Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: nuvolenere_dna    07/02/2012    20 recensioni
[Ambientata dopo la saga di Majin Bu]
Il mare calmo e increspato si rifletteva nei suoi occhi azzurri, fondendosi con essi in un abbraccio ancestrale e portatore di serenità. Bulma ricercava quella tranquillità, quella pace, da molti giorni. La brezza leggera e il fruscio rilassante delle onde avevano gradualmente ripulito i suoi pensieri dall’angoscia e dall’inquietudine. Si trovava seduta su quella spiaggia da ore, inconsapevole di essere osservata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora, premetto di non avere mai scritto niente di questo genere, e comincio a capire il perché. Non credo di essere tagliata per le scene dolci e tristi e romantiche. Ho sempre e solo scritto cose estremamente drammatiche, tristi e angoscianti tendenti all’angst, ma ho voluto provarci lo stesso, su insistenza di una mia cara amica che sembra apprezzare le fiction leggermente fluffose (?) :D
Spero vivamente di essere rimasta IC, altrimenti potete linciarmi.
Consideriamolo un esperimento, anche perché io non sono per niente  molto soddisfatta di questa fiction.
La storia è ambientata un annetto dopo la fine della battaglia contro Majin Bu: Vegeta è finalmente ritornato a casa, ormai epurato dalla malvagità, e ha ripreso la sua tranquilla (??) vita matrimoniale con Bulma.
Mi piacerebbe ricevere un vostro parere.
Buona lettura.
 
Le Onde
 

[ Il mare spesso parla con parole lontane, dice cose che nessuno sa.
Soltanto quelli che conoscono l'amore possono apprendere la lezione dalle onde, che hanno il movimento del cuore (cit. Romano Battaglia) ]

                             

Sul tetto ricoperto di paglia di un minuscolo bar del lungomare, chiuso in attesa dell’arrivo della stagione estiva, sedeva Vegeta, i cui piedi nudi oscillavano nel vuoto, cullati dalla brezza fresca di una primavera ancora acerba. I colori roventi e rossastri del tramonto e il sole calante avevano lentamente illuminato di tinte calde e avvolgenti quello sguardo solitamente così buio e freddo, concentrato su di una figura esile che si stagliava contro l’orizzonte.
La vedeva.
Finalmente l’aveva trovata. Poteva chiaramente scorgerla accovacciata sul bagnasciuga: le ginocchia premute contro i seni in una posizione chiusa e protettiva, il corpo sottile e delicato avvolto in uno scialle caldo e ricamato, i capelli corti e turchesi mossi debolmente dal vento.
E si concesse di guardarla come osava fare solo quando sapeva di non essere notato.
Un velo di dolcezza ricoprì i suoi occhi scuri, profondi e lievemente socchiusi.
Una sensazione che mischiava equamente tenerezza e possessività gli morse delicatamente il cuore duro e temprato: non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso, ma per quella donna, per la madre di suo figlio, provava un sentimento immenso che non avrebbe saputo definire con alcuna parola conosciuta.
 
Bulma era incinta.
Lo aveva capito immediatamente, probabilmente anche prima di lei, percependo lo svilupparsi nel suo ventre di una nuova aura. Inizialmente debole e impercettibile, tendeva a confondersi con quella della madre, ma con il passare dei giorni e delle settimane era aumentata notevolmente diventando forte e definita, attraendo così l’attenzione del Saiyan.
Poi, con il tempo, aveva notato una serie di comportamenti inusuali, come l’improvvisa avversione alle sigarette che era solita fumare in grandi quantità specialmente durante il lavoro, una maggiore attenzione nel cucinare, ma soprattutto il modo di sfiorarsi la pancia in modo inconscio e continuo.
Ma perché si ostinava a non volergli dire che aspettava un bambino?
Vegeta se lo era chiesto fino allo sfinimento, notando lo sguardo sfuggente ed evasivo della donna quando la fissava insistentemente come a voler capire il perché dei suoi strani atteggiamenti.
E poche ore prima l’aveva sentita entrare silenziosamente nella loro camera da letto, chiudere qualcosa a chiave in un cassetto e andare via, urlando frettolosamente alla madre che sarebbe ritornata in serata e che non aveva piacere di ricevere telefonate. I suoi passi veloci e agitati erano risuonati come un terremoto nella grande casa silenziosa, la cui porta venne sbattuta con veemenza.
Dopo aver forzato la serratura, ormai preoccupato e incuriosito, si era ritrovato fra le mani un referto medico che, come si aspettava, confermava la gravidanza e includeva un’ecografia. La esaminò con attenzione, mentre gli occhi gli tremavano per l’emozione, e lesse su uno dei fogli qualcosa di inaspettato.
Una bambina.
 
