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Autore: Hotaru_Tomoe    16/09/2006    10 recensioni
Gojyo riflette sul suo legame di amicizia con Hakkai.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Sha Gojio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimers: Saiyuki e i suoi personaggi appartengono a Minekura-sensei.

Questa one shot è simile a “Gomenne”, anch’essa è un racconto introspettivo che riflette i pensieri di Gojyo su Hakkai e sul loro legame di amicizia (e quindi spero di far felice Imooto ^^). Ma le similitudini finiscono qui, perché questa è ambientata durante lo scontro tra Hakkai in forma demoniaca e Seiten Taisei, che si trova dal capitolo 16 al 19 della saga “Even a worm”, mentre i dialoghi dell’episodio di Banri (in parte ripresi, in parte inventati di sana pianta) sono sul IV volume del Reload, tutti episodi inediti in Italia, quindi occhio allo spoiler!
Approfitto per ringraziare chi ha lasciato commenti nella fic “Gomenne”, in particolare Sandy90: grazie per l’avviso! Questa volta mi sono ricordata di mettere l’avvertenza spoiler! ^^
Ringrazio il sito Saiyuki.it per aver pubblicato i capitoli 16 e 17 della saga in italiano: è stata proprio la frase di Hakkai mentre si sfila i limitatori, tradotta in italiano, ad ispirare questa fic. Quindi senza il loro lavoro questa storia non sarebbe mai nata, o probabilmente sarebbe stata molto diversa.

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A BOND

“Nel deserto, quando mi chiese di fermarlo, non feci nulla. Neppure io ebbi fiducia in me stesso, quella volta. Se… se io dovessi perdere il controllo… ti prego di fermarmi tu, Gojyo.”
“Hakkai…?” ti ascolto incredulo mentre pronunci queste parole. Non posso credere che tu voglia fare davvero quello che penso.
E invece sì: lentamente porti la mano al tuo orecchio sinistro per toglierti i limitatori.
Porca troia, alt un attimo! Ma sono tutti usciti di senno? Prima quel bonzo corrotto buono a nulla schizza via come se nulla fosse, mentre la scimmia è a terra in fin di vita (e quando si ripresenta davanti a me, mi sente… oh, se mi sente!).
Poi, come se non avessimo già abbastanza guai con il Sentei Taisei, Hakkai se ne esce, serafico e tranquillo come sempre, con questa idea suicida. Non ti sembra di chiedermi un po’ troppo, amico mio?
Istintivamente gli afferro il braccio con forza, allontanandolo dall’orecchio.
Cazzo, riflettiamo un attimo, parliamone!
I nostri sguardi si incrociano: nei tuoi occhi verdi non c’è ombra di dubbio, sei assolutamente deciso a farlo. Allora lentamente ti lascio libero dalla mia stretta. Ho capito: non c’è tempo per discutere, se Goku non viene fermato alla svelta, finirà per distruggere questo villaggio e con le nostre attuali capacità non possiamo fare nulla contro la sua devastante potenza. L’abbiamo già detto, no? Non è questo il momento per avere esitazioni.
E d’altronde, quando si fa una pazzia, la si fa sino in fondo. Altrimenti, che gusto c’è?
Sfili un limitatore dall’orecchio e poi l’altro. Sembri avere un momento di esitazione e ti rivolgi a me con il tuo sorriso mite: “A dire il vero, non è che abbia molta più fiducia, questa volta...”
Beh, se hai ancora voglia di fare lo spiritoso, vuol dire che c’è qualche speranza di uscire da questa situazione di merda.
“Scherza pure… piuttosto, vedi di non strafare come tuo solito. Cerca solo di bloccare i suoi movimenti e io gli rimetterò il diadema, ci siamo capiti?”
Mi limito a dirgli questo. Ma mentre si sfila l’ultimo limitatore e me lo porge, sfioro deliberatamente le sue dita: Sii prudente, Hakkai. Non farti ammazzare.
Nel frattempo la scimmia si è sbarazzata di quel gigante di Gato e punta dritto verso Hazel. Il pretino è paralizzato dal terrore. Ben gli sta, così impara a voler fare l’eroe salvifico a tutti i costi.
Non viene colpito, perché il ki di Hakkai scaglia il Sentei Taisei lontano. Non gli ha fatto alcun danno e me lo aspettavo: non poteva essere così semplice. Però la scimmia è stupita ed è sulla difensiva, forse è un buon segno. O forse sta solo bluffando. Ma in questa situazione, posso solo sperare che non sia così; non abbiamo molto altro a cui aggrapparci.
“Hakkai, anche tu mostri il tuo vero aspetto di demone?” chiede un esterrefatto Hazel.
Mi porto in vista del prete e del suo taciturno servitore, facendo tintinnare il mio shakujo. Bello mio, non ci pensare nemmeno ad approfittare della battaglia tra Hakkai e Goku per tentare di eliminarli. Sarebbe una pessima idea.
Credo che l’abbia capito, perché si fa da parte senza protestare. Persona saggia, il pretino.
Ora è tutto nelle tue mani, Hakkai.
La battaglia per ora si mantiene alla pari: la scimmia riesce a riprendersi in fretta dai colpi inferti da Hakkai, assorbendo lo spirito della Madre Terra, ma Hakkai gli sta tenendo testa e il suo demone-pianta è qualcosa di veramente straordinario a vedersi.

