi. Altezza era fuori discussione, ad ogni modo: non potevo di certo rivolgermi a qualcuno che conosceva tanto bene Shade da portarmi disgrazie come quelle, anche se sapeva tutto quello che era successo. Lione o Mirlo? No, troppo dolci ed ingenue per capire la situazione. Auler e Sophie erano decisamente allegri, avrebbero preso tutto con ottimismo senza considerarne le conseguenze. Tio era troppo piccolo.
La risposta arrivò quando il cellulare squillò, facendomi sobbalzare. «Sì, pronto?» feci, appoggiandomi al comodino: ero ancora un po’ spossata e non mi sentivo molto bene. Dall’altra parte della linea la voce di Bright, in qualche modo, mi suonò come una campana di salvezza, una corda a cui aggrapparmi anche se non sapevo ancora come fare: «Rein? Sono Bright».
«Ciao» feci, cercando di nascondere la mia emozione: lui conosceva Shade e sicuramente mi avrebbe dato delle risposte. Così mi sarei decisa sul da farsi. «Stai bene? Oggi avevi proprio una brutta cera.»
«Sono ok,» risposi, «è solo che ieri sera non sono riuscita a dormire bene, tutto qui. Grazie per avermelo chiesto e per avermi portata in infermeria – immagino sia stato tu a farlo.»
«Fa nulla, così avrei avuto una scusa se fossi stato via per più tempo» rise, così come feci pure io. Mi sedetti sul letto, tirando un sospiro. «Piuttosto» cominciai, cercando in fretta le parole adatte, «sai per caso cosa sta succedendo a Shade in questi giorni? Fine mi ha riferito che si sta comportando in modo strano.» Non avevo alcuna intenzione di rivelare a Bright che cosa quel testone del ragazzo di mia sorella mi avesse proposto, né cosa avessi scoperto quel giorno. Volevo solo… che confermasse le mie teorie e le parole di Altezza, tutto qui.
«In che senso?» chiese con un tono leggermente perplesso, e mi aspettai quella domanda. «Non saprei, Fine non mi ha detto nulla in proposito. In effetti avevo notato pure io che, in questi ultimi tempi, a volte se ne vada di soppiatto a casa. Insomma, qualcosa del genere, credo.» Non seppi se quel “credo” fosse fuori posto o meno, ma fatto stava che Bright fece un “Mmh” pensieroso. Ciò mi fece chiedere se mi stesse nascondendo davvero qualcosa.
Avevo, più che altro, paura che mi confermasse le parole della sorella: non avrei sicuramente saputo dove sarei andata a sbattere la testa.
«Glielo chiederò» fu la sua risposta, alla fine. Non seppi se ridere per non piangere o piangere per non ridere. «No, senti, lascia stare,» dissi in tono sbrigativo, «non ce n’è bisogno.» Sapevo benissimo che Bright era capace di chiedere una cosa del genere a Shade: anche lui, molto spesso, era uno che non aveva peli sulla lingua.
«Ad ogni modo, se noti qualcosa, ti prego di dirmelo» gli raccomandai, «ovviamente, senza dire niente a Shade. Ti prego davvero di non farlo, quest’ultimo punto.» Sperai di convincerlo senza che mi chiedesse spiegazioni, perché altrimenti non avrei saputo come rispondergli senza sfociare nella paranoia o confusione (o senso di colpa). Ringraziai il cielo perché Bright fosse una persona semplice e di poche parole, senza che voglia complicarsi la vita perché mi rispose: «Certo, non c’è nessun problema».
Dall’altro capo della linea sentii sua sorella urlare qualcosa del tipo aiutarla a fare chissà cosa. «Vuoi parlare un po’ con Altezza? A dirla tutta, ti ho chiamata solo per chiederti se stessi bene, niente di più» disse il mio amico. Ci pensai per qualche secondo, forse avrei davvero dovuto parlarle di quello che era successo quel giorno. Sapevo che sarei finita comunque a fare un po’ di certezza, non ero una tipa che lasciava le cose a metà ed a cui non piaceva nemmeno il fatto di non poter chiarire le cose quando si poteva benissimo chiarirle. «Perché no?» risposi allora, e, dopo aver salutato Bright, sentii la sua voce chiamare la sorella e i tipici rumori di quando si passa il telefono ad un’altra persona.
«Sì, Rein?» rispose Altezza, sbuffando con fare indaffarato. Mi morsi la lingua per non riferirle cosa avevo davvero pensato in quel momento, e mi limitai ad un indifferente (?) «Ti devo parlare».