Per il popolo Saiyan, aggressivo e dedito alla guerra, le donne erano esseri inferiori: avere una figlia femmina era considerato un disonore, perché inutile nel combattimento e incline ai sentimentalismi. La maggior parte di esse non arrivavano neppure a conoscere il loro padre, venendo abbandonate a se stesse e finendo a prostituirsi per poter vivere, mentre solo una piccola parte di loro intraprendeva allenamenti estenuanti al fine di essere considerata alla pari dei maschi, condannandosi così ad una probabile vita di insoddisfazione e continue discriminazioni.
Che cosa avrebbe mai potuto fare il Principe dei Saiyan con una femmina?
Avrebbe dovuto sentirsi deluso e frustrato, ma inaspettatamente una strana e curiosa immagine si fece largo tra i suoi pensieri: una creatura che gli tendeva le mani piccole e morbide, dolce, delicata, dalla labbra piccole e carminie, dagli occhi turchesi come quelli di Bulma e di Trunks.
 
Non poté impedirsi di pensare alla nascita di Trunks. Un senso di colpa assopito si risvegliò improvvisamente: non aveva assistito ai suoi primi passi, alle sue prime parole, ai primi anni della sua vita. Non aveva avuto alcun interesse in quel bambino, lurido mezzosangue dai capelli lilla e dai lineamenti teneri, che lo scrutava con quegli occhi chiari e decisi, visibilmente incuriosito dalla sua aura potente e intrisa di malvagità. Lo aveva disprezzato nel profondo, rifiutando di essere suo padre, evitando ogni genere di contatto con lui, limitandosi a scacciare con disgusto quelle manine che a volte gli afferravano le caviglie e ignorando quelle parole imperfette e infantili che cercavano di definirlo.
Il rapporto con Bulma si era incrinato già dalla gravidanza, nella quale lui le aveva fatto chiaramente capire come stavano le cose: per lui era stata solo una relazione di sesso ed era un problema suo se era rimasta incinta, non aveva la benché minima intenzione di occuparsi del neonato.
Vegeta ricordava con straordinaria nitidezza la delusione e il senso di tradimento allargarsi nei suoi occhi colore del mare e lacrime incredule e rabbiose bagnare copiose il suo volto; dopo quasi dieci anni sarebbe stato ancora in grado di descrivere con precisione l’espressione indecifrabile che i suoi tratti femminili e delicati avevano assunto quando le aveva comunicato con freddezza che sarebbe partito per lo spazio e non avrebbe probabilmente più fatto ritorno.
Con gli anni, aveva costruito con quel figlio in principio rinnegato un rapporto essenzialmente basato sul reciproco allenamento: combatteva con lui ogni giorno, ammirando i suoi miglioramenti, guardando la sua  corporatura infantile rafforzarsi sempre di più, sentendosi fiero di avere una progenie degna del sangue nobile che gli scorreva nelle vene.
Il lottare quotidianamente non era altro che un mezzo, una splendida occasione per guardarsi, studiarsi, esaminarsi a vicenda, imparando ad amarsi: lo sguardo di Trunks si era plasmato nel suo, inglobando e facendo propri l’orgoglio, la forza e il rigore così tipici del padre. Ma Vegeta non era stato mai espansivo con lui, nonostante gli volesse bene, eccetto quell’ultimo abbraccio carico di affezione timida e inconfessata. Lo aveva fatto perché, ormai convinto che non l’avrebbe più rivisto, aveva sentito l’estremo desiderio di fargli capire quanto fosse indissolubilmente legato a lui.
 
