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Autore: SeleneLightwood    05/02/2012    9 recensioni
La prima cosa che dice Burt dopo che Kurt scopre di essere un finalista per la NYADA è: Oddio, lo dico io a Blaine!
La cosa mi ha colpito talmente tanto che ho dovuto scriverci una one-shot!
[cit.]
«Signor Hummel?» esclamo. Ha una faccia…Sembra fuori di sé e ha gli occhi lucidi.
Scatto in avanti. «E’ successo qualcosa a Kurt? Sebastian ha fatto qualcos’altro? Gli spezzo le ossa!»
Il signor Hummel mi fissa per un secondo – potrebbe essere spaventato dal mio essere parecchio protettivo nei confronti di suo figlio? Mi sa di sì – ma poi il suo viso si apre in un sorriso e riesco a tranquillizzarmi.
«Io…non potevamo aspettare per dirtelo» dice mentre estrae dalla tasca della giacca una busta bianca.
Gli tremano le mani.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non ti muovere, Blaine

 

 

 

Non ti muovere, Blaine

 

 

 

 

«Chi lo dirà a Blaine?

 Devi lasciarlo fare a me!»

-Burt Hummel, 3x11 –

 

 

 

Il trillo insistente al campanello di casa mi riporta in fretta alla realtà e salto a sedere sul letto. Sto per alzarmi e scendere di corsa ad aprire la porta, quando mi salta in mente cos’ha detto il medico.

 

Non ti muovere, Blaine.

E’ meglio se stai fermo a letto per qualche giorno, prima dell’operazione. Riposati.

 

 

Come se fosse facile stare fermo. Non sono il tipo, lo sanno tutti.

In ogni caso di sotto c’è mia madre, quindi non dovrei preoccuparmi di correre giù ad aprire. Probabilmente non è nemmeno per me, Kurt è a scuola.

E sono abbastanza sicuro che non sia Sebastian che striscia fino a qui per scusarsi, comunque.

Le voci si rincorrono sull’uscio e sento la porta chiudersi alle spalle dell’anonimo visitatore.

Ricado indietro sui cuscini. Perché non posso muovermi nemmeno per arrivare all’ipod, dannazione?

 

La testa bionda di mia madre spunta dalla porta nemmeno un minuto dopo. Ha un largo sorriso stampato in faccia.

«C’è una visita per te, Blaine»

Alzo la testa, sorpreso.

Non è Sebastian, vero? Perché se è Sebastian finirà molto male. La mamma dovrà pulire il suo sangue dal tappeto e sarà difficile mandarlo via, perché il sangue macchia, e…

 

«Cerca di non stancarti» dice mia madre, passandosi una mano tra i capelli. «Il dottore ha detto che…»

«…non mi devo muovere. Sì, lo so»

Questo non mi impedirà di uccidere Sebastian, naturalmente.

Lei scuote la testa e si volta per sorridere alla persona che aspetta alle sue spalle. Apre la porta del tutto e io non posso far altro che spalancare gli occhi e far cadere la mascella.

 

«Signor Hummel?» esclamo. Ha una faccia…Sembra fuori di sé e ha gli occhi lucidi.

Scatto in avanti. «E’ successo qualcosa a Kurt? Sebastian ha fatto qualcos’altro? Gli spezzo le ossa

Il signor Hummel mi fissa per un secondo – potrebbe essere spaventato dal mio essere parecchio protettivo nei confronti di suo figlio? Mi sa di – ma poi il suo viso si apre in un sorriso e riesco a tranquillizzarmi.

«Per prima cosa, Blaine, smettila di chiamarmi “Signor Hummel”, mi fa sentire ridicolo» dice, avvicinandosi al letto timidamente.

Sorrido imbarazzato.

«Ok…Burt»

 

La mamma gli fa un sorrisone.

«Vado a prendere del caffè. Lei ne vuole?»

Burt sembra sorpreso da tanta cordialità, ma mia madre è una donna dolcissima.

«Oh, volentieri» dice, grato.                                                                                                               

 

Il padre di Kurt continua a sorridere, poi sembra ricordarsi il misterioso motivo della sua visita improvvisa – e vi assicuro che non succede tutti i giorni di ritrovarsi Burt Hummel in camera propria -  e inizia a frugarsi freneticamente nelle tasche, mentre mia madre è già tornata con una tazza di caffè bollente tra le mani. Glie la porge e Burt la prende delicatamente prima di voltarsi di nuovo verso di me.

«Io…non potevamo aspettare per dirtelo» dice mentre estrae dalla tasca della giacca una busta bianca.

Gli tremano le mani.

«Ma cosa…» balbetto. Che cosa sta succedendo?

«Ecco, questa è arrivata a Kurt stamattina»

Il signor HummBurt mi allunga la misteriosa busta da sopra il letto e io mi sporgo – senza muovermi troppo, ovviamente – per prenderla.

 

Fisso prima la lettera, poi di nuovo lui, poi la lettera. Credo di essere sotto shock.

 

NYADA, c’è scritto.

 

 

«Oddio»

Burt sorride.

«Già»

«Oddio, è…è la lettera d’ammissione?» domando con un filo di voce.

«Aprila»

Obbedisco e i miei occhi – voglio dire, l’occhio sano. L’altro è bendato. Bendato, ma ci credete? – comunque, il mio occhio scorre velocemente tra le parole, fino a che non trova ciò che cercava. E’ una parolina sola, piccola e nemmeno tanto evidenziata.

