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Autore: Erestor    06/02/2012    15 recensioni
...Si era sempre chiesta che significato avesse la mezzanotte, l'ora fatale, l'ora in cui mostri e demoni fanno la loro comparsa.... ancora oggi non sapeva darsi una risposta ma era certa che doveva averne senz'altro uno visto che lui l'aveva scelta...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si era sempre chiesta che significato avesse la mezzanotte, l'ora fatale, l'ora in cui mostri e demoni fanno la loro comparsa....  ancora oggi non sapeva darsi una risposta ma era certa che doveva averne senz'altro uno visto che lui  l'aveva scelta.

L'odore dolciastro dello zucchero filato, le luci di mille colori e le risate dei bambini confuse nel chiacchiericcio vivace degli spettatori, mal si abbinavano alla costellazione di amarezza che segnava la sua esistenza, un amaro color pece che aveva finito per risucchiare avidamente ogni cosa bella e colorata che la vita le aveva generosamente donato.

Non aveva bisogno di fare il biglietto; nessuno glielo aveva mai controllato, nessuno le aveva mai neppure parlato... era come se lei non esistesse. Entrò dunque nel tendone e si sedette al solito posto, ne troppo vicino ne troppo lontano, posizionò accuratamente la borsetta sulle ginocchia ed attese in silenzio che l'afflusso della gente sulla tribune si arrestasse.
Improvvisamente le luci in platea si spensero accompagnate dal vociare divertito di approvazione ed il suono festoso delle trombe annunciò l'inizio di un copione a lei fin troppo noto.

Non poteva fare a meno di gioire sentendo l'acclamazione del pubblico stupito dopo ogni numero ed anche se conosceva dello spettacolo ogni trucco e dettaglio non riusciva a staccare gli occhi dal palcoscenico . 
Giunse infine il numero dell'incantatore..... era stata lei stessa a volere che fosse messo al termine dello spettacolo in modo da lasciare  nelle menti dei presenti quella sorta di scetticismo e al tempo stesso di venerazione che ad ogni artista deve essere attribuita.

Perchè il circense non è solo una persona educata a fare esercizi per altri impossibile ma è il simbolo, la porta di confine tra realtà ed illusione, l'icona che rappresenta il desiderio sommesso di ogni uomo di superare i propri confini andando oltre ciò per cui la natura lo ha creato.
 La giovane artista che si stava vibrando in aria sotto gli occhi sbigottiti di tutti, sembrava ricalcare perfettamente tale ideale. Non dimostrava più di sei anni eppure si muoveva in maniera perfetta, molto meglio di quanto lei nella sua carriera avesse mai anche solo sperato di fare. Volteggiava con sicurezza ma senza superbia perchè si sa, la paura è la madre della grandezza.  La razionalità difficilmente riusciva a spiegare un'esibizione come quella, era qualcosa di aureo ed impossibile e nella esecuzione i suoi movimenti sembravano come disegnare una parola:

 "M-I-R-A-N-D-A"

La donna si alzo in piedi applaudendo con tutta la forza che aveva nella mani... era così che ogni spettacolo doveva finire eppure le sue labbra era lievemente incurvate  in un'espressione di dissenso perchè lei sapeva quale sarebbe stato il reale epilogo. Un epilogo color rossastro che nato da una piccola fiammella, circondò l'intero palco  generando un incendio che imprigionò al suo interno tutti i circensi.
Li sentiva urlare mentre le loro carni bruciavano, tendere le mani rinsecchite in cerca di un qualsiasi appiglio per  salvarsi, per sfuggire da quell'inferno ma nessuno li aiutava anzi si rese conto di trovarsi in un tendone deserto.
Solo in prima fila una spettatrice; teneva tra le braccia un neonato avvolto in una coperta rosa e fissava  compiaciuta le fiamme... accanto a lei la tanica vuota di benzina. Mentre in fuoco ingordo di anime ogni bellezza distruggeva, la piromane si volto verso di lei:
"L'ho fatto solo per mia figlia, ti ho salvata Celia!"
Parole accompagnate da una risata sadica e per le quali la donna non riuscì a provare altro che compassione, compassione per la se stessa che aveva distrutto il suo circo, la sua famiglia e tutto ciò che aveva di più caro. Quel mondo fatto di continui spostamenti, fatica ed incessanti allenamenti avrebbe reso di certo infelice la sua bambina, l'avrebbe fatta soffrire e solo cancellandolo l'avrebbe resa libera. Ma legare le ali ad un uccello non è sufficiente per toglierli la voglia di spiccare il volo e talvolta abbandonare questo mondo viene ritenuto un supplizio meno severo che essere costretti a vivere senza poter sbattere le ali al vento fresco d'autunno.

Forse solo questo può spiegare gli eventi tragici che seguirono a quella sciagura; la mente umana  è compressa e dominata da meccanismi a volte distorti ed irrazionali e solo il subentrare nella sua  psiche di uno di essi può giustificare l'affido della piccola al padre perchè se lui era stato in grado di ingannare la morte allora forse c'era speranza anche per lei.
E tutte le volte il sogno terminava con la vista dei corpi roventi del suo uomo e della giovane artista sua figlia che la fissavano con sguardo inquisitore.... non c'era bisogno di parole perchè lei sapeva che quella era la sua punizione, l'eterna espiazione dei suoi peccati ed allora urlava, urlava con tutto il fiato che aveva in corpo finchè  il primo raggio di sole non le sfiorava il viso

"il circo apre al tramonto
e chiude all'alba"

ed allora capiva che le erano state concesse altre 12 ore di tregua al suo castigo.


  
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