Con lei sarebbe stato tutto diverso. Non avrebbe potuto instaurare con il nascituro un rapporto fisico e violento, peculiare della sua razza, perché era una femmina.
Che cosa avrebbe potuto offrirle? Da essere rude e insensibile quale era, come avrebbe fatto a prendersi cura di una bambina? Vegeta aveva un’inespressa e segreta paura di essere inadeguato per quel ruolo.
Provando ad immaginare una neonata nell’aspetto uguale a Bulma che appoggiava le morbide braccine intorno al suo collo muscoloso e lo riempiva di umidi baci sulle guance chiamandolo papà, percepiva un senso di disagio sempre crescente: nonostante tutto lui rimaneva il Principe dei Saiyan e non si sarebbe lasciato ad andare a certe insulse sdolcinatezze, di questo era certo.
Ma l’insicurezza non intendeva lasciarlo in pace: e se avesse sbagliato ancora? E se, ancora una volta, non fosse stato un buon padre? E se avesse nuovamente deluso Bulma? Era questo a preoccuparlo maggiormente, perché nelle profondità più recondite del suo essere sapeva che doveva pur esserci un motivo se Bulma non gli aveva ancora detto di essere incinta, e aveva paura di sapere quale fosse.
 
Vegeta chiuse gli occhi, mentre si portava le gambe al petto, pensieroso.
Indipendentemente dalle sue paure, dai suoi pregiudizi, dal suo passato, da tutto, questa volta ci sarebbe stato. Niente e nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea.
Sarebbe stato l’orgoglioso padre di una bambina.
Riaprì lentamente le palpebre, notando con un vago senso di tristezza le spalle della donna cominciare a contrarsi ritmicamente: Bulma stava piangendo.
- Non sai fare altro che farla soffrire – si disse, rabbioso, mentre i suoi piedi incontravano bruscamente la sabbia tiepida e umida della spiaggia.
 
 
*
 
Il mare calmo e increspato si rifletteva nei suoi occhi azzurri, fondendosi con essi in un abbraccio ancestrale e portatore di serenità. Bulma ricercava quella tranquillità, quella pace, da molti giorni. La brezza leggera e  il fruscio rilassante delle onde avevano gradualmente ripulito i suoi pensieri dall’angoscia e dall’inquietudine. Si trovava seduta su quella spiaggia da ore, inconsapevole di essere osservata.
E così, era di nuovo incinta.
Scoprirlo non era stata affatto una sorpresa: aveva smesso di prendere la pillola durante la battaglia contro Majin Bu; la cosa davvero inaspettata era quella di avere, di nuovo, un tale coinvolgimento emotivo. Era intimamente felice di avere un altro bambino, di concretizzare ancora una volta il suo amore per quell’uomo burbero e chiuso che rappresentava tutto il suo mondo; era tremendamente orgogliosa di portare in grembo la progenie del Principe dei Saiyan, da sempre temuto per forza e tenacia.
Lo aveva lentamente cambiato, strappandolo dalle tenebre della sua esistenza con pazienza e dolcezza, scontrandosi tante volte con la sua indifferenza, con il suo odio, con la sua irrefrenabile voglia di umiliarla e ridurla ad un nulla privo di importanza. Con fatica e impegno era riuscita a liberare i suoi sentimenti, serrati da immaginari forzieri dalle mille serrature, arrivando così a vedere quell’uomo nella sua complicatezza, nella sua malinconia, nel suo essere così dannatamente orgoglioso e burbero.
Lo amava. Amava la sua imperfezione.
 