Ricordo come se fosse ieri la prima volta che vidi Hakkai senza limitatori in azione: venne in mio aiuto mentre ero prigioniero dei “creditori” di Banri e stavo per fare una brutta fine. Ero quasi certo che ci avrei rimesso le penne quella volta: nessuno sapeva dove ero andato e ad Hakkai avevo detto che la faccenda non lo riguardava, quindi se ne restasse a casa, quindi ero assolutamente convinto che non sarebbe venuto: all’epoca non nutrivo grandi aspettative, né in me stesso, né tanto meno negli altri, umani o demoni che fossero. Perciò ci rimasi di stucco quando lo vidi comparire sulla soglia, con i pantaloni inzuppati d’acqua e l’espressione più calma e innocente del mondo stampata sul volto. E quando un demone gli chiese chi diavolo fosse e perché fosse lì, lui con quella espressione gli rispose candidamente che era solo venuto a portarmi l’ombrello, perché pioveva.
“Che cosa ci fai qui? - lo apostrofai piuttosto rudemente - sbaglio o ti avevo chiesto di non immischiarti in questa faccenda?”
“Lo so - rispose lui sospirando - infatti lungo tutto il tragitto non ho fatto altro che ripetermi che sono uno scemo, però non potevo lasciarti sotto la pioggia, dovevo ricambiare il favore.” Poi guardò i demoni che lo avevano circondato e con lentezza iniziò a sfilarsi i limitatori “A quanto pare non si può evitare di combattere… pazienza, cercherò di farmene una ragione.” Alla fine di tutto mi chiedesti perché non avevo voluto coinvolgerti… bah, di preciso non lo so nemmeno io: forse perché di bastonate nella vita ne avevi già prese a sufficienza e per esperienza personale sapevo benissimo cosa vuol dire. O forse perché se continuavo a coinvolgerti nei miei casini, difficilmente Cho Gono avrebbe potuto rifarsi una vita come Cho Hakkai. Non lo so, non sono un gran pensatore, io, né un filosofo, agisco d’istinto e faccio le cose, punto.
Intuìto il mio imbarazzo ti affrettasti a dire “Sai, il ruolo del cattivo non ti si addice proprio.”
“Forse no, ma tu non raccontarlo troppo in giro, intesi?”
“Sì, intesi.”
Mi sono spesso domandato come nasce un’amicizia. Come può accadere che due persone perfettamente estranee ad un certo punto si ritrovino unite in un legame così saldo da lasciare stupefatti, come possano, nei momenti di pericolo estremo, capirsi al volo, solo con uno sguardo, un cenno, senza tante parole, non perché tu possa appoggiarti a lui o scaricare su di lui i tuoi problemi, ma il solo sapere che c’è ti da forza e sicurezza. Forse sono tanti piccoli episodi quotidiani che, come piccoli mattoni, vanno a costruire una casa solida e indistruttibile…

