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Autore: Ria-chan    07/02/2012    2 recensioni
"questa sera vorrei fare un regalo, miei spettatori. Non ad una, ma a ben due persone." L’illusionista indica allora, tra la folla, la piccola Sarah che sorpresa spalanca gli occhi e si avvicina silenziosa a lui quando questi gli fa segnale di raggiungerla sul palco.
"Puoi ottenere tutto ciò che desideri, mia cara, se hai il coraggio di desiderarlo davvero" le dice il mago indicando la fenice ai suoi piedi. "Sei pronta?" Sarah annuisce e sfiora appena la cresta piumata dipinta d’arcobaleno e colori ad olio.
"Il solito trucco dell’oggetto che si desidera" pensa annoiata Celia; lei ha visto quel trucco più e più volte e ormai, sorprenderla, è davvero impossibile. Inoltre gli uomini tendono sempre a desiderare qualcosa che non hanno, un oggetto che il più delle volte non serve loro a nulla o non dona assolutamente la felicità e quando lo vedono, davanti ad i loro occhi, applaudono felici dell’illusione che è stata loro donata ma, di felice, nei loro cuori, non hanno davvero nulla.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due doni
 
Una bambina dalla pelle di luna e i capelli color del sole stringe con forza il piccolo abitino stracciato che le cinge la vita e attraversa quel cancello in ferro battuto che separa il mondo reale da quello dei sogni.
 - Non ti allontanare da me, Sarah - le avrebbe detto la mamma, se solo fosse ancora in vita, tirandola dolcemente a sé per evitare di perderla nella calca e nella folla e lei avrebbe ubbidito silenziosa; ma la mamma non c’è. Non c’è più. E Sarah si guarda intorno mentre cammina lenta, trascinandosi spaesata, strusciando a terra le piccole scarpette rotte e spalancando i grandi occhi di cielo su tutto ciò che la circonda.
“Cirque des Rêves” è riuscita a leggere di sfuggita, nella confusione e nell’assordante turbinio di adulti e bambini che ridono e si divertono come se, riportati tutti alla stessa infantile età, potessero vedere attraverso gli stessi innocenti occhi. “Circo dei sogni” insomma, o almeno questo è quello crede voglia dire. Un’insegna con parole magiche quasi quanto quel mondo nuovo, quel regno d’incantesimi che possiede e incatena la magia, quell’accozzaglia di sogni e realtà che ti travolge e ti stordisce e Sarah si chiede innocentemente –sarà un posto che regala sogni, o uno che con i sogni ci gioca?- e probabilmente lo scoprirà presto. Molto presto.
Vissuta in strada e cresciuta troppo in fretta si ripete queste parole nella mente come una preghiera - non farti incantare. Questo posto è falso. Falso come la gente che ti dice di amarti e poi fugge via, falso come l’illusione e la speranza della felicità, falso come il circo delle pulci che hai ricevuto una volta per il tuo compleanno. – Perché Sarah sa, conosce il mondo reale, la sua crudeltà, la sua malvagità e non può abbandonarsi così facilmente a effimere speranze e trucchetti ben riusciti.
E continua a camminare e vorrebbe resistere, davvero, ma non ha mai assistito a nulla di simile, non ha mai visto un uomo reggersi su dei trampoli e sfiorare il cielo, allungare piano la mano e cogliere sorridente, per poi porgerle, un frammento di stella. Non ha mai visto una donna ballare, con il suo delicato e soffice tutù, su di un filo a metri d’altezza; balla come se sotto di lei neanche il filo fosse presente, come se, leggera come e più dell’aria, le nuvole bastino a sostenerla e mentre si volta appena, volteggiando su se stessa, Sarah potrebbe giurare di aver visto due ali di cigno ornarle la schiena. Vede perfino uno sputafuoco disegnare con le sue lingue di fiamma ballerine incandescenti ed allora lei non riesce più a convincersi che quel posto non sia davvero speciale come sembra.
La magia si sente nell’aria, trasportata da un vento colorato di zucchero filato e caramelle arcobaleno: un vento leggero, sussurrante, che inebria e stupisce, incanta, accarezza i sogni e toglie il respiro e lei lo sente, adesso. Abbandona ogni freno, ogni dubbio, si lascia coinvolgere e sente il piccolo spirito rinascere e germogliare. La felicità risboccia, l’innocenza ritorna, forse per una sera Sarah può concedersi di ritornare bambina e forse quella è già la prima magia in cui s’imbatte. Avanza allora ancora un po’, meno spaventata, meno restia e più entusiasta: sul suo volto si allarga un sorriso e i suoi occhi scintillano. Avanza fino ad arrestarsi davanti ad un tendone bianco, enorme. S’innalza fino al cielo e quasi sembra voler sfidare, con il suo candore, la pallida luna: - forse ci siamo Sarah, sei pronta? – Pronta per cosa? Lei stessa non lo sa, ma annuisce a se stessa convinta – forza, entriamo! -.
Entra spostando appena la tenda dalla fodera rossa presente all’ingresso e prende posto in prima fila accanto ad una giovane donna dai capelli ricci castani e l’espressione annoiata.
- Non ti piace il circo? – a Sarah viene spontaneo chiederlo e la giovane donna, voltandosi verso di lei, le risponde sorridendole – ho visto questo spettacolo numerose volte. L’uomo che lo dirige è mio padre- .