Si toccò il ventre con tenerezza.
Non glielo aveva ancora detto. Si era chiesta il perché tante volte, per poi rispondersi con una spiacevole amarezza: aveva semplicemente paura.
Vegeta era profondamente cambiato, ma nonostante ciò non riusciva a cancellare completamente l’indelebile ricordo della sua gravidanza solitaria, ignorata e abbandonata da quell’uomo che aveva addirittura riso dei suoi sentimenti, definendoli “stupidaggini terrestri”. Aveva ancora chiaro in mente il suo sguardo gelido e sarcastico che aveva vagato sul suo corpo ridicolmente rigonfio per poi girarsi, completamente indifferente al suo destino e a quello del suo bambino.
- Ma ora è diverso. – continuava a ripetersi, pensando al rapporto solido che si era costruito negli anni fra Trunks e suo padre e non solo: anche la loro relazione era evoluta e migliorata notevolmente. Bulma si ritrovò a pensare al corpo del Saiyan che quasi ogni notte si addormentava avvolgendola in caldi e pregnanti abbracci, ben differenti da quella gelida lontananza che seguiva i loro primi occasionali incontri notturni.
Bulma era ormai razionalmente convinta che il marito la amasse. Per anni ne aveva dubitato, ma quando aveva avuto notizia del suo sacrificio ogni esitazione l’aveva definitivamente abbandonata: non appena lo rivide, di ritorno dall’Inferno, non riuscì a trattenere delle lacrime di commozione nell’incontrare i suoi occhi neri sfuggenti ma emozionati.
Aveva speso moltissimo tempo ed energia nel tentare di seppellire quel passato doloroso e acerbo che avevano alle spalle, e proprio adesso questi fantasmi avevano ritornato a tormentarla.
E se l’avesse abbandonata ancora? Come avrebbe fatto?
- Mi rialzerò sulle mie gambe – si rispondeva orgogliosamente, ma alla sola prospettiva di separarsi da lui si sentiva mancare il fiato. Inoltre, quella stessa mattina, era arrivato il colpo di grazia: aspettava una bambina. Come avrebbe reagito il guerriero e sanguinario Principe dei Saiyan alla notizia di avere una progenie femminile, probabilmente disinteressata al combattimento?
E così, essendole momentaneamente mancato il coraggio di dirglielo, si era decisa a prendersi una giornata per riflettere in solitudine.
Distese le gambe di fronte a sé, lasciando che i piedi nudi si immergessero nell’acqua gelida del mare, beandosi di quel contatto fresco e naturale. I suoi occhi incontravano il sole all’orizzonte, timido e bruciante:  i suoi ultimi raggi la riscaldavano, insinuandosi nelle pieghe dello scialle che indossava, e accarezzavano con una strana luce calda la sua pelle nivea e delicata. Si riscoprì a guardare le piccole nuvole bianche che costellavano qua e là il cielo rossastro.
Amava quella brezza fresca che le scompigliava i capelli e avrebbe voluto rimanere lì per sempre.
 
Una strana malinconia mista a contentezza colmò lentamente il suo cuore. Si sentì improvvisamente molto sciocca per non avergli confessato di essere incinta. Non la avrebbe certamente abbandonata:  si stupì addirittura di averlo pensato. Vegeta sarebbe rimasto con lei, sarebbe certamente stato un bravo padre anche per una figlia femmina, esattamente come aveva imparato ad essere un buon marito, seppur burbero e dal carattere oscuro.
Del resto, nessuno lo conosceva come lei, nessuno aveva nemmeno la pallida idea di quanto teneri potessero essere i suoi baci, di quanto la sua voce sarcastica e decisa potesse ridursi in un sussurro armonioso e delicato mentre facevano l’amore, di quanto le sue carezze potessero rivelarsi lievi e premurose.
- Come vorrei che tu fossi qui. – si ritrovò a pensare con nostalgia, e lacrime di dolcezza e tristezza cominciarono a scendere lentamente sulle sue guance. Sgranò gli occhi umidi e alzò il viso, ricominciando a fissare l’orizzonte, mentre piccoli e impercettibili singhiozzi la scuotevano.
 
