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Autore: Becks95    05/02/2012    1 recensioni
Questo è il primo capitolo di una serie. E' una storia interamente inventata attraverso un gioco di ruolo fantasy creato dalla sottoscritta, che prende in considerazione la storia di un personaggio particolare, della sua vita in precedenza. Questa storia può essere letta da chiunque, dato che non fa riferimento a qualcosa che si può non conoscere.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
 
Lunedì mattina, 7.05 Driiiin
La sveglia come al solito suonò gracchiando, svegliando bruscamente la piccola Diana.
Una tortura! La definiva lei ogni mattina nella sua mente così ingenua ma così matura nel suo specifico.
La piccola, come d’abitudine, la spense faticosamente premendo il pulsante freddo che vibrava al suono gracidante, per poi rinfilare la manina sotto il cuscino e continuare il suo dolce e amato sonno.
 
7.10
Sua mamma salì le scale, facendo rumore con i suoi tacchi a spillo incredibilmente alti, già pronta da almeno due ore. Bruscamente aprì la deliziosa porta bianca della stanza di Diana e acidamente, quasi come la sveglia, iniziò a gridare: «Ehi Dà! Cosa aspetti ad alzarti?! È tardissimo, sono le 7.30!» ma ormai Diana sapeva che quella era semplicemente una menzogna; sua madre le mentiva spesso su l’orario, ma in fondo lo facevano anche le mamme delle sue amichette perciò era convinta che tutte le mamme lo facessero, chissà poi per quale assurdo motivo.
Diana, controvoglia aprì gli occhietti ed il sole che proveniva dalle persiane aperte, glieli fece chiudere meccanicamente. Piano piano  iniziò a mettersi seduta, allungando tutti i muscoli per stiracchiarsi.
La sua giornata sarebbe stata lunga e questo lo sapeva benissimo.
Poggiando un piede scalzo sul pavimento di parquet e poi facendo lo stesso con l’altro, rabbrividì al solo pensiero di dover affrontare per l’ennesima volta tutti quei faticosi impegni che era obbligata a svolgere.
Saltò giù dal letto e poi afferrò i vestiti preparati da sua mamma, sulla sedia; velocemente corse nel suo bagno personale ed iniziò a lavarsi il viso, i denti, le parti intime e per concludere si infilò i vestitini: un dolce vita rosso, una gonnellina di jeans ed infine delle piccole ballerine rosse, come la sua magliettina, che calzavano 26 di numero.
Le sue amichette non si preparavano completamente da sole la mattina, prima di andare a scuola; sapeva bene che lei era l’unica della sua classe che faceva tutto da sola ma giustificava ciò dicendo che la sua mamma era troppo occupata per aiutarla e ciò le bastava per auto convincersi.
 
Appena fu pronta, prese il suo zainetto e lo portò al piano di sotto, in cucina, dove sua mamma era alle prese con le sue riviste mentre sorseggiava il suo caffè e la domestica si occupava di cucinare la colazione di Diana.
Suo papà quella mattina non c’era e la piccola bambina non ne sapeva bene il motivo ma aveva solamente sentito, la sera precedente, delle urla provenire dalla stanza dei suoi genitori ma lei non era tenuta a preoccuparsi o comunque ad interessarsi di ciò che accadeva tra loro due e probabilmente per lei era la cosa migliore.
 
Quella mattina Jennie le aveva preparato le frittelle con il caramello sopra e quello era il suo cibo preferito, perciò lo divorò in poco tempo. Non fece quasi in tempo a finire quando sua madre si alzò di scatto e gridò: «Su, alzati! Sono le 8.00!!!».
Ogni mattina arrivava quasi ad odiare sua madre, era letteralmente troppo stressata e di conseguenza la trattava in modo brusco, non c’era da sorprendersi se Diana aveva un carattere alquanto simile di tanto in tanto.
 
Oh, ma Diana, quella magnifica bambina che veniva paragonata ad un piccolo angelo caduto sulla terra o anche ad una bambola di porcellana che tutti volevano avere, con i suoi occhi grigi come il ghiaccio ed i suoi capelli color del grano in una giornata d’agosto; lei era semplicemente una bambina stupenda agli occhi di tutti, che era invidiata dalle sue amiche e persino dagli altri genitori.
Era una bambina che toglieva il fiato e che parlava solamente con un sorriso, ma che in realtà aveva dentro un vero e proprio inferno creato dalla sua infanzia che procedeva in modo totalmente scorretto.
Era stupenda ma dietro di lei si celava tanto dolore e tanti problemi che non avrebbe mai risolto in quella continua situazione. Molte volte si sentiva solamente un oggetto, uno strumento per far soldi e non una semplice bambina di 5 anni.
Si sentiva anche molto sola, avrebbe voluto vivere una vita normale come i suoi compagni di classe, gli unici amici che frequentava per più di due ore.
Era così lei; si sentiva spesso una piccola adulta con i suoi problemi piuttosto profondi, ma cercava di far finta di nulla e proseguiva le giornate con la solita frenesia incontrollabile.
 
Appena salì in macchina, sua madre le fece il riassunto dei tutti i suoi impegni: «Allora Diana, oggi hai un appuntamento da Isac appena esci da scuola, ti deve fare un servizio fotografico per la rivista PinkWorld, poi pranzeremo io e te in qualche bel ristorantino. Stavo pensando di andare al ristorante Au Paris, ti va?». Strano che le stava dando spazio per le risposte, non lo faceva mai! Perciò colse al volo l’occasione e con la sua vocetta rispose: «Si mamma >> quasi prontamente, in modo istintivo e sua mamma continuò «Bene, poi dopo il pranzo, e abbiamo mezz’ora, hai la ginnastica ritmica e dopo ti porterò la tuta; hai due ore di allenamenti quest’oggi! Ma poi non ricordo cos’altro c’è. Fammi un piacere» continuò senza sosta «prendi l’agenda nella mia borsa e vedi cos’altro c’è». La bambina,  ubbidendo cercò rapidamente all’interno tra i tanti oggetti e infine la trovò, l’aprì ed analizzò tutte quelle piccole scritte: Isac, Ritmica, Piano.  Ah, alle 4.30 del pomeriggio, dopo la ginnastica ritmica, aveva lezioni di piano forte per un’ora e mezza ed infine, alle 6.00 aveva per un’altra ora e mezza lezioni di danza classica. Bhè si prospettava una giornata come un’altra, anche piuttosto monotona. Non ne poteva più e questo lo sapeva bene!
Finalmente arrivarono a scuola e prima di scendere, sua mamma le diede un bacio umidiccio «A dopo tesoro» le disse infine sorridendo, in modo quasi tenero.
Diana scese impaziente e con la sua piccola manina la salutò per poi avviarsi nel cancello della scuola con un gran sorriso sulle labbra.
  
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