Ma cosa vado a pensare nel bel mezzo della battaglia? Devo essere proprio rincretinito! Mi concentro su quanto sta accadendo: Hakkai è riuscito a bloccare a terra Goku ed ora lo sta colpendo con una serie di pugni… un po’ troppi a dire il vero e presto i pugni si trasformano in unghiate feroci. La sua – e la mia – più grande paura si sta concretizzando in questo momento: Hakkai ha perso il controllo. Non pensa più a fermare Goku, la sua mente è ottenebrata dall’anomalia che attraversa il Togenkyo, ora è solo un demone assetato di sangue, che pensa solo a distruggere e ferire. Il sangue di Goku schizza ovunque, macchinandogli la camicia e il volto. Sarò in grado di fermarlo?
Stranamente, mi sento molto fiducioso. Non nella mia forza, sia chiaro, ma nel legame che unisce me e Hakkai. Mentre corro verso di lui, cresce in me la certezza che in qualunque forma, umana o demoniaca, Hakkai non mi farà del male.
Lo afferro sotto le ascelle e lo sollevo di peso dal corpo di Goku: “Hakkai, basta così!”
Rapido come un serpente, si sottrae alla mia presa e si gira: per un attimo nei suoi occhi balena ancora la furia cieca del demone, il suo braccio si muove per colpirmi in faccia, ma io non mi sposto di un millimetro, non ce n’è bisogno. Infatti il suo braccio si ferma, a un millimetro dalla mia guancia, i suoi occhi riacquistano lucidità.
“Go – Gojyo… io…”
“Va tutto bene.” Lo rassicuro. Beh, forse ho parlato un po’ troppo presto. Lasciato libero, il Sentei Taisei ci attacca nuovamente, facendoci ruzzolare fino in fondo alla strada. Con orrore mi accorgo che il corpo di Hakkai è ricoperto di ferite e lui giace immobile sopra di me. Grido il suo nome con il cuore in gola e lui apre gli occhi: “Tieniti pronto, si è molto indebolito.”
Con un ultimo sforzo ti guardo richiamare il demone-pianta e avvinghiarlo attorno a Gato, facendogli sparare tre colpi di pistola. Quel suono paralizza per un attimo Goku, forse gli ricorda che anche Sanzo una volta attirò così la sua attenzione… non ha importanza. L’importante è che la pianta di Hakkai riesce a bloccare a terra Goku il tempo necessario perché gli rimetta il diadema. Ed ecco, come sempre, che la scimmietta cade a terra addormentata.
“Hakkai, sembra proprio che questo piano folle abbia funzionato, le ferite di Goku ora sono molto meno gravi.”
Aspetto una tua risposta, che non arriva. Allora mi giro lentamente verso di te, con un presagio di morte nel cuore: sei lì per terra sotto la pioggia, immobile e coperto di sangue.
“Hakkai…?” pronuncio il tuo nome in un sussurro, perché a quella vista, non ho più aria nei polmoni. Corro verso di te e ti tasto il polso: sei in arresto cardiaco… non è vero… ditemi che è un sogno… inizio a farti un massaggio cardiaco con tutta la forza che ho in corpo. Non so se lo sto facendo correttamente, ma il panico si è impadronito di me e cresce costantemente, vedendo che tu non reagisci.
“Non provarci nemmeno – ti urlo disperato – non farmi brutti scherzi, Hakkai. Avanti, svegliati! Svegliati maledizione! Guarda che quella volta non scherzavo, era la prima e l’ultima volta che facevo entrare un uomo nel mio letto, perciò vedi di aprire gli occhi.”
Mentre continuo il mio tentativo di rianimazione, mi tornano in mente frammenti del nostro primo incontro: la pioggia fredda e battente, il tuo corpo gettato come un sacco dell’immondizia in mezzo alla strada, i tuoi occhi verdi e quel sorriso che lessi dentro di loro. Non mi piacque per niente quel sorriso, era beffardo e sarcastico, i tuoi occhi erano di un verde così cupo che sembravano voler dire: “Uccidimi ti prego, perché non mi è rimasto nulla al mondo. La vita è un vero schifo, vero?”
Già, anche per me, tre anni fa, la vita era così schifosa da darmi la nausea. Ma in quel momento, non chiedermi perché, per la prima volta sentii il bisogno di provare a cambiarla, quella vita così schifosa. Ecco perché ti raccolsi e ti curai: perché volevo dimostrarti che tutto sommato, essere vivi era meglio della morte, perché volevo cancellare quell’ombra cupa dai tuoi occhi di smeraldo e soprattutto, salvando te, volevo salvare me stesso e dimostrare che ero in grado di aiutare, di fare qualcosa di meglio che aspettare tremante in un angolo la fine.
Non ho la presunzione di esserci riuscito completamente, ma una cosa so per certo: da quando siamo amici, per me la vita fa molto meno schifo. Perciò apri gli occhi, perché voglio sapere se anche per te è così.
Finalmente sento i tuoi polmoni che si riempiono d’aria, tossisci convulsamente e riapri gli occhi.
Sospiro di sollievo, senza ormai più forze: “Hakkai, non farmi mai più prendere uno spavento simile.”
“Scusa – trovi la forza per arricciare le labbra in un debole sorriso – anch’io mi sono preso un bello spavento……… ce l’abbiamo fatta?”
“Sì.”
“Siamo una bella coppia di incoscienti, vero?”
“Oh, senza dubbio.”
“Gojyo?”
“Mmh?”
“Qualche anno fa, se fossi morto in una situazione analoga, non me ne sarebbe importato nulla. Ma ora sono felice di essere ancora vivo.”
“Sì, non è poi così male, essere vivi.”
Specie se si ha un amico come te.

   
 
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