Lei sembrò pensarci un po’ su, e poi mi rispose: «Su cosa? Non credo di aver fatto qualcosa di male, oggi». Il tono della sua voce era di una sincerità disarmante ed io, in tutti gli anni che l’avevo conosciuta, sapevo riconoscere quando stava mentendo e quando era così dannatamente ingenua da farti chiedere se fosse veramente la stessa Altezza che adorava esercitare il proprio sadismo (più o meno) sulle altre persone innocenti. Così mi voltai verso la finestra per vedere se stesse succedendo qualcosa di interessante o meno, ed invece ci fu solo un piccione con le ali spiegate che scendeva verso terra e le foglie che continuavano a cadere dagli alberi. Sospirai, «Non ti eri accorta che ero, uhm, sveglia, oggi in infermeria?»
«Oh», ed un silenzio calò su di noi. «Ops» fece, «scusa».
Fu allora che esplosi, nel senso letterale del termine. «Mi dici che diamine ti è saltato in testa?! Dio cristo, come diamine fai a dire con così leggerezza che – argh! – Shade era innamorato di me?!» Non sapevo più che pesci pigliare con la mia compagna, tanto era esasperante ed istintiva. Ringraziai il cielo perché Fine fosse andata a casa di Lione, altrimenti si sarebbe preoccupata sicuramente (soprattutto dal momento che avevo detto ad alta voce ciò che avevo sentito uscire dalla bocca di Altezza!). Presi un respiro prima di ricominciare a parlare, prendendo a camminare per la casa a passi pesanti. «La prossima volta che fai una cosa del genere, giuro che non la pass—»
«Frena, bellezza» m’interruppe lei, con tono poco amichevole e minaccioso, «non è mica colpa mia se non eri svenuta in quel momento. E poi, tanto per puntualizzare, io non ho detto che Shade è innamorato di te. Ho solo chiesto se, magari, nutrisse ancora qualche sentimento nei tuoi confronti.»
«Oh, potevi benissimo parlargli fuori dall’infermeria!»
«Certamente, così tutti ci avrebbero sentito e addio alla tua scommessa e al suo segreto. Rein, seriamente, ti pensavo più intelligente.»
Mi morsi il labbro. Aveva effettivamente ragione, anche se ero così cocciuta da non voler riconoscere che quella era stata una mossa astuta, degna di Altezza. «Ok, ok. Senti, parliamone domani, sto cominciando a sentirmi male di nuovo.» E non era una scusa. Un po’ mi faceva male qualcosa all’altezza del petto, ed ero sicura che era il cuore. Un dolore insopportabile.
Allora era vero che Shade era stato innamorato di me, una volta.
«Mmh, come vuoi» disse lei, con un tono che mi fece pensare che avesse voluto fare apposta tutto quello, anche se ero sicura che fosse stato completamente involontario – la conoscevo troppo bene, lei mi voleva troppo bene, ne ero consapevole. «Ad ogni modo» fece per dire, ma ritirò subito le sue parole. «No, anzi, nulla. Te lo dico domani. Cerca di riposarti bene.»
Riattaccò.
 
«Sai cosa c’è di buffo?»
Mi voltai a fissare i capelli biondissimi – mi ero sempre chiesta se per caso se li tingesse/schiarisse oppure se fosse il suo colore naturale – della mia compagna, raccolti in una coda alta per agevolare le azioni durante l’ora di economia domestica.
Eravamo finite, come al solito, in gruppo insieme, e non c’era niente di meglio: Altezza era una fantastica cuoca, al contrario di me che ero solamente capace di far bollire l’acqua. «Mmh, cosa?» chiesi, forse ancora un po’ arrabbiata per la conversazione del giorno prima.
«Beh, il fatto che tu ti sia cacciata in un guaio del genere» mi rispose, appoggiandosi al bancone ed aspettando che i restanti 7 minuti di cottura in forno passassero. Mi fissò con una piccola smorfia disegnata sulla bocca. Incrociai le braccia e la fissai perplessa con un sopracciglio alzato, «Beh, dovevo pur difendere la mia reputazione.»
«Sarà» mi disse di rimando, «ma se fossi stata in te avrei semplicemente messo da parte il mio orgoglio per non peggiorare le cose.» Sospirai. «Altezza, sappiamo benissimo entrambe che sei perfino più istintiva di me» la stuzzicai io, con un lieve sorriso sulle labbra. Lei alzò le mani in segno di resa, «Probabilmente. Volevo solo fare la parte dell’amica consigliera. Comunque, credo che…» si fermò. Le diedi uno sguardo interrogativo, a cui lei rispose con una scrollata di capo. «Niente.» Passammo un po’ di tempo in un beato silenzio.
