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Autore: Levineisabitch_    05/02/2012    11 recensioni
Cosa succede se una sedicenne riceve per sbaglio la chiamata di un cantanto famoso, drogato e ubriaco?
Cosa succede se lui resta abbagliato dalla personalità di lei?
Cosa succede se una bottiglia di vodka alla fragola fa la differenza?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Avvertimenti: One Shot, OOC
Desclaimer: Il personaggio di Billie Joe Amrstrong NON mi appartiene.
Per questione di chiarezza, i dialoghi evidenziati in arancione sono in americano/inglese.
Buona lettura.


Vodka alla fragola, please.

Christina stava passeggiando per le strade della città con flemma senza curarsi del fatto che fossero le cinque del pomeriggio. In quel momento avrebbe dovuto essere a casa a studiare per l’esame di economia aziendale. Non che ne avesse bisogno, aveva otto in quella materia, ma così pensava sua mamma.
Finché non lo veniva a sapere andava bene però.
D’un tratto sentì qualcosa suonare a tutto volume: veniva dalla sua tasca.
Recuperò subito il cellulare che aveva fatto voltare tutti e si affrettò a rispondere.
-Pronto! Chi è?- chiese stizzita, come se fosse colpa di chi aveva chiamato se lei aveva fatto una figuraccia in pieno centro città.
-Scusami, Beth, scusami davvero. Ma il signorino Ti Spezzo Le Ossa Se Non Mi Porti La Vodka Giusta vuole immediatamente una bottiglia di vodka alla fragola. Dice che quella alla menta non va bene. Ti faccio richiamare da lui, va bene? Tieni il cellulare acceso. Ciao, Beth.- cominciò a parlare una signora che avrà avuto quarantacinque anni, secondo i modi di fare, in un vortice di frasi che Christina non capì.
Chi era il “Signorino” della vodka? E chi era Beth? Vodka?
Christina, sedicenne, non sapeva neanche esistesse vodka alla fragola.
Alzò le spalle e continuò a girare, controllando il cellulare di tanto in tanto.
Qualcuno avrebbe dovuto richiamarla, fin qui aveva capito, ma non sapeva chi e questo la preoccupava.
Il tizio che avrebbe dovuto chiamarla beveva assiduamente, probabilmente. E si intendeva di vodka.
Non andava molto bene.
Erano le sei meno quattordici minuti quando la tasca di Christina riprese a suonare.
Lei sbirciò il nome sullo schermo: sconosciuto.
Il prefisso non era quello inglese, quindi chi chiamava non abitava nel suo paese.
La cosa si faceva interessante.. perciò rispose.
-Ciao.- disse in inglese, non sapeva che lingua parlava la persona dall’altro capo del telefono e la sua la capivano più o meno ovunque.
-Mi stai prendendo per il culo? Vodka alla menta? Dimmi che scherzi, ti prego.- cominciò a inveire contro di lei una voce maschile. Era perfettamente lucida e americana.
Parlava slang americano, sembrano californiano.
-Hai capito male. Qui sei tu che mi stai prendendo in giro. Chi sei?- rispose tra il cordiale e lo scocciato Christina.
Chiunque fosse, era davvero un maleducato.
-Chi sono io? Ragazzi, di questi giorni assumono persone a caso. Non so te, ma io sono Billie Joe. Con “ie” e non con “y”.- spiegò l’uomo come se la ragazza fosse una cerebrolesa e non potesse capire.
-E cosa vorresti da me?- chiese acida Christina, non le andava di stare al gioco, voleva solo tornarsene a casa e far vedere a sua mamma che aveva studiato tutto il giorno.
-Vodka alla fragola. Senti, io tra due ore devo esibirmi con i Trè e Pritchard e Jason. Ho bisogno di quella vodka.- parlò ancora lui, come se fosse ovvio quello che diceva.
Nel giro di due secondi aveva snocciolato tre nomi che Christina ignorava a chi appartenessero.
-Non so di chi tu stia parlando, primo. Secondo, compratela da solo.- ci stava prendendo gusto a rispondere a tono la ragazza.
-Ma hai qualche problema al cervello tu! Diavolo, i Foxboro, devo ESIBIRMI!- urlò nella cornetta tale Billie.
-Capisco. Mi sa che hai sbagliato numero, comunque.- lo informò lei, cordiale.
-In che senso?- chiese lei, confuso.
-Sono inglese, non so chi tu sia e non mi chiamo Beth.- riassunse Christina.
-E chi sei?- chiese lui. Doveva essere particolarmente tonto.
-Tua nonna e sono dietro di te.- rispose lei, ridacchiando.
-Molto divertente. Dietro di me non c’è nessuno, sai, ho controllato.- borbottò lui.
