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Autore: Lord_Trancy    05/02/2012    9 recensioni
Una coppia omosessuale come tante altre a LA. Una convivenza, dopo i primi imprevisti, che funziona alla grande. La vita di Mail Jeevas è perfetta, non può lamentarsi di niente. Il suo più grande dilemma è come concludere quel dannato settimo livello. Ma il giovane ragazzo sarà costretto a ricredersi dopo lo sconvolgente arrivo, direttamente dalla fredda Germania, della Signora Keehl.
“- E dove alloggerà? Voglio dire, in un hotel qui in città o… -
Mihael si morse un labbro. Mail, per l’ennesima volta quella sera, ebbe un brutto presentimento.”
[M♥M] [accenni di NearxLinda]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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 Regola Numero 2. Impara a divertirti anche durante una giornata di pulizie forzate.
 
 
- Matt, andiamo! Non abbiamo tutto il tempo del mondo! –
Le urla di Mihael risuonavano incessanti per tutto l’appartamento.
- Tutto questo è assurdamente ridicolo. – disse Mail, uscendo dallo sgabuzzino con in mano oggetti per la pulizia della casa a lui sconosciuti.
 
Non che l’appartamento fosse invivibile dalla confusione, ma era pur sempre l’appartamento di due ragazzi (dimenticate chi dice che gli omosessuali sono ordinati come le ragazze; quelle sono delle belle baggianate). Uno dei quali molto – troppo – propenso al caos. Mihael provava a mantenere la casa in uno stato decente. Da quando avevano iniziato a convivere, circa sei mesi prima, l’appartamento dove prima Mail abitava da solo era migliorato. Anzi. Era stato completamente modificato.
 
Il salotto, che prima era “la stanza dove risiedeva stabilmente l’ammasso informe di roba elettronica” (testuali parole di Mihael), era tornato ad essere un salotto. Nella stanza da letto i vestiti erano tornati dentro gli armadi, e non sparsi un po’ ovunque, e in cucina era in un ordine perfetto.
 
Ma c’era una camera, inusata, dove ancora si poteva trovare di tutto e un po’: la camera degli ospiti, alias, dove avrebbe dormito la madre di Mihael.
 
Ora come ora, fungeva da sgabuzzino generale.
 
- A parte il fatto che io non mi sia ancora capacitato di questa notizia, ma si può sapere perché ti sei conciato come una casalinga incallita? –
- Ci tengo a fare le cose per bene. –
Mail sapeva eccome che qualsiasi cosa Mihael decidesse di fare la faceva al meglio e non accettava di essere secondo a nessuno. Ma a tutto c’è un limite.
- Quando avremo finito questa casa risplenderà. A mia madre piace l’ordine. –
- Perché mi devi sempre coinvolgere nei tuoi piani, mi chiedo. – disse Mail osservando sconcertato l’improbabile grembiule rosa di Mihael. Non riuscì a trattenere una risata quando si accorse che il nuovo capo d’abbigliamento di Mihael era firmato niente meno che “Hello Kitty”.
- Si può sapere dove hai trovato quel… -
- Non iniziare a fare domande inutili! Non sono affari tuoi. – rispose brusco Mihael, arrossendo. Quando faceva così, riusciva addirittura a diventare adorabile.
- Ora iniziamo a lavorare, seriamente. –
Mail pensò che seriamente fosse un aggettivo decisamente poco adatto a un ragazzo di ventiquattro anni compiuti che si apprestava a fare pulizie con indosso un grembiule con stampata la faccia di un simpatico gattino coreano.
 
Il rosso si fermò di fronte alla porta.
- Che hai adesso? – chiese Mihael, alle sue spalle. Mail deglutì.
- Non ce la faccio. Non ne ho il coraggio. –
- Oh, levati di torno! – gridò esasperato il biondo, scostando Mail e aprendo con malagrazia la porta - Di cosa hai paura, si può saper… - le parole gli morirono in bocca.
 
Mihael aveva fatto male i suoi calcoli.
 