«Volevo chiederti, non ti penti?» ruppe il silenzio tra noi, prendendo una ciocca di capelli e rigirandosela fra le mani studiandone le punte, ed io non risposi. Restammo qualche secondo in un secondo silenzio; il brusio delle altre nostre compagne che parlavano e il “ciak ciak” e “tling tling” dei diversi utensili da cucina che sbattevano gli uni contro gli altri riempivano l’aula. Lei alzò lo sguardo per fissarmi negli occhi, io invece lo abbassai a guardare le scarpe e lisciarmi il grembiule verde: non mi piacevano quel genere di conversazioni. «Voglio dire» fece, «non ti penti di aver lasciato andare tutto?»
«Quando intendi?» chiesi, alzando di nuovo gli occhi con fare perplesso. Lei sembrò pensarci su, cercando le parole giuste, probabilmente. «Quando eri ancora innamorata di…» e cercò di farmi capire con lo sguardo di chi si trattasse. Colsi l’eloquenza dopo poco. «Ah» mormorai. Era passato così tanto tempo che quasi me n’ero dimenticata. «Beh, diciamo che sto ancora sperando di fare la cosa giusta» azzardai.
«Se non avessi mollato, sono sicura che a quest’ora stareste insieme a ridere come degli idioti» mi disse, sospirando e smettendo di torturare i suoi capelli. Feci un mezzo sorriso, alzai leggermente le spalle. Sembrava che ogni mio movimento fosse debole e senza vita, forse perché era così che mi sentivo.
Altezza aveva ragione; a quest’ora sarei stata ancora con lui.
«Scusa se te lo dico» ricominciò, «perché probabilmente questa cosa non ti farà piacere.» Feci un cenno per dire che poteva continuare a parlare. Era come se il mio cuore fosse così scalfito dalla realtà che niente, oramai, avrebbe potuto lasciargli altri segni. «Credo che tu non abbia più la forza di volontà di una volta, tutto qui. E poi – rise – sembra proprio che il destino voglia giocarti brutti tiri continuamente.» Sorrisi anch’io, «Sembra proprio di sì».
Altezza era formidabile. Riusciva a capire come mi sentivo quando ce n’era bisogno senza che io debba trovare un modo per dirglielo. Mi chiesi se avesse qualche sorta di potere psichico di cui io non sapevo nulla. Parlare con lei mi rendeva così serena che sperai che rimanessimo amiche per davvero sempre.
«Ad ogni modo, Rein, non ti sto dicendo di mollare proprio ora o di rimpiangere tutte quelle cose che non hai fatto in passato. Vorrei solo che ripensassi a cosa avresti potuto ottenere se non ti fossi arresa allora.» Fece un piccolo sorriso. «Magari, in questo modo, anch’io potrei capire cosa sta succedendo nella tua testa. Sei sempre stata così enigmatica!»
E il “ding” del forno pose fine alla nostra conversazione.
 
«Diamine, diamine, diamine!» strillai, in preda al panico, quando vidi che mancavano solo 10 minuti all’appuntamento ed io ero ancora sotto le coperte.
Non potevo crederci. Ero. Di. Nuovo. In. Ritardo. E proprio il giorno in cui, magari, avrei conosciuto l’amore della mia vita!
Mi vestii velocemente – ringraziai il cielo di aver preparato i vestiti e la borsa il giorno prima – e corsi praticamente fuori dalla mi stanza. Se non fosse stato per mia madre, che mi disse di lavare i denti prima, me ne sarei sicuramente dimenticata.
Nella mia mente, mentre correvo verso la fermata dell’autobus, continuavo a rimproverarmi, perché ogni volta, ogni benedettissima volta, ero in un mostruoso ritardo. Ma ora che mi apprestavo a cominciare le superiori, non avrei di certo potuto svegliarmi 10 minuti prima che fosse suonata la campanella!
Sperai solo che Berry non se la prendesse di nuovo con me. Sembrava così eccitata nel volermi presentare quel ragazzo! Da quello che mi aveva raccontato avevo capito che era l’amico di un cugino che aveva rivisto dopo tanto tempo, quando quest’ultimo era venuto a trovarla nella nostra città. E sembrava anche che fosse davvero un sacco simpatico. “Un amico in più fa sempre bene” pensai, sebbene poco prima lo avevo considerato come l’amore della mia vita. Di certo ero troppo ottimista.
Mi piaceva pensare che c’era qualcosa di bello in ogni cosa – una piccola parte che si nasconde, per essere scoperta nello stupore della quotidianità. Per questo ero così felice di ogni evento della mia vita, a meno che non fosse davvero un fatto di cui essere tristi. Perché ci sono cose che è meglio viverle all’istante, per le altre, invece, è una buona idea lasciarla nel cassetto dei ricordi per poi ritirarla fuori al momento giusto, quando ci si sente un poco più pronti.