-Sei più stupido di quanto pensassi.- disse lei.
Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, tanto non lo conosceva e lui non conosceva lei: perfetto.
-Altrettanto.- sghignazzò lui.
-Che risposta è Altrettanto?- chiese lei, strabuzzando gli occhi, mentre camminava verso casa sua.
Era quasi arrivata, perciò cominciò a cercare le chiavi di casa.
Nel giro di due minuti era seduta sul divano di casa sua, con il pc aperto sulle gambe.
La conversazione con Billie nel frattempo era andata avanti.
-Lo sai, non do risposte sensate a volte. Non mi hai ancore detto chi sei però.- insistette lui.
-Ok. Sono una sedicenne di nome Christina, dovrei studiare economia ma ho di meglio da fare e ho voglia di gelato.- disse cose a caso lei.
Si divertiva a parlare con il tipo sconosciuto.
-Bello. Io invece ho voglia di vodka.- affermò lui convinto.
Possibile che non riuscisse a dire due parole senza per forza aggiungerci “vodka”? A quanto pare sì.
-Compratela, te l’ho già detto. Tu, invece, chi sei?- incalzò lei.
-Sono Billie Joe e ho un braccio forte. Ho trentanove anni, suono e canto in due band e ho un debole per le droghe e l’alcool. Ma sto cercando di smettere.- spiegò lui.
Christina restò inorridita: si doveva proprio trovare il maniaco di quarant’anni, no?
Dato che aveva già il computer acceso digitò “Billie Joe braccio forte” sul motore di ricerca, per vedere se riusciva a trovare qualche informazione.
Le uscirono foto di un uomo piuttosto basso, capelli neri, biondi, blu e occhi grandi e verdi.
Ne aprì un paio e visitò i siti da cui erano state prese: si parlava di Billie Joe Armstrong, cantante dei Green Day, band composta da lui, Trè Cool e Mike Dirnt.
Che nomi ridicoli, pensò Christina.
-Suoni nei Green Day? Certo che non sei un bell’esempio, eh.- commentò lei, serafica.
-Esattamente. Lo sono per molte persone, invece. Sai, i Green Day hanno dei fan.- rispose a tono lui.
-Non sapevo neanche che esistevate a dire il vero.- disse lei, mentre navigava tra vari social network.
-Allora la tua infanzia deve aver fatto schifo, ragazza. Ascolta una nostra canzone, non te ne pentirai.- consigliò lui.
Come farsi pubblicità gratuitamente.
-Va bene. Cosa mi consigli, guru della musica? E poi, tra parentesi, quello che mi hai raccontato fin’ora potrebbe essere una bugia enorme. E tu potresti essere solo un vecchio arrapato.- affermò lei.
Era davvero carino Billie Joe dalle immagini che aveva visto.
Ma restava un quarantenne ubriaco e antipatico.
Messo che quello al cellulare fosse veramente lui.
-Ascolta One of my lies, allora. Se sei proprio convinta che io sia un maniaco. Poi te la canto qui al telefono così te ne convinci.- propose Billie Joe.
-Ci sto, aspetta due minuti che la ascolto.- rispose lei, cercando la canzone da lui citata su Youtube.
La ascoltò e poi riprese a parlare con il tipo.
-Bella, mi piace. Ora canta, vecchietto.- rise lei.
Per un minuto il presunto Billie Joe cantò: la voce era identica a quella sentita nel video.
-Wow.- balbettò la ragazza.
-Ti ho convinta?- chiese lui, affabile.
-Diciamo di sì. Ora devo andare a studiare sul serio, Billie Joe Armstrong. Se ti va, richiamami, mi è piaciuto parlare con te. E buona fortuna con la vodka.- e la ragazza mise giù il cellulare.
Dall’altra parte del mondo, in California, un trentanovenne di nome Billie Joe Amrstrong si preparava per il concerto con i Foxboro Hot Tubs, pensando a quanto fosse geniale quella ragazza.
E fu così che d’impeto si mise a scrivere una nuova canzone, per il nuovo album, che sarebbe uscito presto.
Mancavano poche canzoni.
Una la chiamò “Christian’s Inferno” togliendo una vocale al nome della ragazza e parlando di un ragazzo, mentre un’altra prese il nome di “Last of the american girls”.
Ci mise due mesi interi per comporle con musica, testo e tutto il resto.
A Mike e a Trè piacquero “tantissimo, Billie! Da dove ti sono uscite?”
Lui rispose che le aveva dedicate a una persona.
In effetti quelle canzoni erano perfette per la ragazza che per due minuti gli aveva fatto dimenticare chi era.
Lo aveva fatto tornare l’idiota di Rodeo, anche se alla fine quel ragazzino di diciassette anni che era, non se n’era mai andato.
   
 
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