Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: BlackLuna    07/02/2012    3 recensioni
Un uomo e sua figlia. Una strega bianca che silenziosa veglia sulla notte. Nata come prologo di una storia mai finita, ho pensato di postare questo racconto molto breve perchè potrebbe essere una storia a sé.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


LA LEGGENDA DELLA STREGA BIANCA
 


Si dice che ci fosse una strega a Fairhill. Di quelle con i capelli lunghi e bianchi, la pelle bianca come il latte e gli occhi con una innaturale sfumatura rossastra. Una strega albina. Si raccontava che avesse barattato i suoi colori, la sua stessa essenza, con dei poteri demoniaci con il diavolo. E il diavolo si era appropriato di tutto, lasciandola bianca come un foglio di carta ancora da scrivere e si affacciava al mondo esterno per mezzo dei suoi occhi.
La strega era nata e cresciuta, aggirandosi per la casa del padre, Casa Eavil come un fantasma che cerca pace. Non poteva uscire, perché era troppo sensibile ai raggi del sole se diretti sulla pelle. Lei viveva in casa, guardava il mondo attraverso le finestre.
 Nelle notti d’estate, con la finestra aperta, si sedeva sulla sua sedia a dondolo e si dondolava avanti e indietro pettinando una delle sue bambole e canticchiando una melodia inventata da lei. Il suo canto calava come un velo sulla città, si insinuava nelle case e penetrava nella mente delle persone addormentate.

I problemi cominciarono quando Emily, questo era il suo nome, aveva undici anni. Suo padre, un uomo strano e malinconico, musicista di fama e uomo felice prima della nascita di sua figlia, e della relativa morte di sua moglie, aveva perso ogni sorta di ispirazione e ogni volta che si sedeva al pianoforte le sue dita volavano sui tasti, senza però creare nulla di soddisfacente. Gira e rigira  finiva sempre col suonare sempre e solo la cantava Emily e girandosi, adirato e seccato, se la ritrovava davanti, nel suo incredibile pallore e gli occhi rossi che brillavano alla luce della candela. La guardava li, ferma con la sua bambola in mano nella penombra e sembrava veramente un fantasma, e questo nel profondo lo terrorizzava, anche se non voleva ammetterlo.
Quella bambina, il modo in cui lo chiamava, gli faceva raggelare il sangue nelle vene. Quel suo modo di vagare per le stanze con fare assente, con la sua bambolina afflosciata in mano come un cadavere, canticchiando nenie con melodie e parole che solo lei conosceva lo inducevano a chiudersi a chiave nello studio. E puntualmente girandosi se la ritrovava davanti, come se le porte chiuse a chiave per lei non fossero affatto un ostacolo.

Una sera, dopo l’ennesimo fallimento davanti al pianoforte, dopo aver gettato nel fuoco gli spartiti, si era ubriacato  e giaceva affondato nella sua poltrona, una bottiglia di vodka in una mano, la foto della defunta moglie nell’atra.
Una lacrima gli rigava il volto.-Perché hai fatto questo? Perché hai messo al mondo quella cosa e poi mi hai lasciato da solo?Solo con quella bambina?- Si strofinò il naso e parlò a bassa voce : - Sto impazzendo, amore mio, impazzendo. Emily mi terrorizza, è la bambina più strana e spaventosa che io abbia mai visto. C’è qualcosa di malvagio nel suo aspetto…nella sua stessa voce! Non riesco più a comporre da quando c’è lei che gironzola per casa. La sento cantare nella notte…canzoni senza senso con parole inventate che si insinuano in me e non se ne vogliono andare!- riflettè un po’ su questo punto.
-Lo fa apposta! E’ una bambina cattiva, cattiva dentro. E’ colpa sua se tu sei…se ora non ci sei più. Sei morta dando alla luce un mostro che non riesco più a controllare. Mi fa paura!- forse per colpa della disperazione, forse per colpa dell’alcool gli sembrò che gli occhi della moglie nella foto si facessero più severi. – Non guardarmi così: è cattiva ti dico! L’altro mese un’inserviente è entrata in camera sua e si è messa a strillare. Urlava e urlava, correndo giù per le scale, per poco non si è rotta l’osso del collo. Piangendo mi ha detto che non poteva più stare a casa nostra, che se ne andava perché non voleva più vedere certe cose..non voleva più vedere Emily. Tremava e mi ha detto di andare a vedere io stesso cosa aveva fatto nostra figlia. Mi ha accompagnato, perché era talmente spaventata da non volere restare un solo minuto da sola.
Abbiamo salito le scale, mentre i lamenti della serva si diffondevano per la casa., e siamo arrivati alla camera di Emily. Sono lieto del fatto che non vedrai mai cosa aveva fatto!E la serva mi ha detto che non era la prima volta che vedeva certe cose! Per tutta la camera, dal soffitto  e dai mobili, le bambole penzolavano come  morte : le aveva impiccate! La nostra bambina di undici anni ha impiccato tutte le bambole che aveva! Non è una persona normale.- Ora la sua voce tremava, come se si fosse trovato nuovamente nella camera del misfatto con i corpicini che penzolavano con una corda al collo.
-Gode del dolore altrui e non ne prova di proprio. Per punirla del fatto l’ho fatta inginocchiare sui ceci essiccati e lei rideva! Premeva di più perché la divertiva sentire le ginocchia che le si laceravano, e i ceci sporchi del suo stesso sangue. L’ho rispedita in camera sua che lei ancora rideva come una matta.-
Tremante, riflettè un attimo, poi parlò lentamente, dando voce ai pensieri che da tempo l’assillavano. – Devo liberarmene, per quello che ha fatto a te, quello che ha fatto e sta facendo a me. Non sarò sereno finchè lei vivrà qui…o più generalmente fino a che lei vivrà.-
La decisione era presa : posò foto e bottiglia e si incamminò verso su per le scale, verso la camera di sua figlia. Sapeva che quello che stava per fare era qualcosa di orribile, ma non poteva andare avanti così. Era ora di farla finita.