«Diamine, Rein! Non è possibile che tu sia sempre in ritardo!»
A meno che non si tratti di Berry. Era un milione di volte più esuberante ed attiva di me che viveva sempre la vita al presente, senza pensare al passato e costruendo inconsapevolmente il futuro nel migliore dei modi.
Era tanto esuberante da essere a volte troppo facilmente irritabile.
«Scusa, scusa!» dissi, alzando le mani in segno di resa e cercando di respirare in modo normale. Quella corsa mi aveva così frastornata (e stancata, soprattutto), che non avevo visto quel ragazzo dai capelli neri come la pece dietro alla mia amica, che sorrideva leggermente guardando quanto Berry poteva essere spaventosa (?). «Non è possibile» ripeté sbattendo a terra i piedi, «E pensare che speravo che, almeno questa volta, di vederti puntuale! Argh, non posso credere di aver fatto una figura del genere!»
«Ahem, Berry, non c’è bisogno di essere così arrabbiati» intervenne il ragazzo, salvandomi dalla (sicuramente) lunga predica che aveva intenzione di farmi la mia amica dai capelli color nocciola. Lei lo guardò, «Oh, andiamo, devo pur dirle qualcosa!» si lamentò. «Va tutto bene, davvero» rispose, per poi guardarmi. «Tu devi essere, uhm, Rein, giusto? Sono Gray, piacere di conoscerti.»
 
Mi piaceva pensare che c’erano delle cose che dovevano essere vissute all’istante ed altre che venivano lasciate da parte per poi viverle un po’ di tempo dopo.
Avrei voluto vivere bene, senza aver alcun tipo di rimpianto o cose del genere. Mi piaceva pensare che ogni storia d’amore finisse bene, sorridendo delle cose felici se per caso ci si dovesse  separare.
Mi piaceva la vita, tutto qui. Non desideravo cose troppo grandi come la felicità assoluta, ero felice di quello che avevo e mi bastava solo che durassero per sempre.

















N/A: KEEP CALM AND AVGVHFHRDNKS.
So benissimo di essere più che tremenda.
Ho esattamente 4 cose di cui parlare: la prima riguarda le mie scuse, la seconda di questo fandom, la terza delle mie fan fiction, e la quarta… la quarta non la ricordo più. Cioè, ci ho pensato mentre facevo la doccia, ma adesso non la ricordo.
Mi scuso tantissimo. Sì, potete dirmene di tutti i colori. Sono terribilmente dispiaciuta per questi due mesi di non-update (sto leggendo così tante fan fiction in inglese che non ricordo più le parole italiane, sono terribile) dei capitoli, ma proprio non sono riuscita a trovare l’ispirazione – questo si collega alla seconda cosa di cui devo parlare. Ultimamente non riesco più a scrivere in questo fandom. Cioè, non che la mia voglia di scrivere sia completamente sparita, solo che trovo tantissima difficoltà ora come ora: infatti sono riuscita a finire il questo capitolo giusto qualche minuto fa, non ho nemmeno voglia di controllare se ho fatto qualche errore (mi scuso anche per questo). Non so cosa mi succede. Molto probabilmente questa sarà l’ultima fan fiction che scriverò nella sezione di Twin Princess. Ma sono molto soddisfatta di un risultato: qualche giorno fa sono andata nelle storie più popolari di questa sezione e, TADAAAA!, Blue String of Destiny era tra quelle. Mi sembrava fosse l’unica SheRei dentro, e ciò mi fa sentire assai onorata. Vorrei ringraziare tutti quelli che l’hanno apprezzata ed aggiunta alle preferite, non sapete quanto significhi per me una cosa del genere. Grazie, grazie, grazie! Ho inserito un tributo qui dentro, il ritorno di Berry! Scusate per il nome del ragazzo, ma proprio faccio schifo nel sceglierli *laughs*
Terzo: ho intenzione di entrare completamente nel fandom Bleach, ed ho in serbo una piccola serie composta da due oneshot nella sezione Romantico. Sarà qualcosa di spettacolare, m’impegnerò affinché siano le due migliori storie che abbia mai scritto!
Grazie per supportarmi, sempre, anche se ritardo ogni volta l’inserimento dei capitoli! Vi lovvo (?!) troppo.
Ho una vaga idea di come sarà il prossimo capitolo, ma vi dirò già che Rein troverà la seconda ragione – o forse sarà al prossimo ancora? – e una piccola verità verrà a galla! Dopo ci sarà un evento che cambierà le cose, so stay tuned!
Noth/Rainy/Ameshiri.
   
 
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