Non sarebbe stato possibile per alcun comune mortale sistemare quella camera. Semplicemente perché ci regnava il più totale casino, pareva una nuova dimensione.
- Come… come diavolo abbiamo fatto ad accumulare tutta questa roba? – domandò Mihael, senza veramente aspettarsi una risposta.
 
Facendosi coraggio Mail varcò la soglia dell’inferno.
 
Scatole, scatole e scatole. Contenitori di cartone di ogni dimensione sostavano da tempo indeterminato in ogni angolo della stanza. I loro contenuti erano ignoti a entrambi gli abitanti della casa, che, in fondo, temevano cosa avrebbero potuto scoprire. Sul letto a una piazza e mezzo che occupava la maggior parte dello spazio, oltre che alle varie e misteriose scatole sopracitate, si trovavano anche vestiti spiegazzati o, per i più mirabolanti motivi, non più utilizzabili.
 
- Potremmo diventare milionari se aprissimo un gran bazar di roba usata. – constatò con serietà Mail, un po’ stupito e titubante.
- Matt, ascoltami. Non abbiamo tempo da perdere. Dovremmo rendere questa stanza almeno vivibile entro le prossime dodici ore, quindi esigo che tu faccia tutto quello che ti dico – disse, aprendo le persiane della finestra e illuminando con la luce del giorno l’informe caos che li circondava.
 
Matt fissò prima la fascia per capelli – in tinta con il grembiule, per altro – con cui Mihael aveva tentato di tirare lontano dagli occhi i ciuffi di capelli biondi, poi le stupide gale che bordavano il ridicolo grembiulino.
- Scusami Mello, ma io non prendo ordini da uno che indossa… -
- Non! Non concludere la frase. – lo bloccò – Ho detto di seguire quello che ti dico. Quindi, porta tutti questi vestiti nell’armadio in camera nostra! Io vedrò di capire cosa c’è in questi cosi e cosa farne. –
- Agli ordini, signor capitano! – disse Mail scattando sull’attenti e recuperando distrattamente tutti gli abiti (che per un buon ottanta per cento appartenevano al biondo) adagiati un po’ ovunque.
 
Quando tornò in quella stanza, trovò Mihael che portava via due grosse scatole.
- Che fai? –
- Faccio un po’ di pulito, mi sembra ovvio. Non possiamo mica tenere tutto quello che c’è qui dentro. –
 
Curioso, Mail aprì uno degli scatoloni che Mihael aveva portato in corridoio, in attesa di essere buttati ai rifiuti. Una parte di sé non fu nemmeno così sorpresa di scoprirli pieni di riviste quali “Game Former” e “PC Gamer”.
- Mello! – iniziò con tono lamentoso – perché proprio iniziare dalla mia roba? –
- Perché è inutile. –
- Ah, perché queste sono utili? – disse, prendendo una scatola delle medesime dimensioni di quelle che contenevano le sue riviste, solo che piena zeppa di numeri di “Moto magazine”.
- Sono da collezione. – disse Mihael, come se ciò potesse salvare i suoi magazines polverosi da una gita presso i cassonetti in fondo alla strada.
- Erano da collezione. Anzi furono. Non abbiamo bisogno di questa roba. – sentenziò Mail, aggiungendo anche quelle scatole alle altre in corridoio.
 
Si arresero entrambi, sapevano che una discussione del genere – intrapresa da due teste dure del loro calibro – non avrebbe portato da nessuna parte.
 
- Inizio a portare giù questi scatoloni. – disse con aria sconsolata Mail.
- Mhm. E non fare scherzi. – lo fulminò Mihael. Incredibile come riuscisse a incutere timore anche con quel… quel… quel coso addosso e uno spazzolone in mano.
 
Quando rientrò in casa, Mail quasi si preoccupò. C’era uno strano silenzio.
 