Quando arrivò in camera la bambina stava dormendo supina, mimetizzata nelle lenzuola bianca. “Un fantasma, è solo un fantasma” pensò il padre. Afferrò un cuscino che si trovava ai piedi del letto e si avvicinò ancora. La guardò un attimo aspettandosi di provare almeno un po’di pietà per quella creatura. Invece no : non provò assolutamente nulla.
“Ci siamo” pensò e poi premette il cuscino sul volto della bambina. Emily si svegliò soffocando e cominciò a dimenare le sue braccia bianche, mentre la vita le scivolava via.
Tra i mugugni pronunciò una parola che fece vacillare  la determinazione del padre, una parola che non pronunciava quasi mai, come per dire che lei era superiore a lui. – Papà!-
Il padre , sorpreso, allentò la presa e la bambina si liberò. Emily respirò forte un po’ di volte, portandosi la mano al petto, come per assicurarsi che il cuore le battesse ancora poi il suo sguardo si fece duro, guardò il padre e il rosso degli occhi sembrò lampeggiare. Si alzò dal letto e cominciò a camminare lentamente verso di lui, la veste bianca che si muoveva dandole ancora di più l’aria di un fantasma.
Il padre si ritrovò a indietreggiare, mentre un freddo glaciale e innaturale si insinuava nelle sue ossa. – Non avresti dovuto- gli disse Emily in un sussurro roco e la sue voce fece correre un brivido lungo la schiena dell’uomo.
Emily ad un tratto si fermò, inclinò la testa da un lato come per guardarlo meglio. E poi parlò nella sua testa. E suo padre non ebbe mai tanta paura come in quel momento. La voce era quella di sua figlia, ma c’era una nota di malvagità tanto marcata da renderla irriconoscibile.
Esci dalla camera.
Anche se non fosse stata lei a ordinarglielo l’avrebbe fatto ben volentieri. Ma ciò che accadde fu qualcosa di incomprensibile. I suoi piedi si mossero come se lui non ci potesse fare niente. Camminava senza poter opporre resistenza, seguendo l’ordine che era stato pronunciato nella sua testa.
Vai sul balcone dell’ultimo piano.
Si ritrovò a salire le scale nel buio, senza poter far niente se non ubbidire. Era soltanto una marionetta impotente e i suoi fili erano nelle mani di una folle. Arrivò davanti alla porta che dava sul balcone dell’ultimo piano.
Esci!Esci fuori!
La voce si era fatta impaziente. Il padre cominciò a capire cosa volesse fare Emily. Comandò a i suoi arti di non fermarsi, di fuggire da quella maledetta casa. Ma non rispondevano più a lui ora. Uscì sul balcone e la voce gli ordinò di sporgersi. Gli si gelò il sangue nelle vene.
Gettati di sotto, cadi come un sacco! Giù, giù, giù!!
Diede l’ordine canticchiando la sua canzoncina e l’uomo scavalcò la ringhiera.
-No, no!!- disse a se stesso, alla figlia, ai suoi piedi, al mondo intero .Ma nessuno lo sentì.
Si lasciò cadere. Quei pochi secondi di caduta gli sembrarono eterni, mentre il ciottolato che portava alla porta principale si avvicinava. Morì sul colpo non appena la sua testa colpì le pietre. Il grido che aveva lanciato era stato coperto dalle campane del paese, che rintoccarono dodici volte. 
Da quel momento in poi Emily rimase da sola. Lei, come un fantasma inquieto, e la sua casa. Nessuno era riuscito a prenderla quando avevano trovato il cadavere del padre disteso sul suo macabro letto cremisi., perché chiunque entrasse in casa non ne usciva più. Da vivo.
Qualche anno dopo, quando Emily era sedicenne, era stato mandato un prete per tentare un esorcismo. Dopo qualche minuto era stato visto uscire sul balcone a petto nudo, una croce intagliata nel suo stesso petto e il coltello che l’aveva fatta ancora grondante di sangue nella sua mano sinistra. Dopo aver armeggiato con una corda sulla ringhiera si era impiccato davanti ai volti sbalorditi della polizia e dei curiosi.

Era quindi veramente una strega quella in casa Eavil. Quando i cittadini arrivarono a questa conclusione decisero che non avrebbero mai più nominato la casa e la strega bianca. Non avrebbero parlato degli strani avvenimenti né delle persone morte in quella casa, e neanche di chi di tanto in tanto spariva come se non fosse mai esistito.
Venivano visti, soprattutto bambini, camminare in una stato di trans verso la casa, mentre il canto della strega bianca si diffondeva per le vie del paese come nebbia.
Dicevano che chi spariva se n’era semplicemente andato. Caso chiuso.
La strega di casa Eavil non esisteva.
Invece esisteva, esisteva eccome.  


  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: BlackLuna