Fosse stato per me, l’avrei scritta più grande di almeno di dieci caratteri e l’avrei colorata con il glitter.

E’ la parola più bella del mondo.

Finalista.

 

«Blaine, non ti muovere!» esclama mia madre con aria di rimprovero ma sempre sorridente mentre passa in corridoio. Effettivamente deve avermi visto mentre tentavo di lanciarmi verso il padre di Kurt per abbracciarlo o buttarlo per terra dalla gioia, quindi sono costretto a rimanere immobile quando dentro sto esplodendo e vorrei solo trovare un modo per saltellare in giro come un idiota.

Burt si asciuga le guance con un fazzoletto.

«Ce l’ha fatta» sussurra.

Capisco cosa prova. E lui sa che provo lo stesso.

Sì, Kurt ce l’ha fatta.

Stringo ancora la lettera tra le mani, improvvisamente incapace di fare qualsiasi altra cosa. Tutto quello che mi riesce di fare, alla fine, è alzare gli occhi su Burt e accorgermi con stupore che mi sta guardando con affetto.

Ci metto solo un istante in più a realizzare che il padre del mio ragazzo è venuto fino a casa mia solo per dirmi che suo figlio è stato preso alla NYADA. Fin qui, capite?

Vorrei che fosse mio padre.

Non ci vuole molto a rendersi conto che, se Kurt è una persona straordinaria, è perché è stato cresciuto da Burt. E non potrò mai ringraziarlo abbastanza, per questo.

«Cos’ha fatto quando l’ha letta?» domando allora, ricadendo indietro sui cuscini. Burt si siede sulla sedia di fianco al letto e si passa una mano sugli occhi.

«Oh, dovevi vederlo!» esclama, ridacchiando tra le lacrime. Ne esce fuori un suono molto buffo.  «Gli ho messo la busta tra le mani – ovviamente non l’avevo aperta -  e ha girato come un pazzo per mezza scuola, prima di piazzarsi nell’aula del Glee Club ed aprirla. E’…capisci?...sono così orgoglioso di lui»

Non riesco a smettere di sorridere come un idiota.

Non importa se andrà a New York, non m’importa. Troveremo un modo, ma deve farcela.

 

«Io…non so come ringraziarti, Burt» dico, guardandolo con gratitudine. «Sei addirittura venuto fin qui per dirmelo il prima possibile, e…»

«Ora stammi a sentire, Blaine» mi interrompe lui. «Tu sei ciò per cui Kurt lotta ogni giorno, ogni istante della sua vita. Voi, e ciò che avete. Sei stata la prima persona alla quale entrambi abbiamo pensato. Non Carole, non Finn. Tu ».

Apro la bocca per rispondere, ma le parole non vengono fuori. Sono bloccate in gola insieme alla sorpresa e probabilmente la commozione.

Sto per piangere, dannazione.

 

«Grazie» gracchio alla fine, cercando di sporgermi verso di lui per fare qualcosa, non lo so, tipo stringergli la mano o abbracciarlo.

«Non ti muovere, tranquillo» dice Burt sorridendo e asciugandosi per l’ennesima volta gli occhi.

Sono qui nella mia camera con una benda all’occhio, sull’orlo delle lacrime, con Burt Hummel.

E, potete crederci o meno, sono felice.

La preoccupazione per l’operazione se ne è andata non appena ho avuto la lettera tra le mani.

Finalisti. NYADA.

Ce l’hai fatta, Kurt.

 

 

«E’ tardissimo, devo andare a prendere Carole al lavoro! Devo dirle di Kurt!» esclama Burt all’improvviso dopo aver buttato un’occhiata distratta all’orologio – e dopo avermi detto le parole migliori che un fidanzato vorrebbe sentire, diciamocelo.

Salta su dalla sedia e io mi sporgo di nuovo dal mio piccolo nido di cuscini per porgergli la lettera della NYADA, di nuovo richiusa nella sua busta.

Lui scuote la testa.

 

«No, tienila tu, tanto scommetto la mia macchina che Kurt si lancerà qui appena uscirà da scuola»

Ritiro la mano e appoggio la lettera sopra al comodino, sospirando.

«Beh, passa una buona giornata e riguardati»

«Grazie, lo farò»

 

«Burt?» domando quando lui è già sulla porta della mia camera. Burt si gira e mi sorride.

«Sì, Blaine

Sospiro.

«Anch’io sono orgoglioso di Kurt»

Voglio che lo sappia. Voglio che sia consapevole del fatto che suo figlio è la cosa migliore che mi sia capitata in tutto questo tempo.

«Sì. Lo so»

 

 

*

 

 

Kurt scoppia a piangere nell’esatto istante in cui varca la soglia della mia camera. Scatto in avanti per andare ad abbracciarlo, baciarlo e Dio solo sa cos’altro, ma lui sorride, accecato dalle lacrime, e mette le mani avanti a sé sventolandomele praticamente in faccia mentre si avvicina barcollando.

«Oh, Blaine, dai, tranquillo, non ti muovere

 

Oh, al diavolo.

Mi lancio verso di lui letteralmente di peso trascinandolo a terra insieme a me - e alla mia benda - e gli prendo il viso tra le mani.

«Ti amo. Lo sai, vero?»

Ce l’hai fatta, Kurt.

 

 

   
 
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