- Hai trovato qualcosa d’interessante? –
- Ho trovato un completo da scuba diving, con tanto di pinne e boccaglio, una rivista di cucina, che a giudicare dalle tue doti culinarie non è stata mai letta, un volumetto di Junjou Romantica che Linda non trovava più e che non voglio sapere come sia finito in casa nostra, una radio rotta, dei preservativi, cartacce, altre riviste di videogiochi, un peluche a forma di brontosauro, una piastra per capelli e… questa. –
 
Mail conosceva bene il ghigno che in quel momento dipingeva il volto di Mello, allegramente seduto a gambe incrociate sul letto. Era preoccupante e, talvolta, anticipava tempesta. Vittoria per Mello, sconfitta per Matt.
- Questa; cosa? -
- Questa; questa! – scoppiò a ridere Mihael, sventolandogli sotto il naso una polaroid scattata quasi due anni prima.
 
Mail riconobbe all’istante di cosa si trattasse. Aveva provato a nasconderla lì dentro proprio per non dare la soddisfazione a Mello di fare quello che stava, effettivamente, facendo: ridere di gusto davanti alla foto di Mail che, con una faccia tutt’altro che allegra, sfoggiava dei ridicoli capelli verdi.
 
Era successo poco dopo che Nate li aveva fatti conoscere, quando non stavano ancora insieme. “Non sono rossi naturali” aveva proferito Mihael. “Sì che lo sono” era stata la pronta risposta di Mail. La discussione era andata avanti a lungo, terminando con un “Non puoi dimostrare che non lo siano” e una linguaccia, che per Mihael erano stati una sorta di invito a una vera e propria sfida.
 
Tutt’oggi Mail non sapeva spiegarsi come Mihael era riuscito a raggiungere la sua camera al campus, trafficare con le sue tinte per capelli e sostituirle con un perfetto stile da ladro dei libri gialli. Sapeva soltanto di essere uscito dalla doccia con una poco piacevole sfumatura di verde in testa. Cosa ci aveva guadagnato? Una fotografia a sorpresa il giorno dopo, un “Te l’avevo detto” che non si sarebbe mai dimenticato e delle cattive risate di un giovane biondo abbigliato Hello Kitty, che si rotolava come un idiota nel letto.
 
- Ah. Ah. Ah. Davvero, davvero divertente. Come siamo maturi, signor Keehl. – disse imbronciato Mail, fingendosi brutalmente offeso. Cosa che, comunque, non toccò minimamente Mihael, arrivato quasi alle lacrime.
- Dì la verità, Matt. L’avevi nascosta qui di proposito, non è vero? – disse tra una risata e l’altra Mihael.
- E anche se fosse? Non mi andava di vederti sghignazzare come un imbecille. Ora ridammela! - disse buttandosi sul letto, cercando di levargli dalle mani l’inconfutabile prova di una lontana figuraccia.
- Questa è opera mia e me la tengo. – si difese Mihael, allungando le braccia verso l’alto nel tentativo di allontanare la polaroid dalle mani di Mail, che, prontamente, ne approfittò per fargli il solletico.
- Lasciami… ahahah! – continuò a ridere Mihael che cercava di staccarsi di dosso Mail, il quale si era fatto coinvolgere dall’euforia del compagno, ridendo e abbracciandolo, benedicendo quella giornata di tanto tempo prima, quando era stato costretto ad avere i capelli color abete di Natale.
 

***

 
Tra risate da bambini, lotte per decidere chi dei due avrebbe dovuto spolverare, due ore passate solo a cercare di cambiare lenzuola e coprimaterasso e ancora tante, tante altre risate, anche quella giornata di duro lavoro si era conclusa.
 
E il Lunedì era imminente.

 
 
 
 
 

 
 

Qualche Nota:
Sono di corsa più di un centometrista alle Olimpiadi >O<
Dico solo, godetevi un po’ di fluff <3 E, sì, le incredibili storie di Mello e il suo grembiule di Hello Kitty non finiscono qui… presto i tanti arcani della rosa sopravveste verranno svelati *-*
Vabbé, me ne vado. Ma prima ringrazio moltissimo tutte le persone che hanno aggiunto questa storia ai preferiti, alle ricordate e alle seguite. E ovviamente chi ha recensito. Ammetto che senza tutto il vostro sostegno non avrei mai scritto questo capitolo così presto >w<
Un bacio a tutti!
Lally

 
  
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