*
 
I passi di Vegeta lasciavano visibili impronte sulla superficie della spiaggia. La sabbia tiepida si insinuava fra le sue dita nude e si plasmava contro i suoi piedi grandi e resistenti, donandogli una piacevole sensazione di calore. Camminava lentamente, e ogni metro in meno che lo separava da quella donna, dalla sua donna lo rendeva sempre più sicuro della propria decisione: non avrebbe permesso a se stesso di farla soffrire ancora.
 
Bulma percepiva i suoi passi, o forse era solo il frutto della sua immaginazione. Il suo desiderio di avere accanto Vegeta in quel momento era così forte da indurla a sentire la sabbia dietro di lei muoversi lievemente, come conseguenza a passi lenti e profondi che si avvicinavano sempre di più.
Non si girò, perché aveva paura di infrangere le sue stesse illusioni, di ferire i propri occhi umidi e speranzosi con il vuoto.
 
*
 
Vegeta si avvicinò lentamente a lei e si sedette alle sue spalle, lasciando che il proprio respiro caldo e regolare le solleticasse la nuca. Dopo essersi sfilato silenziosamente la camicia grigia che indossava sbottonata su una dolcevita nera aderente, coprì con decisione le spalle della moglie, scosse dai tremiti. In quel tentativo di riscaldarla posò le  mani sulle sue spalle, sentendo il corpo di lei irrigidirsi per la sorpresa e la meraviglia.
Bulma aveva spalancato gli occhi, improvvisamente asciutti, mentre il suo cuore si riempiva di un sollievo profondo e di una timida felicità. Avrebbe riconosciuto il suo modo di toccarla fra milioni.
Vegeta era lì. Per lei.
Il profumo virile e muschiato del marito, ormai familiare come la casa in cui era nata e cresciuta, le aveva immediatamente riempito le narici, cullandola, mentre i suoi occhi ricominciavano lenti e commossi a stillare rare lacrime di una malinconica gioia.
Le mani di lui, allontanatesi bruscamente dalla sua schiena, si insinuarono con lentezza sotto la sua maglia, per accarezzare finalmente la sua pancia gravida e nuda con una dolcezza inaudita, estranea al loro abituale modo di rapportarsi. I suoi polpastrelli assaporavano ogni centimetro di quella pelle tenera, celante quel misterioso e straordinario antro di vita, stringendola piano, prestando cura e attenzione nel non farle male.
Bulma si affrettò a raggiungerlo, incrociando le proprie dita piccole e tiepide alle sue.
- Lo.. lo s-sai, vero? – mormorò semplicemente tra i singhiozzi.
- Sì. – sussurrò lui, mentre le sue labbra si posavano sulla nuca scoperta dallo scialle, dove si chiusero in un tenero e silenzioso bacio – E’ una bambina. –
 
Il silenzio calò tra i due: un silenzio complice, familiare, per nulla imbarazzante. Bulma si era lasciata andare fra le braccia del marito, che continuava ad accarezzarle il ventre, come suggello imperituro e definitivo del loro amore, della sua nuova paternità. Tutti i suoi dubbi si erano rivelati insensati e vani, non aveva avuto alcun senso preoccuparsi. Il battito del cuore del Saiyan era calmo e regolare: Vegeta sembrava tranquillo e, dal modo in cui aveva permesso al suo naso lievemente all’insù e alle sue labbra strette di rifugiarsi nell’incavo del collo caldo e accogliente di lei, estremamente sereno e rilassato.
Stufo della posizione scomoda e contratta in cui si trovava, aprì e distese le gambe intorno a quelle della donna, ritrovandosi a sfiorare i suoi piedi piccoli e smaltati con i propri.
 
Poi arrivarono le onde fredde e spumose del mare, che finalmente accarezzarono anche lui.
E ritirandosi nel richiamo irresistibile del mare scuro e assonnato, inabissarono nella sabbia scura e impregnata d’acqua i loro talloni come per incatenarli, vicini e intrecciati.
 

*
  
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: nuvolenere_dna