Silenzio.
Tra queste mura fatte di ricordi e di sogni, solo il silenzio sembra avere sovranità.
Conosco ogni singolo mattone posato per questo castello, ogni singolo ettaro del terreno su cui poggia. Ogni pianta e ogni animale della foresta che lo circonda, ogni pesce, del fiume che lo costeggia.
E ancora, ogni casa, ogni abitante e ogni suo pensiero sono miei, meri giocattoli nelle mie mani ormai candide e prive di vita.
Io posseggo tutto ciò, ma sono padrone solo del silenzio.
Eppure, se solo queste pietre potessero parlare, potessero raccontare le vicende cui hanno prestato occhio e orecchio... rimango solo io come depositario di una biografia lunga più di un secolo.

Guarda, la strada sterrata invasa dalle erbacce e dalle defecazioni dei lupi. Ora abbandonata, attraversata solo dalle bestie e dalle mie carrozze.
Eppure, un tempo, quella strada era attraversata ogni giorno da una moltitudine di peccatori, eretici, mostri, nemici del Signore! Non mi sono garantito un posto nel santo paradiso solo per averne eliminati così tanti?
Possibile che dopo aver epurato con così tanta fede e traboccante impegno, io stesso sia stato condannato a questa misera sorte?
 Vlad Tepes terzo di Valacchia, mi chiamavano. Il trucidatore dei mori, dell'invasore Turco! L'impalatore!La mia famiglia, per generazioni, ha esibito con orgoglio il titolo dell'Ordine di Drago, che la impegnava con la Chiesa a difenderla da ogni nemico di Cristo.
E questo per cosa, solo per guadagnarsi un posto all'inferno, come l'ultimo dei mori?

Silenzio. Anche quando mi adiro, quando mi esalto, quando urlo e sbraito... nulla. Solo silenzio è quello che ottengo.

Di tutti i fregi e le promesse, ben poco mi rimane, a parte il silenzio. Una spada, che si ostina indomita ad attendere un nemico che più non verrà... un manto di velluto rosso, a ricordare l'ipocrisia di chi tanto aveva promesso per giustificare le sue sante guerre... e un nome, che ora ispira terrore e angoscia, anche più dei soprannomi che in battaglia intimorivano le file nemiche.
Nosferato. Il non morto. Il vampiro.

Io, figlio di lupo e fratello di pipistrello, costretto ai pallidi baci della Luna piuttosto che ai caldi abbracci del Sole. Io, maledetto da un freddo cadavere come lo sono io adesso, costretto a questa non vita da chi prima di me assaporò i piaceri della carne proibita.

La mia nuova condizione è ella stessa una menzogna. Lusinghiera, carica di promesse.. ma pur sempre una menzogna.
La vita eterna... la vita eterna non è altro che l'ultima delle maledizioni che poteva giungere dall'alto dei cieli. Costretto a questa “vita” per l'eternità, costretto a cibarmi de la vita altrui come il più mero fra i parassiti.
Incapace di provare emozione alcuna. Il mio cuore non batte, il mio spirito non freme, la mia anima non si dibatte nel corpo ormai freddo.
L'unica cosa che avverto è questo silenzio, così opprimente, così doloroso da dilaniare le carni e lacerare la mente.

Questo è quello che sono. Non più Vlad Tepes terzo, non più uomo.
Io sono l'ombra che cammina, sono il terrore della notte, lo sgozzatore padrone solo del silenzio della propria anima.

E questo silenzio è quanto di più doloroso possa sopportare un corpo immortale.