- Sei fortunata allora, – risponde Sarah mentre solleva il volto verso l’alto e vorrebbe aggiungere altro, ma poi vede il cielo che fa capolino dall’apertura sulla sommità del tendone: il cielo è nero eppure, avrebbe giurato, di aver visto milioni di stelle prima di entrare! I suoi pensieri vengono però rotti da una voce che riecheggia nell’aria - benvenuti, bambini! E benvenuti anche a voi, bambini ormai cresciuti e dimentichi di esserlo stati! –  Accompagnata da un’unica candida luce e da fumo azzurro. L’uomo che compare al centro del palco indossa un lungo mantello color inchiostro foderato di rosso sangue: - Sembra che le stelle stasera non siano nel cielo – esordisce.
- In realtà sono tutte qui - con un gesto della sua mano il palco buio e la notte infinita che sembra regnare lì dentro si colorano: mille luci bianche si accendono sul pavimento, brillano come diamanti e riluccicano negli occhi spalancati.
- Miei signori, il compito delle stelle è illuminare i sogni e splendere finché questi non vengano esauditi ma, stasera, i sogni di tutti voi risiedono qui; qui tutto ciò che potete immaginare è possibile, tutto ciò che non avete mai visto è presente. Qui, l’illusione non esiste. Esiste la magia, la realtà che i vostri cuori desiderano vedere. Esistono solo i sogni. – Solleva le mani in alto, invocando le stelle che, dal pavimento, si alzano in volo tornando a risplendere nel cielo: una notte stellata, ecco come la ricordava Sarah. Le stelle sono di nuovo al loro posto ma, a quanto pare, non tutte: ferme a mezz’aria alcune galleggiano come deboli fiammelle, – queste stelle hanno perso la luce, qualcuno di voi, non confidando più in esse, ha dimenticato i propri sogni e la loro luce si spegne, piano, inesorabile, finché non diventano cenere- . Sembra un copione recitato a memoria e Celia, seduta accanto alla bambina che le guarda affascinata, sa che in realtà è proprio così. Non c’è nulla di magico in tutto quello. Miseri trucchi. Trucchi e nient’altro.
Le stelle iniziano a sanguinare: da loro cadono gocce d’inchiostro che macchiano il palco, pozze nero pece che inghiottono la luce e che hanno il sapore di spaventosi incubi. Ma presto, da quell’intruglio oscuro, emerge qualcosa di splendido. Sarah trattiene il fiato prima che una fenice arcobaleno s’innalzi nel cielo e colori l’aria con la sua coda dipinta – meraviglioso! – si lascia sfuggire mentre, accanto a lei, Celia non solleva neanche lo sguardo sul volatile mitologico. – Mio padre sta invecchiando se ripete sempre i soliti trucchetti -.
La voce del mago intanto risuona nel tendone: – da un sogno dimenticato può sempre sorgerne uno nuovo così come, dalle sue ceneri, la fenice è sempre pronta a rinascere; così come, da un cuore spento, può sempre rinascere la magia della vita -. La fenice torna dal suo padrone e leggiadra si posa ai suoi piedi – questa sera vorrei fare un regalo, miei spettatori. Non ad una, ma a ben due persone –. L’illusionista indica allora, tra la folla, la piccola Sarah che sorpresa spalanca gli occhi e si avvicina silenziosa a lui quando questi gli fa segnale di raggiungerla sul palco.
- Puoi ottenere tutto ciò che desideri, mia cara, se hai il coraggio di desiderarlo davvero – le dice il mago indicando la fenice ai suoi piedi. – Sei pronta? – Sarah annuisce e sfiora appena la cresta piumata dipinta d’arcobaleno e colori ad olio.
- Il solito trucco dell’oggetto che si desidera – pensa annoiata Celia; lei ha visto quel trucco più e più volte e ormai, sorprenderla, è davvero impossibile. Inoltre gli uomini tendono sempre a desiderare qualcosa che non hanno, un oggetto che il più delle volte non serve loro a nulla o non dona assolutamente la felicità e quando lo vedono, davanti ad i loro occhi, applaudono felici dell’illusione che è stata loro donata ma, di felice, nei loro cuori, non hanno davvero nulla.
L’uccello si trasforma piano, come tutte le volte, come in tutti gli spettacoli; si trasforma fino ad assumere grazia e sembianze di una giovane donna sorridente dai capelli ramati e lo sguardo dolce.
Sarah sorride. Finalmente ha ottenuto la sua risposta; quel circo, i sogni, li regala davvero. E forse non solo sogni. Ma anche speranza.
– Ciao, mamma. – sussurra sorridendo e Celia, dalla sua postazione in tribuna, sente il cuore balzarle in gola. Non ha mai visto nulla di simile, non da suo padre e quasi non riesce a credere ai suoi occhi. Si chiede se la vera magia sia racchiusa in un’illusione tanto grande e ben riuscita, nello stupire così perfino lei che per anni ha visto i più grandi trucchi d’illusione o nel cuore di quella piccola bambina che sorride felice e grata di quello che le è stato donato. Forse Celia sa la risposta e forse, ma solo forse, crede anche di sapere a chi era destinato il secondo regalo di suo padre.
- La notte regala i sogni, mia cara bambina, ma questi, purtroppo, spariscono all’alba. Quando aprirai gli occhi, il sogno sarà scomparso, così come, scomparso, sarà questo circo e tutti i suoi magici “abitanti”. Ma la speranza rimane, ricordatelo. – L’uomo guarda la bambina un’ultima volta, prima di scomparire avvolto dal suo mantello: - la notte è quasi terminata, dobbiamo salutarci e prepararci; domani, al tramonto, appariremo in un nuovo sogno – e mentre termina la frase, che riecheggia nell’aria, anche tutto il resto magicamente scomapre.
 

 
   
 
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